domenica 22 dicembre 2013

Consenso disinformato alle vaccinazioni


VaccinarNO 
Stiamo vivendo il periodo del consenso disinformato. Secondo i medici vaccinatori e le autorità sanitarie i genitori ricevono tutte le informazioni pertinenti alle vaccinazioni, ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.

Ovviamente, se i vaccini possono uccidere e causare un danno permanente grave e debilitante [possono farlo e lo fanno] il promotore vaccinale deve fornire tutte le informazioni al cliente, in modo inequivocabile, a prescindere dalla dimensione stimata del rischio. Si tratta di un mandato etico che deve essere soddisfatto, ma la realtà dei fatti dimostra che non lo è mai.

C’è una ragione fondamentale: le scuole di medicina non insegnano la storia e la natura dei danni da vaccino né i loro decessi, ed altrettanto viene omesso nelle scuole per infermieri e farmacia. Eppure medici, infermieri, e, in questi giorni, i farmacisti, sono proprio quelli che amministrano i vaccini, e su cui ci affidiamo per tutte le informazioni. Da qualche parte viene fornita una decisione consapevole di escludere la realtà dei gravi danni da vaccino.

La maggior parte dei molti medici che hanno assistito danni da vaccino – per fortuna, non tutti – non hanno integrità professionale nel seguire con interesse la vicenda, abbandonando la ricerca. Questa è la matrice più preoccupante delle contraddizioni riguardanti i vaccini;  medici addestrati a osservare, che tuttavia diventano ciechi di fronte alla possibilità di una relazione causale.

C’è un motivo per cui il CDC non ha annunciato al pubblico americano e al mondo intero nel 2000 la correlazione diretta tra la quantità di mercurio nei vaccini e l’incidenza di difficoltà del linguaggio, disturbi di apprendimento e autismo, che ha trovato nel suo studio: una consapevole, insopportabile decisione [Simpsonwood 2000].

C’è un motivo per cui decenni fa è stato trovato un legame convincente tra vaccinazioni somministrate ai neonati e l’incidenza di morte in culla [SIDS] ma non è mai menzionato dai funzionari della sanità pubblica: una decisione consapevole.

C’è un motivo per cui non è mai menzionato il fatto che sono stati fatti radicali cambiamenti nella definizione e nella diagnosi di poliomielite, subito dopo che il vaccino fu introdotto. Il vaccino antipolio è stato introdotto nel 1954. A quel tempo, i casi di paralisi e polio non paralitica erano tutti segnalati come polio e i casi di polio non paralitica in realtà costituivano circa il 55% dei casi riportati. Negli anni immediatamente successivi all’introduzione del vaccino, il CDC cambiò drasticamente la definizione di polio paralitica: da 24 ore a 60 giorni. Poiché la maggior parte dei malati di polio paralitica recuperavano nel giro di poche settimane, questo colpo d’ingegno scaturì l’effetto di eliminare più di due terzi dei casi da segnalare. Inoltre, il cambiamento nel protocollo di etichettatura per la poliomielite non paralitica in meningite virale o asettica, aveva contribuito a cancellare in un colpo solo la maggioranza dei casi di polio segnalati. 

Tra questi due cambiamenti, il 90% di tutti i casi di polio da segnalare sono stati eliminati automaticamente – eliminati, non debellati. Infatti, nel 1965 i casi di polio erano diminuiti del 90% e i casi segnalati di meningite asettica erano aumentati di conseguenza. Da quel momento, il CDC ha ritirato tutte le diagnosi similari, impedendo l’inserimento automatico delle statistiche nei report dei casi annuali di polio riportati da pratiche mediche private o dipartimenti locali di salute pubblica, dichiarando che solo loro [il CDC] e dopo apparente approfondita revisione e analisi di laboratorio potevano convalidare ufficialmente anche un solo caso. Casualmente, il numero di casi di polio segnalati presto si ridusse a zero.

È interessante notare anche che, in concomitanza con i cambiamenti diagnostici da parte del CDC, fu modificata la definizione di epidemia di polio – da 20 ogni 100.000 a 35 ogni 100.000 – tagliando quasi la metà delle probabilità.

Nel 1960 la Illinois Medical Society ha ospitato un gruppo di esperti [con un dottorato in statistica e in medicina] per discutere dei problemi in corso con la campagna di vaccinazione antipolio. Le modifiche sopra citate [in particolare, le modifiche ai parametri diagnostici di polio paralitica e la definizione di epidemia di polio] sono discusse nella trascrizione di tale procedimento, che fu pubblicato nel Illinois Medical Journal.

La ridefinizione di polio non paralitica in meningite asettica potete trovarla chiaramente affermata in questo supplemento CDC MMWR del 1979:
Il Dipartimento della Pennsylvania nella sua più recente relazione riporta un caso di poliomielite non paralitica (meningite asettica) in una persona di 36 anni. Era stata ricoverata in ospedale con evidenti segni di meningite asettica l’8 maggio. Il Laboratorio di Stato ha confermato un poliovirus di tipo 1 isolato dal parassitologico delle feci in data 14 maggio. Il paziente proviene da Mifflin County, dove due casi di polio paralitica sono stati recentemente identificati in una comunità Amish. Anche se il marito di questa donna ha avuto regolari contatti con gli agricoltori Amish della contea, la paziente non ha avuto alcun contatto diretto con questa comunità. Lei è la prima persona malata non-Amish identificata nel 1979 che ha confermato poliovirus di tipo 1.

C’è un motivo per cui i media, in generale, non daranno spazio significativo a informazioni veritiere in merito alle insidie ​​e ai pericoli dei vaccini: è una decisione consapevole degli editori.

C’è un motivo per cui l’industria dei vaccini non prende in esame il fatto che per anni gli adiuvanti, come quelli utilizzati nella maggior parte dei vaccini, sono stati iniettati in animali da laboratorio per innescare artrite reumatoide ed altre malattie autoimmuni: una decisione consapevole per tenere il pubblico all’oscuro del dilemma etico, salvo poi raccomandare l’uso degli stessi per l’iniezione in neonati, infanti e bambini, come un compromesso macabro per indurre malattie temporanee acute. Questo effetto patologico scatenato dagli adiuvanti negli esseri umani è stato stabilito scientificamente dagli immunologi e anche le autorità di controllo sono state costrette, da evidenze pagate a suon di complicanze irreversibili, a limitarne l’impiego.

C’è un motivo per cui ogni medico o scienziato che ha parlato pubblicamente contro i vaccini è stato etichettato come un ciarlatano, a prescindere dalla integerrima reputazione fino a quel momento: una campagna denigratoria cosciente per mantenere il mito della sicurezza del vaccino, l’efficacia e la necessità.

C’è un motivo per cui negli ultimi decenni è stata organizzata una campagna denigratoria nei confronti dei genitori che rifiutano i vaccini, etichettati come irresponsabili e una minaccia per le vaccinazioni di massa, un motivo di pericolo, quando forniscono prove scientifiche documentate che rafforzano il loro rifiuto durante il colloquio con i funzionari che non affrontano un briciolo le conseguenze potenzialmente catastrofiche della vaccinazione, nonostante, ancora una volta, sono ben consapevoli di tali dati: una decisione consapevole.

C’è un motivo per cui da nessuna parte leggeremo mai la verità in merito al team di medici del Royal Free Hospital di Londra che nel 1998 descrissero il caso di dodici ragazzi sulla rivista The Lancet per le loro infiammazioni intestinali, la loro sindrome autistica e come sono stati notevolmente alleviati grazie a un po’ di dinamica e incoraggiante informazione che avrebbe dovuto essere pubblicizzata a livello globale: una decisione consapevole, per sostenere la tesi che non vi è alcun legame tra danni intestinali [causati dai vaccini] e autismo anche se ben dimostrati da una serie infinita di gastroenterologi in tutto il mondo.

C’è un motivo se l’industria dei vaccini non provvede alla divulgazione che tra i 50.000 piccoli clienti non vaccinati della Homefirst Health Clinic di Chicago, il personale è a conoscenza di nessun caso di autismo e nessun caso di asma, allergie o diabete. Statistiche con ovvie implicazioni sconcertanti per le industrie. In una popolazione generale vaccinata della stessa dimensione ci aspettiamo di vedere 300 o 500 casi di autismo o di più, e migliaia di episodi di altre malattie autoimmuni summenzionate.

C’è un motivo per cui i medici del CDC compaiono davanti ad una commissione sull’autismo del Parlamento degli Stati Uniti apparentemente così impreparati a rispondere a domande dirette con atteggiamenti da farsa: una evidente direttiva di una cosciente ottusità.

C’è un motivo per cui il CDC e/o qualunque Istituzione sanitaria non potrà mai rispondere alle motivazioni di rifiuto a confrontare la salute dei completamente vaccinati contro la salute dei mai vaccinati. Questi signori sostengono che è immorale condurre tale studio in doppio cieco, perché si nega la protezione del vaccino al gruppo di controllo, quando la logica è circolare, dal momento che è la stessa sicurezza ed efficacia dei vaccini messa in discussione, quando tutto ciò che è veramente necessario è analizzare i dati disponibili su milioni di persone che non sono vaccinate per scelta personale: una decisione consapevole per evitare di scovare e rivelare la verità.

Il comportamento dell’industria dei vaccini, dei Governi, dei produttori, di gran parte della classe medica, e dei media privi di giornalismo investigativo quando si tratta di affrontare l’argomento vaccini, è riprovevole. Le loro vocazioni sono la manipolazione della statistica, l’inganno e la paura. Ben consapevoli dei danni catastrofici causati dai vaccini, essi negano risolutamente la realtà e sopprimono l’informazione, pur sapendo che è essenziale per le decisioni di ogni genitore. 

Una cosciente negazione di informazioni critiche è disinformazione!


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