La respirazione è una funzione di cui
sempre più si riconosce l'importanza fondamentale per il raggiungimento e
mantenimento del benessere psicofisico. I benefici che offrono le
antiche pratiche del Pranayama (gli esercizi di controllo del respiro
della tradizione yoga) sono confermati da molti studi scientifici.
Ritrovare una respirazione armonica e completa è un aspetto cruciale
delle pratiche indirizzate alla salute fisica e alla serenità mentale.
Tra le tecniche di respirazione ve ne sono alcune che oltre a migliorare
durevolmente la respirazione spontanea e la salute, possono indurre
profonde esperienze interiori dirette alla conoscenza di Sé. Tratto qui
del metodo di respirazione intensa, che ho chiamato Rebirthing
Transpersonale, che si rivela un efficace strumento per ritrovare se
stessi, porre fine ai conflitti mentali e stabilizzare l'energia vitale.
Non solo il respiro è vita e se non si
respira bene non si può vivere bene, ma oltre all'equilibrio psicofisico
molti sento il bisogno di sviluppare una coscienza più profonda di sé
oltre i limiti dell'io.
Il metodo che insegno è semplice ed efficace e non occorrono conoscenze particolari per ottenere benefici.
In queste pagine mi rivolgo a coloro che
hanno seguito, e spesso sono stati delusi, sentieri di ricerca
spirituale o di sviluppo del potenziale.
Poiché viviamo in un tempo di narcisismo e di falsi maestri credo sia necessario sottolineare che un approccio autenticamente "transpersonale"
utilizza il respiro come catalizzatore di una nuova coscienza, non
egoica e non mentale, momenti di risveglio e silenzio che si rivelano
efficaci sia per la soluzione dei problemi esistenziali, sia per
favorire un radicale cambiamento della prospettiva da cui si guarda se
stessi e la vita. Non si tratta di un'altra delle numerose "tecniche
alternative" che, se usate a esclusivo sostegno dell'io possono
favorire la fuga dalla realtà.
Presupposto della pratica Transpersonale è la consapevolezza che l'io come entità indipendente, dotata di natura propria, è un'illusione creata dalla mente. La Consapevolezza
è il substrato, sempre presente, di ogni fenomeno, il nostro vero Sé.
Nel Sé ritroviamo la chiarezza percettiva dell'eterno
presente. Risiedere nella consapevolezza comporta la spontanea resa a un
"potere" che non appartiene al pensiero, ed è quel potere che
ci conduce a diventare servitori della vita lungo il sentiero
dell'autorealizzazione.
Il potere del respiro ci conduce oltre le parole al sentire immediato e al risveglio.
Chi non l’ha provato farà fatica a
crederlo, ma se un individuo, comodamente sdraiato, s'impegna a
respirare con atteggiamento mentale opportuno (attento e pronto ad
accogliere passivamente qualunque sensazione o pensiero si manifesti) in
modo circolare, ininterrotto, abbastanza intenso e profondo per un
certo tempo, (ed è disposto a lasciarsi andare all'esperienza ed
eventualmente attraversare momenti di iperventilazione sino a che i
sintomi della stessa non scompaiono), si troverà di fronte a sensazioni
inaspettate e intense.
Gli accadrà di attraversare diverse fasi
e una vasta gamma di sensazioni fisiche, emotive, mentali sino a
sconfinare a volte in dimensioni di autentico risveglio alla coscienza
dei cosiddetti stati "Transpersonali".
Durante un ciclo respiratorio
possono emergere in modo spontaneo sensazioni profonde, eventualmente
dolorose, come il ricordo di traumi dimenticati, emozioni represse o
blocchi bioenergetici. Appena si prende coscienza di queste sensazioni e
si permette loro di emergere, esse si dissolvono in un'autentica
catarsi liberatoria lasciando spazio a sensazioni di profondo sollievo.
Alla fine di un ciclo di respirazione intensa ci sono momenti di grande
rilassamento ed emergono spontanei profondi stati meditativi. Questo
accade a individui che non hanno precedenti esperienze con la
meditazione. Solo in seguito essi si rendono conto che quello stato di
profonda consapevolezza senza pensieri, quella serenità senza confini e
senza oggetti sorta spontaneamente, è proprio lo stato di coscienza che
numerosi meditanti cercano invano, nel loro sforzo di meditare. Questi
stati di serenità hanno effetti benefici e duraturi sulla salute e nello
stesso tempo sono la porta d'accesso al cammino di trasformazione della
coscienza. Dopo il confronto interiore, a volte burrascoso, delle fasi
di catarsi non è raro che il soggetto sensibile, nella fase di
pacificazione del respiro sperimenti questi stati profondi che lo
avvicinano all’essenza dell’Essere, quando l’attenzione va oltre gli
oggetti percepiti per sprofondare nel Sé senza forma, per riunirsi alla
sorgente del sentire, alla paradossale realtà della Coscienza, nella sua
assoluta trascendenza e immanenza.
L'immedesimazione nel Sé cosciente è del
tutto indescrivibile in quanto il Sé non è mai "oggetto", qualcosa che
possa esser visto, bensì è sempre "soggetto", come testimone senza forma
del vedere. Qualunque cosa appaia non è il mio vero Sé, il testimone,
il vuoto senza confini in cui le immagini e le sensazioni appaiono,
sempre libero da macchia come uno specchio limpido.
L'esperienza del Sé porta oltre la
nevrosi dell’io separato in uno stato in cui cessano la lotta e il
conflitto, il bisogno di illuminazione e di cambiamento.
Il risveglio della coscienza conduce
all'esperienza immediata e non concettuale dell'Unità, che è l’essenza
delle tradizioni sapienziali dell’Oriente, in particolare dell'Advaita
Vedanta.
Troviamo insegnamenti simili nel
Kundalini Yoga, nel Tantrismo, nel Buddhismo Mahayana e nello Zen, e
sono riferimenti fondamentali Maestri come Ramana Maharsi, Nisargadatta
Maharaj, Jiddu Krishnamurti, Aurobindo. La Psicologia Transpersonale,
il lavoro di Ken Wilber, di Stanislav Grof e molti altri studiosi di
fama internazionale, presentano un approccio moderno a queste dimensioni
interiori. In questi anni anche la Fisica Quantistica e i nuovi
paradigmi scientifici confermano queste prospettive, e considerano
fondamentale il mistero della Coscienza spingendo i ricercatori a
osservare con rinnovata attenzione le tradizioni dell'Oriente.
A certe realizzazioni interiori si
giunge dopo aver attraversato diverse fasi di risveglio della
consapevolezza, e sono necessarie delle pratiche opportune, ed è
necessario lo studio e spesso anche il supporto di insegnati preparati.
Tuttavia le fasi e i livelli possono dissolversi istantaneamente con la
presa di coscienza immediata della natura dell'io e il riconoscimento
del Sé negli stati di assorbimento e silenzio mentale, in cui si
trascendono le categorie del pensiero nel sentire profondo, uno stato
non può essere confuso con le fantasie del pensiero, con le esperienze
estatiche della mente emotiva che si autosuggestiona.
L'aspetto tecnico del metodo è
semplicissimo, poiché consiste principalmente nel seguire intuitivamente
il mutevole andamento del respiro secondo il suo naturale svolgersi
durante un ciclo di respirazione circolare e profonda. La difficoltà
consiste proprio nell'estrema semplicità, di ascoltare e seguire le
sensazioni, osservare i movimenti del pensiero, senza farsi imprigionare
dai giochi della mente. Per questo è necessario un setting rassicurante
che offra un'appropriata direzione all'attenzione e faciliti nel
soggetto un atteggiamento attivo per quanto riguarda la respirazione e
passivo per quanto riguarda tutto ciò che emerge, senza che vi sia alcun
tipo d'influenza o manipolazione, né direzione specifica a priori da
parte dell'operatore.
La pratica del respiro favorisce questa
condizione di silenzio interiore che conduce all'intuizione e alla
sintonia con il presente. L'attenzione equanime ai processi attivati dal
respiro intenso è la via più facile per l'accesso a questa modalità del
sentire. Ci sono soggetti per cui tale abbandono è più difficile, e
altri che lo realizzano immediatamente, c'è chi giunge a cogliere
dimensioni profonde e sottili sin dalla prima seduta, e c'è chi per un
certo tempo si confronta principalmente con sensazioni fisiche ed
emotive. L'unica direzione della prospettiva Transpersonale è verso
l’essenza, oltre le immagini, i concetti e i pensieri, che tuttavia sono
accolti con un atteggiamento di resa consapevole.
Quando si entra in contatto con questo
sentire profondo, le idee filosofiche che ci apparivano astratte
diventano verità evidenti e lampi di intuizione dissolvono i nodi
mentali. Da questa prospettiva le esperienze dei mistici e le dimensioni
spirituali descritte nei testi classici ci appaiono in una nuova luce e
sono spesso conferme e chiarificazioni del nostro vissuto. Gli antichi
insegnamenti, attraverso la comprensione intuitiva del loro simbolismo e
liberi dagli aspetti dogmatici in cui erano avvolti, ci appaiono
coerenti e integrabili con il nostro sentire quotidiano e con il
pensiero moderno.
La percezione non dualista ("One taste"
come direbbe Ken Wilber) e l'intuizione del nostro vero Io, il Sé non
diviso, coscienza unificante e trascendente, è un fenomeno che interessa
l'intera umanità, e appartiene all'emergente Nuovo Piano di Coscienza,
che interessa già il 2% della popolazione mondiale, e che secondo gli
studiosi, è in continuo aumento.
Questa consapevolezza non divisa non è
qualcosa che si possa cercare con l'ausilio del pensiero poiché si trova
oltre le dinamiche del pensiero e per questo non ha nulla a che fare
con il cosiddetto pensiero positivo. Se riusciamo a intuire con
chiarezza il meccanismo auto-frustrante causato dall'identificazione con
l'io vediamo che ci sono vie d’uscita dalla sofferenza e dal conflitto interiore.
Da secoli un filo d’oro unisce
quelli che hanno trovato e cercato di trasmettere il sentiero della
Liberazione e cercherò di comunicare alcuni aspetti essenziali di questa
Filosofia Perenne, nell'ambito delle nuove terapie.
Una delle cause del conflitto interiore è
la pretesa dell’uomo di cogliere gli aspetti piacevoli della vita senza
confrontarsi con quelli dolorosi e dall'incapacità di riconoscere che
gli opposti amore-odio, piacere-dolore, bene-male, passione-distacco,
interno-esterno, inspirazione-espirazione, sistole-diastole, yin-yang,
alto-basso, vita-morte, ecc., sono interdipendenti e indissolubili.
Tutto è pulsazione e vibrazione, non c’è onda che non abbia una cresta e una valle,
né esiste un "interno" in assenza di un "esterno, e che, ovviamente, la
scala che scende e la scala che sale sono la stessa scala.
L’"io" cerca il piacere e fugge il
dolore e in questo perenne sforzo verso una meta irraggiungibile crea
ulteriore sofferenza e ansia. Ma pochi si domandano che cosa sia questo
"io" da cui sorgono tutti i problemi, convinti che il mondo che
percepiscono sia obiettivo e separato da loro e l'io un'entità
indipendente.
Sia gli antichi filosofi del Perenne,
sia gli studi più avanzati della Psicologia sono concordi nel
riconoscere che il problema essenziale dell'uomo è questa falsa
prospettiva della mente. Il problema nasce con l’identificazione
nell'"io", un fantasma creato da ricordi e pensieri, che presume di
essere un'entità obiettiva, in grado di dirigere le cose a piacimento,
un "io" che continua a cercare stabilità mentre si trasforma come il
gorgo in un torrente secondo le mutevoli correnti delle acque. Un "io"
che vuol trovare se stesso, quando è chiaro che non si può trovare "ciò
che siamo" come fosse un "oggetto", con questo atteggiamento siamo divisi in due: il "cercatore" e il "cercato". Chi trova chi? Ciò che siamo veramente è il "soggetto" che non può essere ridotto a oggetto della mente. Molti nella loro ricerca invero, perdono di vista che si cerca colui che sta cercando.
La prospettiva di un "io" autonomo e
indipendente è in perenne conflitto con il fluire spontaneo della vita e
ostacola la semplice consapevolezza momento per momento di una mente serena che per sua natura può essere trasparente come uno specchio.
La presenza mentale, non
dominata dai condizionamenti del passato e da aspettative per il futuro,
dai desideri e dalle paure, offre la chiarezza del sentire profondo oltre le maschere delle personalità, e ci permette di amare la vita e fluire con essa.
La presenza mentale cui mi riferisco si manifesta in quei momenti di "grazia" in cui l’"io" si dissolve e siamo davvero di fronte alla Realtà
non filtrata dal pensiero e dal ricordo, quei momenti, appunto, in cui
si riconosce la prigione dell’illusione spazio-temporale della mente
ordinaria e si percepisce l'attimo eterno.
L’io separato non sa
arrendersi, né all’anima, né a quell’intelligenza-saggezza frutto di
millenni di evoluzione, che guida miliardi di miliardi di cellule, di
neuroni, di geni e di cromosomi che ci determinano, un incommensurabile
numero di atomi, antichi miliardi d’anni che formano molecole che
formano cellule... in armonia con leggi sconosciute del cosmo. Non
riconosce che percepiamo ciò che i sensi ci offrono attraverso una
coscienza di cui non conosciamo l'origine.
Universi di cellule guidati dalla vita
svolgono compiti su cui noi non abbiamo alcuna padronanza, come non
sappiamo far battere il cuore, far crescere unghie e capelli, né
mantenere il corpo a circa trentasette gradi.
Tutto avviene
spontaneamente tramite una forza intelligente che è la Vita nella sua
forma visibile e invisibile e paradossalmente, è il vero "noi stessi", perché siamo la vita che si manifesta, appena smettiamo di identificarci con la maschera dell'io sociale e superiamo i dualismi che la mente crea.
L’io personale nella sua peculiarità di
"fiore unico" quando si manifesta spontaneamente in sintonia con la
coscienza è espressione di questa forza e non è l’"io" immaginario
creato dalla mente condizionata. Si esprime nella vita quotidiana in un
agire spontaneo e libero, in armonia con la natura.
I neuroscienziati scoprono che quando
abbiamo l’impressione di fare una scelta "volontaria", in vero il nostro
cervello ha già fatto la scelta da diversi millisecondi. Il cervello
funziona e pensa correttamente secondo quanto il momento richiede senza
che "noi si debba pensare di pensare",
quindi dovremmo arrenderci alla vita, mentre generalmente cerchiamo di
dirigere verso mete illusorie la corrente che ci trasporta, annaspando
invece di valerci della sua forza.
L’ispirazione viene dal silenzio, se
ascoltiamo e osserviamo senza pregiudizi, sentiamo la vita impersonale
fluire in noi, e in questa consapevolezza si manifesta la resa delle
dell'io. Troviamo chiarezza e guida nella semplicità di essere ciò che siamo, ma di solito siamo ipnotizzati dai pensieri e non riconosciamo che quell’io che consideriamo il "pensatore dei pensieri"
con il suo bagaglio di condizionamenti è esso stesso un pensiero ed è
proprio questo "io" immaginario la radice della divisione e del
conflitto.
Attribuiamo invece al nostro presunto io,
la capacità di dirigere la vita stessa e controllare il mondo, i
sentimenti e le relazioni. E’ chiaro che con questa prospettiva ci
troveremo spesso di fronte a delusioni, frustrazioni e a compiti
impossibili e tutto è vissuto con un deciso sentore d’irrealtà che
genera insicurezza.
"Poiché le nostre mire non sono alte ma illusorie, i nostri problemi non sono difficili bensì privi di senso" scriveva Wittgenstein.
Invece di riconoscere la natura del
conflitto che nasce dall’ego, un fantasma del pensiero che vuol apparire
reale, programmato da giochi infantili, complessi materni ed egoismo
narcisista, si cerca di ottenere ciò che l’ego pretende, persino
l’illuminazione.
Invece di riconoscere con chiarezza la
confusione e mettere ordine in sé, discriminando tra realtà e illusione,
tra il mondo delle parole e il mondo reale, si cerca la felicità al di fuori.
Krishnamurti ha osservato che, il fatto stesso di meditare, mette ordine nell’attività di pensiero senza l’intervento della volontà, della scelta o della decisione o di alcun’altra azione di colui che pensa. Nel momento in cui si stabilisce quell’ordine, il rumore e il caos, che sono la fonte abituale della nostra coscienza, si estinguono e la mente diventa generalmente silenziosa (il pensiero non nasce che quando è necessario, poi si ferma fino a che non è di nuovo necessario). In quel silenzio Krishnamurti dice che si produce qualcosa di nuovo e creativo, che non può essere tradotto a parole, ma che è di uno straordinario significato per l’insieme della nostra vita. Così non tenta di comunicarlo a parole, ma domanda a coloro che sono interessati a questo, di esplorare il problema della meditazione direttamente da se stessi prestando un’attenzione vera alla natura del pensiero. Senza provare ad approfondire il problema della meditazione, si può dire che la meditazione, nel senso che le dà Krishnamurti, può mettere ordine in ogni nostra attività mentale e questo può essere un fattore chiave, suscettibile di mettere fine all’afflizione, al malessere, al caos e alla confusione che sono da sempre lo scotto dell’umanità e che continuano a esserlo senza prospettiva di cambiamento in un prossimo avvenire.
D. Bhom, Nobel della Fisica
Non è patologico soffrire per la perdita
di una persona cara, per una delusione d’amore, un tradimento, per una
malattia fisica, per un tracollo economico o per gli acciacchi della
vecchiaia, e nella vita sono cose che capitano.
Nessun metodo può liberarci dalla
condizione umana, ma l’uomo ha a disposizione modi diversi di
confrontarsi con la vita. Può lasciarsi trascinare dalla ricerca del
piacere cercando di ottenerne ad ogni costo l’appagamento, ma
l’attaccamento a ciò che è transitorio comporta sofferenza e le cose non
vanno sempre come vorremmo. Può scegliere la via dello Yoga,
dell’unione con la radice della coscienza e ritirandosi dal mondo
trovare la pace interiore attraverso il distacco e il controllo mentale e
la disciplina, ma se questo non è nella sua natura gli sarà impossibile
staccarsi dai desideri per quanti sforzi faccia. Una via diversa è
quella in cui, cosciente della natura illusoria dell’io separato, può
vivere pienamente nel mondo, senza esserne schiavo e partecipare alla
vita come ad una rappresentazione in spontanea armonia, guidato dalla
sintonia con il qui e ora. Gli aspetti dolorosi dell’esistenza
da questa prospettiva sono speculari ai piaceri e fanno parte del gioco
cosmico di luce e ombra e possono essere vissuti come insegnamenti. C’è
un modo responsabile e saggio di affrontare i momenti difficili e
mantenere l’equilibrio anche quando il mare è tempestoso. Ma questo
raggiungimento come abbiamo più volte ripetuto è una specie di risveglio
della coscienza e non riguarda parole e concetti che si possono
ripetere anche "dormendo". Anche nello Zen si usano le parole per
comunicare l’inesprimibile, ma l’esempio del "dito che indica la luna"
ci ricorda che non ci si deve soffermare sul dito (le parole) bensì
andare a ciò che è indicato. Alan Watts aggiungeva che, soprattutto, non
dobbiamo limitarci a succhiare il dito in cerca di consolazione.
Il Rebirthing Transpersonale dissolve le
illusioni dell’io e offre una via per un liberatorio contatto con se
stessi, e si dimostra adatto all’uomo moderno che non intende ritirarsi
dall’arena del mondo e nello stesso tempo comprende che per vivere bene e
attingere ai potenziali interiori deve perseguire un cammino di
autoconoscenza e di autotrascendenza.
Filippo Falzoni Gallerani
Note e frammenti:
La Psicologia Transpersonale è
quell'area della scienza psicologica che affronta lo sviluppo degli
aspetti migliori dell'individuo. E' detta "Transpersonale" perché
indirizzata a qualcosa che va oltre all'io e trascende l'atteggiamento
egocentrico e l'identificazione esclusiva con la personalità e l'io
sociale. Una psicologia che non focalizza la sua attenzione
esclusivamente sulla patologia, ma che riconosce la parte sana e della
mente e il suo potenziale attraverso i sentieri che conducono alla
liberazione, alla felicità, alla realizzazione di sé, all'esperienza
cioè della sacralità e bellezza di una vita pienamente vissuta.
Per la Filosofia Perenne è fondamentale
l'idea che l'essere umano vive una realtà che si manifesta su diversi
livelli o piani, e che ciascun livello può essere integrato e trasceso
sino al ricongiungimento con l'Uno, la Coscienza Cosmica, l'esperienza
del Divino nell'uomo e dell'Unità della Vita. Le tradizioni tramandano
numerose mappe di questi livelli di sviluppo, per semplicità possono
essere riassunti in corpo, mente, anima e Spirito. Con gli "occhi della carne" vediamo gli oggetti materiali, con gli "occhi della mente" vediamo i concetti, le idee e le teorie, con gli "occhi dell'anima" percepiamo i mondi "sottili", e con gli occhi della contemplazione c'immedesimiamo nell'essenza della coscienza: il substrato incontaminato in cui sorgono e svaniscono tutti i fenomeni.
Gli insegnamenti di saggezza non
dualista si sono sviluppati sistematicamente in Oriente soprattutto nei
secoli tra il 700 e il 1000 d.C. Il Vedanta (fine dei Veda) è la più
profonda e limpida sintesi di tutti i Veda e ne contiene l'essenza.
Questi testi non trattano di riti, dei miti o della saggezza popolare,
l'Advaita Vedanta (Advaita = non duale) è una lucida analisi filosofica
della natura essenziale del Sé e della Coscienza come substrato di ogni
fenomeno: queste speculazioni possono indurre a sperimentare
direttamente la natura non duale della Coscienza e del Cosmo, l’Unità
dell’anima con Dio, dell’Atman con Brahman... l’Unità della Vita. I
concetti fondamentali delle Upanishad sono d'estrema importanza per
comprendere l'essenza e la profondità dell'Induismo, ci offrono,
attualissime riflessioni che anche la mente più concreta non potrà fare a
meno di apprezzare.
In questi anni di materialismo e
frammentazione è di certo importante un metodo che ci riconduca
all'esperienza all'anima e allo Spirito nato da una prospettiva moderna e
laica, adatta all'epoca del computer, che nasce parallelamente agli
sviluppi delle nuove scienze che sfidano le concezioni tradizionali
della realtà.
Anche in Occidente ci sono stati grandi
mistici che hanno descritto esperienze di unione con il divino e stati
non duali; tra essi il più noto è Maestro Eckhart la cui opera presenta
straordinarie simmetrie con l'Advaita, che scrisse:
"Dovrai conoscere Dio direttamente, senza ricorrere ad alcuna immagine e senza attribuirgli sembianza alcuna. Finché l'io ed Egli, vale a dire, Dio e l'anima, non costituiscono un solo qui e un solo ora, l'Io non può operare, né essere una cosa sola, con Lui."
"Dio non è da nessuna parte. Non è né qui né là; non è nel tempo e non è nel luogo."
"L’occhio con cui vedo Dio è lo stesso con cui Dio vede me."
Ken Wilber, definito "il tanto atteso Einstein delle ricerche sulla coscienza" dice della Psicologia Transpersonale:
"Lo scopo della Psicologia Transpersonale è quello d’offrire una presentazione psicologica della Filosofia Perenne e della Grande Catena dell'Essere, completamente riadattata e inserita nelle moderne scoperte e ricerche scientifiche. Essa riconosce pienamente e incorpora le scoperte della moderna psichiatria, del comportamentismo e della psicologia evolutiva, ma aggiunge, quando necessario, le ulteriori intuizioni ed esperienze delle dimensioni esistenziali e spirituali dell'essere umano".
"In questi anni un crescente scambio tra le scuole più avanzate della psicologia dell’antropologia e persino della Fisica (che studiando la materia è giunta a dimensioni che implicano una riconcettualizzazione olistica, in cui coscienza, energia e materia sono aspetti della stessa indivisibile unità), ha portato a una riscoperta e a una meritata valutazione delle scuole di autoconoscenza e saggezza che l’Oriente, e l’India in particolare, hanno da offrirci."
Con le ricerche in campo transpersonale,
si sono aperti orizzonti straordinari del potenziale dell'anima umana, e
si è costatato che il contatto con il Sé libera gli individui dalla
sofferenza mentale e facilita lo sviluppo dell'emergente Nuovo Piano di
Coscienza.
Il Rebirthing Transpersonale, è un efficace catalizzatore di questo risveglio coscienziale.
Il Rebirthing è stato diffuso negli USA
negli anni 70, anche se le sue origini sono molto antiche e collegate al
Pranayama del Kundalini Yoga e ad antiche pratiche del Taoismo. In
Italia questa tecnica è stata sviluppata come metodo specifico in linea
con i principi della Psicologia Transpersonale dal Dott. Filippo Falzoni
Gallerani.
Il dott. Filippo Falzoni Gallerani si è
interessato della ricerca interiore sin da ragazzo ed ha esperienza
diretta con Maestri realizzati. In numerosi viaggi, (una trentina di
prolungati soggiorni nella sola India) e studi in prestigiose Università
Americane, ha approfondito la sua ricerca che lo ha condotto ad una
sintesi tra le conoscenze scientifiche e la saggezza orientale in linea
con i principi delle più avanzate correnti della Psicologia
Transpersonale.
E' autore di: "IL RESPIRO DELL'ANIMA"
(Armenia 1991) riedito nel 2004 con il titolo "La FORZA di GUARIGIONE
del RESPIRO", di "REBIRTHING TRANSPERSONALE" (Rusconi 1996). Ha
pubblicato privatamente nel 2005 "L'IO TRASPARENTE" (due volumi, circa
1000 pagine), e nel 2008 "LA SAGGEZZA NON DUALISTA" con traduzioni
inedite di brani tratti dalle Upanishad.
Il Rebirthing applicato dalla scuola
Transpersonale, si è rivelato un metodo attraverso il quale si può
ottenere un rapido processo d'autoguarigione e risveglio per la
soluzione di molti disturbi come l'ansia, la depressione e, in
particolare, degli attacchi di panico.
Nessuna mucca sacra sopravvive alla realizzazione del non concettuale, e la propria realizzazione diventa indipendente da qualunque insegnamento o credo. Si riconosce che ciò che realmente siamo è oltre a qualunque categoria, incluse tutte le categorie spirituali. Si realizza che la Realtà non è una descrizione, e che ogni descrizione, ogni insegnamento, per quanto utile ed accurato, manca in sé di Realtà. Si riconosce l'unicità della propria realizzazione senza bisogno di confrontarla con altri, e si apprezzano le differenze tra i diversi insegnamenti senza bisogno di aderirvi. La realizzazione è andata oltre le categorie concettuali e infine oltre i confronti e le valutazioni. Non si crede in nulla e non si aderisce ad alcun credo o religione come finale e definitiva. Si diventa eretici universali, abbracciando tutto e, nello stesso tempo, liberi da tutto. - Almaas
I geni religiosi di tutti i tempi risentono di questa religiosità cosmica, che non conosce né dogmi né Dei concepiti secondo l’immagine dell’uomo. Non vi è perciò alcuna Chiesa che basi il suo insegnamento fondamentale sulla religione cosmica. Accade di conseguenza che è precisamente fra gli eretici di tutti i tempi che troviamo uomini penetrati di questa religiosità superiore… considerati più spesso come atei, ma sovente anche come santi.-Albert Einstein
Non può essere detto vuoto, né non-vuoto,
Né entrambe le cose, né nessuna delle due;
Tuttavia, per indicarlo, Lo si chiama "Vuoto". -Saggezza Buddhista
Il Sé ha la natura della pace e dell'assenza di pace. Nulla esiste oltre il Sé. Il sé individuale è il Sé supremo. È pieno di consapevolezza. È il Sé Uno. È il Sé di singola natura. È il sé molteplice. È senza un sé.Il Sé ha la natura del liberato e del non liberato. È privo di liberazione e di non liberazione. Nulla esiste oltre al Sé. Il Sé ha la natura del duale e del non-duale, e nello stesso tempo è separato dalla dualità e dalla non-dualità. Il Sé di ogni cosa è separato da tutto. Nulla esiste oltre al Sé. - Ribhu Gita (Upanishad)
Quando i seguaci dello Zen non riescono ad andare al di là del mondo dei loro sensi e pensieri, tutte le loro azioni e movimenti non hanno importanza alcuna. Ma quando i sensi e i pensieri sono annichiliti, tutte le vie d'accesso allo Spirito Universale sono bloccate e nessun ingresso è possibile. Lo Spirito originale si riconosce insieme all'operare dei sensi e dei pensieri, solo che non appartiene a loro e tuttavia non è indipendente da loro. Non costruite le vostre teorie in base ai vostri sensi e pensieri, non basate la vostra intelligenza sui vostri sensi e pensieri ma, al tempo stesso, non cercate lo Spirito lontano dai vostri sensi e pensieri, e non cercate di afferrare la realtà ripudiando i vostri sensi e pensieri. Quando non siete né attaccati a essi, né distaccati, allora voi godete la libertà perfetta senza ostacoli, allora avete la vostra sede nell'illuminazione. - Huang Po'
Tutto non è altro che il Sé. Non esiste vicinanza né distanza, come posso dire una cosa senza negarne un'altra? Questa è l'unica sostanza degli insegnamenti vedici, l'essenza di tutto il conoscere del sentire. Per mia natura io sono il Sé senza forma che vive in ogni cosa. - Avadhoota Gita
Ricordati che solo tu risiedi sempre in tutte le cose. Quando dici di meditare mediti su qualcos'altro da te stesso dividendo l'indivisibile? Puoi tu farlo? Tu non sei mai nato, non sei mai morto, non sei mai stato il corpo. I Veda dichiarano in molti modi che lo spirito nella sua gloria è tutto. - Avadhoota Gita
Io stesso sono gioia e null’altro. Io stesso sono Coscienza senza mutamenti. Io sono ovunque. Io sono Brahman solo. Io sono il Sé che è Brahman solo. Sono solo una massa di pura Coscienza. Sono la sola Essenza indivisa esistente. Io sono Brahman solo. Io sono esclusivamente della natura della Conoscenza. Sono della natura che esiste di per sé. Sono la sola essenza esistente completa. Io sono Brahman solo. - Ribhu Gita
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