La dura retorica e l’espressione
amareggiata sul viso della Merkel dopo il faccia a faccia con Putin alla
conferenza stampa del 10 Maggio a Mosca hanno ben ragione d’essere. La
Germania appare via via sempre più come la principale sconfitta negli
intrighi geopolitici tra Russia e Stati Uniti. Questo se non
consideriamo l’Ucraina, che al momento rappresenta il principale terreno
di scontro.
Non è un segreto che l’obiettivo
principale della politica estera russa è stato a lungo quello di
avvicinarsi all’Europa, e in particolare alla Germania. Questo non
riguarda solo le mire tradizionali della Russia nei confronti
dell’“Occidentalizzazione”, o il fatto che la passata permanenza
lavorativa di Putin in Germania abbia influenzato la sua visione
strategica, ma anche un semplice sguardo alla storia recente.
La Russia e la Germania sono state
avversarie in due guerre mondiali ed hanno sopportato immense perdite,
mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno raccolto la maggior
parte delle spoglie di guerra. Dunque appare naturale il tentativo di
rompere questo schema. Sfortunatamente i nostri rispettivi Paesi
inseguono soprattutto i propri interessi geopolitici, che sono spesso
opposti tra di loro. E, come già è accaduto due volte in passato, la
Germania sta per sacrificare la propria posizione strategica a lungo
termine in favore dei propri interessi immediati.
Potremmo dire che la Germania non gode
di una piena sovranità e che tutto questo avvieen a causa dell’influenza
degli Stati Uniti, ma sarebbe vero solo in parte. Negli ultimi tre
decenni la Germania ha fatto enormi passi in avanti rispetto
all’affermazione della propria posizione geopolitica. E’ diventata la
potenza-guida dell’Unione Europea; praticamente tutti gli altri Paesi
Europei dipendono dai prestiti tedeschi, ed hanno consistenti debiti con
la Germania. Questo processo è diventato talmente pervasivo che molti
ormai parlano del nuovo “EuroReich”, come conseguenza di un’Europa
sostanzialmente assoggettata economicamente alla Germania.
Altra pietra angolare della resurrezione
tedesca è stato l’impegno di alto livello nelle relazioni
internazionali, in particolare con la Russia.
Tuttavia, il conflitto in Ucraina ha
cambiato tutto questo dalla sera alla mattina. Come da consuetudine, si
biasimano gli Stati Uniti per l’organizzazione del colpo di Stato
violento di Febbraio 2014 contro il governo ucraino legittimamente
eletto, ma anche questo è vero solo in parte.
Trascinare con la forza l’Ucraina nella
sfera d’influenza europea era inizialmente un progetto della UE, proprio
come era stato fatto in precedenza con gli altri Paesi dell’Europa
Orientale. Nelle prese di potere c’è stata, in effetti, una sorta di
divisione dei compiti non ufficiale tra l’UE, che ne gestiva gli aspetti
politici ed economici, e gli Stati Uniti, che organizzavano le
operazioni militari e dei servizi segreti, fino a spingersi
all’intervento diretto (come ad esempio in Jugoslavia). Quando parliamo
di UE, parliamo di Germania: non è casuale che tutti i leaders della
Maidan si siano regolarmente recati a Berlino durante la “fase attiva”
della rivolta. La Russia ha mandato giù la politica aggressiva ed
espansionistica della UE nell’est europeo, anche se con qualche
lamentela. Ma i tentativi di invadere gli spazi post-sovietici hanno
hanno incontrato resistenza immediata.
Possiamo quindi affermare che gli Stati
Uniti hanno usato l’Ucraina per attirare l’Unione Europea, ed in
particolare la Germania, in una trappola senza una via d’uscita agevole
(naturalmente la Russia si trova anch’essa nella medesima trappola). Ma
c’è un altro punto ancor più interessante: ufficialmente gli Stati Uniti
non sono coinvolti nel conflitto (tutti i negoziati durante e dopo la
rivolta sono stati gestiti dagli europei), né sono coinvolti negli
accordi di Minsk, e possono lasciare tutti gli altri a sbrigarsela da
soli in qualunque momento, indipendentemente dalla situazione. Non gli
interessa particolarmente che Putin costringa le repubbliche ribelli a
sottomettersi a Kiev, o che cambi completamente idea e decida di
occupare l’intero Paese con le sue truppe.
Nel primo caso gli Stati
Uniti potrebbero dichiarare vittoria, mentre nel secondo potrebbero
affermare che la loro paranoia militaresca aveva ragion d’essere, e
dunque che il loro racket della protezione globale necessiterà di
maggiori acquisti di armamenti. La situazione attuale di distensione
tramite negoziati costituisce lo scenario peggiore per gli Stati Uniti,
ma porta comunque alcuni benefici derivanti dalle tensioni economiche
tra Europa e Russia, che hanno comportato fughe di capitali verso gli
USA.
Per l’Europa, e in particolare per la
Germania, la situazione è molto peggiore. Non c’è solo da affrontare una
impasse politica nel fatto di dare assistenza ad un regime che è
obiettivamente alquanto lontano dai valori europei (di libertà
personale, di non bruciare vivi i manifestanti, di non sospendere la
dichiarazione dei diritti umani, di non glorificare i responsabili
dell’Olocausto e di non assassinare gli oppositori politici in mezzo
alla strada), ma anche da accollarsi la maggior parte dei costi per il
sostegno al regime e per la successiva riparazione dei danni da esso
causati.
Innanzitutto, gli Stati Uniti si oppongono fortemente a che la Germania reclami il pagamento dei debiti che gli altri Paesi hanno contratto con essa; in questo modo i debiti si trasformano da forza in debolezza. Ogni tentativo di acquisire gli asset dei Paesi insolventi viene bloccato. Persino la Grecia, il principale trasgressore, se la ride alle richieste di ripagare i debiti con la vendita delle isole. Più si protrarrà questa situazione, più la Germania apparirà debole, come un creditore incapace di riscuotere il denaro prestato.
In secondo luogo la Germania è la più colpita dal nuovo pivot Russo-Cinese. La loro alleanza economica, tra le altre cose, minaccia direttamente la posizione tedesca nell’economia mondiale. Per tutto il tempo in cui la Russia è stata amica della Germania e dell’Unione Europea è esistito un accordo informale per cui la Russia non avrebbe aiutato la Cina a raggiungere la Germania in settori fondamentali per l’economia tedesca, come quello siderurgico e chimico.
Adesso la Germania compete direttamente
con la Cina nella maggior parte dei settori, e sta lentamente perdendo
le sue quote di mercato, ma in quei settori che utilizzavano leghe
metalliche complesse e plastiche speciali utilizzate nell’industria
manifatturiera, aerospaziale e nella produzione di strumentazione, il
vantaggio tecnologico della Germania sulla Cina era notevole, il che
dava al Paese una nicchia ragionevolmente grande e redditizia sul
mercato globale. Attualmente la Cina non può competere con le
strumentazioni tedesche, che durano molto di più e costano solo dalle
due alle tre volte di più di quelle cinesi. Ma quando la qualità
diventerà paragonabile ed i prezzi cinesi resteranno più bassi almeno
del 30% la Germania perderà il mercato, e la sua posizione geopolitica
precipiterà di conseguenza.
Qualcuno dirà che agendo in questo modo,
rompendo le promesse fatte ai tedeschi, la Russia si sarà comportata in
maniera disonesta e volgare. Ma non sempre si può tener fede alla
propria parola in un mondo in cui tutti gli altri non lo fanno.
- perso la faccia offrendo supporto al regime che ha contribuito a portare al potere in Ucraina, in bancarotta sia economica che morale
- perso la leva sui debiti contratti dagli altri Paesi UE, il che potrebbe portare alla fine del cosiddetto EuroReich, con conseguente scomparsa di una nicchia unica nel mercato globale.
E tutto ciò senza menzionare problemi
minori, come l’aver perso il mercato russo a causa della “guerra delle
sanzioni”, ed altre conseguenze dirette del conflitto.
In più, è probabile che la Germania
dovrà risolvere tutto questo da sola. La Francia è impantanata nei
propri problemi interni, sebbene la Merkel si porti sempre appresso il
suo presidente per dare l’illusione che il processo dei negoziati
coinvolga tutta l’Europa.
Gli Stati Uniti sono nel mezzo di un
altro ciclo elettorale e dunque, come sempre, il governo attuale
dovrebbe mettere a posto tutti i casini che ha creato o almeno tentare
di convincere gli elettori di non esserne responsabile. L’opposizione,
d’altro canto, deve dare la colpa di tutti i problemi al partito al
governo, mentre cerca di metterne a posto il più possibile mostrando
così la propria capacità. Questa logica potrebbe far sì che gli Stati
Uniti decidano di provare a porre fine al conflitto ucraino con
qualsiasi mezzo, finanche lasciando Kiev alla Russia. Se questo non
dovesse funzionare (la Russia non ha alcun desiderio di assumersi la
responsabilità di un dono così “generoso”), almeno cercheranno di
prendere le distanze dal problema, per quanto umanamente possibile.
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Articolo apparso su TheSaker.is il 26 maggio 2015
Traduzione in italiano a cura di D.D.M. per Sakeritalia.it
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