Non voglio qui affermare che la democrazia (dal gr. demos kratos = potere del popolo) sia sbagliata, bensì che essa semplicemente non esiste, o meglio, che può esistere solo come maschera dell’oligarchia (dal gr. oligoi–archia = governo di pochi).
Niente può governarsi da sé. È
logicamente impossibile che ciò possa avvenire, perché ogni ente che
vuole esprimere in maniera ordinata le proprie azioni deve
necessariamente fare riferimento a qualcosa che gli è evolutivamente
superiore e che quindi possiede una visione più ampia della realtà in
cui esso deve muoversi.
L’ordine sociale deve quindi procedere
dall’autorità spirituale, e non, come qualcuno assurdamente crede, da se
stesso. Sia chiaro che per autorità spirituale si vuole qui intendere
l’autorità della propria anima e non il controllo da parte di qualche
organo religioso.
Medesimo discorso può essere
fatto per scienza, medicina, educazione, economia... Se esse non
procedono da un’autorità spirituale – che si manifesta sul piano sociale
in una Gerarchia Spirituale – non potendo trovare in se stesse i valori
cui aspirare, si ritroveranno senza direzione né etica, senza un fine
evolutivo da seguire e da trasmettere alle nuove generazioni. E ciò che
non ha come obiettivo la propria evoluzione spirituale – sia esso un
singolo o una civiltà – inevitabilmente degenera.
Governato
e governante devono necessariamente costituire due enti separati, non
perché io creda sia meglio così, ma perché questo è nella logica
naturale delle cose. Il corpo non può autogovernarsi, ma deve
evidentemente affidarsi al piano mentale che gli è superiore. Corpo,
emozioni e mente dovrebbero essere a loro volta governati dal piano
animico.
È pertanto irrazionale che una moltitudine pretenda
di autogovernarsi, poiché, per essere in grado di prendere le decisioni
migliori per il proprio benessere, tale moltitudine dovrebbe “uscire da
sé” e osservarsi dall’esterno. Chi governa un ente deve infatti averne
una visione globale, deve possedere un punto di vista più ampio,
superiore all’ente stesso, che serve a valutarne innanzi tutto gli scopi
evolutivi e quindi i bisogni immediati.
Come può un popolo osservare se
stesso da un punto di vista più ampio e inclusivo del suo? Non è forse
un tentativo contraddittorio? Questo genere di amministrazione dello
Stato costituisce un’illusione, perché non può mai divenire realizzabile
nei fatti. Un organismo da governare che non fa riferimento a un
governante esterno a sé, è come un corpo con la testa mozzata che
pretende di sapere dove andare e cosa fare.
Dal
momento che ogni ente deve necessariamente, per forza di cose, trovare
fuori da sé il proprio governante, il risultato dell’infantile desiderio
di autogoverno del popolo è la fatale sottomissione a chiunque possegga
l’abilità di illuderlo che ciò sia effettivamente possibile.
L’irrazionale desiderio di democrazia avrà quindi sempre come effetto
l’oligarchia, che, non a caso, è oggi la forma di governo più diffusa
nel mondo cosiddetto ‘democratico’. La democrazia non è possibile, ma se
il popolo non si rende conto di questa impossibilità e vuole comunque
illudersi di potersi autogovernare, allora un’oligarchia è autorizzata a
stabilirsi al potere per decenni facendosi chiamare ‘governo
democratico’.
Per raggiungere i propri scopi
nell’ambito di quell’attività che viene oggi erroneamente definita
‘politica’ è indispensabile non rendere mai noto ciò per cui ci si
batte, ma esclusivamente ciò per cui la gente vuole che ci si batta. Non
possedere alcuna idea propria, ma limitarsi a riflettere quelle del
popolo, rappresenta oggi la peculiarità capace di trasformare un
politico mediocre in un politico di successo! Per assicurarsi il
successo è sufficiente che il politico non sia mai un e-ducatore – cioè
un individuo che riesce ad estrarre il meglio delle qualità del
cittadino –, né che sia portatore di intuizioni originali provenienti
dall’anima, ma sempre solo uno specchio dei desideri orientati alla
sopravvivenza che il popolo di norma esprime. Questi trucchi sono tanto
antichi quanto elementari, ma se non si entra in un paradigma che
presuppone il risveglio delle coscienze attraverso un percorso
iniziatico, simili meccanismi di asservimento saranno applicabili ancora
per centinaia di anni.
Il livello di coscienza
dei politici non si discosta da quello del popolo che essi vorrebbero
dirigere. Gli uomini di governo dimostrano ogni giorno di essere nati
per escrezione e non per parto, come nel passato ha affermato qualcuno
che di politica se ne intendeva. Essi, a causa dei loro pesanti
attaccamenti a potere, denaro e idee di parte, non possono ancora, anche
volendo, agire per il Bene Comune, e ne è la dimostrazione il fatto che
si vantino di essere i portavoce del popolo, cioè, in ultima analisi,
di non riuscire a governarlo. Reggere uno Stato non significa infatti
limitarsi ad assecondare i voleri egoistici (=rivolti alla propria
sopravvivenza) della popolazione, bensì e-ducare i cittadini portandoli
progressivamente su un nuovo livello di consapevolezza.
La strada
dell’accumulare voti promettendo ciò che il popolo vuole sentirsi
promettere, è una strada senza uscita, poiché sul piano della
materialità sarà sempre impossibile accontentare tutti. Essi non si
preoccupano di e-ducare, cioè di modificare lo status-quo in cui giace
la società, non innalzano la qualità della coscienza del popolo, si
preoccupano esclusivamente di assecondarne gli istinti di sopravvivenza e
le emozioni più basse... e il popolo li acclama per questo! Non potendo
però, una volta eletti, soddisfare i bisogni egoistici di tutti, si
trovano nella condizione di non poter mantenere ciò che hanno promesso.
La
tecnica usata per irretire i cittadini è sempre la stessa ed è molto
semplice: mai proibire apertamente qualcosa, bensì concedere un
surrogato del valore che viene richiesto dal popolo definendolo con il
termine che identifica il valore autentico. La gente vuole democrazia?
Le diamo un’oligarchia e la chiamiamo democrazia. La gente vuole
libertà? Le diamo un sistema che è condizionante fin dall’infanzia e lo
chiamiamo ‘società libera’. La gente vuole uguaglianza? La costringiamo
all’omologazione e la chiamiamo uguaglianza o globalizzazione. La gente
vuole arte? Le diamo – e le insegniamo nelle scuole – la tecnica
(un’attività della mente) e la chiamiamo arte (un’attività del Cuore).
Chi
ci condiziona la mente con idee di democrazia, uguaglianza, libertà per
tutti... in realtà non ci fornisce mai il mezzo per raggiungere la
completa serenità interiore indispensabile perché le cose nel mondo
funzionino. Ci inculcano delle parole vuote convincendoci che i valori
siano ‘cose’ che devono essere inseguite e pretese, anche con la lotta,
sempre al di fuori di noi stessi, in una nuova ideologia o in un nuovo
governo.
Ci convincono che la libertà possa essere data da un governo di
sinistra o di destra, democratico o repubblicano, ma non ci
suggeriscono che se non diventiamo liberi interiormente dai nostri
attaccamenti e dai nostri bisogni non saremo mai in alcun modo liberi.
La società fa di tutto perché cerchiamo la felicità fuori di noi – in un
nuovo sistema di governo, in uno stipendio maggiore, in una diversa
posizione sociale – cioè nell’unico luogo dove essa non può trovarsi. In
questo modo i nostri condizionamenti possono essere sfruttati a
piacimento dalle agenzie pubblicitarie così come dai partiti politici
attraverso le promesse pre-elettorali: votiamo infatti chi ci garantisce
una migliore sopravvivenza, in ottemperanza all’atavica paura di
morire. Un cittadino decondizionato, privo di attaccamenti e paure, non
potrebbe più essere manipolato. Un politico decondizionato, privo di
attaccamenti e paure, non potrebbe più essere corrotto.
Le
oligarchie che sono attualmente al governo nei diversi Stati subiscono a
loro volta la manipolazione – a volte connivente, a volte inconsapevole
– da parte di mafia e potere economico. Ad esclusione di alcuni casi
eccezionali è sempre questo potere economico a decidere chi deve
governare all’interno di ogni Stato, ed esso si trova saldamente nelle
mani di pochi finanzieri internazionali che, per ovvie questioni di
convenienza, collaborano assiduamente fra di loro, anche quando
apparentemente sembra che siano in concorrenza (l’illusione del libero
mercato).
Non si vota mai per forze politiche sostanzialmente
differenti, ma per la stessa forza che appare sotto diverse e
multicolori forme. Le differenze fra gli schieramenti sono illusorie,
sono dei miraggi che servono ad alimentare il grande inganno: se
crediamo di poter scegliere fra opposte fazioni che si combattono,
crediamo di vivere in una nazione libera. Ma l’aspetto veramente
ridicolo di tutto questo è che le diverse fazioni sono realmente
convinte di dire cose diverse nella sostanza, e non solo nella forma, e
sono convinte di poter difendere nel modo migliore quella condizione
inesistente che è la democrazia.
I vari esponenti e gli stessi segretari
di partito sono in maggioranza solo vittime inconsapevoli del
meccanismo che contribuiscono ad alimentare; sono essi stessi schiavi di
paure e attaccamenti materiali, cioè di quei medesimi condizionamenti
che sfruttano per aggraziarsi l’opinione pubblica o per denigrare un
avversario agli occhi degli elettori. Chi viene eletto non si rende
conto di essere stato scelto unicamente in virtù del suo particolare
livello di mediocrità e della sua inconsapevolezza riguardo ciò che gli
accade intorno. I partiti politici sono in mano a un gruppo di banchieri
ebrei e alla mafia. I cittadini sono burattini di altri burattini.
D’altronde
se uno schieramento lavorasse sinceramente per il Bene, le sue azioni
non sarebbero volte ad alimentare il conflitto con gli oppositori, né
allo screditamento del loro operato, bensì all’ampliamento della
coscienza dei cittadini, affinché questi possano assumere una libertà di
pensiero reale e siano in grado di decidere autonomamente chi votare
per il Bene della comunità.
La campagna elettorale, come viene
realizzata comunemente, si muove invece nella direzione opposta: si
insultano e si screditano gli oppositori, si tendono trappole, si pagano
fotografi e intercettatori, si promette ciò che il popolino vuole
sentirsi dire, si tenta, insomma, di evitare che il cittadino pensi con
la sua testa, si fa di tutto perché resti addormentato nella personalità
agendo sui suoi bisogni legati alla sopravvivenza.
Libertà,
democrazia, lavoro per tutti, meno tasse, lotta contro il crimine, più
attenzione all’ecologia, guerra alla droga... Amen.
Solo
se noi siamo liberi interiormente, se ci troviamo in uno stato
interiore di libertà, in uno stato interiore di pace e in uno stato
interiore di giustizia, allora queste qualità sono veramente nostre,
perché non ci limitiamo a parlarne, ma le siamo, e si irradieranno da
noi verso l’esterno.
Un partito che vuole la pace deve stare
in pace, e se vuole la giustizia deve essere giusto, e se vuole la
libertà deve essere libero. Nella misura in cui ognuno dei suoi
componenti avrà realizzato in se stesso questi stati di coscienza, il
partito li manifesterà anche esteriormente con le sue azioni.
Solo un
uomo che ha raggiunto la pace può agire per la pace nel mondo, perché
irradia pace e continua a irradiarla anche quando esteriormente deve
lottare come un Samurai, un Templare o un’Amazzone. Un uomo in conflitto
all’interno di sé, alimenta il conflitto nel mondo, in quanto irradia
questa disarmonia e continua a irradiarla anche quando esteriormente
appare pacato, misurato e tranquillo.
di Salvatore Brizzi
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