Vladimir Putin e Zhang Dejiang
Subito dopo che l’amministrazione di
Donald Trump attaccava la Siria, numerosi commenti sono comparsi sui
social media dicendoci che Trump aveva raggiunto un accordo su tutto ciò
con la Cina, che Xi Jinping aveva tradito Putin, che statunitensi e
cinesi avevano già concordato tutto sulla Corea democratica, che tutto
va male, è orribile e che peggiorerà soltanto. In generale, la tesi che
statunitensi o rettiliani si siano comprati tutti, che siamo circondati
solo da nemici e che la fine è finalmente arrivata, è molto popolare tra
alcuni utenti della rete, ma questa volta gli isterici hanno preso una
piega piuttosto catastrofista.
Quando Trump spostava un gruppo di
portaerei verso la Corea democratica accompagnandosi a dichiarazioni
bellicose, coloro che credevano a qualche tradimento totale andarono
fuori i limiti della ragione. È interessante notare che le dichiarazioni
ufficiali della dirigenza cinese sono state completamente ignorate, in
quanto contrastano con l’isteria alimentata da certi media e
pseudo-esperti per cui gesti e attenzione sono più importanti della
verità.
Ad esempio, il Ministero degli Esteri cinese definisce
chiaramente Assad legittimo presidente della Siria e sottolinea la
necessità di risolvere politicamente il conflitto, ma gli pseudo-esperti
continuano a sostenere che la Cina abbia tradito Putin in Siria. I
media e i funzionari cinesi negano il falso che la Cina abbia inviato
150000 soldati al confine con la Corea democratica, ma questo non ha
deviato l’attenzione del media, perché tale notizia non spaventa lettori
e spettatori. È molto più interessante e porta più clic parlare della
Cina e degli USA dilaniare i nordcoreani.
In tali circostanze, è anche
scomodo parlare di ciò che realmente accade, perché la realtà diventa
noiosa tra gli orrori nei media russi. Infatti, anche i media
occidentali filtrano la loro visione del mondo, ma almeno sanno di farlo
secondo gli interessi concreti delle élite, mentre nel caso del
giornalismo russo c’è la sensazione che il problema sia dovuto a
terribili pigrizia e incompetenza. A volte c’è anche il sospetto di
assistere al continuo sabotaggio ideologico. Chi trae vantaggio da un
pubblico federale sempre preda del panico è una domanda aperta e molto
interessante.
Il conflitto tra USA e Repubblica popolare cinese è inevitabile. Entrambi si dicono impegnati in una cooperazione costruttiva e di non volere una guerra commerciale, ma non è probabile che il compromesso duri a lungo. Entrambi hanno interessi molto diversi e talvolta incompatibili. Donald Trump cerca di forzare anche i suoi alleati più stretti ad eliminare quei settori economici che competono con le società statunitensi.
Ad esempio, Trump chiede ora che il Canada elimini le
sovvenzioni ai produttori di latte e quindi ne distrugga la produzione,
liberando il mercato alle aziende agricole statunitensi. Inoltre cerca
d’imporre un tributo da 330 miliardi di dollari all’anno per mantenere
il complesso militare-industriale degli USA. Nel caso della Cina, Trump
non ucciderebbe un settore, come nel caso del Canada, ma l’intera
economia del Paese. In tali circostanze è molto difficile credere che i
negoziati cino-statunitensi su un accordo economico globale portino a
risultati positivi. Con la Cina, Trump deve agire con estrema prudenza
in quanto le economie statunitense e cinese sono strettamente legate e
qualsiasi mossa brusca è dannosa.
Quanto ai colloqui tra Trump e Xi, i
giornalisti del Financial Times avevano ragione a dire che Xi
“ha gettato un osso” a Trump e nient’altro. Fortunatamente i nostri
vicini cinesi hanno capito a lungo che qualcosa va fatto verso l’attuale
globalizzazione, perché non è favorevole ai Paesi in via di sviluppo e
se certi Trump iniziano a cambiarla secondo le proprie idee, allora non
ci sarà una globalizzazione ma un “colonialismo 2.0”.
Se qualcun altro
non vi lavora, allora è necessario costruire il proprio piano e Pechino
non nasconde che la Nuova Via della Seta sostituisce la globalizzazione
statunitense di cui non solo Pechino, ma anche Mosca e alcuni politici
europei ne hanno avuto abbastanza, come coloro che recentemente hanno
interrotto i negoziati sul partenariato transatlantico su commercio e
investimenti con gli Stati Uniti. La Nuova Via della Seta è un progetto
per costruire un unico spazio economico ed infrastrutturale da Lisbona a
Shanghai, necessariamente con la partecipazione di Mosca. La speranza
cinese è che anche alcuni Paesi africani accedano al progetto.
Nel
complesso, i cinesi devono eliminare la dipendenza della loro economia
dalle rotte marittime facilmente coperte dalla marina statunitense. Non è
difficile prevedere che se si crea un blocco economico-commerciale, gli
Stati Uniti forse non saranno proprio superflui, ma sarà chiaro a tutti
che saranno emarginati da questa configurazione. Alcuna amministrazione
degli USA ama questa prospettiva.
Quindi, la creazione di instabilità
in Asia centrale, Iran e Cina è una priorità per Washington
nell’ostacolare questo grande progetto che minaccia di creare un modello
alternativo di globalizzazione. La Cina lo sa e cerca di contrastarlo
con l’aiuto degli alleati, il più importante dei quali è la Russia.
Con palese piacere, l’agenzia statale cinese Xinhua pubblicava un’intervista al Presidente della Duma Vjacheslav Volodin, che aveva parlato ai giornalisti cinesi assieme al Presidente del Comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo Zhang Dejiang, in visita in Russia. La tesi principale dell’intervista era: “Le relazioni tra Russia e Cina non dipendono dalla situazione internazionale“. I redattori di Xinhua notarono anche che il relatore della Duma di Stato apprezzava positivamente il progetto Nuova Via della Seta quale contrappeso alla frammentazione economica del mondo.
Tradotto dal
linguaggio diplomatico, questo significa approfittare del contrappeso
cinese ai tentativi statunitensi di piegare l’intero pianeta ai propri
fini. La visita a Mosca del capo del parlamento cinese era necessaria a
coordinare l’arduo lavoro legislativo dei due Paesi sulla
globalizzazione russa, cioè l’Unione economica eurasiatica, e la Nuova
Via della Seta cinese. Putin e Xi hanno accettato di collegarli e ora il
lavoro in questa direzione va svolto dai governi e parlamenti dei
nostri Paesi. È fantastico che questo lavoro si svolga indipendentemente
dai tentativi di Washington di minare la fragile pace nel pianeta e
sedurre Mosca e Pechino con alcune carote diplomatiche e promesse a cui
nessuno crede.
E questo lavoro regolare sulla creazione di una corretta e
giusta globalizzazione russo-cinese si svolge proprio davanti ai nostri
occhi. Ma per qualche motivo se i media cinesi ne sono interessati, i
media russi non lo sono. Questa situazione va corretta, altrimenti
continueremo a vivere in uno spazio informativo deciso dai falsi sul web
e dai redattori della CNN. E dopo tutto, vogliamo un futuro molto
diverso.
Ruslan Ostashko, 20 aprile 2017 – Fort Russ
Vladimir Putin e Vjacheslav Volodin
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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