E’
sempre più evidente che lo Stato islamico di Iraq e Levante (SIIL), o
“Daash” in arabo, o SIIS Stato Islamico di Iraq e al-Sham preferito dai
sostenitori d’Israele per la somiglianza tra “Israele” e “ISIL”, sia
parte di un’altra operazione della Central Intelligence Agency per
suscitare una nuova “strategia della tensione” nei continenti
eurasiatico e africano.
Un altro esempio della natura non-islamica del
SIIL s’é visto a Palmyra con la distruzione della tomba di Muhamad bin
Ali, discendente del profeta Maometto e cugino dell’Imam Ali, da parte
dei mercenari del SIIL. Il vero obiettivo è sradicare la storia araba e
pre-araba del Medio Oriente con un’importante eccezione. Non vi sono
notizie di antichità sacre ai sionisti distrutte dal SIIL in Siria o
Iraq. I principali obiettivi delle squadre di demolizione del SIIL sono
sumeri, accadici, babilonesi, romani, assiri, persiani, alawita, drusi,
turcomanni, yazidi, parti, cristiani, sciiti, sufi e (l’altra tomba
principale distrutta a Palmyra era quella di Nizar Abu Baha al-Din,
studioso sufi vissuto 500 anni fa). Il SIIL ha distrutto la Moschea
della tomba di Yunus (Giona) in Iraq non perché onorava il patriarca
ebreo Giona, ma perché era una moschea.
La presunta tomba del profeta
ebreo Daniele distrutto dal SIIL a Mosul non è che una delle sei in
Iraq, Iran e Uzbekistan. Il Talmud, libro ebraico da cui i sionisti
traggono ispirazione geo-politica, proibisce severamente le immagini di
volti ma permette quelle create da non ebrei. Sebbene il SIIL e i
talmudisti siano pari nel distruggere sculture, mosaici e dipinti
raffiguranti persone, ad eccezione del Talmud che permette agli ebrei di
possedere immagini create da non ebrei, si è prodotto un lucroso
mercato nero di antichità rubate dal SIIL e vendute da intermediari a
Tel Aviv, Amsterdam e Ginevra.
Appare chiaro che il SIIL fin dall’inizio
sia una creazione della CIA e del suo direttore pro-saudita e
pro-israeliano John Brennan; del Mossad, che ha assicurato che gli
obiettivi israeliani non siano attaccati dal SIIL; e dell’Arabia
Saudita, che ha permesso gli attacchi del SIIL contro le moschee sciite
ad al-Qadih e a Damam, nella provincia orientale dove gli sciiti sono la
maggioranza. In Iraq e Siria, armi israeliane e statunitensi sono state
viste da testimoni oculari consegnate al SIIL e ai suoi alleati, tra
cui Jabhat al Nusra in Siria.
Assegni di banche saudite sono stati
trovati nelle basi abbandonate del SIIL in Siria e Iraq. Gli attacchi
del SIIL agli sciiti dell’Arabia Saudita sono ritenuti da molti
avvertimenti della santa alleanza tra Washington, Tel Aviv e Riyadh
all’Iran sciita.
Dalla rete terrorista “Stay behind” dei fascisti di Gladio,
che effettuò attacchi terroristici in Europa negli anni ’70 e ’80 di
cui furono incolpati irregolari di sinistra, alla grande alleanza di
terroristi dell’UNITA in Angola, mujahidin afghani, contras del
Nicaragua, hmong del Laos che, sotto gli auspici statunitensi, si
riunirono nel 1985 a Jamba, in Angola, dove la CIA scoprì che i gruppi
terroristici erano alleati convenienti. La CIA clandestinamente e
illegalmente violò due leggi degli Stati Uniti, gli emendamenti Clark e
Boland, per sostenere i terroristi angolani e nicaraguensi. Il SIIL è un
importante agente di CIA, Arabia Saudita ed Israele contro i nemici
comuni come l’Iran. Il SIIL non fa segreto del desiderio di portare
morte e distruzione da Siria e Iraq nell’Iran.
La destabilizzazione
dell’Iran sponsorizzandovi attacchi terroristici e contro obiettivi
iraniani all’estero è stata a lungo il modus operandi di Stati Uniti,
Israele e Arabia Saudita soprattutto attraverso l’anti-iraniano
Mojahedin-e-Khalq (MEK) e i separatisti baluchi in Pakistan. Il SIIL
indica Iran, Afghanistan, Pakistan, India, Tibet, Sri Lanka, Tagikistan,
Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan e Turkmenistan come “Wilayat
Qurasan” o Stato Qurasan.
Un affiliato del SIIL, noto come Gruppo
Qurasan, ha combattuto in Siria e si crede sia costituito da
centroasiatici del SIIL. Recentemente è stato annunciato che il
colonnello Gulmurod Khalimov, già a capo di un’unità antiterrorismo del
Tajikistan, gli OMON, ha disertato presso il SIIL ed è ora uno dei suoi
capi in Siria. Khalimov, addestrato da US Special Operations Forces,
Blackwater e CIA nel corso di varie visite ufficiali negli Stati Uniti,
ha promesso di tornare in Tagikistan per “massacrare” il presidente
tagiko Emomali Rakhmonov, reclutare tagiki che lavorano in Russia per
lanciarvi attacchi terroristici e in Tagikistan per attaccare le truppe
militari russe di stanza (facendo di Khalimov un alleato del comandante
militare della NATO generale Philip Breedlove e del segretario alla
Difesa USA Ashton Carter, che vogliono aumentare la pressione militare
sulla Russia ai livelli della Guerra Fredda). I terroristi del SIIL,
soprattutto ceceni appena usciti dai combattimenti in Siria e Iraq, sono
stati scoperti combattere nei battaglioni di mercenari del neo-nazista
israeliano Igor Kolomojskij contro le forze filo-russe di Donetsk e
Lugansk in Ucraina orientale.
Il SIIL, affiancando l’occidente, attacca le forze taliban in Afghanistan, che avevano dichiarato l’autoproclamato califfato del SIIL illegittimo, e il suo capo, Abu Baqr al-Baghdadi, probabile creatura delle unità da guerra psicologica di CIA e Mossad, un inganno. I taliban si allarmarono quando alcuni membri ruppero con il movimento jihadista e si unirono al SIIL in Afghanistan e Pakistan. Inoltre, il SIIL ha dichiarato i taliban “qafiri” o non credenti. Ad aprile al-Baghadi definì il Mullah Omar “uno sciocco analfabeta signore della guerra”.
Non
è un caso che la retorica del SIIL sull’enigmatico capo talib si abbina
alle uscite delle unità di psy-ops militari degli Stati Uniti in
Afghanistan al culmine dell’intervento militare degli Stati Uniti nel
Paese. A metà giugno, il SIIL ha pubblicato un video che mostra le sue
forze decapitare taliban prigionieri in Afghanistan. Il SIIL di concerto
con l’aumento della pressione militare degli Stati Uniti su Cina e
Corea democratica ha dichiarato la jihad o guerra santa alle due nazioni
asiatiche.
A maggio, una coppia di medici nordcoreani che lavorava
presso l’ospedale di Zallah, Libia, fu sequestrata dal SIIL. Nulla si sa
del loro destino. A gennaio, hacker del SIIL, noti come “Cyber
Califfato”, sostennero di aver modificato la pagina facebook di Air
Koryo, compagnia aerea della Corea democratica. Una bandiera bianca e
nera del ISIL apparve sulla pagina con una dichiarazione che definiva
Kim Jong Un “un maiale che piange”. Gli hacker del SIIL minacciavano
Corea democratica e Cina: “La Corea democratica, nazione comunista
criminale, e i teppisti comunisti cinesi pagheranno caro la loro
collaborazione con i nemici dei mujahidin”.
La propaganda del SIIL su
Cina e Corea democratica coincide con le dichiarazioni del Comando
statunitense del Pacifico sulle minacce militari poste da Pechino e
Pyongyang. La Corea democratica ha risposto alle minacce del SIIL
fornendo la mitragliatrice Type 73, prodotta dal Primo Ufficio
dell’Industria Metalmeccanica della Corea democratica, al governo
iracheno e alle forze curde che combattono contro il SIIL in Iraq.
Consiglieri militari nordcoreani assisterebbero il governo siriano ed
Hezbollah che combattono contro il ISIL in Siria.
La Corea del Sud, che
non perde occasione di confrontarsi con la Corea democratica, ha
permesso a un cittadino sudcoreano, noto solo con il nome comune “Kim”,
di unirsi al SIIL in Siria a febbraio. E’ probabile che “Kim” sia un
agente dei servizi segreti sudcoreano responsabile del coordinamento
degli attacchi del SIIL ai nordcoreani nella regione, tra cui la coppia
di medici in Libia. Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, che la
CIA è impegnata a rovesciare, chiamò il SIIL “Frankenstein mostruoso
nutrito dall’occidente” in un discorso all’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite nel 2014.
Non a caso, mentre il presidente Barack Obama
dichiarava che il Venezuela rappresentava una “minaccia alla sicurezza
nazionale” degli Stati Uniti, a marzo vi furono segnalazioni di attività
del SIIL in Venezuela. L’US Army War College, assieme al professor
Robert Bunker, dichiara che l’aumento dell’attività del SIIL in
Venezuela sia un bene per la sicurezza nazionale perché il SIIL è il
nemico naturale di Hezbollah, che i neocon statunitensi sostengono
riceva sostegno strategico dal Venezuela. I legami tra SIIL e occidente
in America Latina non sono ignorati dal saggio statista dell’emisfero
occidentale, l’ex-presidente cubano Fidel Castro. Nel settembre 2014
Castro accusò il Mossad israeliano, in combutta con il senatore McCain,
di aver contribuito a creare il SIIL.
Gli autori ultimi della devastazione del SIIL nel Medio Oriente non vanno ricercati nei deserti del Medio Oriente e nelle montagne dell’Afghanistan, ma nelle suite al settimo piano del quartier generale della CIA a Langley. Nel 1985, quando la CIA sponsorizzò il vertice dei gruppi terroristici di destra a Jamba, Angola, la CIA cercò di uccidere il Grande Ayatollah libanese sciita Muhamad Husayn Fadlallah con un’autobomba a Beirut. La CIA lo mancò ma uccise 80 persone innocenti e ne ferì 256. Oggi la CIA permette al SIIL di compiere attacchi terroristici da Iraq e Siria a Yemen e Libia. Il SIIL non può essere sconfitto senza affrontare duramente Brennan e i suoi consiglieri.
Wayne Madesen Strategic Culture Foundation 26 /06/2015
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/06/26/stato-islamico-made-in-langley-tel-aviv-e-riyadh/
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