Su richiesta del Presidente François Hollande, il Partito Socialista francese ha pubblicato in questi giorni una Nota sul movimento internazionale «cospirazionista». Lo scopo: elaborare una nuova legislazione che gli proibisca di esprimersi. Negli Stati Uniti, il colpo di Stato dell’11 settembre 2001 ha permesso la messa in atto di uno «stato d’urgenza permanente» (Patriot Act) e l’inizio di una serie di guerre imperiali. Poco a poco, le élite europee si sono allineate sulle loro omologhe d’Oltreatlantico.
Dovunque i cittadini temono di essere abbandonati dai loro Stati e mettono in discussione le loro istituzioni. Nel tentativo di mantenersi al potere, le élite sono ormai pronte a usare la forza per imbavagliare i loro oppositori.
Rete Voltaire | Damasco (Siria) | 9 marzo 2015
Il Presidente della Repubblica francese, François Hollande, ha assimilato ciò che definisce «teorie del complotto» al nazismo e lanciato un appello affinché se ne proibisca la diffusione su internet e sui social network.
Al Memoriale della Shoah il 27 Gennaio 2015 ha dichiarato:
«[L’antisemitismo]
nutre le teorie del complotto che si diffondono all’infinito. Quelle
teorie del complotto che in passato hanno dato vita al peggio» (…) «[La]
risposta, consiste nel prendere coscienza del fatto che le tesi
complottiste si diffondono attraverso internet e i social network. Ora
bisogna ricordare che fu prima di tutto con il verbo che si preparò lo
sterminio. Occorre agire a livello europeo, e anche internazionale,
perché venga definito un quadro giuridico, perché le piattaforme
internet che gestiscono i social network siano messe di fronte alle loro
responsabilità, e perché ci siano sanzioni in caso di mancato rispetto» [1].
Diversi ministri hanno anche schernito quelle che chiamano teorie del complotto come altrettanti «fermenti di odio e di disintegrazione della società».
Sapendo che il Presidente Hollande chiama «teorie del complotto»
l’idea che gli Stati, di qualunque regime – ivi incluse le democrazie
–, abbiano una propensione spontanea ad agire nell’interesse proprio e
non in quello degli amministrati, se ne può concludere che ha scelto
questo paragone per giustificare un’eventuale censura dei suoi
oppositori.
A conferma di questa interpretazione, vi è
la nota pubblicata dalla Fondation Jean-Jaurès, think tank del Partito
socialista di cui Hollande è stato Primo Segretario, intitolata «Cospirazionismo: stato dell’arte» [2].
Lasciamo da parte le relazioni politiche
di François Hollande, del Partito Socialista, della Fondazione
Jean-Jaurès, del suo Osservatorio delle radicalità politiche e
dell’autore della nota, e concentriamoci sul suo messaggio e contenuto
ideologico.
Definizione delle «teorie del complotto»
Le espressioni «teorie del complotto» e «cospirazionismo» si sono sviluppate in Francia in seguito alla pubblicazione del mio libro sull’imperialismo statunitense post-11-Settembre, L’Effroyable Imposture [3].
A quell’epoca facevamo fatica a capire il loro significato perché
rimandavano alla storia politica americana. Negli Stati Uniti, si usava
chiamare «cospirazionisti» quelli che sostenevano che il
presidente Kennedy non era stato assassinato da un uomo solo ma da più
persone, e che ci fu appunto una cospirazione (nel senso giuridico). Col
tempo, queste espressioni sono entrate a far parte della lingua
francese e si sono sovrapposte a ricordi degli anni 30 e della Seconda
Guerra mondiale, quelli della denuncia del «complotto ebraico».
Queste espressioni sono dunque oggi polisemiche, e evocano a volte la
legge del silenzio statunitense e altre volte l’antisemitismo europeo.
Nella nota, la Fondazione Jean-Jaurès dà la sua definizione del «cospirazionismo».
È «un racconto
“alternativo” che dice di voler scompigliare in modo significativo la
conoscenza che abbiamo di un avvenimento e quindi porsi in concorrenza
con la “versione” comunemente accettata, stigmatizzata come quella
“ufficiale”» (p. 2).
Diciamo pure che questa definizione non si
applica soltanto ai deliri dei malati mentali. Così Platone, con il
mito della caverna, affermava di mettere in discussione le certezze del
suo tempo; Galileo con la sua tesi eliocentrica sfidava la lettura che
la sua epoca dava della Bibbia; ecc.
Per quanto mi riguarda e siccome mi si definisce il «papa del cospirazionismo» o meglio l’«eresiarca»,
secondo l’espressione del libero pensatore italiano Roberto Quaglia,
riaffermo il mio impegno politico radicale, nel senso del radicalismo
repubblicano francese, di Léon Bourgeois [4], di Georges Clémenceau [5], di Alain [6] e Jean Moulin [7]. Per me, così come per loro, lo Stato è un Leviatano che, per sua natura, abusa di coloro che governa.
Da repubblicano radicale, sono cosciente che lo Stato è il nemico dell’interesse generale, della Res Publica;
per questo motivo intendo non abrogarlo ma domarlo. L’ideale
repubblicano è compatibile con diversi regimi politici – ivi compresa la
monarchia, come già stabilito dagli autori della Dichiarazione del 1789.
Questa opposizione, che l’attuale Partito
Socialista contesta, ha segnato così tanto la nostra storia che nel 1940
Philippe Pétain abrogò la Repubblica e proclamò lo «Stato francese». Ho denunciato il petainismo di François Hollande [8]
sin dal momento in cui ha assunto la carica. Oggi Hollande si dichiara a
favore della Repubblica per meglio combatterla e il suo invertire i
valori getta il paese nella confusione.
Chi sono i «cospirazionisti»?
I «cospirazionisti» sono dunque dei cittadini che si oppongono all’onnipotenza dello Stato e che vorrebbero metterlo sotto sorveglianza.
La Fondazione Jean-Jaurès li descrive così:
«[È un] pensiero
eteroclite, fortemente legato al pensiero negazionista, e che mette
fianco a fianco ammiratori di Hugo Chávez e sostenitori incondizionati
di Vladimir Putin. Un ambiente equivoco composto da ex militanti di
sinistra o di estrema sinistra, ex-“Indignados”, sovranisti,
nazional-rivoluzionari, nostalgici del III Reich, militanti
anti-vaccinazione, seguaci del sorteggio, revisionisti
dell’11-Settembre, antisionisti, afrocentristi, survivalisti, adepti
delle “medicine alternative”, agenti di influenza del regime iraniano,
basharisti, integralisti cattolici o islamici» (p. 8).
Si noterà gli amalgami e le ingiurie di questa descrizione che vuole screditare le persone a cui si riferisce.
I miti dei «cospirazionisti»
La Fondation Jean-Jaurès prosegue poi nel suo denigrare e accusa i «cospirazionisti» di ignorare le realtà del mondo e di credere ingenuamente a miti non più attuali. In questo modo, crederemmo al «complotto sionista mondiale», al «complotto Illuminati» e al «mito Rothschild» (p. 4). E a supporto di queste tre affermazioni, cita un solo esempio che riguarda esclusivamente il «mito Rothschild»: il blogger Étienne Chouard – la cui riflessione non si limita alla Repubblica ma va ben oltre e tratta della Democrazia [9]
– afferma che la legge Pompidou-Rothschild del 1973 è all’origine del
debito della Francia. E la Fondazione confuta questa affermazione
citando un articolo del giornale Libération.
Diciamo che l’esempio di Étienne Chouard
ci delude in quanto non dice niente degli altri due miti menzionati.
Soprattutto la Fondazione si indirizza a ignoranti che non hanno letto
la risposta di Chouard all’editoriale di Libération [10] né il contributo del «cospirazionista» Michel Rocard [11].
In effetti, da questo dibattito emerge che la legge del 1973 ha
permesso un’esplosione del debito francese a beneficio di banche
private, cosa che non sarebbe stato possibile prima.
La «complosfera»
Secondo la Fondation Jean-Jaurès, gli intellettuali cospirazionisti sarebbero
«essenzialmente
nordamericani. Citiamo in particolare Webster Tarpley e William Engdhal
(tutti e due ex membri dell’organizzazione politico-settaria americana
diretta da Lyndon LaRouche), Wayne Madsen (WayneMadsenReport.com), Kevin
Barrett (VeteransToday.com) o anche Michel Chossudovsky
(Mondialisation.ca). Con i loro omologhi europei, questi formano una
sorta di Internazionale alla quale Thierry Meyssan, presidente del
Réseau Voltaire, ha tentato dare una forma concreta quando, nel Novembre
2005, riunì a Bruxelles una “conferenza anti-imperialista” – “Axis for
Peace” – la cui lista di partecipanti si legge come un who’s who degli
autori cospirazionisti più in vista a quell’epoca» (p. 8).
Per prima cosa, sembra che la Fondazione
Jean-Jaurès legga solo il francese e l’inglese e abbia letto
distrattamente la lista dei partecipanti di Axis for Peace se
crede che il fenomeno di cui parla riguardi solo la Francia, il Canada e
gli Stati Uniti quando invece include anche una vasta letteratura in
tedesco, arabo, spagnolo, italiano, persiano, polacco, portoghese e
russo – tutte lingue che sono per di più maggioritarie ad Axis for Peace.
Osserviamo anche il carattere malevolo dell’allusione all’«organizzazione politico-settaria americana diretta da Lyndon LaRouche».
In effetti, all’epoca in cui Webster Tarpley e William Engdhal ne erano
membri, questo partito organizzava i suoi congressi assieme
all’organizzazione francese sorella, Lutte ouvrière.
Un po’ più avanti nella nota, la Fondazione Jean-Jaurès non manca di citare l’umorista Dieudonné M’Bala M’Bala,
di cui lo Stato sta tentando di proibire gli spettacoli, il sociologo
Alain Soral, il cui sito internet (EgaliteEtReconciliation.fr) registra
un record di audience in Francia e Alain Benajam
(facebook.com/alain.benajam), presidente del Réseau Voltaire France e
rappresentante del governo Novorossiano del Donbass.
Nel 1989, l’ex capo dell’Intelligence statunitense in Europa, Irwing Brown, confidava ai giornalisti Roger Faligot e Rémi Kauffer di aver reclutato Jean-Christophe Cambadélis quando militava con i trotskisti lambertisti. 25 anni più tardi, Cambadélis è diventato Primo Segretario del Partito Socialista francese.
Le idee politiche dei «cospirazionisti»
Dopo questi “aperitivi”, la Fondazione
Jean-Jaurès entra nel cuore del dibattito, quello delle idee politiche.
Definisce così le idee dei «cospirazionisti»:
• «cancellazione di
ogni distinzione di natura fra i regimi autoritari e le democrazie
liberali (reputate più “totalitarie” dei peggiori totalitarismi)»;
• «[opposizione ad] ogni legislazione antirazzista con la scusa di difendere la “libertà d’espressione”»;
• «[rifiuto della]
pertinenza dell’opposizione destra-sinistra, sostenendo che la vera
opposizione sta fra «il Sistema» (o “l’Impero” o “l’Oligarchia”) e
quelli che resistono»; (p. 8)
• «l’idea che il sionismo sia un progetto di dominazione del mondo» (p. 9).
La Fondazione Jean-Jaurès inquadra
precisamente i temi di conflitto ma rende grossolano il tratto per
screditare i suoi oppositori. Per esempio nessuno si è opposto alla
legislazione anti-razzista ma unicamente ed esclusivamente alla
disposizione della legge Fabius-Gayssot che punisce col carcere il
dibattito sullo sterminio degli ebrei d’Europa [12].
Cos’è il sionismo?
La Fondazione entra poi in una lunghissima analisi dei miei lavori sul sionismo. Prima li travisa poi li commenta:
«L’antisionismo
rivendicato qui da Thierry Meyssan è privo di relazione con la critica
della politica congiunturale, dei governi che si sono succeduti a capo
dello Stato d’Israele. Non corrisponde ad un anticolonialismo che si
riterrebbe soddisfatto dal ritiro d’Israele dai territori occupati dopo
la guerra dei Sei Giorni e dalla creazione di uno Stato palestinese. Non
nasce neanche da un internazionalismo che nutrirebbe sospetti, per
principio, verso ogni movimento nazionale di qualunque origine perché,
precisamente, non considera il sionismo come un movimento nazionale.
Questo antisionismo di tipo paranoico non vuole combattere il sionismo
inteso nelle sue diverse espressioni storiche, ma come una fantomatica
idra che sarebbe all’origine dei mali della terra» (p. 9).
Volendo concludere su questo dibattito e
dandogli uno spazio considerevole nella sua analisi, la Fondazione
Jean-Jaurès ne sottolinea l’importanza. In effetti difendo una posizione
ad oggi assente nel dibattito politico occidentale [13]:
• Il primo capo di Stato ad aver affermato
la sua intenzione di raggruppare gli ebrei di tutto il mondo in uno
Stato che fosse loro fu Lord Cromwell, nel 1600. Il suo progetto,
chiaramente spiegato, consisteva nell’utilizzare la diaspora ebrea per
estendere l’egemonia inglese. Questo progetto è stato sostenuto da tutti
i successivi governi britannici e inserito da Benjamin Disraeli
nell’ordine del giorno della Conferenza di Berlino.
• Theodor Herzl era lui stesso un
discepolo di Cecil Rhodes, il teorico dell’Impero britannico. Herzl
aveva inizialmente proposto la creazione di Israele in Uganda o in
Argentina, niente affatto in Palestina. Quando riuscì ad ottenere
l’adesione dei militanti ebrei al progetto britannico, comprò delle
terre in Palestina e creò l’Agenzia ebraica i cui statuti sono la copia
integrale della società di Rhodes in Africa Centrale.
• Nel 1916-17, la Gran Bretagna e gli
Stati Uniti si riconciliarono impegnandosi insieme a creare lo Stato
d’Israele, con la Dichiarazione Balfour per Londra e i 14 punti di
Wilson per Washington.
Per cui è perfettamente assurdo sostenere
che Herzl inventò il sionismo, dissociare il progetto sionista dal
colonialismo britannico, e negare che lo Stato d’Israele sia uno
strumento del progetto imperiale comune di Londra e Washington.
La posizione del Partito Socialista su
questo punto non è innocente. Nel 1936, con Léon Blum, il partito
propose che gli ebrei tedeschi fossero trasferiti a Sud del Libano per
far sì che, una volta creato, Israele potesse annettere quel territorio [14].
Tuttavia il progetto fu prontamente rigettato dall’Alto Commissario
francese a Beirut, il conte Damien de Martel de Janville, perché violava
in modo quanto mai evidente il mandato della Società delle Nazioni.
Oggi la lobby israeliana, creatasi nel 2003 all’interno del Partito
Socialista, mentre François Hollande era Primo Segretario, si chiama
dunque naturalmente Circolo Léon-Blum.
Osservazioni conclusive
Nel 2008, il professore Cass Sunstein,
consigliere del Presidente Barack Obama e marito dell’ambasciatrice USA
alle Nazioni Unite, aveva redatto una nota simile [15].
Scriveva:
«Possiamo facilmente immaginare una serie di possibili risposte.
1- Il governo può proibire le teorie della cospirazione.
2- Il governo potrebbe imporre una specie di tassa, finanziaria o di altro tipo, a carico di chiunque diffondesse queste teorie.
3- Il governo potrebbe impegnarsi in un contro-discorso per discreditare le teorie del complotto.
4- Il governo potrebbe ingaggiare alcune parti private credibili affinché s’impegnino in un contro-discorso.
5- Il governo potrebbe impegnarsi in una comunicazione informale con le terze parti e incoraggiarle.»
In definitiva, il governo degli Stati
Uniti aveva deciso di finanziare degli individui, sia in casa che
all’estero, con lo scopo di disturbare i forum dei siti internet «cospirazionisti» e creare dei gruppi che gli dessero il contraddittorio.
Siccome tutto ciò non è bastato, la
Francia è chiamata a prendere misure autoritarie. Come in passato, le
élite francesi, di cui il Partito Socialista rappresenta l’ala
presuntamente di sinistra, si sono messe agli ordini della principale
potenza militare di turno, in questo caso gli Stati Uniti.
Per mettere in atto questo progetto, resta
da definire a quale istanza, necessariamente amministrativa, si darà
l’incarico della censura e quali ne saranno i criteri. Non facciamo gli
ingenui, si avvicina un’inevitabile prova di forza.
Titolo originale: Lo Stato contro la Repubblica
Traduzione di Matzu Yagi
Fonte: Megachip - tramite: ReteVoltaire
Traduzione di Matzu Yagi
Fonte: Megachip - tramite: ReteVoltaire
Documenti allegati:
Conspirationnisme: un état des lieux, di Rudy Reichstadt, Fondation Jean-Jaurès, Parti socialiste, 24 février 2015. (PDF - 159.3 ko)
Conspirationnisme: un état des lieux, di Rudy Reichstadt, Fondation Jean-Jaurès, Parti socialiste, 24 février 2015. (PDF - 159.3 ko)
[1] «Discours de François Hollande au Mémorial de la Shoah» («Discorso di François Hollande al Memoriale della Shoah»), par François Hollande, Réseau Voltaire, 27 janvier 2015.
[2] «Conspirationnisme: un état des lieux», di Rudy Reichstadt, Observatoire des radicalités politiques, Fondation Jean-Jaurès, Parti socialiste, 24 Febbraio 2015.
[3] L’Effroyable Imposture suivi de Le Pentagate,
di Thierry Meyssan, Nuova riedizione, interamente attualizzata e
commentata, edizioni Demi-Lune. Le versioni italiane più datate sono
intitolate L’incredibile menzogna. Nessun aereo è caduto sul Pentagono, (ed. Fandango, 2002) e Il Pentagate. Altri documenti sull’11 settembre (Fandango, 2002).
[4]
Léon Bourgeois, scultore francese (1851-1925). Teorico del
«solidarismo» (che i socialisti di oggi confondono con la Fraternità). È
stato Presidente del Partito radicale, Presidente del Consiglio dei
Ministri, primo Presidente della Società delle Nazioni e vincitore del
Premio Nobel per la Pace nel 1920. Con l’aiuto dello czar Nicola II,
affermò i principi dell’arbitraggio fra gli Stati, di cui la Corte
Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ne è l’espressione
attuale.
[5]
Georges Clemenceau (1841-1929). Sostenne i Comunardi contro la destra e
lottò contro la sinistra socialista di Jules Ferry, sia contro il suo
progetto di colonizzazione che contro la sua visione della laicità.
Durante la Grande Guerra, quando il paese sembrava sconfitto, divenne
Presidente del Consiglio e lo portò alla vittoria.
[6]
Alain, filosofo francese (1868-1951), co-fondatore del Comité de
vigilance des intellectuels antifascistes (CVIA). Militò per una
repubblica protettrice della libertà, sotto stretto controllo del
popolo.
[7]
Jean Moulin, alto funzionario (1899-1943). Si schierò con i
Repubblicani spagnoli e organizzò illegalmente, malgrado il governo
socialista neutro, un traffico d’armi per resistere ai Franchisti.
Durante l’Occupazione della Francia, fu a capo del Consiglio nazionale
della Resistenza, includendovi tutte le sensibilità politiche tranne
quella che
[8] «La France selon François Hollande», di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 30 Luglio 2012.
[9]
La Repubblica controlla che il Potere serva l’Interesse generale. La
Democrazia esige che il Potere venga esercitato da tutti i cittadini.
[10] «Analyse des réflexions de Monsieur Beitone sur la prétendue rumeur d’extrême droite à propos de la loi de 1973», di Étienne Chouard, 30 Dicembre 2011.
[11] Trasmissione Mediapolis su radio Europe 1, 22 Dicembre 2012, l’ex Primo Ministro Michel Rocard era l’invitato di Michel Field e Olivier Duhamel.
[12]
Molti responsabili politici si sono opposti invano a questa legge, come
per esempio l’ex Presidente Jacques Chirac, e gli ex Primi Ministri
Dominique de Villepin e François Fillon.
[13] “Chi è il nemico?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip (Italia), Rete Voltaire, 5 agosto 2014.
[14] My Enemy’s Enemy: Lebanon in the Early Zionist Imagination, 1900-1948,
di Laura Zittrain Eisenberg, Wayne State UniversityPress (1994). Tesi
di dottorato riletta da Itamar Rabinovitch per il lato israeliano e
Kamal Salibi per il lato libanese.
[15] «Conspiracy Theories», Cass R. Sunstein & Adrian Vermeule, Harvard Law School, January 15, 2008.
Immagine di apertura: © Reuters (fonte)
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