martedì 2 febbraio 2016

No TTIP, meglio non farsi illusioni sulla "NATO Economica"


Secondo alcuni la firma del TTIP porterà grandi benefici: la crescita del PIL totale europeo e del reddito pro capite, l'espansione del mercato del lavoro, facilitazioni negli investimenti nel mercato nord-americano.

E' una grande illusione quella secondo cui gli USA risolveranno tutti i problemi dell'Europa. E' meglio non farsi illusioni sul Trattato di Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti e non credere alla retorica dei potenti:
"Il più grande accordo bilaterale di sempre" — David Cameron
"Una Nato Economica" — Hillary Clinton
"Una leva politica per promuovere i valori europei e universali in tutto il Mondo"- Cecilia Malmstrom.
I movimenti "NO-TTIP" denunciano una realtà completamente diversa: i negoziati per la firma del TTIP non sono condotti con la dovuta trasparenza e gli effetti dell'accordo saranno negativi: condizioni vantaggiose per le multinazionali ai danni dei produttori locali, peggioramento della qualità dei prodotti, deregulation selvaggia, restrizione delle libertà su internet, danni all'ambiente.

​Al momento attuale è impossibile valutare completamente l'impatto potenziale del TTIP senza conoscerne tutte le component. Oggi possiamo solamente fare delle ipotesi e delle conclusioni basate su stime di ricavi e perdite. In ogni caso il TTIP non è definibile come un accordo "mutualmente benefico" e vantaggioso per entrambe le parti. Anche ammettendo che l'accordo sia favorevole per tutta la UE a livello politico, questo non significa che porterà identici vantaggi a ciascuno stato membro separatamente. Anche i benefici generali di natura economica non garantiscono che non ci sia nessuno sconfitto.

Prendiamo un paese come il Portogallo. Anche se da più parti quella portoghese è presentata come un'economia che trarrà dei benefici da questo accordo, il suo impatto sull'industria potrebbe non essere così facile. L'industria calzaturiera una volta che si vedrà aperte le porte del mercato americano potrà crescere, mentre la produzione di pomodori, a causa della concorrenza dei prodotti americani avrà un contraccolpo negativo.

Il TTIP è un accordo commerciale ed economico, ma gli argomenti a suo favore riguardano anche la componente geopolitica e dei valori democratici. Sono realmente validi? Una delle idee più comuni ad esempio è che il TTIP contribuirà a difendere la dominazione politica ed economica dell'Occidente (USA e UE) ed i suoi valori democratici nel XXI secolo nonostante la crescita della Cina e della regione Asia-Pacifico ed il suo modello di capitalismo autoritario. Una tesi in apparenza persuasiva, ma che non regge il colpo sotto critiche più serie. 
 
L'Unione Europea è solo una parte (subordinata per giunta) della strategia globale degli USA ed in nessun modo può essere considerata un partner equivalente, come invece implicherebbe l'utilizzo del termine "l' Occidente". Proprio questo modus pensandi ha portato Hillary Clinton ad etichettare il TTIP come una "NATO economica". Né i promotori, né i critici della NATO dubitano del fatto che questa unione politica e militare sia uno strumento di dominazione in mano agli USA: l'Europa, anche per i suoi cronici disaccordi interni e la mancanza di investimenti nella sua sicurezza, per sua stessa colpa sembra senza una reale autonomia.

La tesi in favore della difesa dei valori democratici contro un capitalismo totalitario (quello cinese) lascia aperti parecchi spunti di scetticismo. Questo argomento del resto venne usato già negli anni '90 dagli USA per giustificare l'ingresso della Cina nel WTO. Apparentemente veniva associato ai possibili benefici economici e commerciali, ma non diede nessun effetto. La Cina oggi, rispetto a prima, non è certamente una democrazia più liberale. Inoltre le violazioni dei diritti umani in Cina e la mancanza di valori democratici non hanno impedito alle maggiori multinazionali europee e americane di entrare nel mercato cinese. Per quanto sembri incredibile, anche il più avanzato sistema di censura internet è stato fornito alla Cina proprio dagli USA. 
 
Non ci vuole molto a capire che la strategia degli USA oggi punta dritto alla regione Asia-Pacifico, che secondo la prospettiva di Washington sta mettendo a rischio l'egemonia globale a stelle e strisce. La strategia prevede il contenimento della Cina, seppur adattato all'attuale contesto globalizzato. Non bisogna dimenticarsi che gli USA sono poco interessati all'Europa nei suoi aspetti culturali e sociali. I Latinos e gli asiatici sono una componente sempre più grande della popolazione americana e da qui a pochi decenni sono destinati a diventarne la maggioranza. E' ormai demodè oltre che fuori luogo la visione che pone l'Atlantico al centro del mondo e dipinge gli USA come un paese anglo-sassone.
 Bene che vada, il TTIP ridurrà l'impatto del riorientamento attuale degli USA verso la regione Asia-Pacifico e porterà qualche beneficio economico. Di sicuro non avrà un effetto benefico per tutti, ma solo per alcune industrie ed aziende, come detto sopra.

Male che vada, l'accordo aggraverà i problemi di globalizzazione esistenti in Europa, che stanno mettendo in ginocchio lo stesso modello sociale del Vecchio Continente. L'errore più grande è pensare che il TTIP risolva i problemi dell'Europa. Non facciamoci illusioni.


Articolo pubblicato dal sito What they Say about USA

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