lunedì 13 giugno 2016

Prospettiva, livelli, deviazione, catena, anello debole, dipendenza, dominante, prospettiva...


Incipit:
stando a quanto riporta l'Istat nel Bilancio demografico nazionale, i decessi sono stati oltre 647 mila, quasi 50 mila in più rispetto al 2014. Si tratta di un incremento sostenuto, da attribuire a fattori sia strutturali sia congiunturali. L'eccesso di mortalità ha riguardato i primi mesi dell'anno e soprattutto il mese di luglio, quando si sono registrate temperature particolarmente elevate per un periodo di tempo prolungato
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Colpo di scena (neanche tanto inaspettato, ormai):
  • l’Isis rivendica tutte le morti del mese di luglio, tra la popolazione italiana
  • avrebbe artificialmente alzato la temperatura, mediante la deviazione dell’anticiclone africano (integralista musulmano), sul “bel Paese”.
Attraverso la particella "avrebbe", puoi affermare qualsiasi... punto di vista (senza affermare nulla), creando... indotto.
   
Trama.
"Va ripetuto che noi approderemo a risultati sempre più confortanti se ci soccorreranno lo stesso spirito di iniziativa, la medesima volontà di lavoro e di collaborazione che ci hanno sorretto finora, e se il senso delle civiche responsabilità saprà evitare deviazioni pregiudizievoli per la libertà e sicurezza delle nostre istituzioni democratiche, e danni o ritardi nel progresso della nostra attività produttiva".
Messaggio di fine anno agli italiani, del presidente della repubblica Giovanni gronchi - palazzo del quirinale 31 dicembre 1956
Questo “messaggio”, è più attuale o è più un monito, che giunge dal “passato”?
È, di più… “la stessa cosa, allo stesso tempo”.
Solida apparenza (realtà manifesta), su apparente (compresente, non manifesto) sfondo dominante...

 Se dividi l’espressione in due parti, ottieni: 
  • va ripetuto che noi approderemo a risultati sempre più confortanti se ci soccorreranno lo stesso spirito di iniziativa, la medesima volontà di lavoro e di collaborazione che ci hanno sorretto finora (va “ripetuto”; le caratteristiche che, sino al 1956 “hanno sorretto”, quali sono? Quell’atteggiamento evocato e messo in campo dalla popolazione, che aveva vissuto la guerra: qualcosa di “originale”. Ecco che, dunque, nel messaggio del presidente della repubblica – a soli 11 anni dal termine della guerra – si comprende come “qualcosa iniziasse a venir meno”. Una decade è già sufficiente per “far dimenticare, distaccando dalla propria memoria ed esperienza diretta”)
e se
  • il senso delle civiche responsabilità saprà evitare deviazioni pregiudizievoli per la libertà e sicurezza delle nostre istituzioni democratiche, e danni o ritardi nel progresso della nostra attività produttiva (ma cosa leggono i tuoi occhi? Perché Gronchi parlò in questi toni? Perché… sapeva. Ossia, era oltre a quello stato intuitivo, sapendo… proprio a partire dall’esperienza diretta di ciò che stava accadendo alla repubblica. Che cosa stava accadendo? Ciò che era “già successo”, nel momento in cui 1 Gronchi era una persona intelligente ed esperta, 2 la guerra era finita, così come era iniziata: come arma di ritorno e strategia di invasione, conquista, “liberazione” e definitivo possesso, per parte unica edominante. Qualcosa che la classe “pensante” dell’epoca sapeva, più che intuendo, ma che allo stesso modo… non poteva denunciare in maniera efficace, poiché la nazione era sempre più presa dal vortice della ricostruzione e dal nascente stress cittadino moderno).
Gli “alleati” liberarono l’Italia nel 1945. Tante comparse, sicure del fatto loro, recitarono la “propria parte, descritta da… una 'dottrina delle illusioni'”, causale, lungimirante, ultra secolare, regista, etc.
Tante “teste” convinte di “scrivere la storia”, scendendo di livello… sino alla Massa, convinta di “scrivere le proprie giornate”.
La “deviazione” è una forma ricorrente “qua, così”; un esempio che viene diretto, alla mente figurativa e figurante, dal mondo della natura:
dalla diga del castoro a quella umana, dalla struttura portante e fluente dei fiumi, sino ad arrivare agli sbocchi in mare.
Qualcosa che non sai mai, esattamente, dove inizia e dove finisce, se non fissando dei paletti teorici convenzionali, innalzati al livello generale della “tua” attenzione.
E la “deviazione” è, prima ancora dell’esempio naturale, ciò che – dal momento di “è già successo” – sancisce tutto di/in te (mentre sei e rimani convinto/a, del contrario; contrario che è esatto, solo nel momento in cui percepisci il tuo potenziale: ciò che già sei, ma che “qua, così” non sembri, apparendo in altro modo).
  
A proposito di presidenti italiani… è possibile renderti conto del livello di “dipendenza ambientale”, nel quale sei e diventi (“sei”) “qua, così”.
Il presente lavoro intende rispondere alla domanda:
che tipo di economista fu Einaudi?
Economista neoclassico, certamente, ma quale fu il neoclassicismo di Einaudi?
Infatti l’ortodossia economica, ovvero il pensiero economico dominante, dei tempi di Einaudi fu neoclassica, ma se con questo termine si intende, come oggi molti fanno, un’analisi che si concentra sul comportamento ottimizzante di individui pienamente razionali e perfettamente informati in un contesto statico e ne studia gli equilibri risultanti, è molto difficile farvi rientrare il nostro autore.
Possiamo forse più correttamente affermare che egli appartenne al mainstream del tempo, intendendo con tale termine l’insieme delle idee dei gruppi dominanti nelle istituzioni accademiche e nelle principali riviste in un dato periodo di tempo.
Il suo pensiero va quindi in primo luogo indagato nel contesto dell’epoca in cui si formò e si sviluppò, per comprenderne l’appartenenza storica.
In secondo luogo bisogna dar ragione della ricchezza del pensiero di Einaudi:
è nostra la convinzione einaudiana citata in epigrafe, secondo cui è necessario scoprire la singolarità di un autore attraverso un’attenta lettura dei testi sullo sfondo storico in cui vennero elaborati.
Nel cercare di definire l’economista Einaudi e inquadrare il suo contributo alla teoria economica ci sembra siano da prendere in esame tre aspetti:
  1. le influenze e le filiazioni del suo pensiero.
  2. il rapporto con la storia.
  3. la visione
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  • egli appartenne al mainstream del tempo, intendendo con tale termine l’insieme delle idee dei gruppi dominanti nelle istituzioni accademiche e nelle principali riviste in un dato periodo di tempo
  • il suo pensiero va quindi in primo luogo indagato nel contesto dell’epoca in cui si formò e si sviluppò, per comprenderne l’appartenenza storica
  • è necessario scoprire la singolarità di un autore attraverso un’attenta lettura dei testi sullo sfondo storico in cui vennero elaborati
Ok? Ci sono delle ricorrenze storiche (ridondanze causali, frattali espanse) anche in questa citazione:
  • dominanti (la dominante è unica, poiché, è una sola "qua, così")
  • nel contesto dell’epoca in cui si formò e si sviluppò, per comprenderne l’appartenenza storica
  • sullo sfondo storico in cui vennero elaborati…
Che cosa “mosse” Einaudi? Ossia, da chi/cosa venne “mosso”?
Non importa, a questo punto, studiare accanitamente il risvolto storico del tempo. Importa accorgersi che “nulla è mai cambiato, dall’alba dei temi ‘qua così’”.
Ossia, dal momento di “è già successo”.
Dall’avvento della dominante.
Ergo:
Einaudi era “posseduto (dalla dominante)”, come qualsiasi altra forma apparente individuale umana “qua, così”.
Per renderti conto di questo, che cosa ti occorre?

Esserci “lato tuo, centrale”.
Ritrova tu il modo per “esserlo”.
SPS funge da catarifrangente:
segnala la direzione sostanziale del percorso, tracciato da altro/i, per te. Accorgersi è… riassumere tutto quello che “sai, perché ti hanno detto che…”, da una prospettiva altra (dimensione aggiunta, per la realtà aumentata “lato tuo, centrale”, attraverso lente frattale espansa ed ottica, appunto, di quinta dimensione):
  • prime tre dimensioni (spaziali)
  • quarta dimensione (temporale)
  • quinta dimensione (ottica… dimensione aggiuntiva = prospettiva; simbolo = occhio).
Tutto dipende…”.


Quindi? Questa “dipendenza”, che cosa provoca? Conseguenza, preventivabile poiché preventivata (programmata anzitempo, dalla dominante, in delegazione frattale espansa, in maniera compresente ma non manifesta, secondo perfetta strategia e conoscenza del “territorio”).
Il “tuo” futuro deriva da una simile prospettiva, pertanto, esso è tuo quanto è “tua, la realtà manifesta ‘qua così’”.
Che cosa c’è, esattamente, di tuo… nel paradigma by dominante?
Nulla. Nemmeno te stesso/a. Hai un corpo datoti in “prestito (visto che non sei il tuo corpo)”, che devi ripagare fintanto che sei al mondo. Questa sorta di auto svalutazione, di te, ti rende un dispositivo svuotato dall’interno e riempito da palliativi o da… placebo (che la “dottrina delle illusioni” raffigura in larga scala).
Osserva lo stato di dipendenza, alias, di sostanziale deviazione e, quindi, di… schiavitù, in termini di mancanza (dimenticanza, nella convenzione) della tua più autentica… originalità. 
La scienza economica nell’età di Einaudi e le influenze sul suo pensiero.

Il pensiero economico di Einaudi si forma e si sviluppa in due epoche profondamente diverse fra loro. La prima, quella della formazione e prima maturazione del suo pensiero, tra gli anni novanta dell’ottocento e il primo quindicennio del novecento, è l’epoca che è stata definita la “belle époque” del capitalismo europeo, l’età dell’ordine liberale:
  • epoca di crescita economica, caratterizzata da elevata apertura dei mercati, relativa stabilità economica e politica sotto la leadership dell’Inghilterra, forte industrializzazione e sviluppo tecnico diffuso.
La seconda è invece epoca di crisi e incertezza:
  • è il periodo tra le due guerre mondiali, segnate dalla crisi post-bellica, i tentativi falliti di ricostruire l’ordine liberale precedente, la grande crisi e depressione degli anni trenta, la disoccupazione di massa, l’avvento di regimi politici antiliberali e dittatoriali
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Einaudi, e chiunque – come lui – si formò tra due diverse “epoche”:
  1. dalla “relativa stabilità economica e politica sotto la leadership dell’Inghilterra
  2. allo “avvento di regimi politici antiliberali e dittatoriali”.
Ciò che “accese i cuori”, li spense dopo che essi generarono qualcosa da “ricordare con triste allusione, post temporale, durante la crisi e l’incertezza che presero il posto di… un sogno materiale”.
Nulla è per caso (se nulla lasci al caso)…”. Per questo, la dominante è compresente, ma non manifesta.

Realtà aumentata...
Luigi Einaudi: teoria economica e legislazione sociale
Questo saggio si concentra sul nesso tra teoria economica e legislazione sociale, quale emerge nelle pagine delle Lezioni di politica sociale di Luigi Einaudi (1942).
A questo scopo viene identificato il modello concettuale e analitico utilizzato in quel volume, il quale poggia su tre premesse fondamentali:
1) la visione del mondo liberale; 2) l'epistemologia pragmatista derivata dal pensiero dell'amico Giovanni Vailati; 3) la teoria economica di origine paretiana che darà origine alla new welfare economics.
Secondo Einaudi la produzione e la distribuzione appartengono a due sfere distinte.
Il sistema economico di mercato conduce a un equilibrio efficiente, data un'iniziale distribuzione delle risorse.
Se tale distribuzione non soddisfa determinati criteri di giustizia sociale, allora si apre lo spazio per l'intervento statale, per le politiche sociali.
Nella prospettiva liberale riformista che anima Einaudi, la giustizia sociale coincide con l'uguaglianza dei punti di partenza.
La libertà non è il motore metafisico della storia e il liberale non può disgiungere questo obiettivo etico-politico dalle tecniche volte a perseguirlo.
La legislazione sociale è costituita dagli strumenti mediante i quali l'ideale liberale può essere realizzato.
È qui che emerge il ruolo della teoria economica, quale astrazione utile che illumina la complessa realtà sociale nella quale vengono attuate le politiche….
A. Gigliobianco (a cura di), Luigi Einaudi: libertà economica e coesione sociale, Laterza, Roma-Bari 2011, pp. 48-89
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Nota bene:
a) il modello concettuale e analitico utilizzato in quel volume… poggia su tre premesse fondamentali
b) secondo Einaudi (se “a”, allora “b” dipende da “a”. Quindi il “secondo Einaudi” diventa… “secondo ciò che lo ha preceduto”. Ma chi/cosa/dove/quando/come/perché? Non lo sai, mai, perché lo hai dimenticato sopravvivendo “qua, così”, dal momento di “è già successo”).
Osserva il loop (prospettiva, deviazione, catena, prospettiva):
  • il sistema economico di mercato conduce a un equilibrio efficiente
  • data un'iniziale distribuzione delle risorse
  • se tale distribuzione non soddisfa determinati criteri di giustizia sociale
  • allora si apre lo spazio per l'intervento statale, per le politiche sociali
  • nella prospettiva liberale riformista che anima Einaudi, la giustizia sociale coincide con l'uguaglianza dei punti di partenza (“l'uguaglianza dei punti di partenza” è il momento dominante “è già successo”)
  • la legislazione sociale è costituita dagli strumenti mediante i quali l'ideale liberale può essere realizzato
  • è qui che emerge il ruolo della teoria economica, quale astrazione utile che illumina la complessa realtà sociale nella quale vengono attuate le politiche (“il ruolo della teoria economica, quale astrazione utile che illumina la…”: teoria = parte. Astrazione = deviazione).
“Qua, così” dipendi sempre dalla situazione “ambientale”.
Ti “formi”, dunque, sempre ad “immagine e somiglianza...”.
La giustizia sociale coincide con l'uguaglianza dei punti di partenza:
  • cosa che il "Modello Far West" esegue alla perfezione "lato dominante, centrale"
e che
    
Dal discorso di insediamento del Presidente della Camera (Giovanni Gronchi), 8 maggio 1948
  • e se noi ricordiamo che la democrazia, quella cui tutti ci appelliamo quasi da ogni settore di questa Camera, non è soltanto convivenza e libero sviluppo di forze politiche, siano esse di maggioranza o di minoranza; non è soltanto un equilibrio di poteri nella vita e nella struttura dello Stato, ma è soprattutto un costume, io credo che da questa Assemblea verrà a tutto il Paese l'esempio di un rinnovato costume politico, attraverso il quale la discussione non sarà rissa, o scambio di invettive, o volontà di sopraffazione, ma sarà, invece, aperto, chiaro, consapevole sforzo di convergenza - pur nella divergenza delle idee - verso uno scopo superiore, che è quello di servire il nostro Paese
  • [riferendosi al regime fascista] Queste vicende, onorevoli colleghi, ci ammoniscono che la libertà e la democrazia non sono mai conquiste irrevocabili nella vita di un popolo, ma sono momenti del suo cammino faticoso verso forme superiori di convivenza sociale e politica. Ed oggi noi siamo proprio all'inizio di un nuovo periodo verso queste forme superiori di vita a cui tendiamo
  • le dittature hanno rappresentato e rappresentano tuttora le residue forze di resistenza di un passato che non si rassegna a morire; sono l'espressione di vecchie classi dirigenti - e non sempre né esclusivamente borghesi - le quali sono ancorate a concezioni superate e lontane, a tentativi di fermare e di cristallizzare, con affermazioni di predominio e di forza da parte dell'una o dell'altra frazione sociale, la vita e il movimento della collettività, mentre questi risultano dal contrasto di elementi irriducibili e contrapposti e riposano sulla loro indistruttibile pluralità.
  • si direbbe che i Governi - e purtroppo di qualsiasi ideologia politica - siano assai lontani dalla coscienza popolare, poiché questa volge verso forme più umane ed istintive di solidarietà che superano i nazionalismi senza rinnegare il sano senso nazionale, mentre troppo spesso Cancellerie e Governi ritornano ai criteri e ai principi delle sfere di influenza e della spartizione del mondo sulla base d'un predominio...
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  • la democrazia
  • è soprattutto un costume
  • attraverso il quale... (scopo superiore...)
  • servire il nostro Paese…
  • oggi (1948) noi siamo proprio all'inizio di un nuovo periodo verso queste forme superiori di vita a cui tendiamo
  • un passato che non si rassegna a morire
  • tentativi di fermare e di cristallizzare, con affermazioni di predominio e di forza…
  • si direbbe che i Governi - e purtroppo di qualsiasi ideologia politica - siano assai lontani dalla coscienza popolare, poiché questa volge verso forme più umane ed istintive di solidarietà che superano i nazionalismi senza rinnegare il sano senso nazionale, mentre troppo spesso Cancellerie e Governi ritornano ai criteri e ai principi delle sfere di influenza e della spartizione del mondo sulla base d'un predominio
Ok? Era il 1948 (la guerra era ancora nella mente, "viva") e non ti potevano mentire, spudoratamente, perlomeno su certe "cose".
Però, la Massa era ancora impaurita e disposta a credere a tutto, pur di “ritornare alla ‘normalità’”. Ed era il momento giusto, per far passare di tutto, sotto all’insegna della “ricostruzione”.

I “politici”, come oggi, erano persone intelligenti che, a differenza di oggi, erano sopravvissute alla guerra
Essi sapevano e “più che intuivano”, quello che stava succedendo, perché ci erano dentro e perché erano stati chiamati a “recitare attivamente (o passivamente, dipende dalla prospettiva) la propria parte (assegnata e/o permessa dal potere alleato, dominante)”.
Ciò che “provarono” è, secondo SPS, stato inserito e fissato nei loro discorsi, più vicini alla “fine della guerra”; messaggi da analizzare a livello frattale espanso, di individui che “non potevano dire di più, per via del particolare stato nel quale avrebbero dovuto, per forza di cose, sopravvivere per il resto delle loro vite ‘qua così’”.
O, di più, in seguito ad “accordi non descritti, tra le parti”, che richiedevano un certo tipo di “silenzio/assenso”… in virtù di un “bene comune”, che rappresentava idealmente, ma non sostanzialmente, ciò che desiderava, per sé, la Massa… piegata da cinque anni di guerra e di paura.
Come in ogni contratto che si rispetti, chi viene “assunto” è deputato al firmare le condizioni imposte dal “datore di lavoro” che, così, sindacalmente domina secondo legge.
Oggi, nulla è cambiato.
Orlando, sparatoria in un club gay: 50 morti e 50 feriti. L'Isis ha rivendicato l'azione
Ucciso il killer.
Lo Stato islamico ha rivendicato la sparatoria in un night club di Orlando in cui sono morte 50 persone. Lo riporta l'agenzia di stampa Amaq vicina all'Isis secondo cui il killer era un combattente dello Stato Islamico.
"Sappiano abbastanza per dire che si tratta di un atto di terrorismo diretto. Un atto di odio" ha… dichiarato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in un discorso alla nazione…
Al momento non vi è alcuna dichiarazione ufficiale da parte dello Stato islamico
La strage di Orlando è stata chiaramente un "atto di terrorismo".
Lo ha dichiarato il governatore della Florida, Rick Scott, durante una conferenza stampa in cui ha dichiarato lo stato di emergenza nella contea di Orange, dove si trova Orlando. "Non si può immaginare che questo accada nella nostra comunità, nel nostro stato o in qualsiasi altra parte del nostro Paese"…
Arrivata sul posto poco dopo l'aggressione, la polizia di Orlando ha risposto ai colpi dell'uomo circondando l'edificio. Secondo quanto scritto dalle forze dell'ordine su Twitter l'aggressore "è morto".  La polizia di Orlando avrebbe inoltre fatto brillare un ordigno fuori dal locale gay. L'uomo, secondo un giornalista locale, aveva con sé o indossava una bomba.
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  • lo Stato islamico ha rivendicato la sparatoria in un night club di Orlando in cui sono morte 50 persone
  • sappiano abbastanza per dire che si tratta di un atto di terrorismo diretto
  • al momento non vi è alcuna dichiarazione ufficiale da parte dello Stato islamico
  • la strage di Orlando è stata chiaramente un "atto di terrorismo"
  • l'uomo, secondo un giornalista locale, aveva con sé o indossava una bomba (dopo la visione di un certo tipo di film, le idee non possono proprio mancare).
Che cosa sai? E, di conseguenza… che cosa sei?
Perché? Che cosa hanno fatto?
Esistono.
Ho paura.
È quello che vogliono”.
Suskind – Le ali dell’innocenza
Creare Al-Qaeda e l’Isis èavere creato Bin Laden, l’11 settembre 2001, le SS, il Terzo Reich, Napoleone, etc.
Ogni volta, la Massa ha acclamato la rivoluzione, la liberazione, gli “alleati”…
E l’occupazione è diventata sempre più sottile, indiretta, fra le righe, inversa…
Sino a diluirsi omeopaticamente e a diventare… “normale”.
"Moda"...
Nella citazione, che segue (risalente al giugno 2000), è riportata una analisi sulla situazione colombiana, che – se analizzata a livello frattale espanso, “lato tuo, centrale” – getta “luce” sulla strategia che si ripete da sempre “qua, così”, nonostante le apparenze di facciata ed il “riconoscimento internazionale inverso”.
La situazione è peggiorata negli anni '90 a causa delle "riforme neoliberiste" formalizzate nella Costituzione del 1991, che hanno ridotto ancora di più "la partecipazione reale della società civile" nella formulazione delle politiche grazie a "riforme il cui obiettivo è rafforzare il potere esecutivo e ridurre l'autonomia dei poteri giudiziario e legislativo, concentrando la pianificazione macroeconomica nelle mani di un piccolo circolo di tecnocrati", legati, per giunta, a Washington.
Le "riforme neoliberiste hanno dato luogo inoltre a livelli di povertà e disuguaglianza allarmanti; approssimativamente il 55% della popolazione colombiana vive al di sotto del livello di povertà" e "questa situazione si è aggravata a causa di un'acuta crisi dell'agricoltura, conseguenza, a sua volta, del programma neoliberista", come è avvenuto in generale in America Latina…
Il rispettato presidente del Comitato Permanente Colombiano per i Diritti Umani, l'ex ministro degli Affari Esteri, Alfredo Vásquez Carrizosa, scrive che "la povertà e l'insufficiente riforma agraria" sono ciò che "ha fatto della Colombia uno dei paesi più tragici dell'America Latina", anche se allo stesso modo di altre parti, "la violenza è stata esacerbata da fattori esterni", principalmente dalle iniziative dell'amministrazione Kennedy, che "ha fatto tanto per trasformare i nostri eserciti regolari in brigate contro insorgenti".
Queste iniziative culminarono in "ciò che è conosciuta in America Latina come la Dottrina della Sicurezza Nazionale", che non si preoccupa della "difesa contro un nemico esterno", bensì "contro un nemico interno".
La nuova "strategia degli squadroni della morte" concede ai militari "il diritto di combattere e sterminare lavoratori sociali, sindacalisti, uomini e donne che non appoggiano l'establishment e che sono considerati comunisti estremisti".
L'obiettivo generale, come spiega il maggiore specialista statunitense sulla condizione dei diritti umani in America Latina, è stato quello di "distruggere permanentemente una minaccia percepita dalla struttura esistente, ai privilegi socioeconomici, eliminando la partecipazione politica della maggioranza numerica", le "classi popolari"
Come parte della strategia per convertire i militari latinoamericani dalla "difesa del continente" alla "sicurezza interna" - da intendersi come la guerra contro la popolazione interna -, Kennedy inviò una missione militare in Colombia nel 1962 guidata dal generale delle forze speciali William Yarborough.
Propose "riforme" affinché le forze di sicurezza potessero "eseguire, secondo le necessità, attività paramilitari, sabotaggi e/o attività terroristiche contro noti esponenti del comunismo":
gli "estremisti comunisti" a cui allude Vásquez Carrizosa…
Nota bene...
  • delle "riforme neoliberiste" formalizzate nella Costituzione del 1991, che hanno ridotto ancora di più "la partecipazione reale della società civile"
  • le "riforme neoliberiste hanno dato luogo inoltre a livelli di povertà e disuguaglianza allarmanti… un'acuta crisi dell'agricoltura, conseguenza, a sua volta, del programma neoliberista", come è avvenuto in generale in America Latina 
  • allo stesso modo di altre parti, "la violenza è stata esacerbata da fattori esterni", principalmente dalle iniziative dell'amministrazione Kennedy, che "ha fatto tanto per trasformare i nostri eserciti regolari in brigate contro insorgenti" (l’alba dell’Isis è descritta ovunque, se sai ben leggere e decodificare “lato tuo, centrale”)
  • queste iniziative culminarono in "ciò che è conosciuta in America Latina come la Dottrina della Sicurezza Nazionale", che non si preoccupa della "difesa contro un nemico esterno", bensì "contro un nemico interno"
  • la nuova "strategia degli squadroni della morte" concede ai militari "il diritto di combattere e sterminare lavoratori sociali, sindacalisti, uomini e donne che non appoggiano l'establishment e che sono considerati comunisti estremisti"
  • l'obiettivo generale, come spiega il maggiore specialista statunitense sulla condizione dei diritti umani in America Latina, è stato quello di "distruggere permanentemente una minaccia percepita dalla struttura esistente, ai privilegi socioeconomici, eliminando la partecipazione politica della maggioranza numerica", le "classi popolari" 
  • come parte della strategia per convertire i militari latinoamericani dalla "difesa del continente" alla "sicurezza interna" - da intendersi come la guerra contro la popolazione interna -, Kennedy inviò una missione militare in Colombia nel 1962 guidata dal generale delle forze speciali William Yarborough
  • propose "riforme" affinché le forze di sicurezza potessero "eseguire, secondo le necessità, attività paramilitari, sabotaggi e/o attività terroristiche contro noti esponenti del
Epilogo:
Una catena è forte come il più debole dei suoi anelli…”.
Suskind – Le ali dell’innocenza
La dominante non è la “catena”. È ciò che mantiene insieme, la… “catena”. È... la "dipendenza... della catena". L’anello debole, indebolisce la catena ma non la dominante, che è ovunque, ubiqua, in leva e… wireless.
"Morto un Papa, se ne elegge un altro...
È morto il Re. Viva il Re...".
La dominante prevede (programma) sia la catena che l’anello debole,  poiché l’incanto deve funzionare sempre “trasformandosi, senza cambiare”.
  
Trova l'anello debole...
È una questione di “prospettiva (dimensione ottica aggiuntiva)”.
E, SPS, dipende esclusivamente dalla propria prospettiva “lato SPS, centrale”.
Ok?
SPS vede tutto “al contrario”, da una posizione che “non è né carne, né pesce” e sai perché?
Perché SPS non dipende dal commercio delle proprie idee.
Perchè SPS non è "al lavoro".
Perché SPS si è “fermato” in se stesso, alias:
  • è al centro del vortice, dal proprio vertice.
SPS non chiede nulla a nessuno e non dipende da nessuno, nemmeno dall’ambiente.
SPS non ambisce a nulla.
SPSè”…
        
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro 2016/Prospettivavita@gmail.com
Bollettino SPS numero 1839 
  

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