Con queste premesse, non c’è scampo: «La politica è finita, i partiti si riducano a missionari antisociali della classe finanziaria e la partecipazione popolare alle decisioni rilevanti diviene impossibile, il principio di eguaglianza rimane un ricordo, mentre reddito e ricchezza sono oggetto di una redistribuzione inversa, cioè concentrante».
Per schematizzare al massimo, scrive Della Luna nel suo blog, «immaginatevi che io abbia il potere
esclusivo di creare moneta, stampando pezzi di carta, che metto in
circolazione prestandoli a interesse, e che la mia moneta sia accettata e
domandata da tutti, e in quantità crescenti, per pagare (a me) gli interessi:
gradualmente ma automaticamente divento creditore del resto della
società per tutta la sua ricchezza reale, senza contribuire minimamente
alla produzione di ricchezza reale». Ovvero: «Non creo nulla per gli
altri, ma gli altri mi saranno debitori di tutto il valore che creano».
Questa caratteristica della società globale «dovrebbe essere la premessa
ad ogni discorso etico, politico e costituzionale», invece è sempre
sottaciuta.Quindi, ogni altro discorso risulta monco, irrealistico. Continuiamo a non “vedere” il ruolo decisivo di «una classe che ha la prerogativa di creare soldi dai soldi, producendoli dal nulla come simboli dotati di potere d’acquisto o comunque di potere di scambio sui mercati (cioè del potere di comperare il frutto del lavoro del resto della società), mentre il resto della società, l’economia reale, non lo può fare, e lavora per pagare gli interessi sui debiti».
Una super-casta come l’élitre finanziara, dunque, «accresce il proprio potere d’acquisto sottraendolo al resto del mondo e all’economia reale: quindi tendenzialmente compra tutto, diventa padrona di tutto, creditrice universale, sovrano politico, legislatore e governante globale incontrastato e senza opposizione, dotata com’è di un grande potere di ricatto e di divide et impera». E proprio questo è ciò che avviene nel mondo, aggiunge Della Luna, anche grazie al fatto che la popolazione, «nella sua illimitata ignavia collettiva», sostanzialmente sta al gioco, che non capisce, «perché pensa i simboli finanziari e monetari come valori reali, e li compra, investe in essi, li accetta come garanzia, gioisce quando le quotazioni salgono e patisce quando scendono».
Così facendo, «assicura la domanda, quindi l’apparenza di realtà, di questi titoli stessi, e la legittima – legittima il potere di chi li genera e smercia. Così l’uomo comune si fa veramente artefice del proprio destino, fabbro delle proprie catene», visto che non ha il coraggio di rifiutare «la legittimità di ogni ordinamento giuridico internazionale e nazionale che quel meccanismo ha creato», sistema «anti-umano, quindi “eo ipso” criminale». E allora «il destino del mondo è suggellato, finché il sistema non si rompa da sé, assieme ai suoi sigilli di legalità».
fonte: http://www.libreidee.org/2015/06/fabbricano-debito-e-diventano-padroni-di-tutto-grazie-a-noi/

Nessun commento:
Posta un commento