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Il primo giorno delle economie industriali, celebrato dall'Unione Europea il 15 dicembre, è stato un tentativo di Bruxelles di dare impulso a riaprire le discussioni sul futuro dell'industria europea. Tali discussioni sono maturate. Tuttavia, da sole non saranno in grado di invertire la situazione economica sfavorevole in Europa di fine 2014.
Poco prima della celebrazione a Bruxelles, il
quotidiano londinese The Guardian ha avvertito che la zona euro è
sull'orlo di una nuova crisi economica e ha delineato la sua possibile
geografia. La più attendibile edizione considera l'emergere di nuovi
problemi in Grecia, perché la gente di questo Paese, "stanca dei
continui risparmi" può favorire la reale ascesa al potere delle forze
della sinistra radicale. Di poco migliore, secondo gli esperti
britannici, è la situazione in Portogallo, Spagna, Italia, Belgio.
E
nel caso dell’Italia c'è un groviglio pericoloso di conflitti
economici, politici e regionali. L’anno italiano è iniziato con il
"sondaggio" pubblico tenuto a marzo nella regione Veneto, nella città di
Venezia sulla costituzione della "Repubblica del Veneto" e della sua
secessione dall’Italia. Tra i partecipanti l’89% era a favore della
creazione di uno Stato indipendente.
Tuttavia, ciò che sembrava una
semplice stranezza sulla scia della generale crescita del sentimento
separatista nel mondo moderno, la fine dell'anno l’ha visto svilupparsi
in una crisi politica in piena regola. L’Italia è scossa da scioperi e
altre proteste anti-governative e il vincitore delle recenti elezioni
parlamentari, il "Movimento 5 Stelle" chiede apertamente al governo di
portare il Paese fuori della zona euro.
Naturalmente, la
zona euro può “digerire” l’ipotetico abbandono dell’Italia. Soprattutto
perché nel 2014 è entrata la Lettonia, e dal 1º gennaio 2015 entra la
Lituania. Tuttavia esiste il problema della crescita delle tendenze
sfavorevoli all'area dell'euro come unico spazio economico e
finanziario. Se la situazione non cambia, la
fiducia delle imprese e dei consumatori sarà persa e le preoccupazioni
circa la politica creditizia fallimentare sarà rafforzata,
avverte The Guardian. Non sorprende che i Paesi, in particolare in
Europa centrale e orientale nei "crocevia" europei non hanno fretta ad
entrare nelle fila dei sostenitori della moneta unica europea, e dal
Gruppo euro di Visegrad si è spostata solo la Slovacchia, ha ricordato a
“La Voce della Russia” il professor Boris Rubtsov dell’Accademia Russa
delle Finanze:
Dal mio punto di vista l’adesione alla zona euro, anche inizialmente, non era ispirata da tutti i Paesi anche se essi erano già membri dell'UE, in particolare, la Repubblica Ceca. Le ragioni di questo scetticismo sommano sia l'analisi obiettiva dei pro e contro l’adesione alla zona euro che le considerazioni soggettive.
Uno dei
più importanti fattori negativi per l'Unione Europea di oggi è la
significativa presenza della disoccupazione. L'anno scorso è stata del
10,5%, in calo dello 0,4% rispetto al 2013. La riduzione minore, oltre
ad un certo numero di Paesi in cui si registra un marcato aumento è in
Belgio, Finlandia, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Bulgaria,
Cipro, Malta.
Infine, un fattore chiave negativo è
l'inizio di una "recessione tecnica" dell’Eurolocomotiva tedesca.
Nell’ottobre 2014 i quattro leader dell’Istituto tedesco per la ricerca
economica (Ifo, DIW, RWI e IWH) hanno abbassato le previsioni di
crescita per l'economia nazionale.
Questa riduzione si applica sia al
2014 che al 2015 e, come ha sottolineato il quotidiano tedesco
Handelsblatt, le agenzie d'affari, nel secondo e terzo trimestre di
quest'anno, parlano di una possibile "recessione tecnica". In
particolare si registra un calo nel numero di ordini industriali del
5,7% e nella produzione industriale del 4% a causa, tra l’altro, della
"guerra delle sanzioni" scatenata dall'Occidente contro la Russia. Allo
stesso tempo, gli esperti tedeschi indicano che il rallentamento della
crescita economica nel Paese è diverso dall’essere temporaneo e a lungo
termine.
E questo, a sua volta, inevitabilmente
influenzerà l'intera zona euro. Secondo la relazione degli esperti della
Deutsche Bank, la continua recessione nella zona euro porterà alla
caduta dell'euro che potrebbe scendere sotto il segno della parità con
il dollaro nel 2017. Resta da verificare: rimarrà, questa volta, la
stessa eurovaluta?
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