lunedì 29 giugno 2015

LA DEMOCRAZIA NON ESISTE


Non voglio qui affermare che la democrazia (dal gr. demos kratos = potere del popolo) sia sbagliata, bensì che essa semplicemente non esiste, o meglio, che può esistere solo come maschera dell’oligarchia (dal gr. oligoi–archia = governo di pochi).

Niente può governarsi da sé. È logicamente impossibile che ciò possa avvenire, perché ogni ente che vuole esprimere in maniera ordinata le proprie azioni deve necessariamente fare riferimento a qualcosa che gli è evolutivamente superiore e che quindi possiede una visione più ampia della realtà in cui esso deve muoversi. 
 
L’ordine sociale deve quindi procedere dall’autorità spirituale, e non, come qualcuno assurdamente crede, da se stesso. Sia chiaro che per autorità spirituale si vuole qui intendere l’autorità della propria anima e non il controllo da parte di qualche organo religioso.

Medesimo discorso può essere fatto per scienza, medicina, educazione, economia... Se esse non procedono da un’autorità spirituale – che si manifesta sul piano sociale in una Gerarchia Spirituale – non potendo trovare in se stesse i valori cui aspirare, si ritroveranno senza direzione né etica, senza un fine evolutivo da seguire e da trasmettere alle nuove generazioni. E ciò che non ha come obiettivo la propria evoluzione spirituale – sia esso un singolo o una civiltà – inevitabilmente degenera.

Governato e governante devono necessariamente costituire due enti separati, non perché io creda sia meglio così, ma perché questo è nella logica naturale delle cose. Il corpo non può autogovernarsi, ma deve evidentemente affidarsi al piano mentale che gli è superiore. Corpo, emozioni e mente dovrebbero essere a loro volta governati dal piano animico.
 
È pertanto irrazionale che una moltitudine pretenda di autogovernarsi, poiché, per essere in grado di prendere le decisioni migliori per il proprio benessere, tale moltitudine dovrebbe “uscire da sé” e osservarsi dall’esterno. Chi governa un ente deve infatti averne una visione globale, deve possedere un punto di vista più ampio, superiore all’ente stesso, che serve a valutarne innanzi tutto gli scopi evolutivi e quindi i bisogni immediati. 
 
Come può un popolo osservare se stesso da un punto di vista più ampio e inclusivo del suo? Non è forse un tentativo contraddittorio? Questo genere di amministrazione dello Stato costituisce un’illusione, perché non può mai divenire realizzabile nei fatti. Un organismo da governare che non fa riferimento a un governante esterno a sé, è come un corpo con la testa mozzata che pretende di sapere dove andare e cosa fare.

Dal momento che ogni ente deve necessariamente, per forza di cose, trovare fuori da sé il proprio governante, il risultato dell’infantile desiderio di autogoverno del popolo è la fatale sottomissione a chiunque possegga l’abilità di illuderlo che ciò sia effettivamente possibile. L’irrazionale desiderio di democrazia avrà quindi sempre come effetto l’oligarchia, che, non a caso, è oggi la forma di governo più diffusa nel mondo cosiddetto ‘democratico’. La democrazia non è possibile, ma se il popolo non si rende conto di questa impossibilità e vuole comunque illudersi di potersi autogovernare, allora un’oligarchia è autorizzata a stabilirsi al potere per decenni facendosi chiamare ‘governo democratico’.

Per raggiungere i propri scopi nell’ambito di quell’attività che viene oggi erroneamente definita ‘politica’ è indispensabile non rendere mai noto ciò per cui ci si batte, ma esclusivamente ciò per cui la gente vuole che ci si batta. Non possedere alcuna idea propria, ma limitarsi a riflettere quelle del popolo, rappresenta oggi la peculiarità capace di trasformare un politico mediocre in un politico di successo! Per assicurarsi il successo è sufficiente che il politico non sia mai un e-ducatore – cioè un individuo che riesce ad estrarre il meglio delle qualità del cittadino –, né che sia portatore di intuizioni originali provenienti dall’anima, ma sempre solo uno specchio dei desideri orientati alla sopravvivenza che il popolo di norma esprime. Questi trucchi sono tanto antichi quanto elementari, ma se non si entra in un paradigma che presuppone il risveglio delle coscienze attraverso un percorso iniziatico, simili meccanismi di asservimento saranno applicabili ancora per centinaia di anni.

Il livello di coscienza dei politici non si discosta da quello del popolo che essi vorrebbero dirigere. Gli uomini di governo dimostrano ogni giorno di essere nati per escrezione e non per parto, come nel passato ha affermato qualcuno che di politica se ne intendeva. Essi, a causa dei loro pesanti attaccamenti a potere, denaro e idee di parte, non possono ancora, anche volendo, agire per il Bene Comune, e ne è la dimostrazione il fatto che si vantino di essere i portavoce del popolo, cioè, in ultima analisi, di non riuscire a governarlo. Reggere uno Stato non significa infatti limitarsi ad assecondare i voleri egoistici (=rivolti alla propria sopravvivenza) della popolazione, bensì e-ducare i cittadini portandoli progressivamente su un nuovo livello di consapevolezza. 
 
La strada dell’accumulare voti promettendo ciò che il popolo vuole sentirsi promettere, è una strada senza uscita, poiché sul piano della materialità sarà sempre impossibile accontentare tutti. Essi non si preoccupano di e-ducare, cioè di modificare lo status-quo in cui giace la società, non innalzano la qualità della coscienza del popolo, si preoccupano esclusivamente di assecondarne gli istinti di sopravvivenza e le emozioni più basse... e il popolo li acclama per questo! Non potendo però, una volta eletti, soddisfare i bisogni egoistici di tutti, si trovano nella condizione di non poter mantenere ciò che hanno promesso.
 
La tecnica usata per irretire i cittadini è sempre la stessa ed è molto semplice: mai proibire apertamente qualcosa, bensì concedere un surrogato del valore che viene richiesto dal popolo definendolo con il termine che identifica il valore autentico. La gente vuole democrazia? Le diamo un’oligarchia e la chiamiamo democrazia. La gente vuole libertà? Le diamo un sistema che è condizionante fin dall’infanzia e lo chiamiamo ‘società libera’. La gente vuole uguaglianza? La costringiamo all’omologazione e la chiamiamo uguaglianza o globalizzazione. La gente vuole arte? Le diamo – e le insegniamo nelle scuole – la tecnica (un’attività della mente) e la chiamiamo arte (un’attività del Cuore).
 
Chi ci condiziona la mente con idee di democrazia, uguaglianza, libertà per tutti... in realtà non ci fornisce mai il mezzo per raggiungere la completa serenità interiore indispensabile perché le cose nel mondo funzionino. Ci inculcano delle parole vuote convincendoci che i valori siano ‘cose’ che devono essere inseguite e pretese, anche con la lotta, sempre al di fuori di noi stessi, in una nuova ideologia o in un nuovo governo. 
 
Ci convincono che la libertà possa essere data da un governo di sinistra o di destra, democratico o repubblicano, ma non ci suggeriscono che se non diventiamo liberi interiormente dai nostri attaccamenti e dai nostri bisogni non saremo mai in alcun modo liberi. La società fa di tutto perché cerchiamo la felicità fuori di noi – in un nuovo sistema di governo, in uno stipendio maggiore, in una diversa posizione sociale – cioè nell’unico luogo dove essa non può trovarsi. In questo modo i nostri condizionamenti possono essere sfruttati a piacimento dalle agenzie pubblicitarie così come dai partiti politici attraverso le promesse pre-elettorali: votiamo infatti chi ci garantisce una migliore sopravvivenza, in ottemperanza all’atavica paura di morire. Un cittadino decondizionato, privo di attaccamenti e paure, non potrebbe più essere manipolato. Un politico decondizionato, privo di attaccamenti e paure, non potrebbe più essere corrotto.
 
Le oligarchie che sono attualmente al governo nei diversi Stati subiscono a loro volta la manipolazione – a volte connivente, a volte inconsapevole – da parte di mafia e potere economico. Ad esclusione di alcuni casi eccezionali è sempre questo potere economico a decidere chi deve governare all’interno di ogni Stato, ed esso si trova saldamente nelle mani di pochi finanzieri internazionali che, per ovvie questioni di convenienza, collaborano assiduamente fra di loro, anche quando apparentemente sembra che siano in concorrenza (l’illusione del libero mercato).
 
Non si vota mai per forze politiche sostanzialmente differenti, ma per la stessa forza che appare sotto diverse e multicolori forme. Le differenze fra gli schieramenti sono illusorie, sono dei miraggi che servono ad alimentare il grande inganno: se crediamo di poter scegliere fra opposte fazioni che si combattono, crediamo di vivere in una nazione libera. Ma l’aspetto veramente ridicolo di tutto questo è che le diverse fazioni sono realmente convinte di dire cose diverse nella sostanza, e non solo nella forma, e sono convinte di poter difendere nel modo migliore quella condizione inesistente che è la democrazia. 
 
I vari esponenti e gli stessi segretari di partito sono in maggioranza solo vittime inconsapevoli del meccanismo che contribuiscono ad alimentare; sono essi stessi schiavi di paure e attaccamenti materiali, cioè di quei medesimi condizionamenti che sfruttano per aggraziarsi l’opinione pubblica o per denigrare un avversario agli occhi degli elettori. Chi viene eletto non si rende conto di essere stato scelto unicamente in virtù del suo particolare livello di mediocrità e della sua inconsapevolezza riguardo ciò che gli accade intorno. I partiti politici sono in mano a un gruppo di banchieri ebrei e alla mafia. I cittadini sono burattini di altri burattini.

D’altronde se uno schieramento lavorasse sinceramente per il Bene, le sue azioni non sarebbero volte ad alimentare il conflitto con gli oppositori, né allo screditamento del loro operato, bensì all’ampliamento della coscienza dei cittadini, affinché questi possano assumere una libertà di pensiero reale e siano in grado di decidere autonomamente chi votare per il Bene della comunità. 
 
La campagna elettorale, come viene realizzata comunemente, si muove invece nella direzione opposta: si insultano e si screditano gli oppositori, si tendono trappole, si pagano fotografi e intercettatori, si promette ciò che il popolino vuole sentirsi dire, si tenta, insomma, di evitare che il cittadino pensi con la sua testa, si fa di tutto perché resti addormentato nella personalità agendo sui suoi bisogni legati alla sopravvivenza.
 
Libertà, democrazia, lavoro per tutti, meno tasse, lotta contro il crimine, più attenzione all’ecologia, guerra alla droga... Amen.

Solo se noi siamo liberi interiormente, se ci troviamo in uno stato interiore di libertà, in uno stato interiore di pace e in uno stato interiore di giustizia, allora queste qualità sono veramente nostre, perché non ci limitiamo a parlarne, ma le siamo, e si irradieranno da noi verso l’esterno.
 
Un partito che vuole la pace deve stare in pace, e se vuole la giustizia deve essere giusto, e se vuole la libertà deve essere libero. Nella misura in cui ognuno dei suoi componenti avrà realizzato in se stesso questi stati di coscienza, il partito li manifesterà anche esteriormente con le sue azioni. 
 
Solo un uomo che ha raggiunto la pace può agire per la pace nel mondo, perché irradia pace e continua a irradiarla anche quando esteriormente deve lottare come un Samurai, un Templare o un’Amazzone. Un uomo in conflitto all’interno di sé, alimenta il conflitto nel mondo, in quanto irradia questa disarmonia e continua a irradiarla anche quando esteriormente appare pacato, misurato e tranquillo.

 
 di Salvatore Brizzi
 
Articolo preso da "Oltre la Democrazia"
 

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