mercoledì 3 giugno 2015

Risveglio e Politica

 
Negli anni ’70, quando io ero un ragazzino, il barbiere da cui andava mio padre era impegnato politicamente: il ricordo delle immagini del papa e di Berlinguer affiancate sulla stessa parete mi fa sorridere ancora oggi! L’immagine di Benigni che solleva Berlinguer nel 1983, campeggiava su una parete del negozio della fiorista ancora fino alla fine degli anni ’80. L’edicolante invece spacciava sottobanco numeri introvabili di riviste su cui avevano scritto Julius Evola e Arturo Reghini e oggettistica militare di destra: spille, medagliette e addirittura qualche orologio d’epoca (ricordo un originale, ma non funzionante, orologio della Wehrmacht).

Negli anni ’60, ’70 e ’80 si parlava di politica.
Scorreva a fiumi nei bar, nei mercati rionali, dal barbiere... persino allo stadio.
Se ti occupavi di politica questo era considerato un punto d’onore per la tua persona. Spesso anche il regista, l’attore, il cantante... erano dichiaratamente politicizzati.
 
Questo accadeva perché nella politica ardeva il Fuoco; per cui nessuno si vergognava di manifestare quel Fuoco, e non importava che fosse di sinistra o di destra: il Fuoco è il Fuoco. Ma ve lo vedete oggi un cantante rock dichiarare la propria appartenenza politica all’UDC (Unione di Centro)? O al FLI (il partito di Gianfranco Fini, l’archetipo del traditore per eccellenza... di ideali e di persone)? Ve lo immaginate un giovane anni ’70 che si scontra in piazza con la Polizia, sotto la bandiera dell’UDEUR (il partito di Clemente Mastella)???
Dietro queste sigle non c’è Fuoco, non c’è passione, non ci sono leader.
Si vergognano persino di chiamarsi “partito”: movimento, alleanza, circolo, federazione, unione... e i partiti stanno scomparendo, si occultano, si travestono.
 
Le persone a volte mi chiedono com’è possibile che una persona come me, che parla di risveglio e apertura del Cuore, abbia deciso di occuparsi di politica. Io li guardo stranito: “Com’è possibile che TU non te ne occupi!” è la mia risposta. Occuparsene è normale, non occuparsene, soprattutto in questo periodo, è criminale. È incredibile che ciò che fino a pochi decenni fa era considerato un segno di grande senso civico, adesso viene considerato disonorevole e guardato con sospetto.
 
In questi mesi ho potuto constatare che le persone che commentano il mio interessarmi di politica si dividono in tre categorie principali: a) chi mi crede un ingenuo che si è imbarcato in un’avventura troppo grande per lui, un ambiente dove gli idealisti come me o si sporcano o fanno una brutta fine; b) chi mi crede un furbastro che ha deciso di sfruttare la sua notorietà per entrare in Parlamento e assicurasi anche lui una fetta della torta; c) chi ha deciso di seguirmi perché nel cambiamento ci crede anche lui/lei, indipendentemente da quelle che saranno le conseguenze (vantaggi e rischi) personali a cui andremo incontro tutti insieme.
 
Persino i sociologi si stanno accorgendo che è in atto una sistematica azione di delegittimazione dei partiti e della politica in generale. Partiamo dal presupposto che tutto quanto viene detto nei tg ha lo scopo di provocare una certa reazione nei cani di Pavlov che stanno davanti allo schermo. Gli scandali vengono fatti emergere “ad arte” affinché i partiti – e, per estensione, anche la politica – vengano visti sempre di più come indegni della fiducia dei cittadini. La conseguenza è che i cittadini non ne vogliono più sapere di politica (astensioni in forte crescita) oppure sono molto arrabbiati con la politica (successo del Movimento5Stelle).
 
La parola d’ordine dell’oligarchia europea è: “Tenete la gente lontana dalla politica!”
Allora la politica si trasforma in ragioneria, la filosofia diventa tecnica, lo spirito si perde nella materia. Tutti si lasciano docilmente strangolare dalle tasse, perché a stabilirlo è stato un professore, un tecnico, non un politico/ciarlatano. E intanto nessuno s’infiamma più per un ideale politico. Ma, come sapevano bene gli antichi, se un uomo non ha niente per cui è disposto a morire, allora è già morto e non se n’è accorto.
A cosa mi serve essere vivo se non credo in nulla? Come faccio a giustificare lo spreco dell’aria che respiro tutti i giorni?
 
Anche io in passato non ne volevo sapere di politica e cambiavo canale quando se ne parlava in televisione. Ma adesso, proprio grazie ai sette anni di lavoro su di me e ai sette anni successivi d’insegnamento, dopo 14 anni ho capito che l’impegno politico non è altro che il naturale seguito del processo di risveglio dell’anima. La coscienza si allarga e comprende al suo interno non più solo la famiglia e gli amici dei corsi di meditazione, ma l’intero Stato con i suoi problemi economici, le imposte, le privatizzazioni, le operazioni occulte dei banchieri, le guerre preparate a tavolino...
 
Quando ho cominciato a leggere questi libri ho deciso che non potevo più stare davanti a una tastiera a commentare su facebook, ma dovevo fare qualcosa in prima persona. Il mio Cuore mi ha portato verso Armando Siri e il suo neo-nato partito, ma per ognuno di voi l’espressione “impegno politico” potrebbe significare qualcosa di diverso, che cambia in funzione di un differente sentire interiore.
 
Il mio obiettivo è portare il tema del Risveglio a milioni di persone. Il mio obiettivo è giungere a occuparmi del Ministero dell’Educazione e dare avvio a programmi scolastici che aprano la coscienza dei giovani anziché fossilizzarla. Fare sì che agli autori classici vengano affiancati autori come Osho, Steiner, Krishnamurti, Gurdjieff, Givaudan, Aivanhov, ecc.
 
La lezione sarà dedicata principalmente agli argomenti classici del mio Corso di Risveglio, e verranno assegnati degli esercizi come accadeva negli anni passati, mentre nella parte finale si tratterà della nuova politica. Più che fare lezione, in questa seconda parte lascerò spazio alle domande. 
 
Sarebbe magnifico organizzare un gruppo di persone motivate che si dedicano al Risveglio e al contempo sono attiviste politiche intenzionate a “inquinare” il Parlamento italiano con la loro Presenza.
 
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
 

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