mercoledì 8 giugno 2016

Rivoluzione colorata in Macedonia

© REUTERS/ Ognen Teofilovski

L’Ue e gli Usa intendono installare in Macedonia un governo filo-occidentale, nel tentativo d’isolare la Serbia ed eliminare qualsiasi influenza russa nei Balcani.

Proseguono le manifestazioni a Skopje, in Macedonia.

Il 28 maggio scorso, il presidente Gjorge Ivanov, sotto la pressione della protesta popolare, aveva annunciato la grazia per 34 politici, dopo lo scandalo delle intercettazioni che coinvolse oltre 20mila alti funzionari, giornalisti, giudici e politici. Una decisione, quella della grazia, criticata a tal punto da Ue e Usa, da convincere Ivanov a revocato il provvedimento di amnistia.

Nell'annunciare ieri, lunedì 6 giugno, la sua decisione, Ivanov ha ribadito la convinzione sulla validità della grazia, utile, a suo avviso, a facilitare l'uscita del Paese dalla crisi politica, ma ha aggiunto di avere revocato il provvedimento di amnistia per la "mutata situazione politica" e per "ragioni di sicurezza". Soddisfazione per la decisione di Ivanov ha espresso il commissario Ue all'allargamento, Johannes Hahn.
Ma a Skopje anche ieri sera si è tenuta una manifestazione antigovernativa, esattamente come accade tutte le sere da almeno un paio di mesi a questa parte. Circa 5.000 manifestanti hanno così lanciato centinaia di bombe di vernice colorando la piazza centrale della capitale. 

Dopo l'Ucraina, in Macedonia sembra aprirsi un nuovo fronte di confronto della NATO con la Russia. Secondo i maggiori analisti di geopolitica in Europa, l'Ue e gli Usa intendono installare in Macedonia un nuovo governo filo-occidentale, nel tentativo d'isolare la Serbia ed eliminare qualsiasi influenza russa nei Balcani.

Un'altra rivoluzione colorata, un ulteriore passo della Macedonia verso l'adesione alla NATO e all'UE.

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