Il sistema dei petrodollari degli Stati Uniti è in gravi difficoltà
mentre il più grande produttore di petrolio del Medio Oriente continua a
soffrire perché il basso prezzo del petrolio ne devasta la base
finanziaria. L’Arabia Saudita, fattore chiave del sistema dei
petrodollari, continua a liquidare le proprie riserve valutarie, poiché
il prezzo del petrolio non copre i costi della produzione e del
finanziamento del bilancio nazionale. Il sistema dei petrodollari fu
avviato nei primi anni ’70, dopo che Nixon abbandonò il gold standard,
scambiando il petrolio saudita coi dollari USA.
L’accordo affermava che i
sauditi avrebbero scambiato solo in dollari USA il loro petrolio per
reinvestirne le eccedenze nei buoni del tesoro USA. Ciò permise
all’impero statunitense di persistere per altri 46 anni, in quanto
possedeva la carta di credito energetico, e tale carta funzionò
sicuramente. Secondo le statistiche più recenti, il totale cumulato del
deficit commerciale degli USA dal 1971 è di circa 10,5 trilioni di
dollari.
Ora, considerando la quantità di importazioni di petrolio dal
1971, ho calcolato che quasi la metà di quei 10,5 trilioni di dollari di
deficit è per il petrolio. Quindi, un’enorme carta di credito
energetica.
Indipendentemente da ciò… il sistema del petrodollaro
funziona quando un Paese esportatore di petrolio ha un “surplus” da
reinvestire nei buoni degli Stati Uniti. E questo è esattamente ciò che
l’Arabia Saudita fece fino al 2014, quando fu costretta a liquidare le
riserve in valuta estera (per lo più buoni del tesoro USA) quando il
prezzo del petrolio scese sotto i 100 dollari:
Quindi,
mentre il prezzo del petrolio ha continuato a diminuire dalla metà 2014
alla fine del 2016, l’Arabia Saudita vendete il 27% delle proprie
riserve valutarie. Tuttavia, quando il prezzo del petrolio si è ripreso
alla fine del 2016 e nel 2017, non bastò a limitare la continua vendita
di riserve valutarie saudite. Nel 2017 il Regno ha liquidato altri 36
miliardi di dollari di riserve valutarie:
Secondo Zerohedge, in Economisti turbati dall’ imprevisto assalto nelle riserve di valuta estera saudita:
“La stabilizzazione dei prezzi del petrolio sui 50-60 dollari avrebbe dovuto avere un particolare impatto sulle finanze saudite: si prevedeva che fermasse l’esaurimento delle riserve dell’Arabia Saudita. Tuttavia, secondo gli ultimi dati della banca centrale saudita e dell’autorità monetaria saudita, ciò non è accaduto e le attività estere nette sono inesplicabilmente cadute sotto i 500 miliardi di dollari ad aprile, per la prima volta dal 2011, anche dopo aver contabilizzato 9 miliardi di dollari raccolti dalla prima vendita internazionale di buoni islamici del regno… Qualunque sia la ragione, una cosa appare chiara: se l’Arabia Saudita non può sopprimere le perdite della riserva con il petrolio nella zona critica dei 50-60 dollari, qualsiasi ulteriore diminuzione del prezzo del petrolio avrà conseguenze terribili sulle finanze del governo saudita. Infatti, secondo Sushant Gupta della Wood Mackenzie, nonostante l’estensione della riduzione della produzione di petrolio dell’OPEC, il mercato non potrà assorbire la crescita della produzione di scisto e tornare ai volumi produttivi dell’OPEC, dopo la riduzione, fino alla seconda metà del 2018. In particolare, l’azienda di consulenza petrolifera avverte che, a causa della debolezza stagionale nel primo trimestre della domanda globale di petrolio, il mercato si ammorbidirà proprio quando i tagli scadranno nel marzo 2018”.
I sauditi hanno due gravi problemi:
1. Poiché hanno ridotto la produzione petrolifera con l’accordo OPEC, le aziende di scisto statunitensi aumentano la produzione perché possono produrre petrolio spostando le perdite sugli investitori “Brain Dead” che cercano rendimenti superiori. Ciò distrugge la capacità dell’OPEC di scaricare le scorte petrolifere globali, per cui il prezzo del petrolio continua a diminuire. Ciò significa che i sauditi dovranno liquidare ancora più riserve valutarie, se in futuro i prezzi del petrolio saranno bassi. Risciacqua e ripeti.
2. I sauditi prevedono un’asta pubblica iniziale del 5% nel 2018, su una stima di 2 trilioni di dollari di riserve di petrolio, e sperano di ottenerne 200 miliardi. Tuttavia, gli analisti della Wood Mackenzie stimano che il valore delle riserve sia di 400 miliardi di dollari, non di 2 trilioni. Ciò è dovuto a costi, royalties e imposta sul reddito dell’85% per sostenere il governo saudita e i 15000 membri della famiglia reale saudita. Così, Wood Mackenzie non crede che ci rimarrà molto dei dividendi.
Detto ciò, dubito molto che i sauditi abbiano i 266 miliardi di barili
di riserve petrolifere dichiarate nella nuova revisione statistica BP
2016. L’Arabia Saudita produce circa 4,5 miliardi di barili di petrolio
all’anno. Così, le loro riserve dovrebbero durare quasi 60 anni. Ora…
perché l’Arabia Saudita vende una percentuale delle proprie riserve
petrolifere se avrà altri 60 anni di produzione di petrolio futura?
Qualcosa puzza. È preoccupata dai prezzi del petrolio più bassi, o forse
non avrebbe tutte le riserve che afferma? In entrambi i casi… è
abbastanza interessante che l’Arabia Saudita continui a liquidare le
riserve valutarie ad aprile, anche se il prezzo del petrolio era
superiore ai 53 dollari in quel mese.
Credo che il regno dei Saud sia in
gravi difficoltà. Ecco perché cerca di vendere una OPA per aumentare i
fondi necessari. Se l’Arabia Saudita continua a liquidare altre riserve
valutarie, vi saranno gravi problemi per il sistema dei petrodollari.
Ancora… senza fondi “surplus”, i sauditi non possono acquistare i buoni
del tesoro degli Stati Uniti. In realtà, negli ultimi tre anni, l’Arabia
Saudita ne ha venduti molti (in riserve in valuta estera) per integrare
le carenze dei ricavi petroliferi. Se il prezzo del petrolio continua a
diminuire, e credo che sarà così, Arabia Saudita e sistema dei
petrodollari avranno altri problemi. Il crollo del sistema dei
petrodollari significherebbe la fine della supremazia del dollaro
statunitense e con essa, la fine dell’intervento sul mercato dell’oro.
SRSrocco, 16 giugno 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2017/06/18/i-petrodollari-in-difficolta-mentre-i-sauditi-liquidano-le-riserve-valutarie/
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