Ci sia concesso incominciare con un richiamo platonico: il filosofo che esce dalla caverna nella Repubblica di Platone e approda alla visione del Sole/Verità/Dio, è, come in tempi recenti i filosofi Popper e Heidegger hanno insegnato, il " perturbante" .
Esprime cioè tutto l'antropocentrismo, il porre l'uomo come " misura di tutte le cose" , misura dell'Essere. Esprime, insomma, violenza sul piano logico-ontologico, perché vuole catturare, diventare padrone dell'Essere/Verità/Fondamento.
Per il Taoismo, al contrario, sopra il Tao come ordine logico/ dialettico del Tutto, esiste un altro Tao, un Non-Essere, un Super-Essere, un Tao del Tao.
E il saggio s'acquieta di fronte al mistico della Trascendenza.
" ..."non-essere" e "Essere" ... sebbene abbiano un'origine comune, sono designati con termini diversi.
Ciò che essi hanno in comune, io lo chiamo il Mistero, il Mistero Supremo, la porta di tutti i prodigi" 1.
" La Via è vuota. Quanto è insondabile... Quanto è profonda" 2.Il saggio, inoltre, non si pone neppure come il misuratore dell'ordine del cosmo, del Tao/Legge/Ordine/Logos del Cosmo.
" La Via è qualcosa di assolutamente vago e inafferrabile" 3.
" Il Tao non ha limite ... "
" Il Tao supremo non ha nome ... Il Tao che appare non è più il Tao ... " 4.
" Ciò che il Tao racchiude, la virtù dell'uomo non può comprenderlo" 5.
Infatti, come ci ha ricordato J. Needham "l'uomo saggio forma un'unità col cielo e la terra" 6. Un'unità così intima che proprio per non violarla, per non scioglierla nei nichilistici dualismi dell'Occidente. la saggia cultura cinese, che fino al 1600 sopravvanzava l'Occidente sul piano della tecnica (dolce), ha bloccato la propria espansione tecnologica.
Insomma: è stata la saggezza non riduzionistica dell'epistemologia taoista, la mancanza di volontà di potenza, di violenza, di totalitarismo logico-epistemologico, ad impedire (almeno come concausa) che il primato tecnologico della Cina sull'Occidente si mantenesse anche nel "moderno" 7.
Ma il Tao che anima l'ordine cosmico può illuminare gli esseri umani.
Come era avvenuto nei tempi più antichi. Quando gli esseri umani vivevano imitando la legge del Tao; quando vivevano secondo i suoi insegnamenti custoditi nella natura: vivere con semplicità, senza artificialità, seguendo la natura, femmina, madre, stando in basso come l'acqua, con la pazienza della goccia d'acqua.
Quando l'umanità era senza individualismo, senza volontà di potenza, quando era senza quella cultura/erudizione, che contamina, contagia, rovina l'uomo.
" Gli Antichi pervenuti al Tao erano felici sia nella miseria sia nel successo, perché se si possiede il Tao e la sua virtù, si guarderà alle peripezie della miseria e del successo come si assiste al succedersi del freddo e del caldo, del vento e della pioggia" .
" Non lasciarsi intralciare dall'abitudine; non lasciarsi condizionare dalle cose; nessuna leggerezza né risentimento verso gli uomini; augurarsi la pace perché il popolo possa vivere; contentarsi di un minimo vitale per sé o per gli altri, far prova così di un cuore candido: c'era anche questo nel metodo del Tao degli Antichi" 8.
" Un piccolo paese con pochi abitanti, dove, sebbene esistano strumenti che fanno il lavoro di dieci o cento uomini, si possa indurre il popolo a non adoperarli...
Dove si possa indurre il popolo... a gustare il proprio cibo, ad ammirare le proprie vesti, ad accontentarsi delle proprie abitazioni" 9.
"Quando il popolo ha troppo sapere è difficile da governare" 10
ETICA, NATURA, METANOIA
Sul piano metafisico-ontologico, il saggio sa, conosce l'eterno ritmo del divenire che è dialettica, che è unità e conciliazione dei contradditori, che è al di là del dualismo, delle distinzioni fenomenico-empiriche di bene e male:
" Il cielo e la terra sono immani, trattano i diecimila esseri come cani di paglia (per il sacrificio)" 11.Tuttavia, sul piano etico, il saggio fa delle scelte. Con prudenza dolcezza, pazienza: tuttavia il saggio sceglie.
Pur conoscendo la complessità del reale e del divenire, pur mantenendo a fondamento quell'orizzonte dialettico che evita la radicalizzazione, la semplificazione (per cui tende alla conciliazione degli opposti di yin e yang), il saggio sceglie di imitare la natura. dal basso.
" Com'è tranquillo lo Spirito del Santo! E’ lo specchio dell'Universo e di tutti gli esseri. Il vuoto, la tranquillità, il distacco, la noncuranza, il silenzio, il non-agire sono la livella dell'equilibrio dell'universo, la perfezione della via e della virtù" .
" La maggior parte degli uomini nelle loro azioni trasgrediscono la legge del cielo, si allontanano dalla loro natura innata, distruggono i sentimenti autentici, perdono la loro anima originaria e agiscono sotto questo aspetto come la folla. Chi non ha cura della natura si lascia invadere dalle passioni che pullulano come rovi [che] finiscono per soffocare la nostra natura" .
" La verità, noi la riceviamo dal cielo; è naturale e invariabile" .Una fedeltà alla natura consacrata al pieno nel proprio congedo dalla vita terrena:
" Zhuang-zi stava morendo, e i suoi discepoli gli rivelarono la loro intenzione di fargli un funerale sontuoso. " E’ inutile" disse il moribondo " perché il cielo e la terra saranno la mia doppia bara, il sole e la luna i miei due dischi di giada, le stelle e la stella polare le mie perle, tutti gli esseri il mio corteo" 12.L'imitazione della natura è abbassamento, è un sostare in basso. Quindi il saggio si definisce per l'assunzione di un'etica dell'umiltà, della pazienza, della mitezza, della serenità, dell'equilibrio. Serenità non turbata neanche dai dolori più grandi: si veda come il saggio vive la morte della moglie:
" La moglie di Zhuang-zi era morta, Hui-zi andò a fargli le condoglianze. Trovò Zhuang-zi seduto a gambe incrociate a forma di setaccio, che cantava battendo il tempo su una scodella" 13.Come lo splendido capitolo LXVII del Tao Te Ching mostra:
" Io posseggo tre tesori che mantengo e conservo. Il primo si chiama la mansuetudine (trad. Duyvendak, nel senso di amore materno, quindi tenerezza); il secondo si chiama moderazione; il terzo si chiama: non osare essere il primo nel mondo" 14.Un'etica, insomma, che imita la natura selezionandola secondo griglie di precisi valori:
" La Via del Cielo, quanto è simile all'atto di tendere un arco. Ciò che è alto è spinto in basso, ciò che è basso è tratto in alto ... " 15.
" Un grande paese è a valle. E’ il punto d'incontro di Tutto- sotto-il-cielo. E’ come la femmina per Tutto-sotto-il-cielo. Con la sua tranquillità la femmina prevale sempre sul maschio; con la sua tranquillità, essa è al di sotto" 16.
" La ragione per cui il Fiume e il Mare possono essere re delle cento valli è la loro facoltà di essere più in basso di esse: così possono essere re delle cento valli" 17.
(Si vedano anche: C. VI; C. LII)
" ... Ciò che è tenero e debole è posto in alto" 18.
" ... Ciò che è basso è tratto in alto" 19.
" La cosa più molle al mondo si precipita contro la cosa più dura al mondo. Niente al mondo è più molle e debole dell'acqua; ma nell'avventarsi contro ciò che è duro e forte, niente può superarla. Senza sostanza, essa penetra in ciò che non ha interstizi ... " 20.
" La " bontà" suprema è come l'acqua. La " bontà" dell'acqua consiste nel fatto che essa reca profitto ai diecimila esseri senza lottare., Essa resta nel posto (il più basso) che ogni uomo detesta. Ecco perché è molto vicino alla Via" 21.
" La Via del Cielo è di non lottare, e nondimeno saper vincere; di non parlare, e nondimeno saper rispondere; di non chiamare, e nondimeno far accorrere; di essere lenti e nondimeno saper fare progetti" 22.
" Un buon capo di soldati non è bellicoso. Un buon guerriero non è collerico. Un buon vincitore dei suoi avversari non si impegna. Un buon padrone di uomini si pone al di sotto di essi. E’ questo che si chiama la Virtù del non lottare " 23.
Il Santo " non lotta" 24
" Pratica il Non-agire, bada a non fare niente... Le cose più grandi del mondo prendono avvio da ciò che è minuto. Perciò il Santo non fa mai niente di grande e così può compiere il grande" 25.
" ... Perciò un Santo ha detto: Se io pratico il Non-agire, il popolo si trasforma da solo. Se io amo la quiete, il popolo si rettifica da solo. Se io mi astengo dall'attività, il popolo si arricchisce da solo. Se io sono senza desideri, il popolo tornerà da solo alla semplicità" 26.
" ... Il debole prevale sul forte ... " 27.Un agire puro, quindi; un agire " senza perché" .
" Compiere senza perché, ecco il Tao" 28.Come nell'abilità del nuotatore:
" ... Sono cresciuto nell'acqua e mi ci trovo a mio agio, questa è la natura. Nuoto così senza sapere come ... " 29.
" L'uomo perfetto dimentica di avere un fegato ... non si preoccupa dei suoi occhi ... passeggia senza scopo ... Ciò significa che agisce senza aspettarsi nulla e guida gli uomini senza costringerli " 30.L'agire " senza perché" come agire puro presuppone, come fon- damento, lo stato di grazia dell'infanzia, che non è la perfezione. ma " solo il disgelo" , l'inizio dell'agire puro, sciolto da ogni condizionamento.
" Il neonato ... per tutto il giorno stringe le mani senza fare sforzi ... guarda senza muovere gli occhi ... Cammina senza sapere dove va e se ne sta tranquillo senza sapere quello che fa ... " 31.Insomma: l'agire non-agendo è un agire che esce dall'io, dalla dimensione della nostra "humanitas". Non è autoperfezionamento solipsistico: non è una crescita singolare di spiritualità.
Il " wu wei" è fuori dalla dimensione dell'hybris, del prometeismo, del titanismo, del " bisogno di vincere" .
Il saggio taoista è colui che esprime un'umiltà cosmica, in accordo col ritmo della natura, lontana da ogni proposito, da ogni progetto volontaristico. Così Zhuang-zi è contro la rigidità, lo schematismo, il volontarismo del progetto dell'amore universale.
Questa proiezione è propria della linea post-confuciana di Mo Ti, che in Occidente sembra essere prossima all'imperativo categorico dell'etica di Kant, di " fare il bene per il bene nella pura forma del dovere" .
Per Zhuang-zi l'amore deve essere legato all'ispirazione del Tao. è il Tao che ispira, che illumina l'azione, che perciò deve essere spontanea, personale, in " armonia con la natura umana" .
Mo Ti (Mo-zi nel Zhuang-zi), al contrario, vuole allontanare dalla natura umana e dalla vita concreta " canto nella vita" e " nessun vestito di lutto dopo la morte" .
" Ma gli uomini cantano e lui condanna il canto, si lamentano davanti al morto e lui condanna ogni lamento, fanno musica e lui condanna la musica ... E’ umano tutto questo? ... Una simile dottrina è contraria al cuore umano" 32.Se poi si approfondisce in modo più specifico, si vede che nel Taoismo non-violenza vuol dire semplicemente, non provocare dolore agli esseri viventi, né con la mente (pensieri, parole) né con il corpo.
Quando si parla di esseri viventi non si intende solo gli umani, ma anche gli animali e i vegetali: insomma tutto il Kosmos, l'insieme dei rapporti che legano l'universo a noi.
Non fare violenza agli altri e anche a noi stessi può sembrare scontato, ma se facciamo attenzione, possiamo notare quanto male ci infliggiamo ogni giorno sia psicologicamente, sia materialmente; e fare del male a se stessi vuol dire fare del male al mondo, alla società poiché in questa visione risiede un fonda- mento essenziale che sta nel vedere L'INSIEME DEI RAPPORTI.
Se andiamo alla radice della violenza, possiamo ricordare quali sono le forme principali che la producono: la paura. l'invidia, l'attaccamento, il desiderio e l'impeto verso qualsiasi meta.
La violenza richiama violenza, è una vera e propria spirale perversa.
Quando si pensa ad una persona violenta, la mente ci fa immaginare una persona arrogante, prepotente, irascibile ecc. Ma come sappiamo, non esiste solo questa figura; c'è anche il vigliacco, il codardo che è pericolosissimo perché come diceva Gandhi
" Il codardo tutto teso alla ricerca di protezione, non può dirsi non violento anzi egli incoraggia l'aggressore" .Allora come uscire da questa situazione? Con l'autocontrollo del pensiero che anticipa ogni nostra azione e parola (il pensiero è yin e l'azione è yang). Se ci è lecito un doveroso accostamento, rammentiamo che nel Taoismo si dice: " Rispondi alle ingiurie con gentilezza" nel Cristianesimo: " Porgi l'altra guancia" .
La qualità negativa della violenza deve essere bilanciata con l'aspetto positivo della compassione.
Solo gli individui immaturi vivono negli estremi: per quanto colti possano essere, se non sanno stare nella complessità definita da una situazione di equilibrio dinamico, sono disarmonizzati.
Non a caso il Taoismo è basato sull'equilibrio degli opposti: gli estremi vanno evitati nella loro opposizione rigida; se si cerca troppa felicità ci sarà sofferenza, se si cerca troppa ricchezza povertà, se si cerca successo insuccesso e così via; bisogna trovare un giusto equilibrio che non vuol dire stare al centro, ma sintesi complementare di due polarità.
Al riguardo, il nostro comportamento deve essere come diceva Chuang Tzu:
"Un'armoniosa miscela di yin e di yang" .Il nostro ruolo, il ruolo del " saggio" attraverso la via è quello di riunire e separare attraverso questa continua oscillazione tra lo yin e lo yang.
in Non violenza e giustizia nei testi sacri delle religioni orientali,
Atti del convegno della Facoltà di Lettere
dell'Università di Pisa, 24-26 maggio 1995,
a cura di Caterina Conio e Donatella Dolcini,
Pisa, Giardini editori, c1999
NOTE
Per il testo e la traduzione del Tao Te Ching, abbiamo seguito l'edizione che segue quella francese di I. I. L. Duyvendak apparsa presso Adelphi nel 1973, nonché la pregevole traduzione a cura di LIONELLO LANCIOTTI: Libro della Virtù e della Via, Milano Editoriale Nuova 1981. Per altre traduzioni del Tao Te Ching:
a) F. TOMMASINI (a cura di), Testi taoisti, tr. it. Utet, Torino 1977.
b) A. CASTELLANI, La regola celeste di Lao Tse, Sansoni, Firenze 1954.
Per ulteriori approfondimenti della tematica del Taoismo si rimanda a:
- FUNG YU-LAN, Storia della filosofia cinese, tr. it. Mondadori, Milano 1983. - J. NEEDHAM, Storia e civiltà in Cina, tr. it. Einaudi, Torino 1983, Vol. II. - M. GRANET, Il pensiero cinese, tr. it. Adeìphi, Milano 1986.
- J. C. COOPER, Yin e yang. L'armonia taoista degli opposti, Ubaldini-Astrolabio, Roma 1982.
- J. BLOFELD, Taoismo. La ricerca dell'immortalità, Astrolabio-Ubaldini, Roma
- A.W. WATTS, Il Tao: la via dell'acqua che scorre, tr. it. Astrolabio-Ubaldini, Roma 1977.
- J. C. DEMARIAUX, Il Tao, tr. it. Ed. Paoline, Milano 1993.
- T. MERTON, La via semplice di Chuang Tzu, tr. it. Paoline, Milano 1993.
- J. GERNET, Cina e Cristianesimo, tr. it. Marietti, Genova 1984.
- M. KALTENMARK, La filosofia cinese, tr. it. Xenia, Milano 1994.
1. LAO-TZU, Tao Te Ching, tr. it. Adelphi, Milano 1973, C. I.
2. Id., IV.
3. Id., XXI.
4. ZHUANG-ZI, (Chuang-tzu), tr. it. Adelphi, Milano 1992, II, p. 27; II, p. 28
5. Id., XXIII, p. 228.
6. J. NEEDHAM, Scienza e civiltà in Cina, cit., p. 704.
7. Id., p. 656, p. 701.
8.. ZHUANG-ZI, Cit., XXVIII, p. 269; XXXIII, pp. 310-1
9. LAO-TZU, Tao Te Ching, cit., C. LXXX.
10. Id., C. LXV.
11. Id., C. v.
12. ZHUANG-ZI, Cit., XIH, p. 114; XXV, p. 240; XXXI, p. 295, XXXII, p. 306.
13. Id. XVIII, p. 156.
14. LAO-TZU, op. cit., C. LXVII
15. Id., C. LXXVII.
16. Id., C. LXI.
17. Id., C. LXVI.
18. Id., C. LXXVI.
19. Id., C. LXXVII.
20. Id., C. XLIII.
21. Id., C. VIII.
22. Id., C. LXXIII.
23. Id., C. LXVIII.
24. Id., C. LXVI.
25. Id., C. LXIII.
26. Id., C. LVII.
27. Id., C. LXXVIII.
28. ZHUANG-ZI, cit., II, p. 25.
29. Id., XIX, p. 170.
30. Id., pp. 172-3.
31. Id., XXIII, pp. 212-13.
32. Id., XXXIII.
NICCOLO' BRANCA
Da: http://www.italiacina.org/cultura/reli.htm
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