Alcuni bambini odiano la scuola, spesso il loro rifiuto dipende anche da queste cose:
La scuola italiana non è strutturalmente
pensata per adattarsi alle esigenze cronobiologiche degli studenti: non
tiene, cioè, conto dei ritmi biologici di bambini e ragazzi; non
considera i tempi di apprendimento degli alunni; non risponde alle
esigenze fisiche e cognitive delle giovani menti.
<<Signora suo figlio non apprende!>>; <<Signora suo figlio “si addormenta” in classe!>>; <<Signora suo figlio è svogliato!>> .
Molto spesso le critiche mosse ai giovani
studenti non trovano ragione e giustificazione solo in un disinteresse
dei ragazzi o dei bambini verso la scuola; talvolta la mancanza di
applicazione, il peso dello studio e la stanchezza dipendono anche da un
sistema scolastico che è oggettivamente lontano dalle esigenze dei
protagonisti ovvero degli studenti.
Per parlare di scuola, ed affinché la
parola scuola possa coordinarsi in positivo con il verbo apprendimento,
occorrerebbe partire da concetti biologici quali risveglio mentale, sonnolenza, momento della concentrazione, momento della memorizzazione.
La decisa critica all’organizzazione scolastica (italiana e non solo) viene da una voce illustre: a lanciare “l’allarme” è il professor Yvan Touitou, esperto di cronobiologia e membro dell’Accademia di Medicina in Francia.
I ritmi scolastici vanno riformati partendo dai protagonisti della scuola e cioè dai bambini e dai ragazzi, lo dice il noto cronobiologo.
Gli orari degli insegnanti, le esigenze lavorative delle famiglie, la necessità di collocare i precari su più istituti scolastici affinché coprano il loro monte ore, le problematiche legate all’edilizia scolastica, l’eventuale carenza di strutture che ancora, di tanto in tanto, genera la difficile condizione dei cosiddetti doppi turni scolastici;,la scelta delle ferie e i periodi di chiusura degli istituti sono tutti esempi di fattori estranei all’apprendimento, elementi che incidono sull’assetto solistico italiano ma in sé non hanno nulla a che vedere con le esigenze degli studenti e, anzi, spesso configgono con esse.
I protagonisti della scuola sono gli
alunni, la scuola dovrebbe essere pensata e quindi strutturata per
accogliere gli studenti e per favorire il loro processo di apprendimento.
Non esistono bambini o ragazzi meno intelligenti di altri
ma esistono persone con ritmi biologici meno accelerati e meno reattivi
di altri e, quindi, esistono individui che più difficilmente si
adattano, sopratutto in tenera età, a ritmi sociali imposti, diversi e
contrari alla loro biologia.
I ritmi attentivi dei bambini sono bassi,
a discapito di ciò, la scuola italiana pretende dagli studenti delle
primarie 4\6 ore di studio giornaliere con un ingresso a scuola tra le
8:00 e massimo le 9:00 del mattino.
Studiare meno per rendere meglio.
Se si considerasse la biologia del
bambino e se si considerassero le sue funzionalità cerebrali, questo
motto dovrebbe divenire “vangelo”.
I bambini, nell’arco delle ore mattutine ovvero delle ore scolastiche, riescono, per natura, ad avere un picco attentavo “limitato”,
rendono meglio nella seconda parte della mattina e il loro piccolo
cervello si accende pian piano, raggiungendo la massima funzionalità tra
le 10:00 e le 11:00 del mattino.
Inoltre, nel rispetto dei loro ritmi attentavi, i bambini avrebbero bisogno di lezioni brevi ed intervallate da più pause; avrebbero bisogno anche di vacanze più frequenti e meno lunghe,
infatti, è scientificamente provato che le lunghe ferie scolastiche
generano regressi nell’apprendimento. Spesso per arginare il problema ed
il pericolo di detti regressi si caricano i genitori e le famiglie
della responsabilità dei compiti per le vacanze che sovente divengono
motivo di contrasto tra mamme e insegnanti nonché tra genitori e figli.
I ragazzi dovrebbero, invece, dormire di più e meglio (ovvero rispettando i bisogni fisiologici legati all’età).
<<Signora suo figlio la mattina è stanco, lo faccia andare a letto presto!>>,
la prossima volta che il Prof vi “bacchetterà” attribuendovi la
responsabilità della stanchezza del vostro ragazzo o della vostra
signorinella, suggerite al docente la letture di questo recente studio
americano: “Let them sleep” (che tradotto significa lasciamoli dormire) e ha ad oggetto i limiti biologici degli adolescenti.
I risultati, pubblicati della American Academy of Pediatricians (AAP),
attestano che un ragazzo (nell’età della scuola media e ancora nell’età
dei primi anni delle superiori) per motivi biologici e per ragioni
specificamente ormonali, possa fare molta fatica ad addormentarsi e a
riposare bene prima delle 23:00. Posto che il fisico a quell’età
pretenderebbe 8 ore di sonno, il giovane non dovrebbe svegliarsi mai
prima delle 7:00 e le 7:30! Ma spesso, per raggiungere la scuola o per
finire i compiti, lo studente deve puntare la sveglia già alle 6:00 del
mattino, molto prima rispetto alle 8 ore consigliate per un buon riposo.
Sovente i giovani dormono poco con una costante e sistematica deprivazione di sonno che nel lungo termine pesa sul rendimento del ragazzo.
Troppe le ore di scuola anche per gli studenti delle medie e per i liceali, troppo lunghe le lezioni frontali e, in linea più generale, troppo rigido il sistema scolastico spesso incapace di favorire il rapporto singolare alunno-docente che in radice è il solo confronto in cui è possibile esaltare l’individualità dello studente.
Vi siete mai chiesti cosa potrebbe accadere già solo se il docente, e non la classe, avesse una sua aula?Se così fosse le scuole potrebbero vivere di “stanza del sapere”, aule rappresentative della materia e del metodo di insegnamento di ogni professore, aule attrezzate, accoglienti, ove l’alunno potrebbe incontrare l’insegnante anche per un confronto o dove il docente, anziché fare sempre e solo lezione frontale, potrebbe organizzare dei laboratori pratici o di formazioneQuesta non è utopia, è solo l’aspirazione a rifondare e ricostruire la scuola in modo che essa sia più vicina alle esigenze dei ragazzi e più capace di accogliere le loro menti oltre ai loro corpi “appesantiti” da zaini, libri, quaderni e astucci.
Agli studenti italiani è imposto un numero di ore di lavoro eccessivo e troppo gravoso rispetto a tanti altri Paesi che,
però, ci scavalcano in termini di profitto e resa degli studenti (dato,
quest’ultimo, che emerge dalle classifiche stilate dall’Ocse,
l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
Qui di seguito la tabella che dimostra il gravoso carico scolastico che interessa gli studenti italiani:
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