Anche questo meccanismo si è rotto. E ora chi “ha messo lì” Renzi e
il suo staff di grembiulini creativi starà interrogandosi se vale la
pena di insistere su un cavallo che ha portato a casa, sì, numerosi
risultati reazionari (Jobs Act, Italicum, abolizione del bicameralismo,
distruzione scuola pubblica, emarginazione dei sindacati, ecc), ma
appare incapace di costruire un vero consenso attorno alle politiche
dettate dalla Troika. La macchina da corsa trionfante un anno fa alle
europee è diventata un carrozzone ansimante, che perde visibilmente olio
e pezzi. La pensata degli 80 euro non ha avuto eredi. Il Tfr in busta
paga, che doveva replicare quel successo di pubblico, si è rivelato un
flop assoluto. Il trucco “ti dò più soldi subito, me li riprendo con gli
interessi
un po’ alla volta” è stato capito e bocciato da oltre metà della
popolazione. Ovvero da quelli che a votare non ci sono proprio andati
(solo il 53% e spiccioli ha infilato la scheda nell’urna) più quelli che
hanno espresso un voto “contro” (per Salvini o per Grillo).
Il Pd
resta primo partito, ma senza più la spinta propulsiva che sembrava
farne il perno del vagheggiato “partito della nazione”, formula peraltro
davvero ridicola nel momento in cui la “nazione” risulta poco più di
una macroregione che deve rispettare i “patti di stabilità” elaborati dai funzionari dell’Unione Europea.
Renzi doveva sbaragliare i “populismi” facendo il populista. E ha perso
questa partita in modo netto. Si salva momentaneamente solo per
l’assenza di un vero progetto politico alternativo.
Doveva coagulare
intorno al proprio modo di apparire e fare una “fiducia” acritica,
empatica, insomma una delega in bianco. Nonostante la sterminata legione
di mass media schierati in suo favore non c’è riuscito. Doveva spazzare
via ciò che restava del vecchio “riformismo” compromissorio. Ed è
l’unico successo che può per ora vantare. Il laboratorio ligure gli
consegna una “sinistra”
troppo fragile e inconsistente per ambire alla vittoria – neanche uno
straccio di programma alternativo – ma sufficientemente radicata da
farlo perdere.
Da quella parte non possono arrivare veri pericoli, perché il
personale politico che esprime porta il marchio di infamia di centomila
scelte di “austerità”, cancellazione dei diritti
(pacchetto Treu, tre riforme delle pensioni – da Dini a Fornero, ecc),
corruzione. Al contrario, può esser perfino utile per impedire
l’emersione di una soggettività politica indipendente e radicale. Ma
Renzi non convince più. E ora i suoi autori devono scegliere: insistiamo
su un cavallo zoppo, incapace di creare una nuova “classe politica”
minimamente credibile, oppure cambiamo cavallo e discorso dominante? Non
c’è fretta, dal loro punto di vista. La botta è dura, ma si può tirare
avanti qualche mese mettendo il ronzino al passo, usando questo tempo
per costruire figure nuove. Ma cambiare discorso pubblico è più
complicato. Quel mix tra “nuovismo senza motivazioni”, rapidità
decisionista, battute
in dialetto, ammiccamenti e tweet, sembrava davvero una mossa vincente e
duratura.
Bisognerà inventarsene un altro. I “creativi” vengono pagati
per questo…
A livello parlamentare non c’è problema. La massa di nominati è tale
da non porre dubbi sulla composizione di una maggioranza purchessia.
Anzi, la battuta d’arresto del guitto di Pontassieve può compattare
ulteriormente una banda di mercenari che vede a questo punto la scadenza
della legislatura come la fine delle vacche grasse e il ritorno al
grigio lavoro. Ma la faglia tra “politica istituzionale” e soggetti
sociali si va allargando a dismisura.
Quell’astensionismo che è stato
persino incoraggiato, negli ultimi anni, non contiene più soltanto la
neutralità indifferente di chi si estranea dal contendere politico.
Nasconde ormai un “mugugno” collettivo, potente, incontrollato, che è in
cerca di espressione. Su questo fronte si gioca la partita per il
cambiamento radicale. Ma non è una partita adatta per chi soffre di
“braccino corto”, autoreferenziale, atrofizzato. Serve il cambio di
passo, prima possibile.
(Alessandro Avvisato, “Nemmeno Renzi convince più”, da “Contropiano” del 1° giugno 2015).
http://www.libreidee.org/2015/06/renzi-azzoppato-allelite-non-serve-piu-e-intorno-il-nulla/
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