mercoledì 24 giugno 2015

La morale è sempre quella.

La morale è sempre quella: fai merenda con Girella”…
Certo. Dunque…
Il modello è sempre quello: canta e (de)canta il ritornello”.
Se una denuncia (de)cade nel vuoto, perché il disinnesco agisce d’(in)canto, allora… quella stessa denuncia si trasforma nel suo opposto, ossia:
diventa pubblicità.
Olio di palma, Greenpeace e Wwf danno ragione alla Nutella.
Quello usato dalla Ferrero è un olio "green", cioè non è responsabile della deforestazione del pianeta.
Ségolène Royal ha chiesto scusa per aver invitato a non comprare più la Nutella.
Il "caso", dunque, sembrava chiuso. In realtà si aggiunge un nuovo capitolo molto interessante. A dare ragione alla Ferrero c'è anche Greenpeace.
"Ferrero, il produttore della Nutella, è uno dei gruppi più all’avanguardia in termini di sostenibilità per quanto riguarda l’approvvigionamento di olio di palma". Un riconoscimento di estrema importanza che dà ragione a quanto dichiarato dall'azienda in risposta al ministro francese.
Sul proprio sito "Greenpeace International", il gruppo ambientalista dedica un intervento al tema della deforestazione legata al consumo dell’olio di palma (uno dei componenti della Nutella), e sottolinea che da questo punto di vista Ferrero è una delle compagnie mondiali che più si è impegnata per trovare soluzioni ecologiche:
"Per andare incontro alle richieste dei suoi consumatori - scrive Greenpeace - Ferrero è stata una delle prime società ad annunciare una policy interna per cessare l’utilizzo di olio di palma derivante da deforestazione".
Greenpeace rileva anche che l’olio di palma non viene utilizzato solo per la Nutella, ma per una serie infinita di altri prodotti, dai saponi ai dentifrici, dalle patatine fritte al biodiesel, e che sono in corso programmi per ottenerlo senza ricorrere necessariamente alla deforestazione.
Ma a dar ragione alla Ferrero c'è anche il Wwf.
La dottoressa Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf, promuove a pieni voti l'azienda che dal 1° gennaio di quest’anno utilizza esclusivamente olio di palma certificato al 100%:
"È l’unica certificazione esistente che assicura che le palme vengano coltivate solo in certe aree, per esempio campi già destinati all’agricoltura, senza intaccare le foreste, e che l’irrigazione venga fatta in modo sostenibile e consapevole, senza un utilizzo sconsiderato di pesticidi.
L’Rspo tutela non solo l’habitat naturale e le specie animali ma anche le comunità locali che spesso vengono sfruttate dalle multinazionali per la produzione".
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  • è l’unica certificazione esistente che assicura (ossia, non c’è alternativa)
  • senza un utilizzo sconsiderato di pesticidi…
Davvero?
Dal 13 dicembre dello scorso anno, una legge europea impone alle aziende di dichiarare in etichetta questo ingrediente la cui presenza, per anni, è stata occultata dietro la generica dicitura di “grassi vegetali”
Da quanto emerso nella puntata di Report, infatti, molte aziende che si dotano della certificazione Rspo (Roundtable on Sustainable Palm Oil), in realtà di sostenibile hanno ben poco:
la Bumitana Agri, ad esempio, nelle proprie piantagioni fa largo utilizzo di pesticidi e prodotti chimici targati Syngenta.
E la stessa Syngenta compare tra i membri della tavola rotonda sull’olio sostenibile
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Il (ri)tornello è sempre quello, così come la “morale”:
  • la cui presenza, per anni, è stata occultata
  • molte aziende che si dotano della certificazione Rspo… in realtà di sostenibile hanno ben poco (se non la continuazione del proprio business)
  • la stessa Syngenta compare tra i membri della tavola rotonda sull’olio sostenibile
Ok?

   
Olio di palma “la cui presenza, per anni, è stata occultata”, alias:
  • Ferrero, il produttore della Nutella, è uno dei gruppi più all’avanguardia in termini di sostenibilità per quanto riguarda l’approvvigionamento di olio di palma
  • Ferrero è stata una delle prime società ad annunciare una policy interna per cessare l’utilizzo di olio di palma derivante da deforestazione (leggi le due citazioni alla luce di una diversa consapevolezza, ossia, quella che ti incoraggia, chiaramente, a partire da questiindizi frattali” : 1) uno dei gruppi più all’avanguardia, 2) una delle prime società adA chiederti: “da quanto tempo è così?”.
Nell’immaginario collettivo (attenzione: nella realtà manifesta), in(fatti), nelle generazioni che hanno vissuto gli anni 80 e 90, c’era la (con)vinzione che le merendine (al loro tempo, almeno) fossero “genuine”, ossia – alla luce dell’olio di palma contenuto solo tra le righe dell’etichetta – che “magari” le stesse contenessero dell’olio extravergine di oliva, ad esempio (He He).
Tanto che, oggi… la sensazione è proprio quella di sostenere che, negli anni, le industrie hanno cambiato politica (oltre che ingredienti). Mentre, pur(troppo), la "politica" è sempre stata la stessa; quella, unica e “certificata”, che guarda all’utile, all’interesse, alla ragione del business come “verbo”.


La Ferrero già negli anni 60 utilizzava questo prodotto e adesso, a distanza di mezzo secolo, ha incrementato il suo impiego in molti altri suoi prodotti.
Fino a pochi mesi fa i consumatori non erano informati, perché sulle etichette l’olio veniva abilmente “nascosto” con la dicitura “oli e grassi vegetali”, e poche aziende riportavano in chiaro la scritta “olio di palma” nell’ elenco degli ingredienti.
Da qualche mese la situazione è cambiata, perché la normativa europea in vigore definitivamente dal 13 dicembre 2014 prevede l’obbligo di indicare in etichetta il tipo di materia grassa impiegata nei prodotti alimentari.
Molte aziende infatti hanno già modificato le etichette, altre stanno provvedendo a farlo. Se fate un rapido giro al supermercato, avrete modo di vedere che l’olio di palma è un ingrediente comunissimo e utilizzatissimo in tanti prodotti
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Ipnosi.
Ora, che cosa cambia nel sostenere, come scusante, che la Ferrero non è l’unica azienda al Mondo, che utilizza l’olio di palma?
Visto che non è l’unica e che, d’insieme… non cambia niente, allora ti tieni questa realtà manifesta “qua, così”.
Perché non sei tu che puoi andare a cambiare una legge. Bensì, sono le aziende stesse, nei panni degli “artisti/attori” che nel Mo(n)do politico “spostano polvere, in attesa che (ri)torni a cadere sulla stessa superficie di realtà unica (ri)consciuta come tale”.
Perché è, allora, emersa la legge che ha cos(stretto) le aziende a dichiarare l’olio di palma?
Perché, non puoi dimenticare mai che:
  • la società è in uno sviluppo sostenibile
  • alla “moda”.
Qualcosa nel quale crogiolarsi, alla luce di un ombra che si spaccia per il tutto.
Così, la società occidentale diventa sempre più “egoica e meschina”, ed allo stesso modo (con)segue anche tutto il resto.
Greenpeace e Wwf… sono comparse ad hoc, non certo casuali.
La loro “autorevolezza” è solo sulla carta e… dopo certe affermazioni, nemmeno su quella (ma solo se accendi i tuoi fari frattali, consapevoli. Altrimenti, visto che “tutto scorre”, allora dimentichi nello stretto giro di qualche passata di giro d’orologio).
Dopo una simile “pubblicità progresso”, lo status quo si è rafforzato ulterior(mente).
Ora, niente più stop all'acquisto:
Royal, che aveva chiesto di rinunciare all'amatissima crema spalmabile per difendere le foreste e, quindi, l'ambiente, torna sui propri passi.
E, del resto, ha dovuto vedersela anche con la replica di Ferrero…
Dalla ricerca delle materie prime in Malaysia, Papua Nuova Guinea e Brasile fino alla vendita, aveva affermato il gruppo di Alba, ogni scelta viene fatta all'insegna della sostenibilità e della sicurezza
Ferrero si sarebbe, in particolare, impegnata a servirsi esclusivamente di olio di palma "certificato sostenibile al 100%"…
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Certa(mente) è così. Ma, perchè “è così”?
Perché sei sempre al centro di certe politiche e polemiche? Perché è sempre tutto torbido e perché si pro(cede) sempre a “suon di scandali”?
Perché la legge arriva sempre “dopo”? Visto che, a livello frattale, è (pre)visto che sia così, che cosa viene celato e che cosa si (ri)vela, oltre a questa immane cortina di silenzio/assenso?
La (com)presenza non manifesta del Dominio.
La cui esistenza non è possibile mettere in dubbio, proprio a partire dalla "(f)orma", che la realtà manifesta stessa, ha replicato.
Se il reale (ri)emerso è tanto “dubbio”, se necessita di tutte queste “leggi”, se “ogni essere umano è un lupo, che si nutre dei propri simili”, se ogni lupo è prima ancora una pecora/agnello sacrificabile… qualcosa vorrà pur dire a livello sostanziale o, per meglio (de)scrivere la realtà manifesta, frattale.
No? Oppure credi ancora alla favola del caso e del "esiste solo ciò che puoi vedere/capire" (ricordare, in realtà)!
Ognuno difende solo il proprio interesse. Ma, nessuno è consapevole della guerra fra poveri, che conduce ed interpreta, in questa maniera del tutto (in)conscia.

A Expo è "illegale" scrivere sulle etichette alimentari "Senza olio di palma".
Il caso del padiglione della Malesia che difende la produzione e il commercio di questo grasso tropicale, presente in biscotti e merendine e responsabile della distruzione delle foreste del sud-est asiatico
Sembra uno scherzo, ma è successo davvero.
A Expo 2015, nel padiglione della Malesia, campeggia un gigantesco cartello che definisce illegale scrivere sulle etichette alimentari "Senza olio di palma",  o "Palm oil free".
Una mossa orchestrata dalla potente lobby che sostiene il commercio di questo grasso tropicale, presente nella stragrande maggioranza di biscotti e merendine e responsabile della distruzione delle foreste del sud-est asiatico.
Great Italian Food Trade e Il Fatto Alimentare, due fonti indipendenti nell'informazione alimentare, hanno chiesto al Commissario di Expo, Giuseppe Sala, di ordinare l'immediata rimozione di quel cartello, capace di confondere i consumatori
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  • una mossa orchestrata dalla potente lobby che sostiene il commercio di questo grasso tropicale
  • capace di confondere i consumatori
Calcolo della (ri)caduta.


“Qua, così”… è “tutto così”.
Non cambia mai nella sostanza. Che cosa? Il messaggio frattale al cardine della (ri)formazione della realtà manifesta. Una singola faccia es(tratta) dal reale potenziale, che aleggia al di là della percezione sensoriale rimasta, in quanto filtro della (im)possibilità.
Mezzo secolo fa l'82% dell'Indonesia era coperto da foreste, già nel 1995 la percentuale era scesa al 52%:
secondo il Wwf al ritmo attuale (ogni ora sparisce l'equivalente di 300 campi di calcio di foresta nel sud est asiatico) entro il 2020 le foreste indonesiane (tra le maggiori al mondo assieme a quelle dell'Amazzonia e del bacino del Congo) saranno definitivamente distrutte e con loro andranno perduti anche tutti quegli ecosistemi cruciali per la sopravvivenza delle popolazioni locali e della stessa biodiversità.
Inoltre quando queste foreste bruciano c’è una emissione incredibile di anidride carbonica.
Non a caso l’Indonesia è uno dei principali paesi al mondo produttori di gas serra, il terzo dopo Cina e Stati Uniti…
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Ma, chiediti: c’è solo l’ambito della sostenibilità dell’ambiente?
Se una azienda certifica che il proprio operato (ri)entra al 100 per cento all’interno dei parametri di sostenibilità, stabiliti dall’unico ente regolamentatore, presieduto dalle stesse aziende che ricavano l’utile dal proprio core business… che cosa significa?
Che non c’è l’intenzione di cambiare la sostanza (d)entro alla quale “sei”.
Non esiste solo l’impatto ambientale. Esiste anche l’impatto sulla salute umana (un aspettto che, anche da solo, dovrebbe convincere a smettere di "fare qualsiasi cosa dannosa sia all'umano che all'ambiente").
La "salute umana"... qualcosa che viene dopo, a quanto pare…

(In)dietro... non si (ri)torna.
In questa maniera, con un colpo al cerchio ed uno alla botte, il tam tam mediatico (con)vince tutti, nel tempo, che 1) si sta facendo qualcosa per cambiare, 2) qualcosa che tutto sommato non è come ti dicono i “complottisti”, 3) perché la situazione non è così "grave" come la si dipinge.
Chi lavora nelle piantagioni di palme, ricava quel poco che – in ogni caso – “non è mai pari a zero”. Per cui, ad omertà si aggiunge cecità, abitudine, ricatto, (di)pendenza, impotenza, stasi, indifferenza, sopraffazione, tacito (con)senso, paura, etc.
Le Nazioni che guadagnano “bruciando le proprie risorse naturali”, non (ri)escono ad uscire da una morsa infrastrutturale che le (co)stringe sempre da più vicino. Perché… le Nazioni non sono la Massa, ma… il potere che si annida in loro e che le comanda in pianta stabile, mediando tutto attra(verso) le “interfacce sociali, politiche, di comodo”.

Una espressione di (p)arte e la "sua" incognita.
Lo sviluppo di un Paese (quello diviso tra la popolazione) è solo una briciola, rispetto all’utile che ricavano le (p)arti superiori per “vantaggio storico deviato”.
Un insieme che è una divisione nella divisione, che rende il Dominio sempre più trasparente, sino ad eliminarlo del tutto persino dal (ri)corso dell’immaginazione. Motivo per cui, la mente non lo (ri)conosce più nemmeno nel proprio ambito consultabile a livello di esperienza, memoria, tradizione, etc.
Le cause sostanziali di un business non sono semplice(mente) indagabili.
C’è un intreccio. Una trama. Un intessuto tra le p(arti). Una definitiva fase (in)conscia del comportamento. Uno sbilanciamento verso la (di)pendenza, a causa della mancanza (legge del minimo).
"Credi in meee. Solo in meee...".
È, (in)vece, la “causa”… che (s)fugge sempre. Sì perché… una delle cause di livello inferiore, prima o poi (ri)emerge sempre (ad esempio, la legge che denuncia la compresenza dell’olio di palma, dappertutto) ma... la “causa” rimane sempre inattaccabile, perché “non esistente ufficial(mente)”.
Il Dominio non è un termine generico.
Il Dominio è una (com)presenza specifica.
Il Dominio non è quella fase ciclica, che la storia deviata ti indica nelle pagine di libri “bruciabili in piazza”, fatta di imperi che succedono ad altri imperi.


Il Dominio è “uno, unico, tutto”. Qualcosa che ®assomiglia da vicino al famoso “motto”:
uno e trino”.
Quella “sostanza” che risulta imp®egnata di…
Delinea un reale manifesto, ad “immagine e somiglianza” di…
Qualcosa che è unico ma, allo stesso tempo, dapper(tutto) o, app(unto):
uno e trino”.
Le “qualitò di Dio”sono le caratteristiche del Dominio, che la frattalità espansa (legge) ha manifestato (strumento) ma, anche, denunciato (memoria).
Anche se questa “denuncia” è frattale, ossia, tutta da (de)codificare da p(arte) tua.
Una denuncia che è una caratteristica, dunque, (re)distribuita nel tutto (ri)emerso, che per mezzo dei poteri (in)consci del Dominio (sempre presente ad ogni livello, come un cavillo di legge, una partecipazione azionaria, etc.) risulta tutta(via)… come deviata verso “luoghi comuni” di disinnesco usuale:
ogni sorta di “comportamento a norma di legge”, che (ri)coprono le autorità, le (p)arti, gli interessi, la “fame”, la corsa alla sopravvivenza, lo sviluppo sociale, gli affari, la morale, la Massa, l’individuo, etc.
Sottrazione di risorse, desertificazione, inquinamento, sconvolgimenti climatici.
Non ci sono soltanto guerre e persecuzioni politiche tra le cause di migrazione.
Lo leggiamo negli atti dell'International Panel on Climate change, lo ricorda l'enciclica papale ove afferma che "è tragico l'aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale e che non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali".
Per chi migra a causa di fattori ambientali non esiste a livello internazionale nessuna forma di tutela.
Ecco allora la prima contraddizione. Il ministro francese dell'Ecologia e dello Sviluppo sostenibile (Ségolène Royal), ha ricordato nel suo intervento come i cambiamenti climatici possano essere causa di guerre e migrazioni al pari dell'accaparramento delle risorse.
Il ministro francese ha citato le 7mila vittime del tifone Yolanda nelle Filippine, il Bangladesh minacciato per un terzo del suo territorio dall'innalzamento del livello dei mari, le migliaia di vittime per il caldo killer in India.
Il problema è che tutto ciò non ha a che fare con "la sicurezza mondiale", come ha affermato il ministro francese, ma con la tutela dei diritti umani di chi è costretto a migrare per le conseguenze di un sistema economico e produttivo i cui effetti ambientali sono iniquamente distribuiti e insostenibili.
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  • i cambiamenti climatici possano essere causa di guerre e migrazioni al pari dell'accaparramento delle risorse
  • il problema è che tutto ciò non ha a che fare con "la sicurezza mondiale", come ha affermato il ministro francese, ma con la tutela dei diritti umani di chi è costretto a migrare per le conseguenze di un sistema economico e produttivo i cui effetti ambientali sono iniquamente distribuiti e insostenibili…
La “sicurezza mondiale”… quale tipo di sicurezza de(linea)? La “tua”?
O quella della continuazione di chi, già, (ri)copre incarichi di alto livello, delle famiglie ricche possidenti, delle dinastie, dei lignaggi, dei potenti, dei regnanti, etc.
Le “forze dell’ordine” si inter(pongono) tra “te” e “loro”.
Anche se tali forze, sono composte da esponenti scelti tra la Massa…
Un modello di coinvolgimento che (ri)suona di paradosso, quando un figlio si (ri)trova a puntare l'arma... alla testa del proprio genitore, “sceso in piazza”.
Da quanto tempo (va avanti “qua, così”)?

Eravate bambini felici, facevate la merendaMagari guardando cartoni animati giapponesi violenti e post-atomici che oggi solleverebbero le proteste sdegnate delle mamme.
Gli anni ottanta non erano così.
Rievocarli provoca sì sbigottimento, ma anche un sano incanto.
E perché no, un po’ d’invidia, per la leggerezza con cui si buttava giù olio di palma.
No, non si mangiava pane e olio né la crostata della nonna. Era il tempo delle merendine. Le uniche, inimitabili, dannose merendine dei tempi che furono…
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  • gli anni ottanta non erano così. Rievocarli provoca sì sbigottimento, ma anche un sano incanto. E perché no, un po’ d’invidia, per la leggerezza con cui si buttava giù olio di palma (He He)…
Beh, che cosa pensavi? Che, una volta, si stava meglio… solo perché si sapeva meno?
Forse, a livello mentale puoi anche essere autorizzato a pensarlo (placebo), ma gli effetti a lungo termine… li misuri nel tempo.
Dagli anni ottanta ad oggi, la società è stata “ospedalizzata”, anche se:
la scienza medica (il progresso) ha compiuto “passi da gigante”.
Verso quale direzione? Verso la meta del business del farmaco, che ti rende malato (vivendo “qua, così”) e poi ti (p)rende in "affido… prendendosi cura di te".
Non offrendo l’antidoto e non guarendoti ma, nella sostanza, migliorando i tuoi diritti di ammalato/a cronico/a o di “abbonato a Vita” ai servizi, che ti garantiscono livelli di decenza, per quanto (ri)guarda la “qualità della Vita” (ma/da... “sempre ammalato/a”).

(In)somma, l’attenzione è a (man)tenerti per il più tempo possibile in Vita, perché la “tua” condizione di malattia continua... è la fonte del reddito delle aziende specializzate ad “aiutarti…a tirare sera, ogni giorno”.
Non solo. Questo business "sulla tua pelle" è l’equivalente frattale dell’interesse del Domino, nel (man)tenere inalterato lo status quo, dal quale ricava la propria “fortuna e destino”.
Ed è così, ovunque e comunque.
Bbc ha spiegato, perché ha censurato intervista a Yanukovich
Dopo molto tempo, l'ex presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovich si è fatto vivo e per la prima volta, da quando era fuggito dall'Ucraina, ha accettato di incontrare un giornalista occidentale.
Nella sua intervista a Bbc, Yanukovich ha parlato dei risultati del referendum in Crimea in marzo 2014, quando più del 90% degli abitanti si era pronunciato a favore di adesione alla Russia.
La versione inglese dell'intervista è andata in onda senza questo episodio...
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  • più del 90% degli abitanti si era pronunciato a favore di adesione alla Russia (dove va a finire la “sacrosanta volontà popolare”? Dove? Nella strumentalizzazione delle parti, che non riconoscono di portare avanti un processo, ormai automatico, di auto “divide et impera”… sul modello tradizione del “tra i due litiganti, il terzo gode”).
I Media, a qualsiasi livello, (con)corrono – ognuno pensando di dire la propria – al livello di pubblicità dello status quo.
Quello che invece non ha detto è che Ferrero è uno dei migliori player del mercato, quando si tratta di responsabilità aziendale.
Il produttore italiano vende circa 250mila tonnellate di crema ogni anno piazzandosi al secondo posto nella classifica di sostenibilità aziendale del Wwf.
Nella classifica, Nutella è preceduta solo da Ecover, produttore di detersivi ecologici e in coda alla lista Pepsi, Colgate e Palmolive. Tra le aziende francesi che fanno decisamente peggio di Ferrero compaiono Cémoi, L’Oréal, Bongrain, Brioche Pasquier Cerqueux, Harry’s (Barilla), Yves Rocher e Danone…
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Come a dire che:
va bene così, allora”.
Il “nulla di fatto” regna sovrano, ma “solo” nella sostanza (hai detto niente!).
La recita è totale. Nessuna delle (p)arti è esclusa (e SPS? He He)…
Ad esempio, a proposito della “illuminata” Ségolène Royal, che:
  1. denuncia pubblica(mente) la Nutella
  2. per poi, solo poche ore dopo
  3. chiedere “scusa”
  4. facendo così una grande pubblicità alla Nutella…
Dalla fine degli anni settanta al 2007 è stata compagna di vita di François Hollande, ex primo segretario del Partito socialista e Presidente della Repubblica francese dal 2012, con il quale ha avuto quattro figli…
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Non una persona qualsiasi, dunque. E per nulla af(fatto) “fuori dal coro”.
Proprio come, a livello frattale, i (parte)cipanti al Grande Fratello sono sempre personaggi già intro(dotti) nell’ambiente e nell’ambito dello “spettacolo”, anche se tutti gli altri pagano per “provarci”.
È tutta una recita. Il copione è sempre quello. Se non lo reciti, allora… “sei out”.
Al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni - che si appresta a ricevere a Milano Ségolène Royal - non sono piaciute le dichiarazioni del ministro dell'Ambiente francese sulla Nutella (dichiarazioni di cui lei si è peraltro scusata).
Per questo ne chiede le dimissioni.
"Un ministro del genere - spiega - dovrebbe avere il pudore di dimettersi perché non sa quello che dice. Chi dice in pubblico una cosa senza rendersene conto non può fare il ministro".
La Royal aveva accusato la Ferrero di essere corresponsabile del processo di deforestazione a causa dell'utilizzo dell'olio di palma in alcuni prodotti fra cui la celebre Nutella.
Affermazione che non era piaciuta nemmeno alla moglie di Renzi, Agnese che si era poi fatta fotografare con la figlia in procinto di addentare una crepe alla Nutella…
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  • non sa quello che dice (davvero? Se Ferrero è dagli anni 60 che va avanti così, non è forse "corresponsabile del processo di deforestazione"?)
  • chi dice in pubblico una cosa senza rendersene conto non può fare il ministro (Certo. Perchè dice una scomoda verità. Ok?)
  • affermazione che non era piaciuta nemmeno alla moglie di Renzi (niente popò di meno che...).
La guerra dei poveri si (ri)traduce sempre in:
  • divisione ad ogni livello (Massa)
sottostante
  • ad un grado di coesione totale (Dominio).
Ségolène Royal ha svolto opera di “pubblica pubblicità” (per come dovevano andare le "cose", nell'inclinazione del reale manifesto).

L’importante è che se ne parli. Nel bene e/o nel male…”
Tanto, c’è la versione ufficiale, deviata, ad indicarti sempre la “via”, nel solco d’aratro (Anti)Sistemico.

Intanto Barack Obama parla della questione razziale come forse non aveva mai fatto.
E in un'intervista radiofonica fa scalpore, arrivando a "sdoganare", per dare forza al suo messaggio, il termine “negro”.
La cosiddetta "N-Word" impronunciabile negli Stati Uniti.
"L'America non è guarita dal razzismo. E l'eredità dello schiavismo getta un'ombra lunga che è ancora parte del nostro Dna", afferma il presidente, per il quale "non basta non usare più la parola 'negro' in pubblico, per dire che il razzismo è scomparso. Perchè quello che è accaduto 200, 300 anni fa non è stato ancora completamente cancellato".
È un Obama - sottolineano molti osservatori - sempre più coinvolto, appassionato di fronte a una questione che ha sempre affrontato con grande cautela, per non sembrare un presidente di parte.
Ma dopo la strage di Charleston nulla può essere più uguale a prima. E - scrive il New York Times - la tragedia ci consegna un presidente, notoriamente freddo e distaccato, che adesso si lascia sempre andare ai sentimenti, spesso fino alla commozione.
Anche se sul tema del controllo delle armi non si fa illusioni, quasi arrendendosi di fronte a un Congresso come quello attuale, condizionato fin troppo - ammette - dall'influente lobby della Nra
Link
Suvvia. Ti dicono “tutto”, ma sempre “tra le righe”.
La tua posizione è stata resa de(centrata). Ergo, (di)pendi anche per quanto (ri)guarda la “tua” capacità di (de)codifica frattale di ciò che ac(cade) nel reale manifesto.
L’alternativa? He He… non esiste nella sostanza.

Quinoa, il cibo della salute che arriva da lontano.
Come cibo della salute è seconda soltanto al cavolo.
Stiamo parlando della quinoa, che la Food and Agriculture Organization ha eletto "Cibo internazionale dell'anno" 2013.
E si può scommettere che più di qualcuno, tra voi, abbia assaggiato questo cibo che ricorda il grano e che si accompagna perfettamente a insalate, omelette e perfino dolci. Ma sapete davvero che cos'è?
Ora finalmente lo scoprirete.
Ciò che noi mangiamo è il seme. No, non si tratta di grano, benché tutti la pensino così. La quinoa cresce da una pianta erbacea della famiglia delle Chenopodiaceae.
È parente, quindi, di spinaci e barbabietola
La quinoa è una proteina completa. Contiene, cioè, tutti i 9 aminoacidi essenziali che il corpo non è in grado di produrre e deve regolarmente assumere.
Ottima scelta per i tanti vegetariani presenti. Inoltre, non ha glutine al suo interno:
è perfetta, quindi, per chi deve evitare la sostanza…
A proposito dei due maggiori produttori di quinoa, Bolivia e Perù, dovete sapere che impiegano metodi opposti.
E se un tempo era la Bolivia a dominare il mercato dell'export, recentemente il Perù le si è avvicinato, fin quasi a raggiungerla.
Un fatto, questo, che irrita gli agricoltori boliviani, anche perché i colleghi peruviani prediligono uno stile "aziendale" e impiegano grandi quantitativi di pesticidi.
Non solo, ma le elevate quantità di quinoa prodotte in Perù in questo modo stanno aprendo lo scenario per una concorrenza al ribasso
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  • concorrenza al ribasso (il prezzo scende e rende disponibile il prodotto a tutti. Alias, i pesticidi entrano meglio in ricircolo)
  • la quinoa è una proteina completa. Contiene, cioè, tutti i 9 aminoacidi essenziali che il corpo non è in grado di produrre e deve regolarmente assumere (attenzione: se il corpo non è in grado di produrre e deve regolarmente assumere, sei ancora alla prese con quella artificialità indotta, che ti rende dipendente da tutto, in pratica. Il “corpo” dunque è stato progettato per creare business esterno. Alias, tu sei artificiale, come un prodotto Ogm o un computer. Gli “integratori” che devi assumere sempre, sono l’equivalente del business, della malattia ad abbonamento vitale, della cura dell’effetto in luogo della causa, etc.)
  • i colleghi peruviani prediligono uno stile "aziendale" e impiegano grandi quantitativi di pesticidi (ecco. Avevi qualche dubbio?)…
 



La Russia propone una commissione d'inchiesta sulla prima passeggiata lunare:
"Non esistono più le prove dello sbarco degli americani"…
"Chiediamo una commissione d'inchiesta internazionale sulla scomparsa della pellicola originale dello sbarco sulla Luna, e perché i quasi 400 chilogrammi portati sulla terra, sono scomparsi".
Non stiamo dicendo che lo sbarco non abbia avuto luogo, o che è stato girato in uno studio, semplicemente tutti questi reperti costituiscono un patrimonio e la loro scomparsa è una perdita per tutti noi.
Ed effettivamente, secondo l'agenzia di stampa Reuters, la Nasa non possiede più i filmati originali, nel 2009 ha ammesso di averli distrutti per motivi economici, così come altri 200.000
Link
La Nasa… ha ammesso di averli distrutti per motivi economici (He He)…
Nota il gio(g)o delle (p)arti.
E nota, anche, come la (di)pendenza dalla Nutella (zucchero) sia la stessa, a livello frattale, che s’impossessa degli animi di coloro che difendono il “Made in Italy” (affermandolo in lingua inglese), diventando dei ciechi che non odono altro che il tam tam, che è in grado di raggiungerli.
L’auto “divide et impera”.



"Mille scuse per la polemica sulla Nutella"…
Immediati i commenti di tanti amanti della crema di nocciole che avevano puntualizzato come non solo Ferrero, produttore di Nutella, ma anche tante altre realtà industriali si servano dell'olio di palma.
Non erano mancate, poi, le critiche delle istituzioni e della politica…
È un "grave e brutto scivolone della Francia sull’eccellenza italiana" aveva parlato per primo il deputato democratico Michele Anzaldi, membro della commissione Agricoltura della Camera…
Accanto alle precisazioni aziendali e alle polemiche politiche, poi, la rivolta del web.
E rilevante è anche il commento apparso oggi su Il Sole 24 Ore.
"L’impatto ambientale dell’olio di palma ovviamente c’è, perché ogni atto umano ha un impatto sull’ambiente. Ed è vero che ci fu un impoverimento del mondo quando si abbatterono migliaia di ettari di foresta pluviale in Malesia o in Indonesia per piantare palme da olio.
Ma boicottando la Nutella non si rallentano i consumi di olio di palma né si restituisce foresta pluviale. Se non esistesse la crema al gianduia, la coltura di palme non perderebbe un ettaro e le navi cisterna cariche di olio viaggerebbero sulle stesse identiche rotte.
Rinunciare all’olio di palma significa favorire altri grassi e altre colture di pari impatto".
Quello di Royal, conclude Il Sole 24 Ore, è un brutto scivolone…
Link
Ecco, signore e signori, lo status quo. Il “nulla… che, non può cambiare”.
Il passato che è passato, seppure sempre presente.
È vero che l’olio di palma fa male alla salute?
Il consumo di olio di palma non comporta in sé conseguenze negative per la salute…
Link
Nel 2007, con 28 milioni di tonnellate di produzione globale, era il secondo olio commestibile più prodotto, dopo l'olio di soia, che adesso potrebbe aver superato...
Dopo un ulteriore processo di raffinazione può assumere un colore bianco giallino (la bollitura in pochi minuti distrugge i carotenoidi e gli antiossidanti, mentre permangono i grassi saturi).
È usato come olio alimentare, per farne margarina e come ingrediente di molti cibi lavorati, specie nell'industria alimentare. È uno dei pochi oli vegetali con un contenuto relativamente alto di grassi saturi (come anche l'olio di cocco) e quindi semi-solido a temperatura ambiente…
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L'olio di palma è sempre stato molto usato nei paesi dell'Africa occidentale come olio alimentare.
I mercanti europei che commerciavano in quei luoghi talvolta lo importavano in Europa, ma poiché l'olio era abbondante ed economico, l'olio di palma rimase raro fuori dall'Africa occidentale.
Nella regione di Ashanti, schiavi di stato costruirono vaste piantagioni di palme da olio, mentre nel vicino Dahomey (l'attuale Benin) re Ghezo nel 1856 approvò una legge che vietava ai suoi sudditi di tagliare palme da olio.
L'olio di palma in seguito divenne un prodotto altamente commerciato dai mercanti britannici per il suo uso come lubrificante per le macchine della rivoluzione industriale, e come materia prima per prodotti a base di sapone come il Sunlight della Lever Brothers (a partire dal 1884) e il sapone statunitense Palmolive.
La palma da olio fu introdotta nel 1848 dagli olandesi nell'isola di Giava, e nel 1910 in Malesia dallo scozzese William Sime e dal banchiere inglese Henry Darby.
Le prime piantagioni furono fondate e gestite soprattutto da britannici come Sime Darby. A partire dagli anni sessanta il governo promosse un grande piano di coltivazione della palma da olio con lo scopo di combattere la povertà.
A ciascun colono venivano assegnati circa 4 ettari di terra da coltivare con palma da olio o gomma, e 20 anni per ripagare il debito.
Le grandi società di coltivazione rimasero quotate nella Borsa di Londra finché il governo malese non promosse la loro nazionalizzazione negli anni '60 e '70.
In Malesia, paese dove si produce il 39% della produzione mondiale di olio di palma, ha sede uno dei più importanti centri di ricerca sugli oli e grassi di palma al mondo, il Palm Oil Research Institute of Malaysia (Porim), fondato da B.C. Sekhar…
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Dal 1950 la maggioranza degli studi ha evidenziato che il consumo di alimenti che contengano elevate quantità di acidi grassi saturi - quindi i grassi della carne e derivati, del latte e derivati (cioè burro e formaggi), lo strutto, ed inoltre alcuni oli vegetali (olio di cocco, di palma e di semi di palma) sia potenzialmente dannoso per la salute...
La morale è sempre quella:
stai “qua, così” con la Nutella
Sei incollato/a al reale manifesto, da tutto quello che è emerso.

Nulla “che nuoce alla salute del Dominio” è (ri)emerso.

Per cui:
il Re è morto. Evviva il Re.

A livello frattale, è tutto in proporzione:
Silvio Berlusconi dovrà versare all'ex moglie la cifra di 1 milione e 400mila euro al mese:
a questa cifra è stato stabilito il mantenimento dovuto a Veronica Lario, parametrato sul patrimonio dell'ex premier...

In fase di separazione Veronica Lario aveva chiesto 3 milioni di euro al mese, per mantenere lo stile di vita abituale.
Cifra che inizialmente le era stata accordata:
poi Berlusconi ha presentato un ricorso e fatta la domanda di divorzio a Monza, ottenendo così il dimezzamento della cifra iniziale...
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Per cui, "alza il tiro"... e renditi conto di quale entità dell'interesse "c'è, sia sotto, che dietro/attorno". 
Da una simile prospettiva, puoi costruire una mappa e capire "dove sei, rispetto a...".




        

Davide Nebuloni 

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