lunedì 1 febbraio 2016

Sedicesima settimana dell’intervento russo in Siria: è alle porte un’invasione americana della Siria?


Questa settimana è stata caratterizzata da un importante successo dell’esercito siriano nella regione di Sheikh Miskeen, Provincia di Daara, nel sud del paese. Frattanto nel nord, l’esercito siriano continua la sua offensiva oltre la base aerea strategicanente importante di Kuweires. Tutti questi successi militari sono stati però messi nell’ombra da voci secondo cui gli Stati Uniti sarebbero in procinto di aprire una base aerea nel nord della Siria, probabilmente nei pressi di Rmeilan, una città nel governatorato di al-Hasakah (nod-est della Siria) e che questa potrebbe essere la preparazione di un intervento militare terrestre da parte degli Stati Uniti. Il fatto interessante è che i media americani hanno iniziato anche a far circolare notizie su come i Russi stessero preparando una seconda base aerea nella Siria del nord.

Erdogan ha anche dichiarato che “non avrebbe tollerato” una seconda base aerea russa nella Siria Curda. E naturalmente c’è stata la dichiarazione di Joe Biden che ha parlato di una “soluzione militare” americana in Siria, nel caso non sia possibile raggiungere un accordo negoziato. Ascoltatelo mentre dice che gli Stati Uniti sono in grado di “spazzar via” il Daesh [in inglese, NdT].



Per quanto riguarda il Segretario alla Difesa Ashton Carter, egli ha asserito che la 101° Divisione Aerotrasportata sarebbe stata dispiegata per combattere il Daesh in Iraq nella zona di Mosul e in Siria presso Raqqa (alla faccia delle sedici promesse di Obama di non avere “scarponi ” americani sul terreno). Come previsto, tutte queste voci hanno dato vita ad un certo numero di titoloni strampalati, tipo: “L’America e la Turchia iniziano l’invasione terrestre della Siria. Come risponderà la Russia?“. Questa è una grossa esagerazione, per dirla in modo carino. Cerchiamo invece di vedere che cosa sta veramente bollendo in pentola.

Primo, è molto improbabile che nella regione venga dispiegato l’intera 101°. Al massimo si parla di qualche battaglione, magari un “gruppo di combattimento”, non certo sufficiente a costituire una forza di invasione. Inoltre la 101° è una divisione di fanteria leggera, semplicemente inadatta per un’invasione terrestre. In una guerra convenzionale, la 101° servirebbe da supporto alle normali truppe di fanteria, ma non le sostituirebbe.

In operazioni di contro-guerriglia la 101° potrebbe fare molte cose, sicurezza, operazioni anti-terrorismo, addestramento delle truppe locali, raccolta informazioni, ecc. Immaginare che la 101° attraversi tutto il nord della Siria fino a Damasco per rovesciare Assad è semplicemente irrealistico. E per quanto riguarda la base aerea che gli Americani avrebbero presumibilmente aperto nel nord dell’Iraq, prendete una cartina e guardate voi stessi dove si trova: molto lontano, nell’angolo nord-est della nazione, vicino al confine turco-iracheno, ma molto, molto lontana dalla città di Damasco o dai radar russi nel Mediterraneo o a Latakia.

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Gli Americani hanno annunciato di avere in programma un’offensiva su due fronti, una verso Mosul e una verso Raqqa. Considerando che gli Stati Uniti hanno già basi aeree in Turchia e in Iraq, l’unica cosa a cui questo aereoporto piuttosto antidiluviano (in passato veniva utilizzato per “scopi agricoli”, p.e. spargere fertilizzanti) potrebbe servire è da punto di appoggio per infiltrare od esfiltrare dalla regione personale specializzato, non certo come centro di smistamento per una grossa forza di invasione.

Inoltre, non è ancora chiaro se gli elementi della 101° verrebbero dispiegati solo in Iraq o anche in Siria. Almeno una rivista americana sembra ritenere che, piuttosto che per una forza da combattimento, la base di Rmeilan in Siria verrà usata dalle varie Forze Speciali Americane, come i controllori al suolo, il personale paramedico di soccorso, i tecnici meteorologici per operazioni speciali, ed altro personale dei Comandi Riuniti per le Operazioni Speciali (JSOC). In questo caso stiamo parlando di una piccola forza specializzata e non certo di un’invasione terrestre di qualche tipo.

Penso che, nonostante le dichiarazioni pubbliche di Biden e di Carter, sia troppo presto per cercare di capire che cosa pensi di fare prossimamente in Siria lo Zio Sam. L’aereoporto di Rmelian è stato probabilmente considerato dagli Stati Uniti solo come località utile per stabilire una presenza e tenersi aperte le varie opzioni. Non penso neanche lontanamente che gli Stati Uniti abbiano alcuna intenzione di invadere la Siria, se ce l’avessero vedremmo un movimento logistico molto più intenso e un concentramento di diverse grosse formazioni provenienti da diverse direzioni (Turchia, Giordania e, possibilmente, Iraq). In questo caso Rmelian potrebbe essere usata dagli elicotteri americani, non certo dai velivoli ad ala fissa, almeno non senza un grosso rimodernamento della pista(e) e delle infrastrutture.

E veniamo alla questione principale, se cioè gli Stati Uniti abbiano una “soluzione militare ” per la Siria, e se una cosa del genere sia davvero possibile. Non lo credo, e per una ragione molto semplice: l’unica forza laggiù in grado di combattere il Daesh sul terreno è l’esercito siriano. Anche gli Iraniani ed Hezbollah non hanno, almeno al momento, le truppe necessarie per aver ragione, da soli, del Daesh. In termini strettamente militari, la Turchia e l’Iran potrebbero, suppongo, lanciare un’invasione su larga scala, ma il costo politico sarebbe proibitivo.

Inoltre i Turchi non avrebbero probabilmente la forza per portare avanti una guerra così sanguinosa senza una chiara via d’uscita. Al più la Turchia vorrebbe ritagliarsi una striscia di terra nel nord della Siria, e contenere i Curdi. A differenza dei Turchi, gli Iraniani potrebbero essere legalmente invitati dai Siriani, ma questo non placherebbe in alcun modo gli Stati Unti o il KSA o i Turchi, che sarebbero assolutamente furiosi per una simile mossa iraniana.

Dopo la recente vittoria diplomatica nei confronti degli Americani degli Israeliani, l’Iran non avrebbe probabilmente nessun desiderio di creare subito un’altra grossa crisi. Infine, come ho già detto un fantastilione di volte, “i Russi NON stanno arrivando”. E questo significa che l’unica forza in grado di vincere sul Daesh è l’esercito siriano e non credo proprio che gli Stati Uniti riescano a far arrivare qualcosa anche solo lontanamente paragonabile al livello di intervento necessario per diventare un protagonista credibile in questa guerra.

I Siriani sul Terreno, i Russi nei cieli, e una qualche forma di collaborazione speciale da parte di Iran ed Hezbollah; questa è l’unica alleanza che può mettere alle corde il Daesh e spingerlo lentamente fuori dalla maggior parte della Siria. Gli Americani sembrano voler utilizzare i Curdi in un ruolo simile a quello dell’esercito siriano, come “scarponi sul terreno”, ma ignorano completamente il fatto che i Curdi non sono un’unica forza, non hanno un esercito regolare, non sono Arabi e che la Turchia, alleato chiave delle operazioni americane, non permetterà mai ai Curdi di avere un ruolo importante nella regione.

E’ comunque possibile che Curdi, Americani ed Iracheni insieme riprendano Mosul, specialmente contro un Daesh indebolito. E per quanto riguarda la riconquista di Raqqa, questa non ce la vedo proprio, anche se magari potrei sbagliarmi e il Daesh potrebbe essere molto più debole di quanto io pensi. Ma così è. Se questo è ciò che Biden intende per “soluzione militare”, allora siamo di fronte ad un espressione veramente impropria. Al massimo, io la chiamerei una “pagliacciata americana”.
The Saker

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Pubblicato su Thesaker.is il 31 gennaio 2016
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it
http://sakeritalia.it/medio-oriente/siria/sedicesima-settimana-dellintervento-russo-in-siria-e-alle-porte-uninvasione-americana-della-siria/ 

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