giovedì 17 luglio 2014

ORCHI in Gran Bretagna

Pedofilia in Gran Bretagna, un fenomeno molto diffuso - 660 arresti- Anglicani e pedofilia
  Rete pedofili parlamento britannico: “Inchiesta insabbiata, erano troppi”
 
I pedofili sono in parlamento, lo stesso parlamento che ha approvato le adozioni gay. Si espande il cupo scandalo pedofilia nel Regno Unito.

Un ex funzionario dei servizi sociali ha detto che le sue denunce su una rete di pedofili con sede a Westminster – il parlamento inglese e il fulcro del potere politico britannico – sono stati ignorati, perché “i membri erano troppi”.

David Tombe, che gestiva a Hereford e Worcester i servizi sociali, ha detto di avere avvertito il governo dopo l’arresto del pedofilo Peter Righton nel 1992.

Due inchieste sono state avviate.

Mr Tombe, che si occupa di servizi sociali nella sua area da 20 anni, afferma che quando il pedofilo Righton è stato arrestato nel 1992, si rese conto da informazioni attraverso l’indagine di polizia che la rete pedofila aveva ampie ramificazioni nel governo e nella politica britannica.

Ha detto che quando ha avvertito Dipartimento di rappresentanti di salute, gli era stato detto dai funzionari che  ”probabilmente sprecava il [suo] tempo”, perché ce ne erano “troppi là”.

Alla domanda su cosa pensava significasse la parola “loro”, Mr Tombe ha detto che “coloro  all’interno del Parlamento e del governo a Whitehall”.

Ricordiamo, che al tempo dell’arresto del pedofilo belga Dutroux, che agì indisturbato per anni, si parlò insistentemente di una rete interna al governo belga e alle istituzioni Ue a Bruxelles.

Una rete di individui senza scrupoli agisce all’interno della politica europea. E’ la politica europea.

Tratto da www.stampalibera.com 17/07/2014

 
Gb, 600 arresti per pedofilia
In manette anche medici e insegnanti nell'ambito dell'inchiesta durata sei mesi e condotta dalla National Crime Agency
ANSA
Oltre 600 sospetti pedofili, tra cui anche medici e insegnanti, sono stati arrestati in Gran Bretagna in seguito ad un'inchiesta durata sei mesi e condotta dalla National Crime Agency (considerata la Fbi britannica). Oggetto dell'inchiesta, la più vasta di questo genere mai condotta nel paese e rimasta segreta fino ad oggi, sono stati individui che avevano accesso online ad immagini scabrose di minori. Solo 39 tra gli arrestati erano già noti alle forze dell'ordine.

431 bambini posti sotto la tutela dalle autorità. Di questi 127 erano considerati ''a rischio immediato'' di abusi, soprattutto perchè in affidamento o sotto il controllo di sospetti finiti in manette. Fra i casi più eclatanti di cui parla il sito della Bbc, senza fare nomi, quello di un genitore adottivo che aveva in affidamento un ragazzo di 12 anni, e quello di un nonno che avrebbe abusato di due dei suoi 17 nipoti. La Nca ha voluto precisare che nessuno degli arrestati è un attuale o ex deputato o membro del governo. Questo per spiegare che la vasta inchiesta di polizia non è in connessione coi casi storici di abusi ai minori in cui, secondo accuse che arrivano da più parti, sarebbero coinvolti anche politici e che ha spinto il premier David Cameron ad avviare una vasta inchiesta contro la pedofilia nelle istituzioni. Le indagini della Nca si sono concentrate soprattutto sulla 'darknet', il web sommerso usato per compiere i crimini più svariati.


 Anglicani e pedofilia. Una storia di travi e pagliuzze
di Massimo Introvigne
 
Quattrocento bambini molestati, un’intera zona infestata da ministri di culto pedofili che i superiori per quarant’anni si limitano a trasferire da una parrocchia all’altra, ostacolando in ogni modo le indagini della polizia. Una commissione d’inchiesta, condanne, scuse pubbliche che secondo le vittime non possono bastare, un vescovo che si dimette. L’ennesimo episodio di pedofilia nella Chiesa Cattolica? Niente affatto: si tratta dello scandalo dei pastori pedofili nella Chiesa Anglicana dell’Australia del Nord, scoperto nel 2003. La Comunione Anglicana fin dagli anni 1980 è stata devastata da alcuni dei più clamorosi scandali di abusi di minori e di pedofilia dell’intero mondo anglosassone. Nel giorno di venerdì santo del 2002 William Persell, vescovo di Chicago della Chiesa Episcopaliana – la branca statunitense della Comunione Anglicana – dichiarava in un sermone: “Saremmo ingenui e disonesti se dicessimo che quello della pedofilia è un problema della Chiesa Cattolica e non ha nulla a che fare con noi anglicani perché abbiamo preti sposati e donne prete. Non è così”.

Per questo i commenti dell’arcivescovo di Canterbury e responsabile mondiale della Comunione Anglicana, Rowan Williams, che il 3 aprile ha scatenato un attacco senza precedenti contro la Chiesa Cattolica, unendo la sua voce all’assalto di una lobby internazionale contro Benedetto XVI, sono apparsi a molti specialisti di abusi compiuti da religiosi come un pesce d’aprile di cattivo gusto e in ritardo di due giorni. Ma come? Il capo di una comunità dove gli abusi sono iniziati addirittura nel XIX secolo e continuano ampiamente ancora oggi si permette di attaccare il Papa? Non conosce forse la pagina del Vangelo sulla pagliuzza e sulla trave?

Statisticamente, Williams – che contrappone i protestanti ai cattolici –  non potrebbe avere più torto. Secondo il sociologo Philip Jenkins, uno dei maggiori studiosi mondiali della questione degli abusi pedofili, il tasso di sacerdoti condannati per abusi su minori a seconda delle aree geografiche varia dallo 0,2 all’1,7% del totale, mentre per i ministri protestanti va dal 2 al 3%. Un rapporto del 2002 di un’agenzia protestante americana, Christian Ministry Resources, concludeva che “i cattolici ricevono tutta l’attenzione nei media, ma il problema è maggiore nelle Chiese protestanti” dove le accuse (certo da non confondersi con le condanne) negli Stati Uniti erano arrivate al bel numero di settanta alla settimana. Nella sole congregazioni della Comunione Anglicana i siti specializzati riportano centinaia di casi.

Questo dimostra, fra l’altro, che il celibato non c’entra: la maggior parte dei pastori protestanti in genere e anglicani in specie è sposata. Nel 2002 in Australia il pastore anglicano Robert Ellmore, sposato, fu condannato per avere abusato di numerosi bambini, fra cui la sua nipotina di cinque anni. Un pastore episcopaliano di Tucson, in Arizona, Stephen P. Apthorp, nel 1992 era stato condannato per avere violentato 830 volte la figliastra, inducendola a tentare il suicidio, a partire da quando aveva dieci anni. In Australia nel 1995 la Chiesa Anglicana aveva deciso di occuparsi del problema costituendo un “Comitato della Chiesa sugli abusi sessuali”. Uno dei membri più noti del comitato era il canonico anglicano Ross Leslie McAuley. Quando lo nominarono, i vertici della Chiesa Anglicana sapevano già che era sotto inchiesta per diversi casi di abusi omosessuali. Più tardi sarebbe stato descritto dai suoi stessi superiori come “un predatore sessuale”. Il 12 marzo 2009 in Australia un ex responsabile della Church of England Boys Society è stato condannato a diciotto anni di carcere per una lunga catena di abusi sui bambini. E le condanne continuano.

Sarebbe sbagliato qualunque atteggiamento del tipo “mal comune, mezzo gaudio”, né certamente la Chiesa Cattolica intende assumerlo. Al contrario, il Papa è impegnato a denunciare – come ha scritto nella “Lettera ai cattolici dell’Irlanda” – “la vergogna e il disonore” dei preti pedofili. Ma il capo anglicano Rowan Williams – che mantiene aperto il sacerdozio e l’episcopato agli omosessuali e ha auspicato l’introduzione in Gran Bretagna della legge islamica, la shari’a, per i musulmani – dovrebbe smetterla con il patetico tentativo di usare la questione della pedofilia per frenare la massiccia emorragia di anglicani che tornano alla Chiesa di Roma disgustati dalla sua gestione,  lasciare al Papa il suo lavoro e occuparsi semmai di fare pulizia in casa sua.
 
Vi sorprende, che il parlamento britannico abbia approvato a grande maggioranza le adozioni gay?


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