Movimenti e saldi dei conti senza segreti: con le liste selettive effettuate grazie all’Anagrafe tributaria, possibilità di indagini e controlli fiscali dietro l’angolo; fondamentale gestire bene il proprio conto corrente.
Dal 31 gennaio prossimo in poi, banche e altri operatori finanziari saranno obbligati a informare il fisco di tutti i nostri conti correnti: saldi e ogni movimentazione. Prima si procederà con la comunicazione dei dati relativi al 2011; poi si procederà con il 2012, il 2013 e così ogni anno. In altre parole, ogni operazione che faremo in banca (dall’apertura di un conto, al prelievo, al versamento, al bonifico bancario) verrà, in tempo reale, comunicata all’Agenzia delle Entrate, per ricostruire il reddito dei contribuenti. Non c’è via di scampo, né ciò può essere evitato.
Tutti i dati bancari dei singoli contribuenti andranno a costituire un vero e proprio patrimonio informativo per il fisco: un database unico in tutta l’Europa.
Finisce l’epoca del segreto bancario per inaugurarsi quella della massima trasparenza.
A disposizione tutti i saldi e carte
Saranno a disposizione del Fisco i saldi iniziali e finali per ciascun anno dei singoli rapporti nonché i dati relativi, per ogni rapporto, agli importi totali delle movimentazioni distinte tra “dare” e “avere”.
I rapporti interessati comprendono, tra l’altro, i conti corrente, le cassette di sicurezza, le carte di credito e di debito, gli acquisti e vendita di oro e metalli preziosi e le operazioni extra conto.
Tali informazioni saranno inserite in quella che è stata definita l’Anagrafe tributaria.
Inevitabilmente, l’elevato numero di dati di cui disporranno gli uffici dell’Agenzia delle Entrate inciderà sulle modalità delle indagini finanziarie, rendendo innanzitutto superfluo, d’ora innanzi, richiedere informazioni sui conti al contribuente o alle banche.
Sulla base dei dati ottenuti, l’Amministrazione potrà effettuare delle liste (cosiddette liste selettive) in cui vi inserirà i soggetti a potenziale rischio di evasione fiscale.
Sino ad oggi, l’Anagrafe ha contenuto solo i dati personali, compreso il codice fiscale, del titolare del conto, l’esistenza dei rapporti e la loro natura. Non venivano indicate né le somme contenute nel conto né la consistenza di una certa gestione. Il ricorso all’Anagrafe permetteva di individuare solo l’esistenza dei rapporti.
Gestire bene i conti correnti
Soprattutto ora che nella nuova Anagrafe dei conti confluiranno anche i dati di saldi e movimentazioni finanziarie, diviene fondamentale per i contribuenti gestire in modo più razionale i propri conti correnti ricorrendo in maniera sempre più frequente a strumenti di pagamento tracciabili.
Sarà così necessario, per ogni bonifico, prelievo o versamento, chiarire con precisione la causale dell’attività, anche al fine di tenerne traccia in futuro, in caso di eventuali controlli: controlli che, ovviamente, posso intervenire anche a distanza di anni, quando ormai la memoria potrebbe aver dimenticato le ragioni di una determinata attività sul conto corrente.
Insomma, bisognerà gestire il conto al pari di un bilancio societario.
Siamo ormai già abituati ad utilizzare i sistemi tracciabili per via della riduzione a 999,99 euro del limite all’utilizzo del denaro contante. Questa, però, dovrà essere la regola.
Rivedere abitudini e meccanismi di gestione dei propri movimenti finanziari, sia in entrata che in uscita, costituisce di fatto un obbligo per i contribuenti chiamati a contrastare efficacemente il potenziamento delle indagini finanziarie.
Le liste selettive
Per contrastare l’evasione fiscale, l’Agenzia può accedere alle informazioni raccolte dagli intermediari finanziari e trasmesse all’Anagrafe tributaria così da creare liste selettive di contribuenti da sottoporre a verifica e controllo. Dati individuali, quali saldi attivi e passivi e operazioni fuori conto, vengono comunicati al Fisco che li elabora individuando particolari anomalie finanziarie nei comportamenti dei contribuenti come la realizzazione di operazioni non coerenti rispetto al proprio profilo economico-finanziario oppure l’utilizzo di particolari mezzi e modalità di pagamento.
Per l’approfondimento leggi l’articolo “Indagini finanziarie: le fasi del procedimento”
Attenti all’uso ripetuto di piccole somme in contanti
Gli usi ripetuti e ingiustificati di contante oppure il ricorso a tecniche di frazionamento dei pagamenti, l’utilizzo di carte di pagamento non coerente con le ordinarie modalità operative così come movimentazioni eccessive dei conti di deposito costituiscono tutte anomalie finanziarie che, combinate e suffragate da ulteriori informazioni, potrebbero insospettire il fisco. Il che potrebbe far inserire il contribuente nelle liste dei soggetti da sottoporre a controllo, da effettuare anche con strumenti di accertamento di massa quali lo spesometro e il redditometro.
Tutti sotto controllo
Le indagini della finanza non riguarderanno soltanto i portatori di partita IVA, i professionisti e gli imprenditori, ma tutti i contribuenti, sia persona fisica che giuridica e indipendentemente dal fatto che svolgano un’attività d’impresa o di lavoro autonomo.
Sotto esame anche i conti “collegati” al contribuente
Operare in modo “pulito” sul vostro conto e in modo “sporco” su quello di un familiare, anche se pensionato, non aiuterà i contribuenti. Infatti, le indagini potranno partire anche da rapporti che risultano intestati a soggetti terzi (ad esempio: il coniuge o i soci nelle società a ristretta base partecipativa).
L’amministrazione deve provare che l’intestatario del conto è un prestanome?
In merito ai controlli partiti da conti correnti di terzi, la Cassazione ha manifestato due opposti orientamenti interpretativi.
Accertamento legittimo: secondo il primo orientamento, basterebbe il solo vincolo coniugale o familiare con il contribuente, o con l’amministratore della società a estendere il controllo bancario al contribuente. È infatti un classico espediente quello di intestare un conto corrente al coniuge quando il contribuente sia soggetto a verifiche fiscali [1].
Accertamento illegittimo: con un secondo ed opposto orientamento, la Corte [2] ha affermato la necessità che l’amministrazione debba provare, anche tramite presunzioni, la natura fittizia dell’intestazione o comunque la sostanziale riferibilità al contribuente dei conti intestati a terzi o di singoli dati o elementi di essi.
[1] Cass. sent. n. 1452/2009. Con ordinanza 13 settembre 2010, n. 19493, la Cassazione ha stabilito che “l’estensione delle indagini bancarie anche a soggetti terzi rispetto alla società, non può ritenersi illegittima in quanto tutti detti soggetti hanno riferimento nella società o quali amministratori e soci, o quali congiunti di questi e, quindi, in una società, come nella specie, la cui compagine sociale e la cui amministrazione è riferibile ad un unico ristretto gruppo familiare, ben si può ritenere che l’esistenza di tali vincoli sia sufficiente a giustificare la riferibilità al contribuente accertato delle operazioni riscontrate sui conti correnti bancari intestati a tali soggetti, salva, naturalmente, la facoltà di questi di provare la diversa origine di tali entrate (…). Inoltre (…), la verifica può estendersi anche ai conti dei congiunti degli amministratori della società contribuente, essendo il rapporto familiare sufficiente a giustificare – salvo prova contraria – la riferibilità al contribuente accertato delle operazioni riscontrate sui conti bancari degli indicati soggetti”.
[2] Cass. sent. n. 21454/2009.
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