Capitolo 1
Janaka disse:
Come si può acquisire la Conoscenza? Come conquistare la Liberazione? E come raggiungere il distacco? Dimmi questo, Signore.Ashtavakra rispose:
Se stai cercando la Liberazione, mio prediletto, rifiuta gli oggetti dei sensi come veleno. Dissetati con il nettare della tolleranza, con la sincerità, la compassione, la contentezza, la verità.
Tu non se né la terra, né l'acqua, né il fuoco, né l'aria, né l'etere. Per [conquistare] la Liberazione conosci te stesso come sostanziale consapevolezza, il testimone delle cinque sostanze. Solo se resterai stabilmente nella consapevolezza, vedendoti ben distinto dal corpo, fin da subito diventerai felice, pacificato e libero da tutti i legami.
Tu non appartieni ai bramini, ai guerrieri o a qualsiasi altra casta, tu non sei in alcuno stadio di vita, non sei nulla di ciò che i tuoi occhi possono vedere. Sei privo di attaccamento e di forma, il testimone di tutto - [dunque] sii beato, ora. Giusto e ingiusto, piacere e dolore appartengono soltanto alla mente e non ti riguardano. Tu non sei l'agente o il fruitore delle conseguenze [dell'agire]; tu sei sempre libero.
Tu sei l'unico testimone di tutto, completamente libero. La causa della sofferenza è nel ritenere il testimone qualcosa di diverso da questo. Finché sei stato ingannato dal nero serpente dell'opinione di te stesso, hai creduto stoltamente: "io sono colui che agisce"; ora dissetati col nettare dell'evidenza: "io non sono colui che agisce", e sii felice ora. Brucia la foresta dell'illusione con il fuoco della comprensione.
Conosci: "io sono Pura Consapevolezza" e sii felice delle ceneri, libero dall'angoscia. Poiché tutto ciò che si vede non è diverso da un serpente immaginato dove c'è solo una corda; ma tu sei quella gioia, la suprema conoscenza e consapevolezza; ora, sii felice. Se qualcuno crede di essere libero, è libero; se crede di essere legato, è legato. Perciò è vero il detto: "Si diventa ciò che si pensa".
La tua vera natura è perfettamente unitaria, libera, consapevolezza senza azione; il testimone di ogni cosa - senza attaccamento, senza desideri, in pace. E' solo l'illusione che ti mostra coinvolto in altre condizioni. Medita te stesso come consapevolezza immobile, libera da ogni dualismo, abbandona l'idea erronea di essere solo una coscienza limitata; qualunque oggetto interno o esterno è falso. Sei stato a lungo ingannato dall'identificazione con il corpo. Distingui con la lama della conoscenza: "io sono consapevolezza", e sii felice, mio caro.
Tu sei già realmente libero e non agente, auto-illuminato e senza macchia. La causa del tuo sentirti legato è che ancora perseveri nel fermare la mente. Tutto questo è sostanziato di te e prolungato da te, poiché tu sei fatto di pura consapevolezza - dunque non essere meschino.
Tu sei incondizionato e immutabile, senza forma e senza movimento, insondabile consapevolezza, imperturbabile - dunque ritieniti null'altro che consapevolezza. Riconosci che l'apparenza è irreale [effimera], mentre l'immanifesto è permanente.
Con questa sola iniziazione alla verità, eviterai di cadere di nuovo nell'illusione. Come uno specchio esiste separatamente dall'immagine che riflette, così il Supremo esiste insieme e separatamente a questo corpo. Così come lo stesso spazio [=aria, etere] esiste all'interno e all'esterno di una giara, così l'eterno, immutabile Essere esiste nella totalità dell'esistente.
Capitolo 2
Janaka disse:
Veramente io sono senza macchia e in pace, la consapevolezza al di là della causalità naturale. Per tutto questo tempo sono stato oppresso dall'illusione.
Solo io sono colui che dà luce a questo corpo, così io solo do luce a questo mondo. Perciò il mondo intero mi appartiene, eppure, nulla mi appartiene.
Così che ora, abbandonando il corpo e ogni altra cosa, immediatamente il mio vero Sé diventa evidente. Come le onde, la schiuma e le bolle non sono differenti dall'acqua, così tutto ciò che è emanazione di Sé, non è altro dal Sé.
Così come un abito, quando sia esaminato, non è altro che filo, così, quando tutto questo è esaminato, si scopre che non è altro che Sé. Così come lo zucchero prodotto dalla canna è tutto permeato dallo stesso sapore, così tutto questo, prodotto da me, è completamente permeato da me.
Il mondo appare per l'ignoranza di Sé, e con la Conoscenza di Sé, scompare. Dall'ignorare la corda appare il serpente, con il riconoscere la corda, il serpente scompare.
Lo splendore è la mia essenziale natura, e io sono niente altro che quello. Quando l'universo risplende, sono solo io che risplendo.
Tutto questo appare in me, immaginato, a causa dell'ignoranza, come un serpente appare sulla corda, come il miraggio dell'acqua nella luce del sole, come l'argento nella madreperla.
Tutto questo, che trae origine da me, in me si risolve, come un coccio ritorna terra, l'onda, acqua e il monile ritorna oro. Quale meraviglia io sono! Gloria a me che non perisco con la distruzione del mondo, cui ogni cosa è sottoposta, da Brahma fino all'ultimo filo d'erba.
Quale meraviglia io sono! Gloria a me, il solitario! Anche attraverso un corpo, mai io vado o vengo da nessun luogo; io permango sempre, riempiendo ogni cosa. Quale meraviglia io sono! Gloria a me! Nulla compara la mia intelligenza!
Ho dato la nascita a tutto ciò che esiste, per sempre, senza neppure esserne toccato. Quale meraviglia io sono! Gloria a me!
Non possiedo nulla, e insieme possiedo ogni cosa che la parola e la mente possano riferire. La conoscenza, la cosa conosciuta e il conoscitore - questi tre non esistono affatto.
Io sono la pura realtà in cui essi appaiono, a causa dell'ignoranza. Il dualismo è invero la radice del soffrire. Non c'è altro rimedio per esso che realizzare che tutto ciò che si può vedere è irreale, e che il Sé è l'unica immutabile realtà, che consiste nella sola coscienza.
Io sono la pura consapevolezza, sebbene attraverso l'ignoranza ho immaginato me stesso con altri attributi. Riflettendo in questo modo, il Senza-Forma è divenuto la mia casa. Per me, qui non vi sono schiavitù o liberazione. L'illusione ha perduto le sue fondamenta e ha ceduto.
Realmente tutto questo esiste in me, sebbene infine non esista neppure in me. Ho riconosciuto che tutto questo e il mio corpo stesso non sono nulla, mentre il mio vero Sé è pura consapevolezza - quindi come potrebbe agire ancora l'immaginazione?
Il corpo, il paradiso e l'inferno, la schiavitù e la liberazione, la paura sono solo attività dell'immaginazione. Cosa resta da fare a colui la cui reale natura è Coscienza?
In vero io non vedo dualismo nemmeno in una folla di persone, quale piacere posso trarre dal romitaggio in una foresta?
Io non sono il corpo, né questo corpo mi appartiene. Non sono un essere vivente. Io sono pura consapevolezza. Solo la mia sete di vita è stata la mia schiavitù.
In verità, è nell'oceano illimitato di me stesso, stimolato dalle onde multicolori dei mondi, che ogni cosa è sorta trasportata dal vento della coscienza.
E' nell'oceano illimitato di me stesso che il vento dei pensieri si placa; e il mondo, come una nave di mercanti di schiavi, naufraga per assenza di venti favorevoli.
Quale meraviglia sono, nell'oceano illimitato di me stesso, le onde che si alzano, si scontrano, danzano e scompaiono, in accordo con la loro natura.
Capitolo 3
Ashtavakra disse:
Conoscendo te stesso come la vera realtà indistruttibile, come può un saggio come te - uno che possieda la conoscenza di Sé stesso - provare alcun piacere nel possesso di ricchezze?
In vero, quando non si conosce se stessi, si trae piacere dagli oggetti della conoscenza erronea, così come il desiderio dell'argento apparente prende uno che non conosca cosa sia la madreperla.
Tutto questo sorge come le onde nel mare.
Se si riconosce "Io sono Quello" , perché affannarsi come uno che è nel bisogno?
Dopo aver udito della pura consapevolezza e della suprema bellezza, come si può inseguire i sordidi oggetti sensuali?
Quando il saggio ha realizzato di essere l'unica realtà in ogni essere, e che ogni essere è nel suo stesso Sé, il senso dell'individualità non può esistere oltre.
Non è possibile che una persona che abbia raggiunto il supremo stato non-duale e sia illuminata dai benefici della liberazione sia ancora soggetta alla bramosia e tenuta in giogo dalla possessività.
[Così come] sarebbe assurdo che chi sia già molto debilitato, e che conosca come il desiderio sia nemico della conoscenza, ancora desideri ardentemente la concupiscenza, persino quando si approssimi la sua ultima ora.
E' assurdo che colui che è distaccato dagli oggetti di questo e dell'altro mondo, che discrimina tra il durevole e l'effimero, che desidera la liberazione, provi ancora del timore verso la liberazione.
Che venga onorato o tormentato, il saggio è sempre consapevole della suprema natura del Sé e non nutre aspettative né delusioni.
La persona dalla grande anima vede persino il proprio corpo agire come il corpo di qualcun altro, dunque come può essere disturbato dall'onore o dal disonore?
Vedendo questo mondo come illusione, e abbandonato ogni interesse verso di esso, come può colui che ha una mente forte provare ancora paura, anche di fronte alla morte?
Chi è colui che può essere chiamato una grande anima, la cui mente è libera dal desiderio, libera dall'aspettativa e dalla delusione e che ha trovato la propria realizzazione attraverso la conoscenza di sé?
Come può una persona di mente stabile, che riconosce che ogni oggetto veduto è nulla, in realtà, considerare un oggetto quale desiderabile ed un altro detestabile?
Per colui che ha eliminato l'attaccamento, che è libero dal dualismo, dal desiderio e dalla repulsione, qualunque oggetto non può portare né dolore né piacere.
Capitolo 4
Ashtavakra disse:
Certamente il saggio, che ha conosciuto sé stesso, sebbene stia al gioco della vita mondana, non riporta alcuna somiglianza con le bestie confuse dall'oppressione del mondo [gli uomini].
In vero chi è centrato nell'unione mistica non prova alcun desiderio neppure per quello stato a cui tutti gli Dei, da Indra a tutti gli altri, aspirano sconsolati.
Colui che conosce Quello non è toccato dalle buone come dalle cattive azioni, come il cielo non è toccato dal fumo, indipendentemente da come appare.
Chi può impedire alla persona dall'anima nobile, che abbia conosciuto il mondo intero come sé stesso, di vivere come più gli piace?
Di tutte le quattro categorie di esseri, da Brahma al filo d'erba, solo colui che ha realizzato la Conoscenza è capace di eliminare desiderio e avversione.
Raro è colui che conosce sé stesso come l'indiviso Signore dei mondi; in nessun timore incorre colui che vive la verità.
Capitolo5
Ashtavakra disse:
Nulla ti lega né ti tocca, dunque. Nella tua purezza, a cosa devi rinunciare? Abbandona la complessità, ed entra nella pace.
Tutto questo sorge da te, come le schiuma dal mare. Riconosci un solo Atman, ed entra nella pace.
Sebbene tutto questo sia visibile ai tuoi occhi è solo un'apparenza, come un serpente visto al posto di una corda, ed essendo irreale, non modifica te, che sei senza macchia. Dunque entra nella pace.
Equanime verso il dolore e il piacere, equanime verso la speranza e la delusione, equanime verso la vita e la morte, entra dunque nella pace.
Capitolo 6
Ashtavakra disse:
Io sono come lo spazio infinito, e il mondo naturale è come un vaso. Conoscere questo è conoscenza, dopo di che non vi è rinuncia, accettazione o conclusione.
Io sono come l'oceano, e la molteplicità degli oggetti è paragonabile alle onde. Conoscere questo è conoscenza, dopo di che non vi è rinuncia, accettazione o conclusione.
Io sono come la madreperla, e il mondo immaginato è come l'argento. Conoscere questo è conoscenza, dopo di che non vi è rinuncia, accettazione o conclusione.
Oppure, io sono tutti gli esseri, e tutti gli esseri sono in me. Conoscere questo è conoscenza, dopo di che non vi è rinuncia, accettazione o conclusione.
Capitolo 7
Janaka disse:
E' nell'infinito oceano di me stesso che l'arca del mondo naviga sospinta dal suo stesso vento. Io non ne sono turbato. Lascio che le onde seguano la propria natura, sorgendo e svanendo nell'infinito oceano di me stesso. Non c'è crescita o diminuzione in me per questo.
E' nell'infinito oceano di me stesso che l'immaginazione chiamata mondo ha luogo. Io sono supremamente immoto e senza forma, e tale resto.
La mia vera natura non è data da oggetti, né alcun oggetto esiste in essa, poiché è infinita e purissima. Poiché è senza attaccamenti, senza desideri e in pace, e tale resta.
In vero non sono altro che pura consapevolezza, e il mondo è come lo spettacolo di un mago, dunque come potrei pensare che vi sia qui qualcosa da accettare o da rifiutare?
Capitolo 8
Ashtavakra disse:
La schiavitù è quando la mente brama qualcosa, si duole per qualcosa, rifiuta qualcosa, tiene a qualcosa, è compiaciuta di qualcosa o dispiaciuta di qualcosa.
Liberazione è quando la mente non brama alcuna cosa, non si duole, non rifiuta, non tiene, e non è compiaciuta o dispiaciuta di alcuna cosa.
Schiavitù è quando la mente è confusa da uno dei sensi, e liberazione è quando la mente non è confusa da nessuno dei sensi.
Quando non c'è "io" c'è liberazione, e quando c'è io c'è schiavitù. Considerando questo scrupolosamente, non tengo a nulla e nulla rifiuto.
Capitolo 9
Ashtavakra disse:
Conoscendo che il dualismo tra cose fatte e non fatte può essere abbandonato, o quando sia stata conosciuto Colui per cui tutto ciò accade, puoi subito andare oltre la rinuncia e gli obblighi per indifferenza verso simili cose.
Rara, in realtà, o mio caro, la persona che attraverso l'osservazione dei comportamenti del mondo ha raggiunto l'estinzione della sete di vita, di piacere e di conoscenza.
Tutto è impermanente e corrotto dai tre tipi di sofferenza. Riconoscendo questo come insostanziale, spregevole e degno di indifferenza, si ottiene la pace.
In quale epoca o in quale età della vita non è esistito dualismo di estremi, per la gente comune? Abbandonando la dualità, felice di accogliere tutto ciò che avviene, subito si realizza la perfezione.
Chi non raggiunge l'indifferenza e la pace, quando abbia scoperto le differenze di opinione tra i grandi saggi, i santi e gli Yogi?
E' Guru chi, dotato di distacco e di equanimità, raggiunge la piena conoscenza della natura della consapevolezza e quindi guida gli altri fuori dal samsara.
Se tu vedessi le trasformazioni degli elementi come niente altro che elementi, immediatamente saresti libero da tutti i legami e stabilito nella tua [reale] natura.
Le inclinazioni personali sono samsara. Riconosciuto questo, abbandonale. La rinuncia a quelle è la rinuncia a questo [samsara]. Allora puoi essere ciò che sei.
Capitolo 10
Ashtavakra disse:
Abbandonato il desiderio, nemico, insieme al guadagno, che è carico di perdite, e le buone azioni che sono la causa dei due [guadagno e perdita] - pratico l'indifferenza verso ogni cosa. Io vedo tali cose, quali amici, terra, denaro, moglie e patrimonio, come niente altro che un sogno o lo spettacolo di un mago.
Qualsiasi desiderio si presenti, in esso io vedo il samsara. Stabilendo me stesso in un fermo distacco, sono libero dalle passioni e sereno.
La natura essenziale della schiavitù non è altro che il desiderio, la cui eliminazione è detta Liberazione. Semplicemente con il distacco dalle cose mutevoli, la gioia senza tempo della realizzazione è raggiunta.
Tu sei l'Uno, consapevole e puro, mentre tutto questo è inerte non-essere. La stessa ignoranza è nulla, dunque che bisogno hai di desiderare la conoscenza?
Regni, figli, mogli, corpi, piaceri - li hai tutti perduti vita dopo vita, nonostante il tuo attaccamento ad essi.
[Hai avuto] abbastanza ricchezze, sensualità e buone azioni. Nella foresta del samsara la mente non ha mai trovato soddisfazione in esse.
Per quante vite hai dovuto compiere un lavoro duro e doloroso con il corpo, la mente e le parole. Ora sei giunto all'ultima tappa!
Capitolo 11
Ashtavakra disse:
Impassibile e senza pena, realizzando quindi che essere, non-essere e trasformazione attengono solo alla natura delle cose, si trova facilmente la pace.
In pace, risolti tutti i desideri, e realizzato che non vi è nulla altro che Dio, il Creatore di tutte le cose, nessun attaccamento può esserci per alcuna cosa. Riconosciuto che fortuna e sfortuna vengono a turno dal destino, si gioisce di ciò che si ha, con i sensi controllati, e non si apprezza o disprezza alcuna cosa. Realizzato che piacere e dolore, vita e morte provengono dal destino, e che i desideri non conoscono soddisfazione, si resta inattivi - e anche nell'azione non si prova attaccamento.
Realizzato che le sofferenze provengono solo dal pensare, eliminando i desideri ci si sbarazza del dolore, e si è sempre e ovunque felici.
Realizzato che "io non sono il corpo, né il corpo è mio; io sono pura consapevolezza" si raggiunge lo stato supremo e non si è coinvolti dalle cose fatte o non fatte.
Realizzato: [che tutto] "è me stesso, da Brahma fino all'ultimo filo d'erba" si diventa liberi dal dubbio, puri, in pace e privi di preoccupazioni su cosa è stato ottenuto e cosa non lo è stato.
Realizzato che questo mondo vario e meraviglioso è nulla, si diviene totale apertura, liberi da inclinazioni e come se nulla esistesse, quindi si trova la pace.
Capitolo 12
Janaka disse:
Dapprima fui avverso all'attività fisica, poi ai lunghi discorsi, infine allo stesso pensiero, perciò ora sono stabile [nel Sè].
In assenza della consolazione dei suoni e degli altri sensi, e poiché io stesso non sono un oggetto dei sensi, la mia mente è profondamente concentrata e priva di distrazioni - perciò ora sono stabile [nel Se].
Se si è appreso che le distrazioni dei sensi sono false identificazioni, si è portati a dirigere i propri sforzi a fermare la mente. Riconosciuto questo schema, sono stabile [nel Sè].
Abbandonato il senso di repulsione e di accettazione, e perciò piacere e il dispiacere, sono stabile [nel Sè].
Attraverso la vita in comunità, e poi procedendo oltre gli stati di meditazione e verso l'eliminazione degli oggetti prodotti dalla mente - servendomi di tutto ciò, ho osservato i miei errori e ora sono stabile [nel Sé].
Così come l'azione è dovuta all'ignoranza, altrettanto lo è il suo abbandono. Riconoscendo pienamente questa verità, ora sono stabile [nel Sé].
Tentare di cogliere con la mente ciò che è oltre di essa, non è attività adatta al pensiero. Abbandonato questo tipo di pratica, ora sono stabile [nel Sé]
Colui che ha conseguito tutto ciò, ha raggiunto lo scopo della vita. Questi ha compiuto quanto deve essere compiuto.
Capitolo 13
Janaka disse:
La libertà interiore di non possedere nulla è difficile da conseguire, anche se coperti solo da un perizoma, ma io vivo come preferisco [mi è naturale], libero dalla rinuncia quanto dall'acquisizione.
Talvolta si esperisce disagio a causa del corpo, talvolta della parola, o talvolta della mente. Abbandonato tutto questo nel solo obbiettivo dell'essere umano, vivo come preferisco.
Riconosciuto che in realtà nessuna azione è mai commessa, vivo come preferisco, solo facendo ciò che si presenta da fare.
I mistici che identificano se stessi col corpo insistono nell'ottemperanza e nell'evitamento di varie azioni, ma io vivo come preferisco, libero da attaccamento e da repulsione.
Nessun beneficio e nessuna perdita mi provengono dal restare fermo, dal camminare o dal distendermi, di conseguenza vivo come preferisco, sia che me ne stia fermo, o che cammini o che dorma.
Non ho nulla da perdere dormendo, e non ho nulla da guadagnare mediante la fatica, perciò vivo come preferisco, libero da successo e fallimento.
Osservato di frequente come gli oggetti piacevoli lascino tracce infelici, vivo come preferisco, libero dal piacere e dal dispiacere.
Capitolo 14
Janaka disse:
Colui che spontaneamente possiede una mente libera [vuota], il cui pensiero è puramente non-intenzionale, è libero dal ricordo deliberato [attaccamento], come uno che si fosse risvegliato da un sogno.
Poiché i miei desideri sono stati eliminati, non possiedo ricchezze, amici, privazioni, sensi, scritture o conoscenze.
Realizzata la mia suprema natura nella Persona del Testimone, Dio, lo stato privo di desideri in schiavitù e in liberazione, non provo alcuna inclinazione per la liberazione.
Gli stati di coscienza che sperimenta colui che è libero da dubbi interiori, e che esteriormente si muove come preferisce, tanto da apparire un pazzo, possono essere riconosciuti [solo] da qualcuno nelle medesime condizioni.
Capitolo 15
Ashtavakra disse:
Mentre una persona dall'intelligenza pura può conseguire la meta attraverso le istruzioni più casuali, altri possono cercare la conoscenza per tutta la vita restando invece confusi e disorientati.
La Liberazione è l'indifferenza verso gli oggetti dei sensi. La schiavitù è l'amore dei sensi. Questa è la conoscenza. Ora fai ciò che preferisci.
Questa consapevolezza del vero fa sì che l'uomo che era loquace, intelligente ed energico divenga muto, stupido e pigro, perciò è evitata da coloro che mirano al godimento e al riconoscimento di meriti.
Tu non sei il corpo, il corpo non ti appartiene, tu non sei l'agente dell'azione, non sei il fruitore delle conseguenze. Tu sei eterna, pura consapevolezza, il testimone, senza alcuna necessità - dunque vivi felice.
Il desiderio e la rabbia sono oggetti della mente, ma la mente non ti appartiene, non è mai stata tua. Tu sei la stessa consapevolezza senza scelta [senza secondo, senza alternative, puramente presente], immutabile - dunque vivi felice.
Riconoscendo un solo Sé in tutti gli esseri, e tutti gli esseri in un solo Sé, sii felice, libero dal senso di responsabilità e dalle preoccupazioni dell'"io".
La tua natura è la consapevolezza, da cui sgorga il mondo intero, come le onde dal mare. Questo è ciò che sei, senza alcun dubbio, dunque sii libero da ogni disturbo.
Abbi fede, mio caro, abbi fede. Non lasciarti illudere da questo [mondo]. Tu sei lo stesso Brahman, dotato di consapevolezza - tu sei al di là delle leggi causali che regolano la natura.
Il corpo conosciuto dai sensi è inerte e viene e va. Tu non vai e non vieni, dunque perché angosciarsi del transitorio?
Lascia che il corpo duri fino alla fine del tempo, o lascia che giunga alla sua fine proprio ora. Tu che sei pura consapevolezza, cosa ne puoi perdere o guadagnare? Lascia che l'onda del mondo cresca e decresca secondo la sua natura dentro di te, che sei l'oceano. Non c'è perdita o guadagno, per te.
Mio caro, tu sei pura consapevolezza, e il mondo non è separato da te. Dunque cosa vi è da accettare o da rifiutare, come potrebbe esserci e perché?
Come possono esserci quindi nascita, karma o responsabilità in ciò che è senza mutamento, pacifico, perfetta e infinita consapevolezza, quale tu sei?
Qualsiasi cosa tu veda, sei tu stesso a manifestarla. Come potrebbero i bracciali, i gioielli e i monili essere differenti dall'oro?
Abbandonando le distinzioni quali "Quello è ciò che io sono" e "Io non sono quello", riconosci che tutto è il Sé, e sii, senza distinzioni, e sii felice.
E' attraverso [il velo] dell'ignoranza che tutto [il molteplice] esiste. In realtà tu solo esisti. Non vi è nessuno separato da te, dentro o fuori il samsara. Conoscendo che tutto questo è illusorio, si diviene liberi dal desiderio, pura recettività e pace, come se nulla fosse mai esistito.
Una sola cosa è sempre esistita, esiste ed esisterà nell'oceano dell'essere. Tu non sei soggetto a schiavitù o a liberazione. Vivi felice e in pienezza.
Essendo pura consapevolezza, non disturbare la mente con pensieri favorevoli o contrari. Sii in pace e resta beatamente in te stesso, l'essenza della gioia.
Smetti completamente la meditazione e non attaccarti a niente con la mente. Tu sei completamente libero nella tua reale natura, dunque cosa conseguirai con l'esercizio della mente?
Capitolo 16
Ashtavakra disse:
Mio caro, potresti recitare ed ascoltare le scritture infinite volte, ma non saresti stabilizzato all'interno fintanto che tu non abbia dimenticato ogni cosa.
Potresti, come un uomo colto, indulgere nel prestigio personale, nell'attività o nella meditazione, ma la tua mente ancora sarebbe in attesa di ciò che fa cessare ogni desiderio, oltre ogni meta.
Tutti soffrono a causa dei loro sforzi, ma nessuno li realizza. Solo per mezzo di questa più alta istruzione, l'uomo fortunato consegue la pace.
La felicità non appartiene ad altri che a quella persona supremamente pigra per la quale anche l'aprire e chiudere un occhio sia una seccatura.
Quando la mente è libera dalle coppie di opposti quali: "Ho fatto questo" e "Non ho fatto questo", diviene indifferente al merito, ai valori relativi, alla sensualità e alla liberazione.
Qualcuno professa la continenza e dunque è avverso ai sensi, un altro è avido e attaccato ad essi, ma colui che è libero, dal prendere quanto dal rinunciare, non è soggetto alle privazioni né all'avidità.
Per il tempo che il desiderio, che è difetto di discriminazione, rimane attivo, il senso di repulsione e di attrazione rimane attivo; questa è la radice e la diramazione del samsara.
Il desiderio proviene dall'abitudine, l'avversione dalla privazione, ma il saggio è libero dalle coppie di opposti come un bambino, ed è stabile [nel Sé].
La persona passionale desidera liberarsi dal samsara, così da evitare il dolore, ma l'essere spassionato è senza dolore e non prova disagio nemmeno in esso. Colui che è orgoglioso anche della liberazione o soltanto del proprio corpo, e li considera come sua proprietà, non è affatto un conoscitore o un mistico. Costui è solo uno che soffre.
Anche se Shiva, Vishnu o Brahma fossero stati i tuoi istruttori, finché non avrai dimenticato ogni cosa non potrai essere stabilizzato all'interno.
Capitolo 17
Ashtavakra disse:
Colui che è soddisfatto, i cui sensi sono purificati e che sempre gode la solitudine, ha ottenuto il frutto della conoscenza e anche il frutto della pratica [yoga].
Colui che conosce la verità non è mai a disagio in questo mondo, poiché il mondo intero è fatto solo di lui stesso.
Nessuno dei sensi compiace chi ha trovato soddisfazione al suo interno, come le foglie di vite non piacciono all'elefante che predilige le foglie di mango.
Colui che non è attaccato alle cose che ha goduto e non si duole per quelle che non ha goduto, è difficile da trovare. Coloro che desiderano il piacere e coloro che desiderano la liberazione sono entrambi legati al samsara; infatti è raro colui che non desideri i piaceri né la liberazione. Questi è solo quella mente nobile che è libera da attrazione o repulsione verso la religione, il prestigio personale, la sensualità e perfino la morte.
Costui non prova alcun desiderio di eliminare tutto questo [il mondo fenomenico], non si arrabbia di fronte al suo persistere, quell'essere fortunato vive felicemente con qualsiasi tipo di sostentamento si presenti da sé.
Quindi appagato dalla conoscenza, soddisfatto, svuotata la mente pensante, vive felice di vedere quando vede, di udire quando ode, di toccare quando tocca, di annusare quando annusa, di assaporare quando assapora.
In colui per il quale l'oceano del samsara si è ritirato, non vi è attaccamento né avversione. Il suo sguardo fissa il vuoto, i suoi comportamenti sono senza scopo, i suoi sensi non si avvinghiano alle cose.
Di certo lo stato supremo si palesa ovunque per la mente liberata. Costui non è mai sveglio né assopito, e nemmeno apre o chiude mai gli occhi. Il liberato è luminoso in ogni luogo, libero da tutti i desideri. Ovunque egli appare in possesso di sé e di cuore puro.
Che veda, ascolti, tocchi, annusi, assapori, parli o passeggi, la grande anima che nulla ricerca di ottenere o di evitare, è libera senza dubbio.
Colui che è libero dai desideri non è disturbato dalle accuse, dai riconoscimenti, né dai rallegramenti, e neppure ne esprime o ne riceve.
Quando una grande anima è mentalmente imperturbabile e fermamente in se stessa, sia che veda una ragazza desiderabile, o che sia in di fronte alla morte - costui è realmente liberato.
Non vi è alcuna distinzione tra piacere e dolore, uomo e donna, successo e fallimento per quel saggio che vede ogni cosa con equanimità. Non c'è aggressione o compassione, non orgoglio o umiltà, non ricerca o confusione per colui che ha finito di girarsi intorno.
Il liberato non è avverso ai sensi, ma non è attaccato ad essi. Egli gode di sé continuamente, con mente distaccata nei confronti della realizzazione come della non realizzazione. Colui che è stabilizzato nello stato di assoluto, con mente libera, non conosce le alternative tra quiete interiore e mancanza di quiete interiore, così come del bene e del male.
Libero da [idee di] "io" e "mio" e da senso di responsabilità, consapevole che nulla esiste, estinto ogni desiderio, costui non agisce neppure quando agisce.
Colui la cui mente pensante si è dissolta consegue uno stato indescrivibile ed è libero dalla visione mentale dell'illusione, [quale] sogno o ignoranza.
Capitolo 18
Ashtavakra disse:
Sia lode a quello a cui la stessa consapevolezza dell'illusione appare come un sogno, quello che è pura felicità, pace e luce.
Si possono ottenere ogni sorta di piaceri con l'acquisizione dei vari oggetti di godimento, ma non si può essere felici a meno di rinunciare a tutto. Come potrebbe essere felice, infatti, colui che è arso dal sole bruciante del dolore, sospinto dai bisogni che chiamano all'agire, privo della pioggia ristoratrice del nettare della pace?
Questa esistenza è solo immaginazione. Non è nulla in realtà, ma non vi è alcun non-essere per quelli che conoscono come distinguere l'essere dal non-essere.
Il luogo del proprio Sé non è lontano, ma non può essere raggiunto adducendo limitazioni alla sua natura. E' inimmaginabile, è senza sforzo, senza cambiamento e senza macchia.
Con la sola eliminazione dell'illusione e con il riconoscimento della propria vera natura, coloro la cui visione è nitida vivono liberi dal dolore.
Conosciuta ogni cosa come mera immaginazione, e sé stesso come eternamente libero, come potrebbe l'uomo saggio comportarsi come uno sciocco?
Conosciuto sé stesso quale Dio e l'essere e il non essere quali immaginazioni, cosa potrebbe colui che è libero dal desiderio imparare, dire o fare?
Considerazioni del tipo "io sono questo" o "io non sono questo" sono finite per il mistico che è divenuto silenzio, realizzando "Tutto è me stesso".
Per il mistico che ha trovato la pace, non vi è distrazione o concentrazione, né conoscenza suprema o ignoranza, né piacere né dolore.
Il dominio dei cieli o l'accattonaggio, il guadagno o la perdita, la vita in società o nella foresta, tutto questo non fa differenza per il mistico la cui natura è libera dalle distinzioni.
Non vi è religione, valore, sensualità o discriminazione per il mistico che è libero dalle coppie di opposti quali "ho fatto questo", "non ho fatto quest'altro".
Non vi è nulla che debba essere fatto, e nessun attaccamento nel cuore di colui che è già libero in vita. Così stanno le cose per quanto egli vive.
Non vi è illusione, mondo, meditazione di Quello, o liberazione per la grande anima pacificata. Tutte queste cose appartengono solo al regno dell'immaginazione.
Chiunque veda tutto questo può fare in modo che non esista, ma cosa può fare chi è privo di desideri? Anche vedendo, non vede questo.
Persino colui che abbia veduto il Brahman Supremo può pensare: "Ah, io sono Brahman", ma cosa deve pensare colui che è senza pensiero e che non veda alcuna dualità?
Colui che trovi al proprio interno della distrazione potrebbe porre fine ad essa, ma il liberato non è distratto. Quando nulla è da ottenere, cosa dovrà fare?
Il saggio, diversamente dall'uomo comune, non vede la stabilità interiore, la distrazione o la colpa, anche qualora viva come un uomo comune.
Nulla viene fatto da colui che è libero dall'essere e dal non essere, che è appagato, senza desideri e saggio, anche qualora agli occhi del mondo si manifestino azioni personali.
Il saggio che semplicemente procede facendo ciò che spontaneamente di presenta da fare, non incontra difficoltà nell'azione né nell'inazione.
Colui che è senza desideri, autonomo, indipendente e libero dai legami è come una foglia morta, sospinta dal vento delle cause.
Non vi è né gioia né sofferenza per colui che ha trasceso il samsara. Con mente pacifica egli vive come se non avesse corpo.
Colui la cui gioia è in sé stesso, e che è puro e pacifico all'interno, non ha desiderio di rinuncia o senso di perdita alcuna.
Per la persona che ha la mente vuota, che agisce liberamente, non vi è orgoglio o falsa modestia, come invece per l'uomo comune.
"Questa azione è stata compiuta dal corpo, non da me": la persona di natura pura pensa a questo modo, non agendo quando agisce. Se questi agisce senza saper dire il perché, non è perciò un folle, piuttosto un liberato in vita, felice e colmo di beatitudine. Questa prosperità fiorisce anche nel samsara.
Colui che abbia avuto abbastanza dell'adoperarsi in premure e pensieri senza fine, che abbia raggiunto la pace, non pensa, non sa, non ode e non vede.
Colui che è la di là della quiete mentale e della distrazione non prova desiderio per la liberazione o per il suo opposto, né per i rispettivi riconoscimenti. Riconosciute tutte le cose quali prodotti dell'immaginazione, quella grande anima vive alla stregua di Dio, qui e ora.
Colui che [invece] prova interiormente senso della responsabilità, agisce persino quando è fermo, mentre non vi è alcun pensiero di cose fatte o non fatte per il saggio che è libero dal senso di responsabilità.
La mente del liberato non è mai confusa o allettata. Risplende, immobile, senza desideri, libera dal dubbio.
Colui la cui mente non è mai orientata alla meditazione o all'azione, medita ed agisce senza oggetto. Lo stupido cade in confusione quando ascolta la verità, e l'intelligente ne è umiliato, come uno sciocco.
L'ignorante compie grandi sforzi per praticare la concentrazione e fermare il pensiero, mentre il saggio vede che nulla è necessario e rimane in sé stesso come se dormisse.
Lo stupido non ottiene liberazione sia che agisca sia che abbandoni l'azione, mentre il saggio trova la pace interiore semplicemente comprendendo la verità.
Gli aspiranti non arriveranno dunque a conoscere sé stessi attraverso la pratica - [poiché] essi sono pura consapevolezza, limpida, completa e al di là del molteplice.
Lo stupido non conosce la liberazione neppure attraverso la pratica regolare, mentre colui che è fortunato [qualificato] resta libero e non-agente con la semplice discriminazione.
Lo stupido non conosce Dio perché desidera esserlo, mentre il saggio gode del Supremo senza neppure volerlo.
Sebbene vivano senza supporto e senza bramosia di ottenimento, gli stupidi nutrono il samsara, mentre i saggi hanno spezzato la vera radice dell'infelicità.
Lo stupido non trova pace poiché la sta aspettando, mentre il saggio discrimina la verità e perciò la sua mente è sempre in pace.
Come può esserci auto-conoscenza per colui la cui conoscenza dipende da ciò che vede? Il saggio non vede questo e quello, ma vede tutto senza inizio né fine.
Come potrebbe esserci cessazione del pensiero per quello che male istruito sta lottando per ottenerla? Essa è naturale per il saggio che è pienamente in sé stesso.
Alcuni pensano che qualcosa esista, altri che nulla esista. Rara è la persona che non pensi affatto, e che perciò sia libera da ogni distrazione. Quelli di scarsa intelligenza pensano sé stessi come pura non-dualità, ma a causa della loro illusione non la conoscono e restano irrealizzati.
La mente della persona che cerca la liberazione può non trovare un luogo in cui ritirarsi in pace al suo interno, la mente del liberato è sempre libera dal desiderio per il fatto stesso di essere priva di un luogo in cui ritirarsi di pace.
Vedendo le tigri dei sensi, il timoroso cercatore di pace entra per la prima volta nella caverna in cerca della cessazione del pensiero e della concentrazione profonda.
Veduto il leone senza desideri, gli elefanti dei sensi silenziosamente fuggono via o, se non possono scappare, restano presso quel re come servitori.
La persona che è libera dal dubbio e la cui mente è libera da anelito e da repulsione non si cruccia sul significato della liberazione. Che veda, ascolti, percepisca odori o sapori, costui vive sereno.
Colui la cui mente è pura è non è distratta dal solo ascolto della verità, non vede nulla da fare o da evitare, né qualcosa che gli procuri indifferenza.
La persona limpida fa qualsiasi cosa si presenti da fare, buona o cattiva, per costui le azioni sono come quelle di un bambino.
Con la libertà interiore si ottiene felicità, con la libertà interiore si raggiunge il Supremo, con la libertà interiore si giunge all'assenza di pensiero, con la libertà interiore è lo Stato Supremo.
Quando si osserva sé stessi vedendosi non l'agente e non il fruitore delle conseguenze delle azioni, tutte le onde della mente giungono alla fine.
Il comportamento spontaneo e senza presunzione del saggio è degno di nota, ma non la posa di quiete deliberata dello sciocco.
Il saggi che hanno superato l'immaginazione, svincolati da tutto e dotati di consapevolezza incondizionata, godono di sé stessi che siano sommersi dai beni [materiali] o che scelgano il ritiro nelle grotte montane.
Non vi è attaccamento nel cuore dell'uomo libero, che egli stia tributando omaggio ad un saggio erudito, o a un essere celeste, o a un luogo santo, a un conoscente, un re o un amico.
Un mistico non si sente sminuito neppure quando viene messo in ridicolo da servi, figli, mogli, nipoti o altri parenti.
Anche quando è lieto non si allieta, e non soffre a trovarsi nel dolore. Solo chi è come lui può comprendere il meraviglioso stato di tale persona.
Nel senso di responsabilità si trova il samsara. Il saggio che ha la qualità del vuoto, senza forma, immutabile e perfetto non vede alcuna responsabilità.
Anche quando non fa nulla, lo sciocco è agitato dal non conoscere riposo, mentre la persona consapevole rimane indisturbata anche quando si adopera per ciò che è da fare.
Felice quando è in piedi, felice quando è seduto, felice quando dorme, felice quando si muove; felice quando parla e quando tace, felice quando mangia e quando digiuna: questa è la vita di colui che ha trovato la pace.
Quegli che ha trovato dimora nella sua intima vera natura non incontra infelicità nella sua vita di ogni giorno come accade invece alla gente che abita questo mondo, egli rimane indisturbato come un grande lago, libero da ogni fastidio.
Anche l'astensione dalle azioni comporta allo sciocco un'azione, mentre anche l'azione porta al saggio i frutti dell'inazione.
Spesso lo sciocco mostra avversione per ciò che gli appartiene, ma per colui che ha abbandonato l'attaccamento al corpo, non vi è attaccamento o avversione.
La mente dello sciocco è spesso catturata nel pensare o nel non pensare, ma la natura del saggio è non-pensiero, perciò pensa spontaneamente ciò che deve essere pensato.
Per il veggente che si comporta come un bambino, senza interferire col desiderio nell'azione, non vi è attaccamento neppure per il lavoro compiuto.
Beato colui che conosce se stesso ed è sempre identico in ogni stato, la cui mente è libera da desiderio qualsiasi cosa egli veda, ascolti, tocchi, annusi o assaggi.
Non vi è alcuno soggetto al samsara, al senso dell'io, alcuna meta e nessun mezzo per raggiungerla, agli occhi del saggio che è sempre libero dal potere dell'immaginazione e, come lo spazio, sa di non essere soggetto al mutamento.
Gloria a quello che ha abbandonato ogni meta ed è l'incarnazione della piena realizzazione, che è la sua reale natura, e la cui concentrazione profonda sull'Incondizionato è praticamente spontanea.
In breve, quell'anima nobile che è arrivata a conoscere la verità è priva di desideri, sia per il piacere che per la liberazione, ed è sempre libera da ogni attaccamento.
Cosa rimane da fare per colui che è pura consapevolezza ed ha abbandonato tutto quello che le parole possono esprimere, dal paradiso alla terra?
La persona pura che abbia esperito l'Indescrivibile consegue la pace per sua stessa natura, realizzando che tutto non è altro che illusione e che nulla lo è.
Non ci sono regole, distacco, rinuncia o meditazione per colui che è pura recettività di sua natura e che non ammette alcuna forma di essere.
Per colui che risplende della luce dell'Infinito e che non è soggetto alla causalità naturale non vi è né schiavitù né liberazione, non piacere né dolore.
La pura illusione regna nel samsara e prosegue fino alla realizzazione del Sé. L'illuminato vive nella bellezza imperitura della libertà dall'"io" e dal "mio", dal senso di responsabilità e da ogni attaccamento.
Per il veggente che conosca sé stesso come immortale e al di là del dolore non vi è conoscenza, non il mondo, non la cognizione che "io sono il corpo" piuttosto che "il corpo è mio".
Non appena la persona di scarsa intelligenza smette di impegnarsi nel fermare l'attività del pensiero, subito cade e si trova coinvolta nella corsa della mente e nelle sue chiacchiere.
Uno sciocco non vince la sua ignoranza ascoltando la verità. Potrà apparire esteriormente libero dall'immaginazione, ma dentro ancora ambisce gli oggetti dei sensi.
Sebbene agli occhi del mondo sia attivo, colui che ha discriminato l'azione con l'ausilio della conoscenza, non trova più significato nell'agire e nel parlare.
Per tale saggio, che non subisce mutamenti e paure, non vi è tenebra o luce, né distruzione, né altro. Non vi è nemmeno forza d'animo, prudenza, coraggio per il mistico la cui natura supera ogni descrizione e non è legata all'individualità.
Non il paradiso e l'inferno, e neppure la liberazione in vita. In una parola, allo sguardo del veggente, nulla esiste.
Questi mai si strugge per un possesso e mai si duole per l'assenza di possesso. La mente calma del saggio è colma del nettare dell'immortalità.
Equanime non onora il buono e non biasima il peccatore. Contento e impassibile nell'afflizione e nel piacere, non trova nulla che debba essere fatto. Il saggio non disprezza il samsara e non ricerca la conoscenza. Libero dalla gratificazione e dall'impazienza, egli non può dirsi morto eppure non è vivo.
Il saggio si distingue per la libertà dalle aspettative, per il non attaccamento a figli e compagni, per la libertà dai desideri sensoriali, e per non darsi pensiero o preoccupazione neppure per il proprio corpo.
La pace è ovunque per il saggio che vive ogni cosa accada, che va ovunque gli aggrada, e si addormenta lì dove lo coglie il tramonto.
Lascia che il corpo si alzi o cada. L'anima nobile non si dà pensiero di questo, dimentico di tutto ciò che era il samsara, da che ha preso dimora nella sua vera natura.
Il saggio possiede la gioia di essere completo in sé stesso e senza proprietà, agendo liberamente, liberato dalla dualità e dai dubbi, privo di attaccamento verso qualunque creatura.
Il saggio eccelle nell'essere privo del senso dell'io. La terra, la pietra o l'oro per lui pari sono. Il nodo del cuore è stato spezzato, ed egli è libero dall'avidità e dalla cecità.
Chi si può paragonare a questa anima libera e realizzata che non si cura più di nulla e non ha desideri latenti nel cuore?
Chi se non la persona più pura e senza desideri conosce senza conoscere, vede senza vedere e parla senza parlare?v Mendicante o re, eccelle colui che è senza desiderio e la cui opinione delle cose è libera da giudizi di "buono" e "cattivo".
Non vi è comportamento dissoluto o virtù, non vi è neppure discriminazione del vero, per il saggio che ha conquistato la meta ed è l'incarnazione della più schietta sincerità.
Quello che è esperito nel profondo da colui che non ha desideri e non ha paure, che è felice di essere sé stesso - come può essere descritto, e da chi?
Il saggio che è soddisfatto in ogni circostanza non dorme neppure nel sonno profondo, non è assopito mentre sogna, non si desta nella veglia.
Il veggente non ha pensiero neppure mentre sta pensando, non ha sensazioni in mezzo ai sensi, non apprende nel comprendere, e non assume responsabilità neppure nei confronti del proprio io.
Mai felice o infelice, distaccato o attaccato, mai cerca la liberazione o è liberato, mai è [identico a]qualcosa o al nulla.
Non si distrae quando è distratto, non è calmo nella quiete della mente, non è stupido nella sua idiozia, quell'essere benedetto non è neppure saggio per via della sua saggezza.
Il liberato è padrone di sé in ogni circostanza e sempre libero dall'idea di aver fatto qualcosa o che altro resti da fare. Egli è lo stesso ovunque e comunque, senza possessività. Non si sofferma su cosa sia stato fatto e cosa non lo è stato.
Questi non è compiaciuto dagli onori e non è scosso dal biasimo. Non è timoroso della morte e non è attaccato alla vita.
Una persona pacificata non sfugge i luoghi gremiti e non ricerca la solitudine delle foreste. Sempre e comunque, egli è lo stesso.
Capitolo 19
Janaka disse:
Usando le pinze della conoscenza del reale ho estratto la dolorosa spina delle opinioni senza fine dal profondo del cuore.
Per me, che sono stabile nella mia gloria, non esistono religione, sensualità, proprietà, filosofia, dualità e nemmeno non-dualità.
Per me, che sono stabile nella mia gloria, non c'è passato, futuro o presente. Non vi è spazio o eternità.
Per me, che sono stabile nella mia gloria, non vi sé e non-sé, buono o cattivo, pensiero o assenza di pensiero.
Per me, che sono stabile nella mia gloria, non vi è sogno né sonno profondo, non vi è lo stato di veglia né uno stato al di là di essi, e soprattutto non vi è timore alcuno.
Per me, che sono stabile nella mia gloria, nulla è lontano o vicino, nulla all'interno o all'esterno, nulla di grande o di piccolo.
Per me, che sono stabile nella mia gloria, non vi è vita e morte, non vi sono mondi e cose di questo mondo, non distrazioni o calma mentale.
Per me, che rimango in me stesso, non vi è necessità di parlare dei tre obiettivi della vita, di unione o di conoscenza.
Capitolo 20
Janaka disse:
Nella mia natura incontaminata non vi sono elementi, corpo, facoltà, mente. Non c'è vuoto né sconforto.
Per me, che sono libero dalla dualità, non esistono scritture, auto-conoscenza, mente senza oggetto, non soddisfazione e non liberazione dal desiderio.
Non vi è conoscenza o ignoranza, non "io", "questo" o "mio", non schiavitù, non liberazione, non possesso della natura del sé.
Per colui che è sempre libero dalle caratteristiche individuali non vi sono cause riposte in azioni precedenti, non liberazione in vita, né dopo la morte.
Per me, libero dall'individualità, non c'è agente né fruitore delle conseguenze, non si dà cessazione dell'agire, non controllo del pensiero, non oggetto immediato, nessuna idea di risultato.
Non vi è un mondo, non vi è nessun ricercatore della liberazione, nessun mistico o veggente, nessuno è schiavo e nessuno è liberato. Io resto nella mia stessa natura non-duale.
Per me che sono senza macchia, non vi è alcuno che giudichi, parametro di giudizio, non qualcosa da giudicare o valutazione possibile.
Per me che sono sempre senza azione, non vi è distrazione dalla concentrazione, non ignoranza o stoltezza, non gioia o dolore.
Per me che sono sempre libero dall'arbitrio, non vi sono verità convenzionali e assolute, non felicità o sofferenza.
Per me che sono sempre puro non c'è illusione o samsara, non c'è attaccamento o distacco, non esseri viventi e nessun Dio.
Per me che sempre sono immobile ed invisibile, stabilito in me stesso, non ci sono attività o inattività, liberazione o schiavitù.
Per me che sono beato e senza limitazioni, non vi sono iniziazioni e scritture, non discepoli e maestri, e non vi è una meta per la vita umana.
Non vi è essere o non-essere, non unità o dualità. Che altro dire? Nulla emana da me.
fonte: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/ashtavakra.htm
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