Non occorre spendere molte parole sul livello della crisi che imperversa in Italia. Riusciranno i “nostri eroi” a uscirne? Ho più di un dubbio. Esaminiamo, per grandi linee, tre interrogativi fondamentali.
1.- Sono i parlamentari culturalmente all’altezza della situazione? Salvo
rari casi, significativa eccezione, no. Pochi sono i laureati e,
comunque, laureati e non laureati hanno acquisito zero esperienza nel
mondo del lavoro. In quel mondo del lavoro, dove, impari la corretta
metodologia per affrontare i problemi e, se fallisci, paghi di persona.
La maggior parte dei parlamentari, sin da giovane, ha scelto di fare la
carriera politica nella quale regnano sovrane l’arte della chiacchiera e
dell’ intrigo.
Ho seguito con attenzione un recente dibattito televisivo. Con
grande preoccupazione ho notato che i partecipanti, tutti ricchi di
proposte al livello del “vogliamoci bene”, non avevano la più pallida
idea di come funziona il meccanismo degli uffici pubblici. Ignorano, a
causa della plateale mancanza di adeguata cultura ed esperienza, che la
riorganizzazione di un meccanismo complesso è come il vecchio, noto
gioco di Shangai: muovere uno stecchino cercando di non far muovere gli
altri. Volete uno degli innumerevoli esempi? Pronti! Tutti parlano e
scrivono dell’impellente necessità di abolire le Provincie, ma nessuno
ha una sufficiente idea di che cosa le Provincie facciano, anche in
funzione delle dimensioni e pensano, pertanto che solo un tratto di
penna possa risolvere la situazione. La realtà è data invece dal fatto
che alcuni lavori delle Provincie possono essere tranquillamente
eliminati con il vantaggio economico di tutti. Naturalmente a seguito di
un preciso e dettagliato studio. Altri possono essere trasferiti alle
Regioni o ai Comuni a parità di costo . Ma ciò che dovesse rimanere
non potrà essere cancellato, ma solo addensato accorpando alle più
grandi le provincie più piccole. Pensate che qualcuno ha blaterato
perfino di abolire le Regioni, in nome di una presunta, eccessivamente
costosa disorganizzazione regionale. Come se Roma avesse dato
dimostrazioni di superiore efficienza e di capacità, nonché
(soprattutto) di onestà.
2.- Hanno una chiara visione di come operare? Sicuramente
no! Sanno solo procedere per slogan e per schieramenti. Se un
parlamentare qualsiasi fa una proposta, gli altri si domandano
anzitutto, quando non esclusivamente, a quale schieramento appartiene.
Se è dello schieramento avversario, ha sempre e comunque torto per cui
bisogna contrastarlo con ogni mezzo, compreso l’uso della magistratura.
In aggiunta il mantra classico è quello , consunto, di dividere i
conservatori dai cosiddetti progressisti, come se conservazione e
progresso fossero due categorie dello spirito. Anche perché spesso
un’idea di cambiamento risulta disastrosa al momento dell’applicazione,
mentre “mantenere la via vecchia “ non sempre è dannoso conservatorismo.
Un po’ meno di un secolo fa era considerato bieco conservatore chi sosteneva a
spada tratta che entrare nell’euro sarebbe stato un disastro e che,
seguendo un concetto progressista l’ingresso nell’area della moneta
unica avrebbe creato in Italia il Paradiso in terra. E, peggio ancora,
dividendo destra da sinistra come lo spirito del “sociale” dovesse
appartenere solo alla sinistra, mentre il criterio del “ fare soldi “
appartenesse solo alla destra. Pensate che un certo Ingegnere (che
aldilà di ogni dubbio, rifugge dal desiderio di guadagno, come San
Francesco) ha la tessera n. 1 del PD!
3.- Hanno capito la situazione che si è venuta a creare con i “forconi”. Neanche
per sogno! I ragionamenti che si sentono sviluppare ricordano molto da
vicino quelli fatti a suo tempo da Maria Antonietta ( quella delle
brioches) e sono ampiamente rappresentati dagli atteggiamenti ( da
regina senza regno) della Presidente della Camera. Credo che se un
giorno le cose dovessero volgere al peggio, il peggio nel senso della
violenza, l’elemento di rottura della crisi lo avranno fatto produrre
loro. Solo che il novello Bava Beccaris anche lui, come il suo
predecessore mandato a sedare la “protesta dello stomaco” avrà come
premio la forca e non una medaglia. (link)
GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI
http://altrarealta.blogspot.it/2013/12/con-questa-classe-politica-la-crisi.html
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