Così Matteo Renzi and his friends indicano in Matteo Salvini il nemico, l’unica opposizione esistente, l’unico avversario. Gli altri, o nominati con sufficienza o nemmeno citati: concentrarsi su Salvini sembra essere l’ordine di scuderia, forse nella speranza che al momento della scelta suprema e definitiva l’italiano di imprinting anche vagamente democratico preferisca il neocraxismo del Pd renzista alle ruspe dell’altro ragazzotto, quello con la felpa.
E’ una buona mossa, soltanto un po’ rischiosa. Intanto perché vista
la rapidità con cui Renzi perde pezzi di elettorato le cose possono
cambiare velocemente (si veda l’ingresso al Nazzareno dalla porta
posteriore, essendo quella principale presidiata da ex
elettori infuriati, insegnanti nella fattispecie). E poi perché per
indicare un avversario bisogna in qualche modo mettersi sul suo piano,
accettarne almeno il gioco, sfidarlo sullo stesso campo. Si ricorda per
esempio en passant che mentre il Salvini gigioneggia in giro parlando di
ruspe e pogrom, le ruspe sono state usate a Roma, alla favela di Ponte
Mammolo, per cacciare senza preavviso gente che ci abitava da anni,
senza soluzioni alternative accettabili. Risultato: in una città dove si
discute fittamente se gli affari sulla pelle dei migranti si possano o
no chiamare “mafia” (una mafia decisamente bipartisan, tra fascisti
conclamati, coop rosse e esponenti Pd), c’è ancora gente che dorme per strada davanti alla sua baracca spianata dalle ruspe.Eroiche associazioni di volontari e persone civili chiedono aiuto sui social: servono medicine, cibo, acqua, carta igienica. Qualche tenda l’ha fornita una nota (e a questo punto: meritoria) catena di articoli sportivi, mentre le istituzioni si accapigliano sui giornali a proposito di inchieste e mandati di cattura. Il salvinismo teorico di Salvini, insomma, si contrappone a un salvinismo reale, che le ruspe le usa davvero, ma si circonda di una narrazione umanitaria, confortevole pietosa. C’è chi dice che l’onnipresenza di Salvini in tivù (è quello, non il brillante eloquio da seconda media, che gli procura consensi) sia incoraggiata e agevolata proprio a questo scopo: trasformare una dialettica politica complessa in un derby tra buoni e cattivi, o almeno tra peggio e meno peggio.
E’ una dietrologia complottista e quindi non le daremo peso. Ma è certo che anche i media
tifano per quella soluzione da pensiero binario: o il Matteo buono (?) o
il Matteo cattivo (!), e non ci sarà altra scelta. Sanno tutti che non è
così, ma per il momento la cosa sembra funzionare: è una
semplificazione, una caricatura, uno schema facile, e dunque – in tempi
di distrazione di massa – conveniente. Il giochetto non durerà a lungo:
tra uno che straparla di ruspe e uno che dice “Ok, discutiamo” puntando
la pistola, sarà inevitabile una qualche terza via. Perché il trucchetto
di scegliersi il nemico ha questa controindicazione: qualcuno potrebbe
pensare che sono nemici entrambi, e finiscono per somigliarsi.(Alessandro Robecchi, “Ti piace vincere facile? Basta scegliere l’avversario”, da “Micromega” del 13 giugno 2015).
fonte: http://www.libreidee.org/2015/06/salvini-e-perfetto-per-far-sembrare-renzi-il-meno-peggio/

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