C’è un “lato inconscio” nella realtà manifesta “qua, così”(?).
A ciò che non è, una domanda, va risposto con una “non risposta”:
“vedo”.
Vestigia, dal latino "impronta", intesa come impronta lasciata per terra dal piede. Per estensione ogni indizio, materiale o no, di quanto sia accaduto in precedenza...
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Se (se)
l’oggetto diventa una discussione, si apre alla “diatriba (disputa)”,
coinvolgendo quelle forze che si rinvigoriscono nella “bufera
dell’incomprensione”.
Motivo per il quale, sei autorizzat3 ad auto indirizzarti (intuitivamente, secondo logica senza pensiero) verso il "sospetto" che, siano le stesse “forze” ad organizzare il clima da singolar tenzone, nel quale sopravvivi di conseguenza.
Ergo, il “lato inconscio esiste, se, c’è spazio per la resa incondizionata all'inconscio (dominante)”.
È, ancora, un loop.
Ma, questa volta - seguendo a ritroso quell'iter che lo rende possibile “qua, così” - rimani agganciat3 alla formulazione sensata e coerente della necessaria... “ragione fondamentale”:
il punto più “esterno”
che ti permette di inquadrare e triangolare (ricavando il ricordo di quanto sia accaduto in precedenza)
(da) qualunque situazione…
La ragione fondamentale “è”,
l’origine di ciò che sembra ("qua, così") essere un edificio completo
(che non contempla più la traccia della propria “genesi”); qualcosa di
“depurat3 dalla propria sensatezza tout court”.
Senza memoria, eppure con la memoria:
una sorta di parzialità, relativa (ciò che rimane, causalmente, artificialmente, convenzionalmente)
e
una sorta di potenzialità, assoluta (ciò che "è", a livello di simbolismo sostanziale – memoria - frattale espans3).
Dunque, il “lato inconscio” esiste o non esiste?
Lo “vedi” anche da te, che non esiste risposta per una non domanda.
La domanda tende a farti pensare, in un ambito caratterizzato da un pensiero soggiogato dall'apparente mancanza di “qualcosa (al quale non riesci nemmeno a dare un nome, né una identificazione esatta… tale da potertene ‘fare qualcosa’)”.
L’inconscio è una, “certa”, area.
Ricavat3 dentro a qualcosa.
Da “fuori, lo vedi”. Ma, non sai cosa contiene.
Alias:
che cosa ha “recintato (posseduto)” dello spazio, una volta, libero (dall'inconscio).
Di cosa, allora, si sta “parlando”?
Di qualcosa che “è” la risposta indiretta (ma diretta), alla compresenza immanifesta (inconscia) dominante “qua, così”.
L’ambito misurato e regolato, della realtà manifesta… è un surrogato, lavorato, tendenziale (ad “immagine e somiglianza”).
Quindi, la “forza (potere)” compresente (ed immanifest3, strategicamente) in un dato scenario, si applica a tutt3 ma (ma) deve per forza di cose (caratteristica ambientale frattale espansa) essere rifless3 dal/nel tutt3 stess3.
Non può esistere nessun potere, tanto despotico ed assoluto, in grado di eliminare – anche – la traccia frattale espansa (memoria), relativa a ciò che “riecheggia nell'eternità”.
Pensare (vedere, immaginare, sentire, etc.) tutt3 alla stessa maniera, nonostante la presunta diversità.
Al limite, un risultato molto simile, può essere raggiunto e realizzato, attraverso il condizionamento globale di ogni singolarità, compresente nel “qua, così”.
La “piallatura” del mondo è a questo che “serve”… e la globalizzazione è un aspetto di ciò.
Pensare (vedere, immaginare, sentire, etc.) tutt3 alla stessa maniera, nonostante la presunta diversità.
Tempistiche diverse, che hanno portato al risultato finale:
l’avvento della dominante, il “è già successo”.
Il ricondizionamento globale.
Qualcosa che, “ora”, sta auto avvenendo – “nuovamente” – per opera delle sottodominanti (inconsce = che non sanno, non ricordano, non sono consapevoli).
Un loop, che ha una ed una sola ragione fondamentale (compresente manifestamente al di là del velo della dimenticanza):
la immanifestazione dominante
“a monte”
sia della causa che dell’effetto
alias
generatrice e convogliatrice della “dualità (apparenza)”.
È, quindi, inconsci3... ciò che è conquistat3, invas3 e possedut3.
Qualcosa che “non esiste ma c’è e/o viceversa”. La non risposta alla non domanda è:
“vedo”.
Qualcosa che mette ordine entro/tra... l’esattezza scomposta del linguaggio “votato alla labirintite”.
Vedere tutt3 nella stessa maniera “è”, a livello originale, il non essere tutt3 delle copie, bensì il mantenere la propria identità/essenza (centrale, formulare), eppure “vedere tutt3 la stessa situazione sostanziale, assoluta (per quello che 'è' e significa ovunque e comunque)”:
la compresenza immanifesta dominante
ritorna, allora, (a) ciò che esattamente “è”…
anche
nel piano reale manifesto “qua, così”.
L’inconscio è come un’Area 51, piazzat3 proprio nel centro del “potere” già posseduto.
Dunque, l’inconscio è spazio colonizzato e recintato da una forza che, così come cela questo spazio, allo stesso modo “rivela” se stess3.
Nella sostanza, non esiste nessun lato inconscio.
Esiste “solamente” dello spazio “portato via” (d)alla tua capacità di “vedere (ricordare)”. Spazio utilizzato in altro modo…
Essendo
“entrat3” qualcosa nel tuo “essere”, di conseguenza, qualcosa di te ti è
stato “tolto”, non tanto in termini di potenziale, quanto di
“memoria”.
È come se tu non sapessi più a “quanto ammonti, in termini di estensione”. È come se non ricordassi tutto di te. E, quindi, è come se “ora” qualcosa ti sfuggisse:
la vero somiglianza (simbolismo sostanziale frattale espanso) con il meccanismo che porta alla vestigiale credenza, dettata dal riporto storico deviato "qua, così".
Sono considerate vestigia (dal latino vestigium, impronta, orma) quegli elementi di un organismo (per esempio l'uomo) che in esso persistono, ma che hanno perso del tutto la funzionalità che invece avevano in un antenato o nell'embrione…
Oggi gli organi vestigiali sono interpretati come "relitti evolutivi" che erano funzionali negli antenati.
Poiché la loro esistenza sarebbe difficilmente spiegabile nell'ipotesi di fissità delle specie, essa costituisce una prova dell'evoluzione.
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Essa costituisce una prova dell'evoluzione (sì, ma... quale tipo di "evoluzione"? La trasformazione senza cambiamento sostanziale, by dominante).
Quando non usi qualsiasi parte di te, questa si “cronicizza” e, nel tempo, perd3 in funzionalità. Con il fermo risultato che 1) tendi a dimenticarla e questa 2) tende a perdere portanza, mentre 3) tende a perdere portanza e tu 2) tendi a dimenticarla…
Nel loop “ci puoi rimanere quanto vuoi”, ma… puoi riuscire solamente agganciando (ricordando, anche “solo” a livello di analogia frattale espansa, per simbolismo sostanziale), la ragione fondamentale... attraverso la quale sei precipitat3 “qua, così”.
Dunque, che cosa c’è di inconscio “qua, così”?
Meglio:
“chi”… è nell'inconscio?
La dominante. Non visto che:
è immanifesta, dimenticata, non vista né percepita, etc.
Ciò si riflette, nel tempo, nella “recinzione di parte di te ‘qua così’” e nella relativa/conseguente creazione dell’inconscio, così
come puoi ricavare un nuovo concetto di Paese, delimitando una certa
area fisica e dichiarandola “il tal Paese (nominandola, in termini di
'proprietà privata a nome collettivo')”.
Qualcosa che si avvale, sempre, della necessaria forza “polivalente” della violenza (esercito, armi, sicurezza).
Corsa alle armi, l’Italia è il settimo esportatore mondiale.
Gli Usa sono i primi esportatori di armi al mondo, l’India detiene il primato di quelli che le importano.
Nessuna sorpresa a guardare l’ultima classifica degli armamenti del mondo, diffusa dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) che segue con attenzione il fenomeno del commercio di armamenti nel mondo.
Nel 2012-2016 la vendita di armi nel mondo ha registrato un aumento dell’8,6 per cento. E l’Italia? È a settimo posto tra i paesi esportatori…L’Italia nell’ultimo quadriennio ha registrato un aumento del 22 per cento di esportazioni di armi. La Turchia è il primo cliente…
Nella classifica del Sipri, tra i maggiori Paesi importatori spiccano India, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti…Gli Stati Uniti coprono il 33 per cento della quota di armamenti venduti su base mondiale…
L’Arabia Saudita e gli Emirati... sono tra i primi tre Paesi al mondo nell'importazione di armi…
Gli Emirati Arabi Uniti hanno ambizioni strategico-politiche in espansione:
hanno aperto basi militari in Somalia e Eritrea e si stanno preparando a farlo anche Libia…
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Gli Emirati Arabi Uniti hanno ambizioni strategico-politiche in espansione: hanno aperto basi militari in Somalia e Eritrea e si stanno preparando a farlo anche Libia (lo sapevi? Non sono, allora, "solo turismo e canzonette").
Gli Emirati Arabi Uniti… sono uno Stato nel sud-est della Penisola araba, nell'Asia sud-occidentale. Esso è composto da sette emirati: Abu Dhabi, Ajman,Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn.
Prima del 1971, erano noti come gli Stati della tregua (Trucial States), con riferimento a una tregua imposta nel XIX secolo dai britannici ad alcuni sceicchi arabi che non contrastavano, e anzi foraggiavano, attività piratesche miranti a colpire il naviglio transitante nel tratto di mare di loro competenza.
La nazione confina con l'Oman a sud-est, con l'Arabia Saudita a sud-Ovest ed è bagnata dal Golfo Persico a nord…
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Il “frutto della tregua” si è come cronicizzato, manifestandosi apparentemente secondo la “moda”.
Fermo restando ogni tipo di “mira”, che trae forza e seguito, sempre, dalle risorse naturali proprie e dal conseguente “sapere logico” che le porterà a finire, nel tempo.
Una forma di "comodità" per il potere occidentale, che se ne avvale di conseguenza, stilando "reciproche alleanze (interesse)".
Qualcosa che il concetto di "amicizia, sorto in Facebook", testimonia in quanto a "vuotezza di autenticità"...
La
“fine” di qualcosa, "qua, così", spinge al perseverare nella stessa
situazione di fondo, trovando il modo di trasformare la propria
"economia", in maniera tale che lo status quo rimanga del tutto
inalterato o, meglio, addirittura rinforzato… secondo quel principio accumulante/aspirante, che la forma piramidale autorizza/incoraggia inerzialmente a perseguire.
È un errore considerare il soggetto dell'inconscio come un dato di natura, o peggio come un'essenza sovrastorica immune dalle trasformazioni sociali.
E un errore anche pensare che la sua esistenza sia garantita in quanto espressione ontologica della realtà umana.
Di conseguenza è, a mio giudizio, un grave errore non contemplare la possibilità disastrosa che il soggetto dell'inconscio possa declinare, eclissarsi, persino estinguersi.
Anche per questa ragione Jacques Lacan ha sempre insistito sulla necessità di evitare di attribuire all'inconscio uno statuto ontologico mostrandone invece la valenza eminentemente etica o, come si esprime in apertura del Seminario XI, "preontologica".
Perché il soggetto dell'inconscio preservi la sua forma specifica di esistenza è necessario che la psicoanalisi installi la condizione della sua operatività.
Non c'è soggetto possibile dell'inconscio se non attraverso l'esperienza della psicoanalisi. Per questa ragione Lacan poteva affermare, non senza un certo gusto per il paradosso, che lo psicoanalista è parte integrante del concetto di inconscio…
L'uomo senza inconscio - Massimo Recalcati
è un errore considerare il soggetto dell'inconscio come un dato di natura
lo psicoanalista è parte integrante del concetto di inconscio…
L’inconscio è una “invenzione”,
nonché, la “prova provata (a livello di simbolismo sostanziale frattale
espanso)” dell’esistenza della compresenza immanifesta dominante o, appunto, “inconscia”.
Inconscio = In Conscio = Nel Conscio…
Quello
“Stato profondo” che nasce grazie alla motivazione interiore, dominante
(altrui), e che si manifesta attraverso (grazie) alla “legge
(concepita, scritta e interpretata, temporalmente)”.
Ti dovresti essere già “accort3”.
Or dunque, ricorda:
“Fai…”.
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2017
Bollettino numero 2010
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