lunedì 26 gennaio 2015

Yemen: inizia l’offensiva degli Huthi

Yemen_division_2012-3-11.svg 

Da quando la situazione della sicurezza in Yemen s’è deteriorata ulteriormente a fine dicembre, il divario tra le principali forze politiche s’è ancor più approfondito, mentre i partiti politici hanno iniziato ad esprimere il desiderio di sostituire il presidente Abdrabuh Mansur Hadi, un leader privo di ogni reale potere politico. Tale tendenza è stata recentemente rafforzata da Washington, Londra e Riad dopo aver capito che non ha senso sostenere il presidente in carica. Allo stesso tempo, vi è l’ex-presidente Ali Abdullah Salah, che licenziò Mansur Hadi da vicepresidente e segretario generale dell’allora al potere Partito del Congresso Generale del Popolo. 

Salah ha recentemente incontrato un inviato speciale dell’Arabia Saudita che gli ha proposto di visitare il regno per ricevere cure mediche, ma Salah ha respinto l’offerta, ammettendo che ciò potesse essere un tentativo di trascinarlo fuori dal Paese. Quanto a Mansur Hadi, i suoi colloqui con gli Huthi si sono conclusi in modo disastroso, soprattutto su sicurezza e finanza. Il presidente yemenita ha rifiutato di nominare un rappresentante Huthi a capo dello Stato Maggiore alla guida del Ministero della Difesa, i cui uffici sono bloccati dai ribelli sciiti. Questa situazione è stata sfruttata da Ansar al-Sharia (ex-al-Qaida), che ha organizzato una serie di attacchi terroristici nel centro di Sanaa, dove numerosi leader degli Huthi risiedono. 


La situazione è stata ulteriormente aggravata dal fatto che numerosi manifestanti sono stati uccisi nei pressi del palazzo presidenziale, portando a scontri armati tra gli Huthi e una serie di tribù locali, nella periferia della capitale yemenita. In definitiva tutti questi sviluppi hanno portato a un serio confronto tra le forze Huthi e le tribù sunnite nel Governatorato di Marib, dove queste ultime sono fortemente supportate dai movimenti al-Islah (Fratelli musulmani) e Ansar al-Sharia sponsorizzati dall’Arabia Arabia. Il governatorato si trova a 10 chilometri a est di Sanaa, ed è il centro dell’industria del petrolio e del gas del Paese. Gli Huthi sono impegnati ad espandere l’area di influenza, cercando d’imporre il controllo sulle zone produttive principali.

A metà gennaio gli Huthi inviarono una grande forza armata a Marib scontrandosi con più di 30 mila militanti dei gruppi tribali Shafi (sunniti) e guidati direttamente da al-Islah e Ansar al-Sharia. I sunniti riuscivano a disarmare la 62.ma Brigata dell’esercito, catturando numerosi carri armati e lanciarazzi multipli. In risposta gli Huthi hanno rafforzato le loro unità in questo settore, dato che vi si trovano le raffinerie di petrolio e gas, gli oleogasdotti per l’esportazione e due centrali termoelettriche che alimentano la capitale e il nord del Paese. Inutile dire che il possibile scontro ha messo in pericolo l’intera economia yemenita. A peggiorare le cose, le tribù sunnite, sapendo che avrebbero dovuto ritirarsi se gli Huthi lanciassero una grande offensiva, annunciavano l’intenzione di far saltare tutti gli impianti industriali che potevano raggiungere, che sono già sul punto di chiudere a causa del forte calo dei prezzi del petrolio.

In questa situazione il presidente decideva di ordinare al ministro della Difesa e al ministro degli Interni di tentare risolvere la questione con negoziati con tutte le parti coinvolte. Le autorità yemenite hanno anche espresso la volontà di cambiare il governatore di Marib e garantire la restituzione delle attrezzature militari catturate dalle tribù locali presso i depositi militari. Sembra che il governo sia riuscito a concordare la divisione dei territori tra Huthi e tribù sunnite, che dovrebbe essere garantita dalle forze governative. Ma il desiderio degli insorti sciiti di prendere il controllo dell’industria energetica del Paese è troppo allettante, dato che in pratica ciò significa ridistribuire le risorse in loro favore. 

Se il conflitto armato nel Governatorato di Marib esplodesse, dilagherebbe la guerra settaria in Yemen, come nel caso dell’Iraq. Mezzi politici non sono riusciti ad impedire alle armi di parlare. La mattina del 19 gennaio al Palazzo Presidenziale di Sanaa vi fu un pesante scontro a fuoco tra le unità della Guardia Nazionale, che ha il compito di proteggere il palazzo, e gli Huthi che usavano artiglieria e mitragliatrici pesanti. In seguito, continuando il tiro, le guardie del palazzo furono rinforzate da unità corazzate. In risposta gli Huthi inviarono altre unità dai governatorati settentrionali di Sada e Amran. 

In questa situazione il presidente Mansur Hadi convocava una riunione urgente delle élite del Paese. Nonostante l’intensità del fuoco si riducesse il giorno dopo, la schermaglie locali continuarono. Come risultato dello scontro, gli Huthi riuscivano a circondare completamente il Palazzo Presidenziale e a bloccare l’accesso alla residenza del presidente, ma tuttavia senza catturarlo. Lo scopo di Ansar Allah (l’ala militare della comunità Huthi) è costringere Mansur Hadi a modificare il progetto della nuova Costituzione stabilendo una nuova divisione amministrativa dello Yemen, che avrà solo 6 distretti. 

C’è anche la questione del controllo del Governatorato di Marib, dato che le controversie su di esso possono causare interventi militari. In cima a tutto questo, Ansar Allah ha accusato il presidente di collaborare con l’organizzazione terroristica Ansar al-Sharia e di promuovere la corruzione. In questa situazione, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno cercato di organizzare un’iniziativa collettiva contro gli Huthi accusando il leader di Ansar Allah, Abdul-Maliq, d’infrangere la fragile pace. Ma improvvisamente i Paesi del CCG hanno protestato contro di essi, temendo che un’azione ostile contro gli Huthi possa ampliare i combattimenti e portare al tentativo di occupare Marib.

In ogni caso, la temporanea diminuzione delle tensioni è solo una breve pausa che consentirà agli Huthi di raggruppare le forze, mentre espandono con sicurezza la loro zona di influenza, quindi è assai improbabile che si fermino presto. Nuovi scontri armati sono in corso, principalmente nel Governatorato di Marib. E gli eventi hanno accelerato quando il 22 gennaio sera il presidente dello Yemen annunciava le dimissioni dopo un nuovo assalto dei ribelli sciiti alla sua residenza. Dopo le dimissioni. il presidente del Parlamento diveniva il capo di Stato provvisorio. Gli Huthi hanno salutato la decisione dell’ex-presidente. Mansur Hadi ha chiesto scusa al popolo dello Yemen per non aver saputo far uscire il Paese dalla crisi politica. Così gli Huthi hanno compiuto un ulteriore passo verso il controllo totale del Paese.

Aleksandr Orlov New Eastern Outlook 23/01/2015

Aleksandr Orlov, politologo, esperto orientalista, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.

Saudi-Arabia

Le forze sciite Huthi nello Yemen cercano una maggiore rappresentanza

Le potenze del Golfo continuano a giocare la loro geopolitica nel Levante, Iraq, Africa del Nord e sempre più in certe parti dell’Africa centrale. Nonostante ciò, attualmente sembra che le forze sciite Huthi aumentino la presa sul potere a Sanaa. Questa realtà, proprio come la Siria indipendente che si rifiuta di cedere ai complotti di Golfo e NATO, è un’ulteriore prova che un processo diverso riguarda tutto il Medio Oriente. Pertanto, resta da vedere se una reazione taqfiri salafita nello Yemen sarà finanziata urgentemente dalle potenze del Golfo, per impedire che le dune mutino in questa nazione. 

La corruzione politica e l’emarginazione degli sciiti ha fatto sì che le tensioni del passato testimoniassero gravi tensioni. Ne risultarono diversi innocenti morti e l’ingerenza di nazioni come l’Arabia Saudita. In effetti, gli sciiti Huthi sostengono che gli intrighi politici interni siano volti a sottometterli utilizzando le forze di al-Qaida supportate dalle ratlines centralizzate a Sanaa. La BBC riferisce: 
il presidente dello Yemen assediato ha raggiunto un accordo di pace con i ribelli sciiti Huthi che occupano i punti chiave della capitale Sanaa,… l’ufficio del presidente Abdrabuh Mansur Hadi ha detto che concessioni importanti sono state offerte ai ribelli, che hanno occupato il palazzo e circondato la sua residenza“. 
Abdul Maliq al-Huthi, il capo delle forze sciite Huthi, ha chiarito che non c’è un colpo di Stato attualmente. Tuttavia, ha dichiarato in televisione che molti politici yemeniti avevano alienato il popolo grazie agli imbrogli politici. The Independent afferma: 
Huthi ha detto che il governo yemenita aveva abbandonato gli obiettivi dell’accordo nazionale del settembre dello scorso anno. L’indebolimento di Hadi, alto alleato degli Stati Uniti, mina gli sforzi di USA ed alleati per combattere il ramo yemenita di al-Qaida, che ha rivendicato la responsabilità dell’attacco a una rivista satirica di Parigi all’inizio del mese. Washington da tempo vede al-Qaida nella penisola arabica, o AQAP, come il ramo più pericoloso della rete del terrore globale. A New York, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha tenuto una riunione di emergenza sul caso“.
Scontri feroci erano scoppiati tra le forze governative e gli sciiti Huthi in prossimità del palazzo presidenziale. Eppure oggi sembra che le forze governative abbiano ristabilito la situazione o che forze politiche interne stiano minando l’attuale presidente. In entrambi i casi, è più che evidente che gli sciiti Huthi credono che il momento gli sia favorevole, e che cambiamenti possono essere fatti. Abdul Maliq al-Huthi ha dichiarato: 
Il nostro movimento non ha intenzione di sradicare un qualsiasi potere politico. Siamo qui per servire il Paese e non per dominare il popolo yemenita”. Ha continuato affermando che: 
La nostra ascesa sarà graduale se inizia l’attuazione del (non approvato) accordo. In caso contrario, tutte le opzioni sono aperte… seguiamo passi accurati. Non vogliamo che il Paese collassi“. 
Gli USA probabilmente attenderanno, ma resta da vedere che cosa faranno le potenze del Golfo. Il timore è che forze settarie saranno supportate da potenze regionali se il mutare delle dune sarà ritenuto contrario ai loro interessi. In altre parole, lo Yemen può essere ancora ostaggio di forze che favoriscono l’instabilità, piuttosto che l’equilibrio dei poteri dello Yemen.

 Salma Zribi, Boutros Hussein e Lee Jay Walker, Modern Tokyo Times 22 gennaio 2015

YEMEN 

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Nessun commento:

Posta un commento