Meditare
Cosa significa meditare?
È difficile dare una risposta a quella che
potrebbe sembrare una domanda piuttosto semplice. Si potrebbe anzi dire che il
buon meditante, più pratica e maggiormente si rende consapevole di quanto
l’essenza della meditazione stessa sia sfuggente, inafferrabile, indefinibile.
Possiamo tuttavia dire che la meditazione è uno
stato di puro essere, di chiara consapevolezza, di attenzione immersa nel reale: uno
stato originariamente naturale, ma per il quale è necessario un lavoro su di sé.
Si ritorna alla condizione normale del corpo-mente: uno stato di unità,
precedente a qualsiasi dualità. Attraverso una serie di esercizi atti alla
riemersione del pieno sentire della nostra persona. di indagine
della propria meccanica fisica e mentale (dalle sensazioni e dai pensieri più
grossolani a quelli più sottili), si è pienamente presenti, consapevoli, qui ed
ora: si realizza la pienezza della pura attenzione.
La meditazione è
attenzione: non si tratta di cosa stai facendo, ma di come lo fai.
La meditazione è la tua
natura: non è un risultato – è una condizione reale. Non deve essere raggiunta,
deve solo essere riconosciuta. È la tua essenza: non puoi averla e non puoi non
averla. Non può essere posseduta, non è una cosa.
La meditazione è
osservazione: non fare niente, non ripetere dei mantra, non ripetere il nome di
dio – semplicemente osserva, semplicemente senti. Non disturbare la tua natura, non ostacolarla, non
reprimerla.
La meditazione non è un
credo, non è un dogma, non è un culto, non è una religione, non è una morale,
non è un giudizio: è un’esperienza evidente in se stessa.
La meditazione è non-fuggire:
è rilassarsi ed essere nel momento, nel presente. È permanere nel qui e ora.
La meditazione è
chiarezza di visione. È uno stato di pienezza, di vuoto e di unità.
La meditazione è l’arte
della consapevolezza: è una resurrezione dalla cecità di ciò che è, è
essere presenti, è essere nella tua presenza.
La meditazione non è una
tecnica, non è un pensiero particolare, non è uno sforzo,
non è
concentrazione: è comprensione ed equilibrio, è equanimità e silenzio, è ascolto
e stabilità.
La meditazione non è
staccare la spina: è lo stato naturale della mente, la sua semplicità, è il
lasciare andare la presa, la quiete originaria.
Meditare è addestrarsi in ciò che è stato chiamato ‘il miracolo della
presenza mentale’: si scopre che quella che ritenevamo all’inizio una pratica
circoscritta in tempi e luoghi prestabiliti (la palestra, la nostra camera, ad
esempio) diventa via via una macchia d’olio che si espande sempre più, in grado di mutare radicalmente il
nostro stare nel mondo, il nostro vivere la vita. Meditare non significa
rifugiarsi nel proprio paradiso mentale, bensì avere un contatto semplice e
diretto con la realtà (interiore - noi stessi - ed esteriore), liberi dagli innumerevoli
filtri che si interpongono tra la mente e il vero.
Meditare vuol dire fare
piazza pulita delle innumerevoli teorie psicologiche, filosofiche, affascinanti
quanto pretestuose, fare piazza pulita di parole e spiegazioni, e volgersi verso
il Sé, la propria natura, in direzione di una conoscenza non più meramente
intellettuale, bensì autentica e diretta.
Si tratta di
un lavoro di presenza al nostro sentire. Siamo pressoché completamente assenti
alla nostra più potente e totale realtà, sempre invece immersi nel mentale, con
ciò di cui esso è fatto (rimandi al passato, proiezioni verso il futuro,
considerazioni e giudizi riguardo al presente). Siamo distanti dal nostro
essere-corpo, dalla nostra più piena incarnazione, sempre succubi dei nostri
automatismi fisici, soprattutto contrazioni le quali sono estremamente
inquinanti della nostra corporeità e che ci sono da schermo al nostro viverla
nella sua più integrale libertà.
La pratica
meditativa deve condurre invece a una resa più alta possibile del nostro essere,
al crollo delle protezioni e delle corazze, a un fare della nostra persona una
pura apertura risonante: presenza e sentire, appunto. Un fluire e un dispiegarsi
abbandonato nella realtà, sciolti in essa.
Ci si muove
nella direzione di una centratura della propria persona, in una condizione di
silenziosa quiete mentale e di vita fluente del corpo. Vogliamo muoverci verso
una sempre più fonda immersione nel reale, nel suo flusso, nella sua verità, nel
suo e nel nostro splendore. Che la meditazione sia tutto questo e non distacco
dal mondo, dalla nostra presenza e autenticità.
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