Il Parlamento ucraino in autunno verrà
chiamato ad esprimersi su una proposta di legge per la modifica alle
norme per la circolazione delle armi da fuoco. La proposta al vaglio è
particolarmente insidiosa in quanto opera un netto discrimine e crea le
condizioni per scenari molto pericolosi.
La notizia è stata diffusa dal deputato
Sergey Pashinsky, Presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza
Nazionale. Questi era già salito agli onori della cronaca per la mai
chiarita vicenda dei cecchini di EuroMaidan e per aver sparato alle
gambe di una persona con cui aveva avuto un diverbio stradale lo scorso
Capodanno.
Seppur il testo del provvedimento non
sia ancora disponibile, dalle indiscrezioni trapelate si è in grado di
capire in che direzione vada: la costruzione di un esercito parallelo e
informale, delle vere e proprie truppe paramilitari.
L’autorizzazione al porto d’armi non
sarebbe per tutti i cittadini. Pare infatti che si vorrebbe dare la
possibilità solo a quelli che abbiano servito come volontari nella
guerra contro il popolo del Donbass e come noto, la quasi totalità di
volontari erano ultra nazionalisti e banderisti. Il provvedimento mira
quindi a dare un enorme potere e vantaggio militare ai gruppi più
estremistici.
Come se non bastasse, tanti di questi volontari sono responsabili di
feroci crimini contro i civili, fatti su cui le autorità ucraine non
hanno alcuna intenzione d’indagare. Solo un folle potrebbe mettere altre
armi in mano a degli efferati criminali.
Tuttavia una parte del Governo ucraino,
quella più “affaristica”, non vede di buon occhio questi gruppi e quindi
non ha alcun interesse ad adottare una misura che potrebbe
avvantaggiarli e creare ulteriore destabilizzazione interna. Il motivo è
che trattandosi di uomini d’affari sanno bene che l’instabilità di
norma è nemica dello sviluppo economico.
Il peso parlamentare di questi
gruppi d’interesse sarebbe sufficiente ad impedire l’approvazione del
provvedimento. Ma l’Ucraina è terra di conquista, quindi non si può
escludere che proprio a fini di destabilizzazione il provvedimento possa
venir approvato sotto la pressione di forze esterne.
Se ciò dovesse accadere, sarebbe una
catastrofe. I battaglioni punitivi sarebbero liberi di operare in ogni
parte del paese e senza alcuna forma di controllo da parte delle
autorità ucraine. Si formerebbero degli squadroni della morte che
scatenerebbero la caccia alle minoranze etniche e ai dissidenti
politici. A quel punto lo scontro non potrebbe che salire di livello in
ogni parte del paese, con le ovvie conseguenze.
Qualora quel provvedimento venisse
approvato, sarebbe come se l’Ucraina facesse una nuova dichiarazione di
guerra contro i propri cittadini.
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Articolo di Alberto Fazolo per SakerItalia.it
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