“Voi sperimentate ciò che credete.”
(Jiddu Krishnamurti)
La
mente detta e interpreta l’esperienza, la invita o la respinge. La
stessa mente è il risultato dell’esperienza, ed essa può sperimentare o
riconoscere soltanto ciò che le è familiare, ciò che essa conosce, a
qualunque livello. La mente non può sperimentare ciò che non è già noto.
La mente e la sua reazione sono di maggior significato dell’esperienza;
e contare sull’esperienza come su un mezzo di comprendere la verità
significa incappare nell’ignoranza e nell’illusione.
Desiderare
di sperimentare la verità è negare la verità; perché il desiderio
condiziona, e il credere è un’altra cappa del desiderio. Sapere,
credere, convinzione, conclusione ed esperienza sono tutti ostacoli alla
verità; essi sono la struttura stessa dell’io. L’io non può essere
libero se non c’è effetto cumulativo dell’esperienza; e la paura della
morte è la paura di non essere, di non sperimentare.
Se
ci fosse la sicurezza, la certezza della sperimentazione, non ci
sarebbe paura. La paura esiste soltanto nel rapporto tra il cognito e
l’incognito. Il cognito cerca sempre di catturare l’incognito; ma può
catturare soltanto ciò che è già cognito. L’ignoto non può mai essere
sperimentato dal cognito; il cognito, ciò che è stato sperimentato deve
cessare perché l’ignoto sia.
Il
desiderio di sperimentare la verità deve essere ricercato e compreso;
ma se c’è motivo nella ricerca, allora la verità non viene in essere.
Può esservi ricerca senza un motivo, conscio o inconscio che sia? Con un
motivo c’è ricerca? Se già sapete ciò che volete, se avete formulato un
fine, la ricerca è un mezzo per conseguire quel fine, che è proiezione
dell’io.
La
ricerca si volge al piacere, non alla verità; e i mezzi saranno scelti
in base al piacere. La comprensione di ciò che è non ha bisogno di
motivi; il motivo e i mezzi impediscono la comprensione. La ricerca, che
è consapevolezza senza scelta, non si svolge a qualche cosa; è essere
consci del desiderio di un fine e dei mezzi per conseguirlo. La
consapevolezza senza scelta porta la comprensione di ciò che è.
È
strano quanto noi desideriamo la permanenza, la continuità. Questo
desiderio assume molte forme, dalla più rozza alla più sottile. Quelle
più evidenti, le conosciamo bene: nome, forma, carattere, e così via. Ma
il desiderio più sottile è molto più difficile a scoprirsi e a
comprendersi. L’identità come idea, essenza, sapere, divenire, a
qualunque livello, è difficile a percepirsi e ad essere messa in luce.
Noi
conosciamo soltanto la continuità e mai la non-continuità. Conosciamo
la continuità dell’esperienza, della memoria, degli eventi, ma non
conosciamo lo stato in cui questa continuità non è. Lo chiamiamo morte,
ignoto, mistero e così via, e dandogli un nome speriamo in qualche modo
di catturarlo, che è ancora il desiderio di continuità.
La
coscienza di sé è esperienza, il dar nome all’esperienza e quindi il
registrarla; e questo processo è in atto a varie profondità della mente.
Noi ci aggrappiamo a questo processo di auto-consapevolezza nonostante
le sue gioie passeggere, i suoi conflitti senza fine, la sua confusione e
dolore. Questo è ciò che sappiamo; questa è la nostra esistenza, la
continuità del nostro stesso essere, l’idea, il ricordo, la parola.
L’idea
continua, tutta o in parte, l’idea che crea l’io; ma questa continuità
porta forse libertà, nella quale soltanto c’è scoperta e rinnovamento?
Ciò che ha continuità non può mai essere altro che ciò che è, con certe
modificazioni; ma queste modificazioni non gli danno nulla di nuovo. Può
assumere un mantello diverso, un diverso colore; ma è sempre l’idea, il
ricordo, la parola.
Questo
centro di continuità non è un’essenza spirituale, perché è ancora entro
il campo del pensiero, della memoria e quindi del tempo. Può
sperimentare soltanto la sua stessa proiezione e attraverso l’esperienza
autoproiettatasi dà a se stesso ulteriore continuità. Così che, fino a
quando esista, non potrà mai sperimentare al di là di se stesso.
(Jiddu Krishnamurti, La mia strada è la tua strada, Arnoldo Mondadori Ed.)
fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/06/continuita.html
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