mercoledì 17 febbraio 2016

Gli Stati Uniti rimarranno in Afghanistan per altri 50 anni. La verità da un ex funzionario del Dipartimento di Stato


Significative dichiarazioni sono state rilasciate da un ex funzionario del Dipartimento di Stato USA a proposito dell’Afghanistan: si tratta di Lawrence Wilkerson, un ex capo del personale del Dipartimento, quando alla direzione di questo si trovava il generale Colin Powell, che era anche il capo di Stato Maggiore dell’esercito degli Stati Uniti dal 1989 al 1993.  In una intervista rilasciata al portale web canadese Global Research, poco tempo fa, Wilkerson ha svelato quali siano i piani di Washington relativamante alla presenza delle forze USA in Afghanistan e l’importanza essenziale che questo paese asiatico riveste per le strategie della Casa Bianca.

La guerra in Afghanistan ha subito una trasformazione“, ha detto Wilkerson. “Ormai non si tratta più di una guerra contro Al Qaeda e contro i talebani. Si tratta di una guerra diretta verso la Cina, la Russia, il Pakistan, l’Iran la Siria, l’Iraq, il Kurdistan.  Questa si caratterizza in  una guerra per il petrolio, per l’acqua, per le fonti energetiche in generale e, quanto alla presenza delle forze USA in Afghanistan, posso prevedere in questo momento, che non andrà a scomparire almeno per un altro mezzo secolo….. piuttosto si andrà ad intensificare, non a diminuire”, ha sostenuto Wilkerson.

Global Research ha valutato come della massima importanza le dichiarazioni rilasciate da questo personaggio che appartiene all’establishment  USA, visto che a suo giudizio, l’opinione pubblica occidentale continua ingenuamente a credere che l’invasione fatta dagli USA in Afghanistan nel 2001 facesse parte del piano della Casa Bianca illustrato come “guerra al terrore” e lotta contro il terrorismo.

Questa in Afghanistan  fu la prima invasione organizzata dagli USA,  con il pretesto dell’attacco subito l’11 Settembre a New York, un avvenimento che ha fatto da spartiacque per le successive campagne militari di destabilizzazione attuate da Washington su vari paesi fra Asia, Medio Oriente e Nord Africa, sempre con lo stesso  pretesto della “lotta al terorrismo”.

Lawrence Wilkerson
Lawrence Wilkerson
Con questa  motivazione,  nel caso dell’Afghanistan, l’Amministrazione USA è riuscita a coinvolgere le truppe di vari paesi della NATO (fra cui l’Italia) che hanno partecipato a questa campagna militare, lasciando anche un tributo di sangue, facendo credere che questo fosse un contributo ad una “lotta senza quartiere” al terrorismo integralista.

Peccato però che la stessa Al Quaeda, contro cui inizialmente era diretta la spedizione in Afghanistan, sia poi risultata una organizzazione finanziata ed utilizzata dagli stessi nordamericani (attraverso la CIA) per operare in altre aree del mondo, dalla Libia alla Siria, alla Nigeria,  per le finalità geopolitiche della politica USA (rovesciare governi e destabilizzare paesi ostili agli interessi occidentali).

Per essere realisti, ha dichiarato Wilkerson nell’intervista, l’invasione dell’Afghanistan non ha avuto niente a che fare con la lotta al terrorismo, (quella era soltanto la copertura propagandistica) ma piuttosto quella invasione era stata deteminata da finalità geopolitiche e per mettere sotto controllo degli USA la enorme quantità di risorse naturali (dal rame al ferro, all’oro, al litio, ecc..) che possiede questo paese”.

Allo stesso modo Wilkerson ha concluso che, come nei secoli precedenti, l’Afghanistan e l’Asia centrale saranno nei prossimi anni l‘epicentro di una feroce concorrenza fra le grandi potenze.
Il ritiro delle truppe USA dall’Afghanistan era stata una  delle maggiori promesse fatte dal presidente Obama nel momento della sua elezione nel 2008, visto che questa era stata considerata una delle guerre più impopolari della Storia. La stessa promessa era stata rinnovata da Obama nel 2012 indicando una data limite alla fine del 2014 per il ritiro delle truppe.

Come era facile prevedere, tale promessa è rimasta incompiuta dalla “marionetta” della Casa Bianca. In Ottobre lo stesso Obama aveva annunciato che avrebbe mantenuto non più di 10.000 soldati in Afghanistan e, a meno che non si verifichi un cambiamento drammatico nella politica estera USA, quando il prossimo presidente assumerà la carica, le truppe nordamericane rimarranno nel paese per altre decadi e, assieme a loro, continueranno a permanere nel paese  le legioni di contractors e di eserciti privati mercenari a seguito delle varie società multinazionali.

Gli strateghi della Casa Bianca ben sapevano delle enormi ricchezze racchiuse sotto il suolo dell’Afghanistan, anche se il New York Times, in un suo articolo di qualche anno fa, ha cercato di far credere, nella sua opera abituale di disinformazione, che queste ricchezze fossero state scoperte solo di recente. A queste risorse bisogna aggiungere l’aumento drammatico della produzione di oppio registrato nel paese dall’anno dell’invasione.

Sommando tutto questo, oltre che per la sua importanza geopolitica, per le ricchezze minerali racchiuse nel sottosuolo, risulta facile capire per quali motivi gli Stati Uniti manterranno la loro presenza in questo paese asiatico per un altro mezzo secolo.


Fonte: Global Research

Traduzione e sintesi: Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/gli-stati-uniti-rimarranno-in-afghanistan-per-altri-50-anni-la-verita-da-un-ex-funzionario-del-dipartimento-di-stato/#

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