Quando a Parigi si è svolta la "Marcia dell'Unità", con
la partecipazione di numerosi capi di stato stranieri, il responsabile
del Dipartimento per gli affari religiosi della Turchia (Diyanet) Mehmet
Germez, in una riunione con i mufti delle province turche ad Edirne, ha
dichiarato che "gli omicidi dovrebbero essere visti dalla comunità
internazionale come un crimine, a prescindere dalla nazionalità e dalla
religione delle vittime." Secondo le sue parole, "da una parte 12
milioni di persone sono rimaste uccise negli ultimi 10 anni nel mondo
islamico," dall'altra 12 persone sono state uccise a Parigi." "Vediamo
persone che non dicono nulla riguardo la morte di 12 milioni di persone -
ha sottolineato Germez, - ma allo stesso tempo manifestano contro
l'uccisione di 12 persone. Se il mondo non è allo stesso modo sensibile
di fronte alla perdita di vite umane, indipendentemente dalla loro
nazionalità e religione, l'umanità è condannata."
Quando il noto magnate dei media Rupert Murdoch ha scritto su Twitter
che "i musulmani devono assumersi la responsabilità del jihadismo," ha
risposto duramente il primo ministro turco Ahmet Davutoglu,
sottolineando che "la comprensione di un crimine collettivo ha fato
fiorire il movimento nazista."
In generale, secondo
quanto rilevato dai sociologi, in Europa e negli Stati Uniti non solo è
aumentata l'ostilità nei confronti dell'Islam, ma questa tendenza si sta
consolidando. Il fatto che da questi atteggiamenti sia stata ora
contagiata la "middle class" europea, precedentemente considerata
tollerante, suscita notevole preoccupazione tra i sostenitori dei
diritti dei migranti musulmani, appartenenti anche alla seconda o terza
generazione di permanenza in un determinato Paese. Il problema è già
diventato endemico.
La questione è importante per un
altro motivo. Quando la Turchia ha iniziato il dialogo per
l'integrazione europea, l'Europa era qualitativamente diversa e molti
politici credevano che l'Europa, come gli Stati Uniti, avrebbe avuto il
suo "melting pot", con uguali diritti e condizioni per tutti. Ora in
Europa sono spuntati fattori che stimolano l'islamofobia. In molti Paesi
europei i governi con socialisti o liberali vengono sostituiti dai
partiti di destra, che respingono le idee di tolleranza. Chiudono agli
immigrati musulmani lo spazio culturale e civile in Europa e non
intendono approfondire la conoscenza e la comprensione dell'Islam e dei
musulmani.
Così, quando il primo ministro turco Davutoglu aveva
incontrato i rappresentanti della comunità turca a Berlino ed aveva
dichiarato che "prima o poi la Repubblica diventerà un membro a pieno
titolo dell'Unione Europea" e che "il Paese sta facendo tutto il
necessario per portare avanti le riforme richieste", sono immediatamente
sorti dei dubbi. La Turchia sta cercando di imitare le norme europee di
tipo liberale, ma quando il processo terminerà, l'Europa la potrà
rifiutare. Pertanto, l'integrazione europea non può essere l'obiettivo
principale della politica estera turca, fa sapere il consiglio dei
ministri del governo Davutoglu.
Secondo Kurshat Zorlu,
professore associato dell'Università di Kirsehir, la Turchia non ha
intenzione di rinunciare a parte della sovranità politica ed economica,
come inevitabilmente dovrà accadere in caso di adesione alla UE. Secondo
l'accademico, Ankara dovrebbe guardare i Paesi vicini, compresa la
Russia e l'Eurasia. Ed essere pronta a "valutare correttamente i
vantaggi e le perdite di un'eventuale adesione alla UE."
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