Negli anni ’80 Stati Uniti, Arabia
Saudita, Pakistan, Regno Unito e certi altri Paesi iniziarono a
finanziare il terrorismo islamico sunnita in Afghanistan. Tale ingerenza
seguì l’assedio della Mecca in Arabia Saudita nel 1979. Di conseguenza,
il finanziamento dei radicali sunniti in Afghanistan avvenne in un
momento molto opportuno per i governanti feudali dell’Arabia Saudita. Il
Pakistan divenne la base per l’addestramento dei jihadisti sunniti
internazionali e la diffusione dell’islamismo in Afghanistan.
Indipendentemente dalle motivazioni in Afghanistan è chiaro che le
convulsioni dell’intervento in questa nazione si fanno ancora sentire
oggi in molte nazioni. Stati Uniti e Pakistan scatenarono CIA e ISI per
creare un forza combattente sunnita da lanciare contro l’Unione
Sovietica.
L’intelligence inglese fece la sua parte in questa guerra
segreta, e arrivando al 2016 appare chiaro che la serie di Stati falliti
è dovuta all’ingerenza estera. Nel caso del Pakistan, ISI e governo
centrale crearono il proprio incubo islamista taqfirita perché questa
nazione non può più contenere le forze che ha scatenato. Ciò significa
che l’agenda islamista vede il governo del Pakistan come anti-islamico
con l’effetto a catena d’aumentare l’odio verso tutte le minoranze della
nazione. Pertanto, tutte le minoranze, musulmane o non musulmane,
affrontano l’ira dell’islamismo taqfirita e questo si vede negli
attentati contro ahmadiya musulmani, sciiti, indù, cristiani e sufi.
Quando coraggiose voci sunnite in Pakistan parlano come Salman Tasir,
ex-governatore del Punjab, allora arriva la morte. Allo stesso tempo,
cristiani bruciati vivi e attacchi agli sciiti sono parte integrante del
Pakistan. L’aspetto più preoccupante è che tali crimini contro
l’umanità non accadono solo in aree preda del caos a causa del potere di
diverse organizzazioni islamiste, ma accadono anche nelle società
tradizionali. Ciò significa che i finanziamenti agli islamisti da parte
delle nazioni che sostennero la guerra in Afghanistan hanno creato un
incubo basato sui sogni di Arabia Saudita e altre potenze del Golfo.
E’
chiaro che, mentre Stati Uniti e Regno Unito si concentrarono sulla sola
questione dell’Afghanistan, gli alleati del Golfo e il Pakistan ebbero
idee diverse. In alcun momento tali nazioni capirono le dinamiche della
militanza sunnita che alterava il quadro religioso e politico. Eppure
pericolosi capi politici del passato in Pakistan, come il generale Zia
ul-Haq, insieme ad Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, alterarono le
dinamiche del mondo musulmano di questa parte dell’Asia. Le
ripercussioni continuano oggi coi vari movimenti islamisti che suscitano
caos in Afghanistan e Pakistan. Allo stesso tempo, il ruolo delle donne
ha sofferto molto nelle zone in cui gli islamisti sono forti. Allo
stesso modo, settarismo, terrorismo e Stati indeboliti di Afghanistan e
Pakistan precipitarono nel vuoto creatosi, come oggi la Libia in crisi
per causa degli stessi vili poteri.
Pertanto, gli attentati settari dei taqfiri in Afghanistan e Pakistan
sono realtà naturali in questa parte del mondo. Inoltre, l’invasione USA
dell’Iraq che creò l’esodo di numerosi cristiani e altre minoranze, fu
seguito dall’islamismo e dal settarismo taqfirita dilagante. L’Iraq,
nonostante la brutale dittatura di Sadam Husayn, era fermamente laico e
il terrorismo non era una minaccia per il governo di Baghdad. Tuttavia,
una volta che gli Stati Uniti intervennero crearono il vuoto che, ancora
una volta, veniva riempito da varie organizzazioni islamiste, tra cui
al-Qaida. Inoltre, proprio come l’11 settembre fu opera di cittadini
prevalentemente sauditi, questa nazione ha dato il maggior numero di
islamisti recatisi in Iraq per uccidere i soldati degli Stati Uniti e
delle altre forze alleate, oltre ad uccidere i musulmani sciiti. Per
l’Arabia Saudita si trattava di controllare il nuovo Iraq con un governo
sciita contrario alla volontà di Riyadh. Dopo tutto, per gli islamisti
wahhabiti dell’Arabia Saudita, ciò equivale al tradimento.
Ancora una
volta, proprio come i cittadini statunitensi furono uccisi l’11
settembre per mando di cittadini sauditi, ora erano i soldati
statunitensi che morivano a migliaia per mano degli islamisti sauditi
finanziati dai Paesi del Golfo, a prescindere se fossero organizzazioni o
singoli individui. L’ironia, una triste ironia per i soldati
statunitensi, è che la maggior parte dei morti statunitensi in
Afghanistan e Iraq era causata dalle politiche dei cosiddetti amici in
Pakistan e Arabia Saudita. Ancora una volta, tuttavia, Stati Uniti ed
élite di Washington sembravano permettere tale politica confusa
ignorando le reti che uccidevano i propri soldati. Oggi l’Iraq entra nel
“sistema di domino stato fallito” che spesso fa seguito all’ingerenza
di altre nazioni. Pertanto, il terrorismo è una realtà quotidiana in
Iraq, con numerose minoranze fuggite, le donne che soffrono in alcune
parti del Paese, il nord de facto sotto il governo curdo e il settarismo
che affligge lo Stato-nazione.
Tuttavia, i capi politici di Washington
ancora una volta hanno scatenato un altro vuoto brutale in Siria,
nonostante i problemi in Afghanistan, Iraq e Pakistan. In alcun momento
durante la guida di Bashar al-Assad le minoranze religiose dovettero
preoccuparsi per il loro futuro, prima dell’ingerenza estera. Allo
stesso modo, le donne in Siria hanno la libertà che si sognerebbero in
Afghanistan, Qatar, Arabia Saudita e altri Paesi nell’orbita degli Stati
Uniti in Medio Oriente. Infatti, a differenza della Francia, che viola
il modo di vestirsi delle donne musulmane, o della Svizzera, che impone
restrizioni sui luoghi di culto musulmani, in Siria le donne decidono
come vestirsi e tutte le fedi religiose hanno luoghi di culto. Tuttavia,
la cosiddetta “primavera araba” è stata usurpata da forze potenti e da
Arabia Saudita e Qatar, nel momento di riempire il vuoto con gli
islamisti.
La crisi in Libia ancora una volta scatena forze ancora presenti e questo vale per il caos e l’assenza di un potere centrale. Inoltre c’è la destabilizzazione del nord del Mali dovuta alle forze scatenate dal crollo della Libia. E’ ancora troppo presto per dire quale sarà il futuro della Libia, ma i gruppi terroristici islamici e le organizzazioni religiose islamiste chiaramente sono intenti a riempire il vuoto. Nel nord del Mali hanno già alterato il quadro e chiaramente questa zona sarà la base per l’ulteriore caos regionale. La Siria, di conseguenza, è rimasta la più potente ed indipendente nazione araba fermamente laica e libera dal controllo estero. Né USA né Arabia Saudita potranno controllare questa nazione, ma una volta che le manifestazioni cominciarono in Siria le forze estere subito intervennero. L’emergere del “fantomatico esercito libero siriano (ELS)” apparve rapidamente, proprio come nel caso dell’Esercito di Liberazione del Kosovo e dei ribelli in Libia.
Chiaramente, tali forze apparvero troppo in fretta per
essere spontanee, quindi obiettivi politici a lungo termine seguivano
da dietro le quinte, riempiendo qualsiasi vuoto emergesse o creando il
vuoto per scatenare forze potenti. Subito nella crisi siriana molti
soldati furono uccisi e chiaramente non lo furono per mano di
manifestanti pacifici. Bashar al-Assad ammise gli errori compiuti nel
primo periodo, ma se non fosse stato per le forze estere, la situazione
sarebbe stata contenuta. La crisi in Bahrayn rimane perché gli sciiti
sono trascurati e le forze popolari sunnite hanno anche molti dubbi.
Nonostante la brutale repressione in Bahrayn, è chiaro che il tasso di
mortalità è molto inferiore di quello in Siria, perché alcuna nazione
invia armi a nuovi agenti. Al contrario, l’Arabia Saudita ha avuto il
permesso di entrarvi per schiacciarvi la rivolta spontanea.
Nel caso
della Siria, Arabia Saudita e Qatar finanziano i terroristi e mercenari
internazionali. Inoltre, la Turchia è un altro aggressore della Siria,
perché permette ad ELS e varie organizzazioni islamiste di avere basi
presso il confine con la Siria. Gli scopi della CIA e degli islamisti, a
differenza di Iraq e Afghanistan dopo l’11 settembre (prima erano
alleati), ancora una volta confluivano per destabilizzare la Siria.
Proprio come in Afghanistan, è chiaro che l’interesse degli Stati Uniti è
idurre il potere della Federazione Russa e dell’Iran sul piano
geopolitico. Tuttavia, proprio come in Afghanistan, Iraq e Pakistan,
l’obiettivo dell’Arabia Saudita è la diffusione dell’islamismo
wahhabita/salafita.
Il risultato di tutto questo è che la Siria è stata destabilizzata da
molte forze che sostengono sedizione, settarismo e terrorismo. Ancora
una volta, tale politica si ripercuote sulla regione, il Libano rimane
in bilico e gli attentati aumentano anche in Iraq. Ora, nella Siria di
oggi, ELS e islamisti decapitano persone, uccidono minoranze, rifugiati
iracheni in Siria, sostenitori Bashar al-Assad e giornalisti. I video
recenti ripresi dall’ELS mostrano persone gettate dai tetti ed individui
catturati prima di essere assassinati. Collettivamente, le morti di cui
si legge nei notiziari o si vede in televisione in Afghanistan, Iraq,
Pakistan e ora Siria sono dovute alle politiche di Washington e degli
altri alleati, come l’Arabia Saudita, che finanziano la carneficina. Il
Pakistan è ancora rovinato dall’islamismo a causa delle politiche
pericolose adottate dai capi in passato.
Altre nazioni come Mali e
Libano subiscono tali onde d’urto, mentre più vicino gli islamisti
dilagano anche radicalizzando le principali città d’Europa. Pertanto, le
potenti scosse dell’assedio della Mecca nel 1979, quando Juhayman
al-Utaybi e i suoi seguaci assaltarono la Meccam,continua a riverberarsi
nell’arena religiosa del mondo islamico. Tale singolo evento galvanizzò
USA e Arabia Saudita nel finanziare ulteriormente i terroristi
islamisti in Afghanistan e nelle confinanti regioni del Pakistan dal
1979 in poi, fino alla scomparsa dell’Unione Sovietica. Dopo tutto, le
élite saudite avevano bisogno di una distrazione e USA e Regno Unito
erano preoccupati per le ripercussioni di tale importantissimo evento.
Forse le convulsioni in Arabia Saudita sono anche dietro gli eventi in
Siria, proprio come successe dopo l’assedio della Mecca con
l’Afghanistan. Dopo tutto, è chiaro che la comunità sciita e gli
elementi sunniti sono scontenti degli attuali capi feudali dell’Arabia
Saudita.
Allo stesso modo, l’Arabia Saudita sostiene il settarismo in
Bahrayn e Yemen, e ciò aiuta a colmare l'”irrequieto vuoto islamista
dell’Arabia Saudita”. Indipendentemente dai fattori che hanno portato
USA, Qatar, Arabia Saudita, Francia, Turchia e Regno Unito a
destabilizzare la Siria, è chiaro che le forze scatenate non saranno
contenute se le forze centrali in Siria collassano. Gli USA ora ne sono
preoccupati per via di ciò che è successo in Iraq, grazie alla tenacia
del governo siriano. Nonostante ciò, le élite di Washington hanno
permesso ad Arabia Saudita, Qatar, Quwayt e Turchia di destabilizzare la
Siria tramite le azioni di CIA, MI6, MIT, DGSE e altre intelligence
della NATO in Turchia. Il risultato è che SIIL ed altre forze
terroristiche minacciano seriamente Iraq e Siria. Allo stesso modo, la
stessa realtà appare nello Yemen del 2016 a causa dell’intromissione
diretta della coalizione anti-sciita guidata dall’Arabia Saudita.
Una cosa è certa, la carneficina in corso e gli attacchi terroristici quotidiani in Afghanistan, Iraq, Libia, Pakistan e Siria sono collegati alle politiche di Washington e al denaro proveniente da Arabia Saudita, Quwayt e Qatar. Tali nazioni erano libere dal terrorismo internazionale (in alcune accadeva di rado), ma una volta che i petrodollari degli Stati Uniti e del Golfo sono spuntati, allora tutto è cambiato. La destabilizzazione della Siria segue uno schema fin troppo familiare e lo stesso vale per la diffusione del terrorismo e del settarismo una volta che le élite politiche di Washington e Riyadh ne sono coinvolte. Tuttavia, proprio com’è successo in Afghanistan negli anni ’80 e ’90, è chiaro che le forze scatenate contro la Siria non possono essere contenute e tale realtà minaccia l’Iraq ancora una volta.
Murad Makhmudov e Lee Jay Walker, Modern Tokyo Times 11 giugno 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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