“Amerai il prossimo tuo come te stesso.”
(Vangelo di Marco 12,31)
“Resta
fondamentale la domanda posta dal dottore della Legge a Gesù: «E chi è
il mio prossimo?» che potremmo tradurre: «Dove trovo il mio prossimo?»
Io vorrei segnalare due luoghi “insoliti” dove pochi sospettano si possa
trovare il prossimo. Il primo è dentro te stesso. Il prossimo, prima di
tutto, sei tu. Forse qualcuno rimarrà sorpreso e perfino scandalizzato
da questa affermazione. E obietterà che l’amore, al contrario, è
dimenticanza di sé, capacità di cancellarsi e di essere “per” l’altro.
Farò
presente che soltanto rinnegando l’egoismo è possibile amare veramente.
Tuttavia, non dobbiamo confondere un giusto, perfino doveroso amore di
sé, con l’egoismo. Sono due cose totalmente diverse. Una certa - cattiva
- formazione ha insegnato a disprezzare, o addirittura odiare se
stessi. Si tratta di un atteggiamento antitetico rispetto al Vangelo
dove Gesù, citando l’Antico Testamento, insegna: «Amerai il prossimo tuo
come te stesso.”
Qui
si suggerisce, dunque, la possibilità e perfino il dovere di amare se
stessi. La carità nei propri confronti è perfettamente legittima secondo
il Vangelo. Io resto convinto che troppe persone si rivelano incapaci
di amare e accettare gli altri perché non riescono a stabilire un buon
rapporto con se stessi. Non sapendo stare come si deve nella loro casa
interiore, si rivelano impreparati a vivere “fuori.”
Ci
sono individui che non si sopportano, nutrono dei risentimenti verso se
stessi. Non si perdonano quella spanna in meno, le due dita di
cellulite in più, il non aver saputo approfittare di una circostanza
favorevole nella vita. Poveracci che si mettono continuamente sotto
accusa per un’infinità di motivi: carattere, difetti, insuccessi,
errori, talenti limitati, malanni fisici, un albero genealogico con
qualche ramo scricchiolante…
Perciò,
devi amare te stesso. Devi perdonarti. Avere pazienza, fiducia nei tuoi
confronti. La fede, la speranza e la carità è bene esercitarle anche
verso di te. Hai il preciso dovere di “farti prossimo” verso quel
poveraccio che sei tu. Ti viene richiesto di rispettare e amare te
stesso come “qualsiasi altro povero membro del corpo mistico di Cristo”
secondo l’espressione di Georges Bernanos.
È
assurdo che tu tenga le distanze da te stesso. Devi avvicinarti,
guardarti in faccia, dirti che vuoi “vivere in armonia”, andare
d’accordo con te stesso, non mancarti di rispetto. Più che scaraventarti
addosso il disgusto (che rappresenta l’eccesso opposto
dell’autocompiacimento), è utile che porti serenamente il tuo peso,
accetti i tuoi limiti. E, al più piccolo incidente, al primo - o
ennesimo - infortunio, non pensare subito che la convivenza è
impossibile.
(Alessandro Pronzato, Piccoli passi verso l’uomo, Gribaudi ed.)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/03/chi-e-il-mio-prossimo.html
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