mercoledì 10 febbraio 2016

Ucraina nella UE, a Kiev fanno gola i soldi dei contribuenti europei

© Sputnik. Andrey Stenin

Ufficialmente dal primo dello scorso gennaio, l’Accordo di Associazione tra Ucraina e Unione Europea è entrato in vigore, ma la sua piena applicazione richiede che tutti gli Stati membri lo ratifichino.

Quell'accordo prevede molti punti che toccheranno la vita (e le tasche) di tutti i cittadini europei e sembra incredibile che si sia data scarsa o nulla pubblicità al suo contenuto. Tra l'altro, anche per gli ucraini non è detto sia così vantaggioso poiché l'apertura delle frontiere con il nostro mercato comune obbliga i russi a mettere barriere all'importazione dei prodotti ucraini in Russia, per evitare possibili triangolazioni miranti a saltare i loro dazi doganali.

Considerato che a tutt'oggi la maggior parte dell'economia ucraina è strettamente interconnessa con quella del vicino, la chiusura di quella frontiera costituirà un danno sicuro per le aziende di Kiev. Ma, probabilmente, i politici ucraini pensano di rimediarvi compensando quelle mancate vendite con i generosi finanziamenti in arrivo da Bruxelles e pagati da tutti i contribuenti europei.


Che cosa prevede l'Associazione? Innanzitutto si comincia con l'eliminazione graduale dei visti d'ingresso per gli ucraini che vengono in Europa. Si prosegue poi con un'ampia e omnicomprensiva area di libero scambio e si arriva a quello che più interessa a Kiev: l'accesso alla Banca Europea degli investimenti e la modernizzazione, a nostre spese, delle infrastrutture ucraine, partendo da quelle energetiche. In altre parole, si tratta di milioni di euro che l'Europa sborserà senza alcuna prevedibile contropartita. Al contrario, tale flusso di denaro potrebbe perfino aumentare con un probabile futuro ingresso formale dell'Ucraina nell'Unione.
Molti di noi devono ancora capire perché mai, noi europei, dovremmo avvantaggiare dei golpisti ucraini contro il nostro naturale partner economico rappresentato dalla Russia. E' tuttavia evidente che l'operazione nasce e continua come un'ennesima azione anti russa voluta da altri. Com'è ormai assodato, fin dall'inizio, i disordini di piazza Maidan erano stati predisposti e organizzati da americani, polacchi e baltici e gli altri Paesi europei non hanno voluto, o saputo, opporvisi.
Dicevamo però che, per una piena entrata in vigore, occorre che tutti gli Stati ratifichino e, anche qualora ciò avvenisse, un nuovo ostacolo, imprevisto da chi lo sottoscrisse, potrebbe rendere nullo l'Accordo e molte cose potrebbero cambiare.

Manifestazione europeista a Kiev
Manifestazione europeista a Kiev - © Sputnik. Andrey Stenin

Stiamo alludendo a ciò che succede in Olanda, ove ben 470.00 cittadini hanno posto le loro firme su una richiesta di referendum che sconfessi la ratifica già votata dai loro politici. Infatti, da qualche mese ed esattamente dal 2014, la normativa locale autorizza referendum consultivi su leggi approvate dal Parlamento e quello che si terrà il 6 di aprile prossimo sarà il primo di questo tipo.

Il quesito che sarà sottoposto agli elettori olandesi sarà: "Sei tu a favore o contro la legge che approva l'Accordo di Associazione tra l'Unione Europea e l'Ucraina?"
Un sondaggio lanciato tra il 18 e il 28 dicembre dalla televisione pubblica EenVandaag ha dato i seguenti risultati: a favore dell'Accordo 13%, contro 51%. Gli indecisi si dividono tra il 13%, probabilmente favorevole, e il 23% che propenderebbe per la sua bocciatura.

I risultati potrebbero certamente modificarsi durante la campagna per il voto, ma perfino gran parte della stampa locale ritiene che una maggioranza dei cittadini sia già decisamente contraria alla ratifica già votata dal Parlamento.
Il referendum sarà puramente consultivo, ma è ovvio che, se partecipasse alla consultazione almeno il 30% degli elettori (minimo richiesto per la sua validità), non tenerne conto costituirebbe una palese violazione della volontà popolare. Sia il "Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia" sia i Socialisti hanno già dichiarato che accetteranno come politicamente vincolante il voto, qualunque sia il suo esito.
Che succederà allora se gli olandesi non accetteranno il Trattato?


Le procedure europee prevedono che i nuovi Trattati possano entrare in vigore solo nel caso di favorevole unanimità di tutti i Paesi membri e se uno solo di essi vi si opponesse, non si potrebbe procedere. Sarà rispettata la regola o s'inventeranno escamotage per far finta di niente?

Di certo, nonostante la superficialità dei nostri mezzi d'informazione sulla questione, sia le sanzioni decise contro la Russia sia il nuovo Governo ucraino non sono popolari nemmeno in Italia e, se anche noi lanciassimo un referendum simile, molto probabilmente la maggioranza dei votanti si esprimerebbe contro l'Accordo. Purtroppo, i nostri politici sanno bene che la nostra Costituzione non ammette referendum popolari su argomenti di politica internazionale e, conseguentemente, noi saremo costretti a subire tutto passivamente.

Ahimè! Lo stesso capita ai greci: cosa possono pensare di questo Trattato proprio loro che, non solo stanno dando il loro sangue per pagare i propri debiti pregressi ma, dal primo gennaio, han cominciato, come noi, a pagare i debiti (enormi) degli ucraini. Anche per loro un referendum sull'argomento non è ipotizzabile. Chissà come saranno felici di sapere che i ricchi olandesi potranno almeno esprimersi sull'argomento mentre a loro, disoccupati e magari sfrattati, spetta solo di chinare la testa e pagare!    


Mario Sommossa

fonte: http://it.sputniknews.com/opinioni/20160209/2060098/ucraina-ue-associazione.html

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