Un
lettore mi segnala uno scritto di Michele Boldrin pubblicato sulla sua
pagina Facebook, con il quale l'economista cerca di analizzare quali
sarebbero stati -a suo dire- i benefici ottenuti dall'Italia attraverso
la creazione del Fondo Salva Stati ESM, del quale abbiamo parlato
diffusamente in questo sito. L'articolo, proprio per gli elementi
pretestuosi utilizzati da Boldrin a sostegno delle sue tesi, è stato
ripreso anche dall'ottimo Scenari Economici e, anche noi, ci sentiamo di dire la nostra, cercando di onorare la verità.
L'analisi di Boldrin (chiamiamola così, anche se di analisi ha ben poco), a quanto pare, trae spunto da un trasmissione televisiva nella quale si dibatteva sui meccanismi di salvataggio europeo. Quindi, l'autore propone tutta una serie di calcoli che, secondo lui, sarebbero sufficienti a sostenere la tesi secondo la quale, l'Italia, aderendo al fondo salva stati ESM avrebbe fatto "un gigantesco affare" (sono parole sue, non mie). La tesi di Boldrin, per nulla condivisibile e priva di qualsiasi sostegno scientifico oggettivo, si fonda sul fatto che, secondo lui, l'adesione dell'Italia al fondo ESM, avrebbe "assicurato" gli investitori circa il buon esito del loro investimento e quindi avrebbe ristabilito maggiore fiducia tra gli investitori, facendo precipitare lo spread.
L'analisi di Boldrin (chiamiamola così, anche se di analisi ha ben poco), a quanto pare, trae spunto da un trasmissione televisiva nella quale si dibatteva sui meccanismi di salvataggio europeo. Quindi, l'autore propone tutta una serie di calcoli che, secondo lui, sarebbero sufficienti a sostenere la tesi secondo la quale, l'Italia, aderendo al fondo salva stati ESM avrebbe fatto "un gigantesco affare" (sono parole sue, non mie). La tesi di Boldrin, per nulla condivisibile e priva di qualsiasi sostegno scientifico oggettivo, si fonda sul fatto che, secondo lui, l'adesione dell'Italia al fondo ESM, avrebbe "assicurato" gli investitori circa il buon esito del loro investimento e quindi avrebbe ristabilito maggiore fiducia tra gli investitori, facendo precipitare lo spread.
Questo perché, scrive Boldrin:
Quindi, ricapitolando, Boldrin sostiene che, siccome l'Italia ha aderito al fondo ESM, ciò ha consentito di ottenere una mutua assicurazione, in quanto i paesi del nord Europa avrebbero garantito il debito pubblico italiano. Circostanza, questa, che, secondo la logica osservata dall'autore, avrebbe impresso il crollo dello spread, facendo risparmiare miliardi di interessi agli italiani. Quanto affermato da Boldrin, è infarcito di inesattezze, imprecisioni, reticenze e mistificazioni che, più che altro, sembrano fondarsi su preconcetti ideologici piuttosto che su un'attenta ed oculata analisi degli eventi.
Tant'è che il ragionamento proposto, a mio avviso, risulta privo di rigore logico e non può essere accolto, poiché smentito dai fatti.
"...i paesi del nord Europa (ed in misura minore gli altri paesi europei) hanno di fatto garantito il nostro debito pubblico, offrendo parte della loro ricchezza come assicurazione del medesimo. Assicurazione, questa la parola chiave che i poveretti anti-Euro, anti-ESM ed anti-Europa in genere non intendono. Questa mutua assicurazione ha tranquilizzato i risparmiatori e ridotto di molto i tassi d'interesse che costoro chiedono sul nostro debito sia implicitamente che esplicitamente....[....] Il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato il bazooka inventato dalla BCE e da Draghi per intervenire nel mercato del debito sovrano e controllare l'evoluzione degli spread. La famosa "minaccia" o "promessa" di Draghi era credibile proprio perche' si sapeva che, dopo il meno efficace EFSF, la costruzione dell'ESM forniva alla BCE uno strumento "sufficiente" a raggiungere gli obiettivi che si proponeva. "
Quindi, ricapitolando, Boldrin sostiene che, siccome l'Italia ha aderito al fondo ESM, ciò ha consentito di ottenere una mutua assicurazione, in quanto i paesi del nord Europa avrebbero garantito il debito pubblico italiano. Circostanza, questa, che, secondo la logica osservata dall'autore, avrebbe impresso il crollo dello spread, facendo risparmiare miliardi di interessi agli italiani. Quanto affermato da Boldrin, è infarcito di inesattezze, imprecisioni, reticenze e mistificazioni che, più che altro, sembrano fondarsi su preconcetti ideologici piuttosto che su un'attenta ed oculata analisi degli eventi.
Tant'è che il ragionamento proposto, a mio avviso, risulta privo di rigore logico e non può essere accolto, poiché smentito dai fatti.
Sovvertire
e mistificare la realtà dei fatti è uno sport particolarmente in voga
in questo paese. Peccato che gli effetti prodotti siano proprio quelli
di disorientare il lettore in un momento particolarmente delicato per
la per la vita del paese, inducendolo a trarre conclusioni
semplicistiche per nulla aderenti alla realtà così come
effettivamente manifestata negli eventi che si sono susseguiti in questi
ultimi due anni.
Per smentire quanto affermato da Boldrin sarebbe appena sufficiente possedere una banale conoscenza dei mercati finanziari. Infatti, questi, in via di principio, tendono sempre ad anticipare (e quindi a prezzare) i fenomeni di carattere economico, sociale e politico che, da lì a poco, in genere, impatteranno sulla collettività o su un contesto socio/economico. In altre parole i mercati, attraverso la formazione dei prezzi delle attività finanziarie, tendono ad esprimere anticipatamente gli effetti di qualsiasi scelta politica che da lì a poco ( o a qualche mese) impatterà sui mercati.
Per smentire quanto affermato da Boldrin sarebbe appena sufficiente possedere una banale conoscenza dei mercati finanziari. Infatti, questi, in via di principio, tendono sempre ad anticipare (e quindi a prezzare) i fenomeni di carattere economico, sociale e politico che, da lì a poco, in genere, impatteranno sulla collettività o su un contesto socio/economico. In altre parole i mercati, attraverso la formazione dei prezzi delle attività finanziarie, tendono ad esprimere anticipatamente gli effetti di qualsiasi scelta politica che da lì a poco ( o a qualche mese) impatterà sui mercati.
Arrivati a questo punto
giova ricordare che il Fondo ESM non è qualcosa ideato nel 2012, quando
gli spread erano quasi a livelli apicali. Il fondo nasce già con il
trattato di Lisbona del 2011 e già all'inizio del 2012 si sapeva più o
meno tutto su come avrebbe potuto "funzionare" l'ESM nella veste di
fondo salva stati. Ciò nonostante, come si vede nell'immagine proposta, a
luglio del 2012 lo spread era a 537 punti. Quindi, in considerazione
del fatto che, come spiegato, i mercati tendono ad anticipare gli
eventi, appare assai arduo poter sostenere la tesi di Boldrin, proprio
perché il fondo ESM, fin dalla sua ideazione (2011) avrebbe dovuto
esercitare un effetto deterrente e quindi comprimere gli spread. Ma
così non è stato. E questo è solo un aspetto, magari il meno
significativo.
Come dicevamo, l'immagine (la potete ingrandire cliccando sopra) mostra proprio l'andamento dello spread dalle dimissioni del Governo Berlusconi (novembre 2011) fino a circa un anno fa (novembre 2012). Analizzando l'andamento del grafico e considerando la dinamica dello spread con gli eventi che si sono susseguiti nel corso di questi mesi, si trova conferma che il fondo ESM ha poco a che vedere con il ripiegamento del differenziale di rendimento dei titoli di stato tra Italia e Germania.
Come dicevamo, l'immagine (la potete ingrandire cliccando sopra) mostra proprio l'andamento dello spread dalle dimissioni del Governo Berlusconi (novembre 2011) fino a circa un anno fa (novembre 2012). Analizzando l'andamento del grafico e considerando la dinamica dello spread con gli eventi che si sono susseguiti nel corso di questi mesi, si trova conferma che il fondo ESM ha poco a che vedere con il ripiegamento del differenziale di rendimento dei titoli di stato tra Italia e Germania.
In realtà, dopo un
iniziale ripiegamento a cavallo di novembre e dicembre 2011 con
l'insediamento di Monti a Palazzo Chigi e il varo del Decreto Salva
Italia (che come sappiamo ha salvato assai poco),
lo spread riparte fino ad arrivare alla fine di dicembre 2011 in area
515 punti base. Qui, interviene la BCE con la prima operazione di
rifinanziamento triennale alle banche europee, innescando così la
caduta dello spread. Caduta che prosegue e si accentua dopo il mese di
Febbraio, a seguito della seconda operazione della BCE a favore del
sistema bancario. Ricordo che la BCE, con queste due operazioni, ha
concesso al sistema bancario europeo oltre 1000 miliardi di euro di
finanziamenti triennali al tasso dell'1%, e in questo articolo potete trovare ulteriori dettagli.
Nei mesi successivi, a
decorrere da marzo, si comprende che la recessione in Italia e nel sud
Europa, risulta essere ben più profonda di quanto incautamente
preventivato sia dal Governo che da altre (pressoché tutte) autorità
sparse per il mondo: dal FMI fino ad arrivare alla Ue. Ma ciò che
preoccupa maggiormente i mercati, è l'abbraccio mortale tra banche e
stato.
Come già abbiamo avuto modo di chiarire nelle righe di questo
sito, se da un lato le due operazioni poste in essere nei mesi
precedenti dalla BCE (dicembre 2011 e febbraio 2012), hanno avuto il
merito di sopperire (almeno parzialmente) alla carenza di liquidità sul
circuito interbancario e favorire l'acquisto dei titoli di stato da
parte delle banche finanziando così lo Stato, dall'altro ha favorito
l'esacerbazione di un meccanismo perverso per cui le banche
finanziatrici del debito sovrano, vedevano diminuire vertiginosamente il
valore dei titoli di stato acquistati con le due operazioni LTRO
abbattendone il patrimonio, e quindi anche la capacità delle stesse
banche di sostenere imprese e famiglie attraverso la concessione di
prestiti.
Quindi esistevano (esistono ancora) tutte le condizioni per
una crisi bancaria che, unità alle sofferenze bancarie derivanti
dall'inasprirsi delle condizioni economiche, rischiavano di produrre un
fallimento sistemico di banche e stato.
Fallimento, chiaramente non
confinato al solo perimetro nazionale per i motivi che potete ben
comprendere. Ecco quindi la corsa dello spread fino ad arrivare 537
punti del luglio 2012. Fino a quando il presidente delle BCE Mario
Draghi, intervenendo in conferenza stampa, pronuncia queste magiche
parole:
"Ho un messaggio chiaro da darvi: nell'ambito del nostro mandato la Bce è pronta a fare tutto il necessario a preservare l'euro. E credetemi: sarà abbastanza".
Questo, imprimerà una
caduta repentina dello spread che si consoliderà poi nel mese di
settembre, con l'annuncio della creazione del programma OMT con il quale
la BCE si è dichiarata disponibile ad acquistare illimitatamente titoli
di stato con durata triennale. Ma voi potreste anche eccepire che il
bazooka di Draghi, in effetti, essendo rivolto alle scadenze brevi
(triennali) dei titoli di Stato, non avrebbe potuto influenzate le
quotazioni dello spread, essendo questo parametro espressione dei titoli
decennali.
Ma in questo ragionamento occorre osservare particolare
cautela, poichè è altrettanto verosimile ipotizzare che il piano di
Draghi, oltre ad aver avuto un effetto deterrente, ha avuto un effetto
trascinamento anche sulla parte più lunga della curva, cioè sulle
scadenza decennali, comprimendone il rendimento. E quanto sostenuto è
chiaramente riscontrabile dal crollo dello spread verificatori nei
giorni successivi all'annuncio di Draghi.
Se il ragionamento
proposto da Boldrin fosse corretto (cioè quello della mutua
assicurazione, sulla quale Boldrin fonda la sua tesi), sarebbe logico
attendersi un appiattimento dei rendimenti comune a tutti i paesi
dell'area mediterranea: Grecia e Portogallo compresi.
Ma
così non è. Infatti, ancora oggi, i rendimenti dei titoli di stato
della Grecia e del Portogallo sono assai più alti di quelli espressi da
Italia e Spagna. Ma questo, Boldrin, si guarda bene dal dirlo.
A Boldrin, nel proporre i
suoi calcoli fantasiosi, sfugge anche un'altra circostanza a mio avviso
estremamente importante. E si tratta di una circostanza confermata per
bocca dello stesso CEO dell' ESM e prevista proprio nello statuto del
fondo. Ossia che le disponibilità liquide versate dagli Stati e anche
quelle raccolte sui mercati sono state investite su titoli governativi
di massima affidabilità creditizia. Quindi anche (e sopratutto) quelli
tedeschi, non certamente titoli italiani e spagnoli.
L'articolo 22 del trattato istitutivo che recita:
Il direttore generale attua una politica di investimento del MES improntata al principio di prudenza atta a garantire la sua massima affidabilità creditizia [...]. La gestione del MES deve essere conforme ai principi della buona gestione delle finanze e dei rischi.
Ciò significa che la liquidità a disposizione dell'ESM deve essere investita in strumenti "privi" di rischio che garantiscano la massima affidabilità creditizia in termini di ritorno del capitale.
Ora, in un continente in cui l'unica certezza esistente sembra essere
l'idiozia dei vari EUROBUROCRATI, costituisce senz'altro una buona
garanzia di investimento acquistare titoli governativi tedeschi, magari a
breve termine. Il che significa che la Germania si ritrovata
finanziata dall'ESM (ovvero dai soldi dei contribuenti europei, italiani
compresi) senza neanche averne fatto richiesta.
È
chiaro che una simile politica di investimento dell'ESM determina un
aumento delle divergenze esistenti tra i paesi core dell'eurozona e
quelli dell'aria mediterranea, poiché il flusso di liquidità investito a
favore dei titoli di stato "sicuri" tende a schiacciarne (almeno in
parte) i rendimenti, con benefici in termini di minor costo per i
interessi per i paesi virtuosi . Ciò determina anche una diminuzione di
costi finanziari a favore delle imprese operanti in quelle aree, che già
godono di condizioni di credito imparagonabili rispetto alle
concorrenti dei paesi più deboli.
In altre parole, la politica di
investimento adottata dall'ESM fa salire (almeno parzialmente) lo
spread della competitività tra le rispettive aree economiche, già
profondamente compromessa. Il tutto mentre i paesi più bisognosi (e
ad un passo dalla bancarotta) sono costretti ad indebitarsi sui mercati e
a tassi di interesse insostenibili per finanziare il fondo ESM. Ma
anche questo aspetto fondamentale viene (spero volontariamente) tenuto
nascosto dal buon Boldrin. Perché, se così non fosse, allora si potrebbe
immaginare che queste cose, Boldrin, non le conosca; e questo sarebbe
assai peggio.
Giunti a questo
punto, risulta assai agevole intuire quanto siano infondate le tesi di
Boldrin e i calcoli da lui proposti, secondo i quali, l'Italia, aderendo
al fondo ESM, avrebbe ottenuto lauti guadagni in termini di minor costo
per interessi. Per sconfessare definitivamente le assurde tesi di
Boldrin, al nostro ragionamento dobbiamo aggiungere un'ultimo pezzo,
cioè il costo sostenuto dall'Italia. E qui la cosa è davvero agevole da
quantificare. Ma nonostante ciò, anche in questo caso, il "sapiente"
Boldrin omette di quantificare il costo del finanziamento.
Quando si parla di fondi
salva stati, in genere, si tende a comprendere in questa
classificazione tutti gli impegni assunti dall'Italia nei vari
salvataggi europei nei quali è intervenuta con prestiti bilaterali e
con i versamenti effettuati a favore del fondo EFSF e ESM. Mensilmente,
la Banca d'Italia ci informa circa i contributi versati ai vari
salavataggi e, secondo l'ultimo dato pubblicato, l'impegno finanziario
già sostenuto dall'Italia ammonta a circa 54 miliardi di euro.
Giova ricordare a Boldrin che l'Italia, per poter partecipare a questi piani di salvataggio, non disponeva ( e non dispone) di risorse finanziare proprie e, per poterlo fare, ha fatto ricorso al mercato emettendo debito acquistato dagli investitori. Il quale debito presuppone anche il pagamento di un interesse. A voler essere buoni ( ma proprio buoni), assumiamo che l'Italia abbia collocato debito sui mercati a tassi vicini al 4,5%. Da ciò se ne deduce che il debito contratto per finanziare i vari piani di salvataggio (sostegni bilaterali, Efsf ed ESM) costa all'Italia circa 2,5 miliardi di euro all'anno.
Giova ricordare a Boldrin che l'Italia, per poter partecipare a questi piani di salvataggio, non disponeva ( e non dispone) di risorse finanziare proprie e, per poterlo fare, ha fatto ricorso al mercato emettendo debito acquistato dagli investitori. Il quale debito presuppone anche il pagamento di un interesse. A voler essere buoni ( ma proprio buoni), assumiamo che l'Italia abbia collocato debito sui mercati a tassi vicini al 4,5%. Da ciò se ne deduce che il debito contratto per finanziare i vari piani di salvataggio (sostegni bilaterali, Efsf ed ESM) costa all'Italia circa 2,5 miliardi di euro all'anno.
Questa grandezza, che
non è affatto di poco conto, non viene minimamente presa in
considerazione nel calcolare i presunti vantaggi che l'Italia, a detta
di Boldrin, avrebbe ottenuto. Eppure è un dato assai facile da
calcolare, e altrettanto impossibile da non considerare in qualsiasi
analisi di convenienza si voglia approntare. Ma Boldrin commette
anche questo macroscopico errore, che comunque non avrebbe certamente
reso più attendibile l'analisi infondata che ha proposto.
Concludendo, si può
affermare con ragionevole certezza che il ripiegamento dello spread è
imputabile principalmente alle operazioni LTRO, alle manovre espansive
delle Banche Centrali, e soprattutto alla ricchezza degli Italiani
che, attraverso governi proni alle logiche imposte dei burocrati
europei, è pronta ad essere escussa per garantire gli investitori che
hanno acquistato debito pubblico, e quindi anche le banche del nord
europa che hanno investito nei titoli pubblici italiani. Se, come dice Boldrin, il lavoro dell'economista è anche quello di saper "valutare i profitti economici" e,
per poterlo fare, si adducono tesi fantasiose e prive di fondamento,
noi ci accontentiamo di essere umili contabili. Almeno abbiamo la
certezza che uno più uno darà sempre due.
Aggiornamento:
Sfogliando il blog ho trovato un articolo pubblicato qualche mese fa che riporta un analisi di Paul de Grauwe dove si afferma in modo scientifico la fortissima correlazione tra lo spread iniziale, prima delle parole di Draghi del luglio 2012, e la diminuzione successiva: in altri termini, quei paesi che più avevano visto salire lo spread sono anche quelli chel’hanno visto scendere in modo più consistente. Quindi i mercati scommettevano “contro” alcuni paesi (cioè sull’uscita di essi dall’euro), ma quando la possibilità di scommettere si è ridotta a causa della “garanzia”, seppur potenziale, della BCE, allora proprio i paesi che erano stati maggiormente bersagliati sono stati quelli ad esserne (relativamente) più beneficiati. L’Italia per prima, al di là dell’austerità o dell’affidabilità del governo Monti.
Aggiornamento:
Sfogliando il blog ho trovato un articolo pubblicato qualche mese fa che riporta un analisi di Paul de Grauwe dove si afferma in modo scientifico la fortissima correlazione tra lo spread iniziale, prima delle parole di Draghi del luglio 2012, e la diminuzione successiva: in altri termini, quei paesi che più avevano visto salire lo spread sono anche quelli chel’hanno visto scendere in modo più consistente. Quindi i mercati scommettevano “contro” alcuni paesi (cioè sull’uscita di essi dall’euro), ma quando la possibilità di scommettere si è ridotta a causa della “garanzia”, seppur potenziale, della BCE, allora proprio i paesi che erano stati maggiormente bersagliati sono stati quelli ad esserne (relativamente) più beneficiati. L’Italia per prima, al di là dell’austerità o dell’affidabilità del governo Monti.
Nessun commento:
Posta un commento