Politica del mordi e fuggi, bugie dalle gambe corte: con questi atteggiamenti l'Occidente si è messo all'angolo da solo nell’arena del dibattito internazionale.
Dalle colonne de La Stampa veniamo a sapere che
il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha pronunciato queste
emblematiche parole: Putin? E' parte del problema. Non è la soluzione in Siria.
Ora, è noto che il quotidiano torinese è schierato contro la Russia, ma
ci preoccupa il livello a cui è scesa la testata degli Agnelli, la
quale finge di offrire un'informazione moderna e indipendente, ma poi
racconta solo a una parte della storia, negando ai suoi lettori
qualunque possibilità di confronto delle voci in causa. La Stampa è un
buon termometro dell'ostilità che i media occidentali mettono contro
Putin e il suo popolo.
E anche in questo, gli italiani di ogni colore e fazione stanno
aprendo gli occhi: i media nazionali lavorano incessamente per creare
una visione parziale e deformata della realtà. Ma i giornali democratici
e indipendenti non vi diranno mai che Donald Tusk si è laureato con una
tesi su Józef Klemens Piłsudski, rivoluzionario polacco famoso tra l'altro per il tentativo di far crollare la Russia con
l'aiuto tedesco per ottenere l'indipendenza polacca. Un politico come
Tusk non ci sembra possa essere obiettivo nel giudicare l'attuale
situazione geopolitica nei casi in cui rientra anche la Russia.
La realtà dei fatti è questa: da una parte c'è la Russia che puntualmente mostra le prove delle complicità tra alcuni Stati della Nato e il Califfato di Raqqa, e dall'altra c'è una fronte internazionale che si impegna solamente a dire non è vero
senza produrre alcun elemento contrario a quanto affermato da Mosca.
Con sempre maggiore evidenza notiamo l'assenza di volontà nel risolvere
la questione siriana, anzi il tentativo è quello di complicarla portando
all'esasperazione i rapporti con Putin, che si batte per debellare la
minaccia del terrorismo islamista.
Infine, l'affronto della Nato che ingloba il Montenegro
è il non plus ultra: invece di impegnarsi a unire ci si esercita
nell'arte di dividere e di provocare. Viviamo in un mondo paradossale
in cui le salme di Parigi vengono ostentate solo per impietosire, invece
che per costruire una risposta fortemente unitaria da parte ci chi dice
no all'integralismo religioso e all'aggressione di uno Stato sovrano.
Ma si sa ormai che questi concetti funzionano solo quando interessa a
determinati personaggi, per ottenere qualche barile di petrolio in più.
E sarebbe interessante sapere che cosa ne
penserebbe l'opinione pubblica dell'abbraccio di domenica fra il
Presidente Ue e il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu. E' normale
pensare di poter riallacciare i rapporti con la Russia quando poi si
abbraccia l'emissario di chi ha appena abbattuto un caccia bombardiere
di quest'ultima? Aereo che era peraltro impegnato in operazioni contro
il nemico comune, o almeno quello che si ritiene accomuni il mondo
civilizzato. Ed è stato abbraccio molto costoso, visto che è stato
pagato dai cittadini europei 3 miliardi di euro in cambio dell'impegno
di Ankara di arginare il flusso di rifugiati verso le coste greche.
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