Albert Einstein (1879-1955), una volta disse:
“Solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima“.
Dopo tutti questi anni, molte persone ancora ridacchiano di questa
citazione anche se l’hanno letta molte volte. Forse perché fonte
d’ispirazione e dalla natura penetrante in relazione a certe persone e
anche certi tipi di governi, per esempio un regime ambizioso come in
Arabia Saudita, un regime impantanato nella guerra dello Yemen, che
ancora vorrebbe farci credere che può invadere un altro Paese del Medio
Oriente, una nazione sovrana come la Siria, con il pretesto di
combattere lo SIIL, una chiara sua progenie.
Il problema è che
l’immaginario “schieramento” saudita comporta molto. La Casa dei Saud
vorrebbe vedere Stati Uniti e NATO partecipare alla sua invasione per il
“cambio di regime”, cosa fuori discussione. Il governo siriano e le
Nazioni Unite non danno a Riyadh alcun permesso d’invaderla.
Inoltre, i
funzionari iraniani e russi avvertono sulla retorica sciocca, con il
premier Dmitrij Medvedev che avverte che l’invasione saudita potrebbe
innescare una “nuova guerra mondiale”. Allo stesso modo, il consigliere
militare del leader supremo iraniano, il Maggior-Generale Yahya Rahim
Safavi, dice che lo spiegamento saudita in Siria è stupida propaganda,
uno stratagemma concepito solo per ridurre i danni.
Secondo lui, “Se i sauditi avessero tale capacità, l’avrebbero fatto nello Yemen“. Non potremmo essere più d’accordo:
– Lo schieramento saudita, con la scusa di combattere i terroristi dello SIIL, in realtà è volto a spodestare il Presidente Bashar al-Assad, un pio desiderio. Se avessero il coraggio d’invadere la Siria, l’avrebbero fatto anni fa, in particolare quando i loro sicari terroristici avevano il sopravvento e controllavano ampi territori in Iraq e Siria. Un lusso di cui non godono più.
– Lo schieramento saudita è un bluff volto a fare pressione su Iran e Russia nell’incentivare i colloqui sulla Siria accogliendo le loro richieste sul cessate il fuoco, nel momento in cui l’esercito siriano appoggiato da iraniani e russi circonda Aleppo e si prepara alla battaglia che deciderà l’esito di cinque anni di guerra.
– Lo schieramento saudita è stato accolto con favore da Washington, ma questo non è del tutto vero. Washington non commetterà mai la follia di rischiare lo scontro diretto con la Russia per uno “scherzo politico”. Al contrario, il segretario di Stato degli USA John Kerry ha concordato con Iran e Russia la cessazione delle ostilità in Siria, destinata ad iniziare al più presto. Questo mentre Iran e Russia rifiutano le richieste di dimissioni del Presidente Assad o di comprendere i vari gruppi terroristici nella lista dei bersagli non ostili. Dicono che i colloqui propiziati dalle Nazioni Unite siano tra Damasco e l’opposizione, e non con i terroristi filo-sauditi.
Tutto questo e molto altro spiega perché la Casa dei Saud non potrà mai
far ingaggiare a Stati Uniti e NATO truppe di terra per effettuare la
sua invasione immaginaria. La Casa dei Saud è in preda al panico e i
suoi complici sanno meglio di chiunque altro che non hanno il coraggio
di fare nulla oltre che colpire il Paese arabo più impoverito chiamato
Yemen, vergogna dell’amministrazione Obama. Sanno anche meglio di
chiunque altro che non possono vincere una guerra ingiustificabile. In
poche parole, lo schieramento saudita in Siria è un disperato tentativo
di salvare il fallito cambio di regime. Le loro stupide ambizioni sono
smisurate rispetto alle loro “presunte” capacità militari nell’universo
basato sulla realtà chiamato Siria. - Fars News Agency, 14/2/2016
La Turchia flette i muscoli in Siria
L’esercito
turco ha continuato, per il secondo giorno, a bombardare le posizioni
della milizia curda siriana oltreconfine, chiedendo a quest’ultima di
ritirarsi dai territori che ha occupato ultimamente nella provincia
settentrionale di Aleppo, in particolare la base militare strategica di
Minaq, di vitale importanza per le linee di rifornimento dalla Turchia
ai gruppi terroristici. Ma i combattenti curdi con sfida respingono la
richiesta turca A loro volta, hanno avvertito che resisteranno ad ogni
incursione turca.
Il leader curdo siriano Salah Muslim ha detto a
Reuters che l’esercito turco affronterà “l’intero popolo siriano”. Gli
ultimi rapporti indicano che la milizia curda, con la copertura aerea
russa, accerchia un’altra città strategica, Tal Rifat, vicino al confine
turco. A dire il vero, Ankara deve affrontare una sfida frontale dalla
milizia curda che ha cancellato le “linee rosse” ad ovest dell’Eufrate e
ora avanza costantemente per prendere il controllo dei territori al
confine con la Turchia.
L’obiettivo turco sarà ritagliare una zona
cuscinetto in Siria, a lungo sostenuto apparentemente per creare campi
per i profughi dalla zona del conflitto, ma in realtà per avere il
controllo dei territori di confine e impedire ai curdi siriani di
accedervi. Le stime di Ankara sembrano indicare che se l’amministrazione
Obama s’è finora rifiutata di sostenere il piano turco, potrebbe non
essere più così con un’influente movimento di opinione negli Stati Uniti
che favorisce sempre più l’idea. In un articolo del quotidiano
filo-governativo Sabah, il portavoce presidenziale della
Turchia Ibrahim Kalin ha fatto capire con forza che gli Stati Uniti
accetteranno come fatto compiuto ogni ‘zona cuscinetto’ che l’esercito
turco potrà ritagliarsi nel territorio siriano.
Naturalmente, un
intervento diretto turco sarà rischioso. Di sicuro incontrerà la
resistenza non solo delle forze governative siriane e della milizia
curda, ma anche dei combattenti di Hezbollah che operano nella zona di
Aleppo. La grande domanda sarà sulla reazione russa. Molto
probabilmente, ciò spiega la telefonata urgente del 13 febbraio del
presidente degli Stati Uniti Barack Obama a Vladimir Putin. Il Cremlino
descrive la conversazione come “franca e costruttiva” e cita Putin
sottolineare con forza l’importanza degli Stati Uniti “nel rinunciare ai
due pesi e due misure”. (Kremlin)
E’ del tutto possibile che la Turchia prepari un qualche intervento in
Siria. L’emiro del Qatar è stato a Istanbul per incontrare il presidente
Recep Erdogan, l’11 febbraio; aerei da caccia sauditi sono arrivati
nella base aerea d’Incirlik. Washington ha espresso preoccupazione e
cerca di ridurre le tensioni, ma conoscendo la testardaggine del
presidente Recep Erdogan, non sarà facilmente scoraggiato dal perseguire
ciò su cui ha messo gli occhi. Il punto è che Erdogan non può assistere
impotente ai gruppi di ascari della Turchia, nella regione di Aleppo,
sconfitti sistematicamente. La caduta di Aleppo sarà la sconfitta della
Turchia e un’enorme perdita di prestigio per Erdogan.
Questo è il
momento di agire poiché la maggior parte dei quartieri orientali di
Aleppo è ora sotto il controllo delle forze governative e la perdita del
tenue corridoio di Azaz significherà che la Turchia non potrà rifornire
i terroristi intrappolati ad Aleppo. D’altra parte, è improbabile che i
sauditi vogliano scendere sul campo in Siria. I sauditi hanno preso la
posizione intelligente di essere disposti a schierare truppe sul fronte
guidato dagli Stati Uniti (che sanno essere improbabile). Quindi, la
Turchia saprebbe che i sauditi bluffano. Ed è improbabile che la Turchia
vada da sola. (Leggasi il perspicace commento iraniano qui sopra).
Nel
frattempo, non c’è tregua nelle operazioni dei curdi siriani e delle
forze e milizie governative. Senz’altro perseguiranno senza sosta nelle
prossime settimane l’obiettivo di prendere il pieno controllo delle
regioni di confine con la Turchia. E c’è scarsa probabilità che i feroci
attacchi aerei russi rallentino. I prossimi giorni saranno i più
critici. La Turchia si guarda attorno, mentre Erdogan cerca la sua via
d’uscita dalla palude.
MK Bhadrakumar, Indian Punchline, 14 febbraio 2016
Il bluff della Turchia
C’è
un déjà vu nei rapporti sull’esercito turco sul punto d’impegnarsi in
un’incursione in Siria. Rapporti simili emersero anche lo scorso anno.
Allora, la storia era che la Turchia si preparava a creare una zona di
sicurezza al confine con la Siria lunga 70 miglia e profonda 20 miglia,
con un’incursione al confine con la Siria. È difficile prendere
seriamente l’idea di un’incursione unilaterale turca in Siria per una
serie di ragioni. In primo luogo, vi è la pura assenza di logica
nell’idea del coinvolgimento militare senza gli alleati occidentali. La
Siria è stata a lungo un disastro minaccioso, ma né la Turchia né alcun
altro è proprio voglioso d’inviarvi il proprio esercito. Certo,
combattenti stranieri abbondano in Siria e tutte le potenze regionali,
così come Stati Uniti e Russia, vi sono sostengono i loro. Ma con il
coinvolgimento diretto russo, la prospettiva di un’incursione turca è
ancora più remota. In secondo luogo, vi è l’opinione pubblica turca
negativa. In Turchia, l’idea di un intervento militare in Siria rimane
assai impopolare. L’intervento sarà certamente controproducente e
scatenerà ancora più il terrorismo dello Stato islamico in Iraq e
Levante (SIIL) nel Paese. Che dire dell’argomento che la Turchia
interverrà in Siria solo per fermare le forze curde.
La teoria afferma
che l’avanzata dei curdi siriani contro lo SIIL ha esacerbato le
preoccupazioni della Turchia sui curdi che si creano una sorta di Stato o
regione autonoma, e che per evitarlo il governo turco, ci viene detto,
sia finalmente disposto a intervenire in Siria. Non vi è alcun dubbio
sul fatto che Ankara sia irritata dal fatto che Russia e Stati Uniti
sostengano militarmente i curdi siriani. La rabbia della Turchia è
guidata dall’idea che la Casa Bianca ora preferisca i partner curdi
siriani ai turchi. Il governo turco è estremamente frustrato dalla nuova
visibilità dell’alleanza tra Stati Uniti e curdi siriani, in
particolare con il Partito dell’Unione Democratica (PYD),
filiale siriana del Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco (PKK).
Ankara attribuisce il successo curdo contro lo SIIL alla volontà
statunitense di sostenere le forze curde siriane con la potenza aerea e i
rifornimenti. Dal punto di vista turco, il PYD è semplicemente un ramo
del PKK che Turchia e Stati Uniti hanno bollato come gruppo
terroristico. Permettere al PYD di riunire le zone curde della Siria
rappresenterebbe una minaccia esistenziale per la Turchia. In tali
circostanze, l’interpretazione più realistica delle voci sull’intervento
turco è la seguente: con la minaccia d’intervenire in Siria, il governo
turco semplicemente cerca di cambiare la politica statunitense che
trova potenzialmente molto dannosa per gli interessi turchi.
Come il
presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha senza dubbio ricordato al
vicepresidente statunitense Joe Biden, nell’ultima visita, la Turchia
può avere un impatto assai maggiore nella lotta allo SIIL dei curdi.
Invece di un’incursione, la Turchia diffonde la notizia della
prospettiva di un intervento militare degli Stati Uniti per avere
attenzione e convincerne il governo a ridurre il sostegno al PYD. Al
momento, la prospettiva di un intervento è molto utile per il governo
turco. L’intervento reale, tuttavia, con tutti i rischi che ne
conseguono, come un confronto con la Russia, è assai meno attraente. In
altre parole, la Turchia sta bluffando.
Omer Taspinar, Todays Zaman, 14 febbraio 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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