In una intervista trasmessa in prima serata dal
telegiornale ARD - il primo canale tedesco - Yatsenyuk non solo aveva
paragonato la Russia di Putin all'Unione Sovietica di Stalin, ma aveva
affermato che:
„Noi tutti ricordiamo molto bene l'invasione dell'Unione Sovietica in Ucraina, e poi in Germania. E dobbiamo evitare che si ripeta. Nessuno ha il diritto di riscrivere l'esito della seconda guerra mondiale. E proprio questo cerca di fare ora il presidente russo Putin“.
Immediata la replica di
Sahra Wagenknecht, leader della Linke e dell'opposizione a Merkel, su
Twitter:
„Yatsenyuk avrebbe preferito evitare la liberazione dal fascismo attraverso l'armata rossa“.
Non altrettanto
immediata, anzi assente, la replica del governo tedesco. Mosca non l'ha
presa bene. Affatto. E sono partite le prime scaramucce diplomatiche.
Già
venerdì 9, il vice ministro degli esteri, Vladimir Titov, aveva
„inviato un messaggio al ministero degli esteri tedesco con una richiesta di formulare la posizione ufficiale della Germania circa le affermazioni estremistiche rese dal primo ministro Yatsenyuk, che falsificano apertamente la storia“.
„Il governo tedesco non commenta le affermazioni di fatte dal primo ministro Yatsenyuk“,
rispondeva poche ore dopo un portavoce del governo tedesco.
Dopo
il fine settimana occupato dalle commemorazioni di Parigi, lunedì è
arrivata la controreplica di Mosca, questa volta a cura del presidente
del comitato affari esteri della Duma, Alexej Puschkow.
Secondo
quanto riferisce il quotidiano russo Iswestija, Puschkow avrebbe
commentato così il rifiuto del governo tedesco di prendere posizione nei
confronti delle dichiarazioni del premier ucraino:
„A mio avviso queste dichiarazioni avrebbero dovuto provocare una reazione da parte delle autorità tedesche. Far capire che loro non sono d'accordo. Il rifiuto di fare ciò desta il sospetto che la Germania sia pronta a rivedere la sua posizione ufficiale riguardo la seconda guerra mondiale“
In Germania, le dichiarazioni di Yatseniuk
erano circolate immediatamente, già nella notte tra mercoledì 7 e
giovedì 8, sui social media e nei siti della stampa alternativa. Sempre
giovedì, il settimanale Der Spiegel le satireggiava nella sua rubrica
online SPAM.
Ma per il resto, la grande stampa
tedesca, guarda caso come i politici, ha osservato un imbarazzato – o
forse complice – silenzio.
Chi invece ha parlato, per
criticare, indignarsi, chiedere spiegazioni, sono gli ascoltatori di ARD
la cui pagina Facebook si è popolata di commenti non proprio
lusinghieri.
ARD si difendeva con un post, datato
venerdì 9, sempre su Facebook: „Yatsenyuk passò dall'ucraino all'inglese
a metà frase durante l'intervista, e parlò di 'invasion' che
l'interprete tradusse con 'anmarsch' [marcia militare, in tedesco].
Sicchè non era chiaro a che cosa si riferisse. Un intervento della
conduttrice era inoltre impossibile, sia dal punto di vista tecnico che
del contenuto, per via della traduzione simultanea“.
In
effetti sia la rubrica Tagesthemen [argomenti del giorno], sia la
popolare conduttrice di origine turca Pinar Atalay, erano finite sotto
accusa proprio per aver lasciato Yatsenyuk profferire le sue
farneticazioni senza contraddittorio, in diretta, davanti a milioni di
tedeschi.
Ma ieri sera la famosa pianista ucraina, e
nota attivista filorussa Valentina Lisitsa, ha notato, sul sito di ARD,
che l'intervista non era in diretta. Anzi, era stata tagliata da 14 a 6
minuti! Il video dell'intervista originale, di 14 minuti, è in ucraino
(lingua madre di Lisitsa). Yatsenyuk verrà doppiato solo nella versione
abbreviata a 6 minuti, quella poi mandata in onda.
„L'unica
parola inglese nell'intera intervista è 'invasion', e Yatsenyuk la
pronuncia con scioltezza, senza dare l'impressione di stare cercando una
parola ucraino,“ precisa ancora Lisitsa. „È stato bizzarro, o forse
voluto, lasciare nel montaggio la parola 'invasione'“ conclude Valentina
nel suo post.
In Ucraina, nel frattempo, la foga
revisionista è in full swing. Il parlamentare ucraino Anton Garashchenko
ha infatti definito su Facebook l'armata rossa come un „esercito
russo-fascista a Stalingrado“. Tra i Like tributati al suo post, quello
del ministro degli interni!
Yatsenyuk era a Berlino la
settimana scorsa per chiedere aiuti finanziari, investimenti e supporto
politico in vista del tavolo prossimo venturo di Minsk.
Dopo
aver ricevuto appena 50 millioni di euro – non dimentichiamo che
l'Ucraina è sull'orlo della bancarotta –, Yatsenyuk aveva dovuto
vedersela con lo scetticismo e alla freddezza degli investitori, molti
dei quali stanno perdendo la pazienza nei confronti di riforme sempre
promesse e mai nemmeno avviate.
„Vogliamo vedere affrontata la corruzione e semplificata la burocrazia. Questi sono i prerequisiti affinchè noi possiamo tornare a investire in Ucraina“,
sono
le parole di Eckhard Cordes, presidente del comitato orientale
dell'economia tedesca.
A Yatsenyuk era stato
contestato anche l'aver fatto troppo poco per favorire il processo di
pace nel Sud Est del Paese. La stessa Merkel si era detta scettica sulle
possibilità di successo di una nuova trattativa di pace, e non aveva
nemmeno garantito che l'incontro di Germania e Ucraina con Francia e
Russia – i quattro dell'accordo di Minsk – avrebbe avuto luogo.
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