“Sperare significa credere che qualcuno ci ama
significa mettersi in cammino verso un altrove
significa anche osare di vivere in altro modo.”
(Enzo Bianchi)
“Il
monito dei Proverbi: «La speranza insoddisfatta fa languire il cuore»
si applica dolorosamente a coloro che vivono in luoghi del mondo dove
persistono conflitti etnici e religiosi, spesso conseguenza di eventi
accaduti centinaia di anni fa: un esempio di come le tragedie passate
mantengono la loro stretta mortale sul futuro dell’umanità.
La
speranza - speranza di pace, di opportunità, di una nuova vita - è il
possedimento più prezioso sia per costoro sia per chi cerca asilo in
paesi ricchi e liberi dove poter godere della vita che gli viene negata
in patria, tormentata di povertà e di assenza di libertà. È difficile
reggere il pensiero della loro delusione quando quelle speranze vengono
negate.
Il
fatto che la speranza sia essenziale per la vita è considerato un
truismo. Che vita sarebbe se non avessimo speranze, se pensassimo che le
cose possono solo peggiorare, se ci aspettassimo continuamente il
fallimento, anticipando il sapore della sconfitta? Non è concepibile.
Chi
approva un atteggiamento ottimista sostiene che, nei momenti
favorevoli, la speranza è un incitamento verso le cose ancora migliori,
mentre nei momenti difficili essa è un conforto, perché tiene viva
l’idea del sollievo e della salvezza, di una ricompensa futura o,
almeno, della giustizia finale.
Naturalmente,
però, c’è sempre chi non è d’accordo. Secondo i cinici, la storia
dimostra che il tributo riscosso dalle notti buie è sempre stato minore
di quello preteso dalle false albe. La natura ingannevole della speranza
le dà una cattiva reputazione: per ogni uomo fioriscono cento speranze,
pochissime delle quali destinate a realizzarsi. Essa spaccia la
menzogna per verità, e intrappola gli esseri umani facendo loro
perseguire vani obiettivi che li porteranno a disillusioni ancora più
grandi.
La
speranza, dicono i cinici, distorce la realtà; fa sembrare quanto è
autenticamente brutto e cattivo nulla più che uno schermo temporaneo,
frapposto tra noi e ciò che è bello e buono. Pertanto essa è legata
all’illusione… ma una vita di false speranze - di mera speranza o di
null’altro che speranza - è forse migliore e più nobile di una vita in
cui si affronti la realtà guardandola in faccia e considerandola per
quello che è?
Si
potrebbe sostenere che i cinici partano dalla premessa sbagliata. Essi
osservano la propensione umana a sognare a occhi aperti, ad abbandonarsi
alla fantasia, ad aggrapparsi a vane speranze a dispetto di
schiaccianti evidenze contrarie, a nutrire aspettative e ambizioni poco
realistiche. Osservano, e non riescono a capire che da questo terreno a
volte sbocciano fiori sorprendenti di originalità e successo.
Gran
parte di ciò che ha spinto avanti il mondo nacque come una speranza; e
tutto quello che l’ha fatto regredire ha comportato la morte di
speranze. La rigida concezione che vede nella speranza una debolezza più
che una virtù ci esorta a rimboccarci le maniche e ad abbracciare la
Verità. D’altra parte, affermano i difensori della speranza, la sola
verità indiscutibile sulla condizione umana è che possiamo soffrire e
dobbiamo morire. Il resto sta a noi crearlo. Che cosa mai potremmo fare
di noi stessi senza speranza?
I
cinici non sono d’accordo nel trattare la speranza come una virtù,
giacché raramente essa genera frutti. D’altra parte, ribattono gli
avvocati della speranza, ciò significa guardare le cose a rovescio. La
speranza è una virtù, e lo è a prescindere da ciò che realizza.
(A. C. Grayling, Il significato delle cose, TEA ed.)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/03/la-speranza.html
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