lunedì 12 gennaio 2015

Gli attacchi terroristici in Francia. Le implicazioni geopolitiche



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Domanda: Signor Pascali, un dramma inaudito si svolge in Francia sotto i nostri occhi. Dopo che dei presunti terroristi hanno ucciso 12 persone presso gli uffici di Charlie Hebdo, nuovi atti terroristici colpiscono la Francia. Ostaggi sono stati presi in un negozio di Parigi dopo un omicidio, due sospetti sono circondati dalla polizia francese con la prospettiva di un lungo assedio. Notizie confuse e terrificanti provengono dal terreno e dalla stampa. 

Uno dei sospetti del massacro di Charlie Hebdo si è consegnato alla polizia affermando di essere stato a scuola al momento della strage. I media riferiscono che gli autori sospetti della strage sono stati per diversi anni nei database del terrorismo statunitense e inglese e che quindi erano ben noti e furono anche già arrestati. Il video dei terroristi che uccidono un poliziotto di fronte all’edificio Charlie Hebdo, e la reazione di paura della popolazione civile, creano un clima di ciò che viene definito 11 settembre europeo. Cosa succede?

Pascali: Non c’è dubbio, ovviamente, siamo nel bel mezzo di una operazione terroristica. Una vera e propria operazione terroristica ha due aspetti. In primo luogo l’atto vero e proprio con persone uccise. Ma secondo, e più importante, la capacità di terrorizzare la popolazione presa di mira. Un’azione terroristica è una tattica, tattica militare si può definire, che ha per obiettivo un gruppo più grande delle vittime immediate. Il vero obiettivo, al di là degli uomini e delle donne cinicamente massacrati, spesso sotto gli occhi delle telecamere, è la popolazione. Per terrorizzare la popolazione e ricattare la leadership di un Paese. Il messaggio al governo: non sei in grado di difendere il tuo popolo, abbiamo il sopravvento, ora devi accettare le nostre condizioni!
 Un atto terroristico che non raggiunge, e influenza, il pubblico non raggiunge lo scopo. Lo scopo è terrorizzare tutti, terrorizzarci. Si dovrebbe esserne ben consapevoli, mantenere la calma e capire cosa realmente accade e chi fa cosa a chi. Naturalmente c’è l’elemento della non-chiarezza, della paura, del “come è potuto accadere? Come è potuto accadere nel centro di Parigi contro un evidente bersaglio del terrorismo, con dei terroristi ben noti alle agenzie d’intelligence e sicurezza di Francia, Stati Uniti e Regno Unito? Come? Quali sono le prospettive?… Nei libri di testo militari ciò è chiamato “nebbia di guerra” ed è un grande vantaggio poter provocare isteria e paralizzare l’avversario.
Domanda: Lei dice che l’obiettivo è “terrorizzare la popolazione e ricattare il governo“. Qual è lo scopo di tutto ciò?
Pascali: Questa è la domanda cui si deve rispondere ora. La Francia ha una grande popolazione musulmana, ed è coinvolta negli attacchi militari contro Paesi e regioni arabi. Durante la presidenza di Nikolas Sarkozy ha attuato una forte politica di repressione interna, soprattutto nelle periferie delle città francesi abitate da arabi. Le misure contro il velo islamico… ecc. Eppure non c’è stato niente di paragonabile a questo. Il SIIL, organizzazione terroristica ombrello creata da uomini finanziati e addestrati dai servizi segreti occidentali per distruggere la Siria e devastare Libia, Iraq, Yemen e così via, questo fantomatico SIIL non ha mai attaccato la Francia o l’Europa.
 Si consideri, inoltre, che gli assassini di Charlie Hebdo erano chiaramente ben addestrati, militarmente. Avevano intelligence. Vestivano uniformi da forze speciali, non come squadre suicide fondamentaliste. Erano mascherati, il contrario di ciò che i fondamentalisti avrebbero fatto. Parlavano francese, non hanno distrutto il “materiale blasfemo” che presumibilmente dovevano distruggere, come detta il modus operandi del SIIL. Se dobbiamo credere alle prime relazioni sulla loro identità, erano cittadini francesi ben noti alle forze di sicurezza della Francia e, soprattutto, i loro nomi, dati e profili erano in un apposito elenco compilato dai servizi segreti inglesi e statunitensi. Nonostante l’apparente addestramento militare, si sono comportati come se girassero un film. Hanno messo su uno spettacolo: “Dite alla gente che siamo di al-Qaida dello Yemen“. Si muovevano lentamente, troppo lentamente, come se volessero essere visti e magari uccisi.
Domanda: Allora perché?
Pascali: Bisogna chiedersi che cosa ha fatto la Francia per subire tale “punizione”? Non può essere una piccola tattica. Beh, il maggior cambio nella strategia del governo francese è stata la dichiarazione di Hollande sulla necessità di porre fine alle sanzioni alla Russia e di avviare un periodo di cooperazione tra Europa e Russia. Il 4 gennaio, tre giorni prima del massacro, ha avuto un inedito colloquio di due ore su Radio France Inter:
 “Le sanzioni devono fermarsi ora!” Ha affermato: “Se la Russia ha una crisi, non sarà necessariamente un bene per l’Europa, non sono per perseguire obiettivi facendo peggiorare le cose, penso che le sanzioni debbano fermarsi ora… Putin non vuole annettere l’Ucraina orientale. Me l’ha detto. Ciò che vuole è restare influente. Vuole che l’Ucraina non finisca nel campo della NATO“.
 Tra pochi giorni ci sarà l’incontro che dovrebbe porre fine alla crisi ucraina sponsorizzata dagli anglo-statunitensi, ponendo fine alla divisione artificiale tra Europa e Russia: il vertice del 15 gennaio in Kazakhstan, dove il Presidente ucraino Petro Poroshenko incontrerà Vladimir Putin assieme a Hollande e Angela Merkel. Hollande si è detto molto ottimista sul fatto che un accordo sarà raggiunto, “andrò a Astana il 15 gennaio a una condizione, che ci sia la possibilità di nuovi progressi… E penso che ci saranno!
Domanda: la Francia e Hollande personalmente hanno preso l’iniziativa di organizzare il riavvicinamento tra Europa e Russia…
Pascali: Esattamente. Non devo sottolineare quanto sia fondamentale il cambio del gioco su iniziativa francese. Hollande aveva già mostrato la direzione che stava prendendo con l’incontro privato e senza preavviso con Putin, lo scorso dicembre, di ritorno da una missione in Kazakhstan. Hollande, che è apparso uno dei più stretti alleati della politica liberal-imperiale di Obama/Brzezinski, ha dovuto svoltare radicalmente. Il suo partito è divenuto quasi irrilevante. La sua credibilità era al 12%, mentre i francesi si voltano verso qualsiasi alternativa che non li condanni a miseria e guerra, in particolare il Fronte Nazionale di Le Pen, che apertamente loda Putin.
 La crisi ucraina, con il colpo di Stato sponsorizzato dagli Stati Uniti a Kiev, il tentativo di creare una base NATO in Crimea, le feroci pressioni sui capi europei per mettersi contro i propri popoli o interessi economici e strategici, al fine dell’escalation verso una vera guerra con la Russia, tale folle piano è stato minato dalla decisione francese. E nei centri finanziari di Wall Street e della City di Londra, tale strategia bellica è considerata nientemeno che l’ultima opzione per sopravvivere. L’ultima opzione di tale sistema di saccheggi. Allora… tre giorni dopo la Francia è stata attaccata e affronta uno scenario da guerra civile…
Domanda: Che cosa accadrà ora?
Pascali: Ora c’è una guerra in terra di Francia. L’elemento di confusione e isteria è la componente più importante della strategia. Tuttavia, non c’è molta profondità. Gli interessi fondamentali della Francia, dell’Europa, non cambieranno. Non c’è nulla che i destabilizzatori possano offrire se non miseria e guerra. Quindi sono fiducioso, la guerra lampo fallirà stavolta. Questo, ovviamente, dipende anche da ciò che il resto d’Europa farà, che l’Italia e in particolare la Germania faranno.
 Una volta che la Francia ha preso una posizione, chiaramente le forze razionali in Germania, quelle che chiamo il partito di Alfred Herrhausen, diverranno molto più importanti, a partire dal vicecancelliere e ministro dell’Economia Sigmar Gabriel che ha detto al Bild am Sonntag, il 4 gennaio:
 “Coloro che vogliono destabilizzare economicamente e politicamente la Russia, perseguono interessi completamente diversi dai nostri“.
 Certuni in Europa e negli Stati Uniti, vogliono distruggere la Russia, ma “ciò non è nell’interesse della Germania o dell’Europa. Vogliamo contribuire a risolvere il conflitto in Ucraina, non piegare la Russia. L’obiettivo non è mai stato spingere nel caos politico ed economico la Russia. Vogliamo contribuire a risolvere il conflitto in Ucraina, non piegare la Russia. Chi lo vuole provocherà una situazione molto più pericolosa per tutti noi in Europa”. Parlando a coloro che vogliono spingere la Germania in guerra con la Russia, Gabriel ha ricordato che la Russia è una potenza nucleare…
Domanda: E come vede la situazione nei Balcani e in Macedonia, in questo contesto? Cosa significa tutto ciò per la Macedonia?
Pascali: Prima di tutto, i leader dei governi devono ricordarsi che lo scopo di tale operazione terrorista, o di guerra non ortodossa, è spaventare e paralizzare. Per evitare che persone responsabili prendano le decisioni giuste per il proprio popolo. Devono anche capire che tale attacco non è un segno di forza. È un segno di disperazione e debolezza. Ora minacciano tutta l’Europa, ma molto probabilmente l’Europa è già persa per loro, o meglio è già sulla via di una nuova indipendenza.
In Macedonia siete fortunati ad avere uno statista come Nikola Gruevski, che ha mente strategica, coraggio morale e può trasformare le debolezze oggettive della situazione della Macedonia in punti di forza soggettiva… può attuare una politica gollista, a 360 gradi… tous azimut. Ciò ha dato alla Macedonia un ruolo molto più grande rispetto alla dimensione percepita del Paese. La Macedonia ora fa parte del grande gioco regionale nei Balcani e anche oltre. In realtà, il momento è pericoloso, ma è pericoloso perché siamo alla vigilia di una svolta storica, l’emergere di un nuovo sistema più giusto di relazioni internazionali e di progresso economico. Ciò è particolarmente vero nei Balcani.
Domanda: Perché nei Balcani?
Pascali: Perché questa zona ha già di fatto conquistato un margine notevole di indipendenza. In realtà invertendo il processo di asservimento secolare ideato dal vecchio impero inglese: la balcanizzazione. Tale terribile parola, balcanizzazione, significa polverizzazione di un Paese in entità più piccole facilmente manipolabili e incapaci di difendersi. Fu la versione più estrema della tattica “divide et impera”. Guardate i Balcani, ciò che avevano fatto. C’era la Turchia contro la Grecia, la Macedonia e in Albania. Croazia contro Serbia, la Bosnia divisa. Il Kosovo trasformato in zona franca della NATO… Bulgaria, Romania… Turchia da un lato che doveva essere contro la Russia (un principio fondamentale della geopolitica coloniale inglese), la guerra in Siria, ecc. Ora s’inizia a vedere il contrario.
Le popolazioni sottoposte a tale esperimento geopolitico dagli scienziati pazzi inglesi stanno sconfiggendo la manipolazione e la balcanizzazione. La Turchia oggi ha trovato un terreno comune con la Russia nel loro interesse. L’Ungheria si ribella alle grandi banche. La Grecia sta per eleggere Alexis Tsipras a primo ministro invertendo la vecchia politica di miseria e guerra. Ciò cambia le dinamiche in Turchia e Macedonia. Paesi che avrebbero dovuto essere le cavie delle tecniche imperiali… ora si ribellano allo scienziato pazzo. Non sono istigati e messi l’uno contro l’altro. I Balcani diventano una zona di grande sviluppo. Cina e Russia (che hanno superato il trucco geopolitico che doveva imporgli di combattersi per sempre) creano un’alleanza in collaborazione concreta con i Paesi dei Balcani. 
I grandi progetti infrastrutturali di cui l’Europa ha parlato, ma mai veramente iniziato, ora iniziano con gli investimenti cinesi. Un fiume di sviluppo e, quindi, pace e riconciliazione fluirà dalla Turchia a Grecia, Macedonia, Serbia. Programmi di trasporti rapidi, super-moderni e veloci (si veda ad esempio il treno Budapest-Belgrado) in Austria e nel Nord Europa. Il gasdotto dalla Russia alla Turchia è più vivo che mai… E’ quasi comprensibile (non voglio essere cinico) la reazione omicida di coloro che sono abituati a governare e a spartirsi il bottino in questa zona cruciale del mondo. Stanno perdendo al grande gioco.
Domanda: Ma il pericolo del terrorismo…?
Pascali: Proposi qualche tempo a Grecia e Macedonia di chiedere a Vladimir Putin di mediare sulle loro differenze. Potete immaginare potenze come Cina e Russia avviare in stretta relazione mutualmente vantaggiosa con i Paesi dei Balcani. La Cina si occupa, per semplificare, del lato economico. Se s’inizia a risolvere i problemi economici e strategici, poi la questione del terrorismo, credo, sarà gestibile. Un’alleanza antiterrorismo con i Paesi eurasiatici, unitamente alla cooperazione economica, colpirà i veri centri del terrorismo. Potrebbe porre fine a tale guerra non ortodossa sanguinosa…
La Macedonia è in una buona posizione per proporre agli altri Paesi la creazione di un’alleanza antiterrorismo. La cosa importante è mantenere la calma. Non fatevi impressionare dalle fiammate sanguinarie di un impero al collasso. E tagliate chirurgicamente i tentacoli terroristici…


Umberto Pascali, Global Research,




Copyright © 2015 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/11/gli-attacchi-terroristici-in-francia-le-implicazioni-geopolitiche/ 

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