Trump ha contraddetto il suo portavoce, il dipartimento di Stato e gli
alleati congratulandosi con il presidente turco Erdogan per aver vinto
il referendum, minando la propria diplomazia. Il referendum in Turchia
tramuta la presidenza in una quasi dittatura riunendo esecutivo, tramite
decreti, ad elementi legislativi e giudiziari dello Stato.
Il
presidente Erdogan si trova ora in una posizione dittatoriale. Forse la
maggioranza degli elettori turchi ha votato tale cambiamento, ma è
tutt’altro che certo. Il numero dei voti è dubbio, perché quelli non
calcolati in conformità alle procedure legali (2-3 milioni) è superiore
al leggero vantaggio (1,5 milioni) dei “sì”.
Gli osservatori
internazionali hanno notato
che il voto non è stato né libero né equo. Lo Stato turco è sotto
l’emergenza che da al presidente (temporaneamente) poteri straordinari.
La votazione avviene dopo una caccia estrema a chiunque possa aver messo
in pericolo la posizione di Erdogan.
Ha imprigionato politici
dell’opposizione e funzionari pubblici, ha proibito alcuni gruppi
politici e chiuso media dell’opposizione. Tutte le istituzioni statali
sono state utilizzate per sostenere Erdogan.
Se lui vince per soli 1,5
milioni di voti su una società di 80 milioni, dopo tale estrema campagna
antiopposizione, quanti turchi sarebbero d’accordo con lui sul serio?
Venti anni fa, quando era sindaco d’Istanbul, Erdogan disse in
un’intervista al Milliyet:
“La democrazia è come un tram: quando si arriva alla fermata, si scende“.
Domenica scorsa Erdogan è sceso dal tram.
La Turchia è oggi una tirannia della maggioranza. Non esistono più vincoli istituzionali a rimuovere qualsiasi gruppo in minoranza dalla scena politica o forse anche dal mondo fisico. La Turchia che conoscevamo non c’è più.
I membri dell’UE si sono astenuti
dall’accettare la votazione prima che la battaglia legale in corso su di
essa sia decisa. Solo Arabia Saudita, Qatar e altri Paesi del Golfo e
le dittature dell’Asia centrale, si sono congratulate.
Il gruppo
terroristico Ahrar al-Sham, che combatte popolo e governo della Siria,
s’è congratulato con Erdogan. Al-Qaida in Siria, con il nuovo
nome HTS, si è unito così come altri gruppi taqfiri in Siria.
Come i
Paesi dell’UE, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha evitato le
congratulazioni, rilasciando solo una dichiarazione che notava i
rapporti sulle “irregolarità” del voto e il “campo di gioco irregolare”,
sostenendo il dialogo intra-turco e processi legali.
Il portavoce della
Casa Bianca Sean Spicer ha detto che l’amministrazione USA avrebbe
aspettato la relazione finale della missione degli osservatori
internazionali. Il dipartimento di Stato e il portavoce sono stati
rapidamente smentiti dal presidente Trump.
Solo un’ora dopo la parte
turca riferiva di una conversazione telefonica Trump-Erdogan:
“Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiamato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan congratularsi con lui per la vittoria referendaria. I due capi hanno avuto una telefonata “piacevole” durata 45 minuti, secondo fonti diplomatiche”.
Ciò fu successivamente
confermato da una sintesi della Casa Bianca. (Non ancora presente sul
sito web della Casa Bianca, ma inviata alla stampa via e-mail). Il
contenuto reso pubblico della telefonata non fa ben sperare per Turchia,
Siria e Iraq: “Il presidente Trump e il presidente Erdogan hanno
discusso anche della campagna contro lo SIIL e della necessità di
cooperare contro tutti i gruppi che usano il terrorismo per raggiungere i
loro scopi”, afferma la dichiarazione della Casa Bianca.
La versione
turca è peggiore:
“I due capi hanno anche discusso del presunto attacco chimico del governo siriano del 4 aprile che ha ucciso circa 100 civili e ferito altri 500 nel comune occupato dall’opposizione di Qan Shayqun, nella provincia di Idlib… Trump ed Erdogan concordavano che il Presidente siriano Bashar al-Assad fosse responsabile dell’attacco. Il presidente degli Stati Uniti ha anche ringraziato la Turchia per il sostegno agli attacchi missilistici degli Stati Uniti alla base aerea Shayrat del 7 aprile, in rappresaglia per l’attacco chimico. Entrambi i capi hanno anche sottolineato la necessità di una cooperazione nella lotta contro i gruppi terroristici, tra cui lo Stato Islamico dell’Iraq e Levante (SIIL)”.
L’incidente di Qan Shayqun è un probabile attacco “false flag” dei
terroristi col possibile supporto turco. Il numero di vittime s’è
dimostrato di gran lunga inferiore alle rivendicazioni. L’unico scopo
dei successivi attacchi missilistici degli Stati Uniti era dissipare le
accuse che Trump sia in combutta con la Russia. La questione ora è chi i
due Paesi considerano gruppi terroristici. I combattimenti sciiti di
Hezbollah con il governo siriano sono visti tali, anche se sono presenti
nel parlamento del Libano.
Mentre gli Stati Uniti sono d’accordo sulle
risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che designano
al-Qaida in Siria un gruppo terroristico che va “sradicato”,
Erdogan lo sponsorizza e sostiene. Gli Stati Uniti si alleano con i
gruppi curdi YPK/PKK in Siria mentre la Turchia li designa entità
terroristiche. La formulazione “contro tutti i gruppi che usano il
terrorismo” comprende la milizia irachena in Siria?
L’Iran? Ciò che è
più preoccupante è il fatto che una telefonata di 45 minuti sia
estremamente lunga per simili occasioni. Possiamo essere sicuri che dei
piani sono stati tracciati e non sono ancora stati resi noti. E’
probabile che un nuova è più aspra guerra contro la Siria (e l’Iran) sia
stata decisa. Oltre ai campi di battaglia della Siria c’è
l’interferenza militare turca in Iraq. Sono stati tracciati piani comuni
anche quel Paese?
Ci si chiede perché Trump smentisca portavoce, dipartimento di Stato ed alleati europei contraddicendone dichiarazioni e posizioni con la telefonata ad Erdogan. È un precedente. I Paesi esteri non possono più affidarsi alle dichiarazioni ufficiali dell’amministrazione statunitense, a meno che Trump non le esprima personalmente (che potrebbe rigettare in ogni momento). La base della diplomazia è la fiducia nell’affidabilità, le parole e il loro rispetto contano.
La
posizione diplomatica degli Stati Uniti è stata gravemente danneggiata
da tale mossa inaudita.
L’inversione della posizione originaria
dell’amministrazione Trump è estrema. Dal punto di vista realistico, una
posizione molto più neutrale nei confronti dei brogli di Erdogan, come
mostrato dal dipartimento di Stato, sarebbe consigliabile. Perché Trump
l’ha cambiata? Questo tweet di cinque anni fa ha qualcosa a che farci?
“Ivanka Trump @IvankaTrump
Grazie primo ministro Erdogan per averci seguito ieri nel festeggiare l’inaugurazione della #TrumpTowers d’Istanbul!
13:56 – 20 aprile 2012”
Moon of Alabama 18 aprile 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2017/04/18/trump-incorona-erdogan-e-distrugge-la-diplomazia-degli-usa/
Nessun commento:
Posta un commento