martedì 24 dicembre 2013

L'Irrazionalità Apparente

Prima è venuto un tale, Galilei, che ha detto che la realtà si può esprimere in forma matematica e che una legge fisica è tale (e quindi reale) solo se riproducibile e misurabile. Poi è arrivato un altro signore, Newton, che ci ha spiegato (sbagliando) come si muove il cosmo e secondo quali leggi. Alla fine dell’ottocento due signori di origine ebrea, Freud e Marx (il cui nome completo del secondo era Marx Levi Mordechai), riducevano il senso della storia umana e sociale a pulsioni erotiche profonde ed a rapaci necessità materiali.
 
Il novecento è stato invece il secolo della confutazione. La fisica quantistica, l’esoterismo al potere, le mille sfaccettature del nostro inconscio hanno prevalso su queste visioni limitanti ed hanno consentito all’uomo di guardare oltre, verso un mondo complesso ed interrelato, magnifico e terrifico al tempo stesso. Devo dire come grazie proprio a quel determinismo serrato di fine ottocento si siano aperte le tante porte della dimensione spirituale.
 
L’oggi è guidato da forze oscure ai più anche se ben note ai pochi che evidentemente le sanno sfruttare appieno per accrescere il loro potere e per deviare il corso degli eventi laddove desiderano. Una mole di apparente irrazionalità affligge il presente ma è solo un’irrazionalità di superficie, respingente solo per chi non sa leggerne gli intrigati sensi sottesi.
 
Si tratta di imparare una lingua sconosciuta, attuale ed antichissima al tempo stesso, e riconoscerne le mille diramazioni. Un codice che attinge al mondo archetipico direttamente mentre quelli profani che utilizziamo noi abbisognano di ulteriori tramiti farraginosi. Il codice ‘macchina’ è diretto e colloquia con gli archetipi, impossessandosi delle loro energie che a volte sfuggono di mano a chi, apprendista stregone, non si rende conto di cosa ha sollevato.
 
La trasformazione della biosfera in qualcosa di differente appartiene alla necessità del mondo superiore. Noi siamo ignari strumenti nelle loro mani ed esecutori imbecilli di voleri che non ci appartengono. Come kapò esausti, seguiamo a percorrere le vie deleterie di una società che non ci appartiene più. A chi potrebbe infatti giovare una natura trasfigurata? Chi parla da sempre questa lingua antica, conosciuta solo da pochi eletti? Osserviamo la grande opera trasformarsi in qualcosa che non conosciamo e che ci spaventa molto. Osserviamo purtroppo la distruzione della società degli uomini che avrebbe forse potuto dirigersi in livelli diversi e più esaltanti. Un dimensione davvero ottusa ci attende, in un contesto del quale saremo, così sembra, solo una parte minoritaria.


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