A
novembre, prima di capire quanto grave fosse il crollo del greggio (e
di quanto sarebbero diventate enormi le implicazioni), scrivemmo “Come i petrodollari morirono senza che nessuno lo notasse“,
perché per la prima volta in quasi vent’anni i Paesi esportatori di
energia si ritireranno dal mercato mondiale dei “petrodollari” nel 2015.
La morte empirica dei petrodollari segue anni di fortuna per
esportatori di petrolio come Russia, Angola, Arabia Saudita e Nigeria.
Gran parte di quel denaro finì nei mercati finanziari, contribuendo alla
spinta dei prezzi delle attività e mantenendo basso il costo del
denaro, riciclando i cosiddetti petrodollari. Aggiungemmo che nel 2014
“i produttori di petrolio effettivamente importeranno capitali per 7,6 miliardi di dollari. In confronto ne hanno esportato 60 miliardi nel 2013 e 248 miliardi nel 2012, secondo il grafico della BNP Paribas“:
Il
problema è aggravato dal ciclo di feedback positivo: l’ultima settimana
ha vividamente dimostrato che il crollo del petrolio porterebbe ad
un’ulteriore liquidazione delle riserve in valuta degli esportatori di
petrolio, precipitatisi a preservarle, portando ad ancora maggiori
riduzioni del petrolio quando i principali produttori aumentarono
l’estrazione di greggio nel tentativo di escludere i produttori più
deboli dal mercato, schiacciandone la produzione marginale. Chiamatela
teoria del gioco impazzita o bruta. Ironia della sorte, quando il prezzo
del greggio ha iniziato a precipitare ulteriormente, la morte ricercata
avrebbe colpito i protagonisti dei petrodollari, come parrebbe in
questo caso, venendo trascinati al mattatoio scalciando e urlando. Ciò
sarebbe accaduto in un Paese che secondo molti, inizialmente, avrebbe
fatto tutto il possibile per restare vicino ai petrodollari e il cui
divorzio dai dollari USA è divenuto rapidamente una questione assai
disordinata, con urla e tiri occasionali. Come riporta Bloomberg, la Russia
“aprirebbe il fondo di riserva di 88 miliardi e convertirebbe in rubli alcuni asset in valuta estera, l’ultimo passo del governo per sostenere un’economia nella peggiore crisi dal 2009“.
Si tratta di dollari
che la Russia avrebbe riciclato in attività denominate in dollari.
Invece, la Russia acquisterà ancor più rubli e ne utilizzerà i proventi
per la stabilizzazione economica e il FX. “Insieme con la Banca centrale, vendiamo parte delle nostre riserve di valuta estera“, ha detto il ministro delle Finanze Anton Siluanov, a Mosca oggi. “Avremo rubli e li depositeremo nelle banche, dando liquidità all’economia“.
Chiamatelo divorzio poco amichevole, o come volete: la Russia abbandona
bruscamente i Paesi che scambiano greggio con la carta degli Stati
Uniti. Inoltre:
“la Russia può convertire 500 miliardi di rubli da uno dei due fondi sovrani del governo, sostenendo la moneta nazionale, ha detto Siluanov, definendo il rublo “sottovalutato”. Il Ministero delle Finanze il mese scorso ha iniziato a vendere la valuta estera rimasta sui conti del Tesoro. Tutti o parte dei 500 miliardi di rubli saranno convertiti a gennaio-febbraio dalla Banca centrale, secondo il viceministro delle Finanze Aleksej Mojseev. La banca di Russia determinerà tempistica e metodo dell’operazione. Il rublo, la peggior performance valutaria al mondo dell’anno scorso, sìè indebolito per il quarto giorno perdendo l’1,3 per cento a 66,0775 rubli per dollaro alle 15:21, ora di Mosca. Ha perso fino al 2 per cento dopo i commenti di Siluanov. Il continuo crollo del rublo quest’anno sottolinea la fragilità delle misure coordinate da governo e Banca centrale della Russia, che hanno diretto la ripresa del rublo dal ribasso record da 80,10 del 16 dicembre. OAO Gazprom e quattro altri esportatori controllati dallo Stato, il mese scorso hanno avuto l’ordine di ridurre la valuta estera delle aziende entro il 1 marzo, a livelli non superiori a quelli del 1 ottobre. La Banca centrale cercava di facilitare alle banche l’accesso a dollari ed euro alzando il tasso al 17 per cento, e adottava misure d’emergenza il mese scorso per arrestare il crollo del rublo. L’annuncio di oggi “sembra sostenere il rublo, mentre le aziende statali dell’esportazione supporterebbero il FX sul mercato”, ha detto Dmitrij Polevoj, economista capo per la Russia e la Comunità degli Stati indipendenti di ING Groep NV di Mosca. “Inoltre, sarà utile per le banche mentre ci potrebbero essere alcuni effetti negativi legati alla fornitura di denaro extra e ai rischi di utilizzare parte del denaro sul mercato FX per speculazioni a breve termine”.”
Il sommario sull’economia statunitense di Bloomberg è generalmente
puntuale, aspettandosi infine che una qualche nazione finalmente lasci,
volontariamente o meno, la morsa della moneta di riserva globale. Bloomberg non è riuscito a spiegare cosa succederà nel resto del mondo dei petrodollari. Ecco ciò che abbiamo detto l’ultima volta:
“Oltre l’impatto economico interno nell’ambito degli EM, dovuto allo shock del ribasso petrolifero, crediamo che le implicazioni per la liquidità del mercato finanziario dovute al ridotto riciclaggio di petrodollari, non dovrebbero essere sottovalutate. Perché gli esportatori di energia non investono tutti i proventi dell’esportazione, ‘salvando’ efficacemente una considerevole parte della loro rendita, tali fondi in eccedenza finiscono nei depositi bancari (alimentando il mercato dei prestiti) così come nei mercati finanziari e altre attività. Questo capitale allevia il debito di fondo degli importatori, contribuendo alla crescita complessiva, nonché ad altre condizioni di liquidità dei mercati finanziari… Quest’anno, ci aspettiamo che l’incrementale di liquidità in genere fornito da tali flussi riciclati sia notevolmente ridotto, stimando che flussi diretti ed altri dai capitali degli esportatori di energia diminuiscano a 235 miliardi di dollari USA annuali. Naturalmente, tali economie riceveranno capitali dall’interno, quindi su base netta, il capitale supplementare fornito esternamente è assai inferiore. Quest’anno ci aspettiamo che i flussi netti di capitale siano negativi per EM, avendo un primo afflusso netto di capitali (8 miliardi) per la prima volta in diciotto anni. Ciò va confrontato ai 60 miliardi dell’anno scorso, a sua volta scesi dai 248 miliardi nel 2012. Al relativo picco, gli EM di petrodollari riciclati ammontavano a 511 miliardi nel 2006. I ribassi visti dal 2006 non solo riflettono il mutato ambiente globale, ma anche la propensione degli esportatori ad iniziare ad investire sul piano nazionale piuttosto che a risparmiare. Le implicazioni per la liquidità dei mercati finanziari, per non parlare della correlata pressione al ribasso sui rendimenti del Tesoro degli Stati Uniti, sono negative”.
Considerando le mosse selvagge che abbiamo visto finora sul mercato, si
conferma a sufficienza che è rimasta poca liquidità sul mercato e,
naturalmente, il collasso assoluto dei rendimenti del tesoro, con il
livello più basso in 30 anni, è una previsione avvalorata proprio come
previsto. E adesso ci aspettiamo di vedere quale altro Paese seguirà la
Russia mollando i petrodollari, e l’impatto che tale volontà avrà non
solo sulla moneta di riserva mondiale, ma anche sui tassi del Tesoro USA
e sul prodotto più finanzializzato, come il grafico qui illustra…
…ma
una cosa è più importante per i pianificatori centrali del mondo
sviluppato: i prezzi degli asset, e in particolare cosa succede quando i
venditori escono da ciò che rapidamente si preannuncia essere il
mercato meno liquido della storia.
Tyler Durden Zerohedge
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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