domenica 4 gennaio 2015

L’Iran trionfa sul progetto saudita in Siria-Iraq


Iran's Nuclear Ambitions: Options for the West 

L’ammissione a denti stretti che l’Arabia Saudita ha perso nella rivalità regionale con l’Iran è evidente nell’articolo del caporedattore fondatore del quotidiano Asharq al-Awsat. L’arroganza secondo cui il denaro può comprare qualsiasi cosa o chiunque a Washington, il trionfalismo che l’incantesimo dello Stato islamico castighi gli iraniani, l’eccessiva fiducia che lo scisma fra sunniti e sciiti trascenda la politica regionale, tutte queste ipotesi saudite sono andato terribilmente male. Il 2014 si distingue come l’anno in cui i sauditi sono allo sbando. 

Mentre il 2014 si è concluso, è chiaro che gli iraniani hanno messo nel sacco i sauditi in Iraq e Siria. Proprio come gli iraniani hanno volto a loro vantaggio l’invasione statunitense dell’Iraq e il rafforzamento sciita conseguitone dieci anni fa, hanno prontamente sequestrato lo spettro dello SI (che perseguita l’occidente) proiettandosi come fattore di sicurezza e stabilità regionale. Basti dire che l’influenza iraniana in Iraq è aumentata nel 2014. 


Teheran oggi influenza non solo gli sciiti ma anche i sunniti iracheni e curdi (qui). Il robusto intervento militare di Teheran in Iraq ha degradato lo SI oltre ogni aspettativa. In sintesi, l’Iran è emerso a difensore dell’Iraq come testimonia la visita del ministro della Difesa iracheno a Teheran la scorsa settimana. Il fatto è che lo SI è una forza assai ridimensionata oggi e la sua capacità di occupare territori, e anche di mantenerli, è in serio dubbio grazie all’efficacia dell’intervento militare iraniano in Iraq. Dall’altra parte, lo spettro del SI ha portato l’occidente a rendersi conto che il regime siriano, sostenuto da Teheran, è un baluardo contro il terrorismo islamico che minaccia l’Europa.

Le aspettative saudite che da un lato Teheran s’impantanasse in Iraq e, dall’altro che l’intervento degli Stati Uniti contro lo SI avrebbe logicamente riaperto l’agenda del ‘cambio di regime’ in Siria costringendo l’amministrazione Obama a sostenere il progetto saudita, sono stati smentiti. Ma il singolo maggiore errore di calcolo saudita riguarda la ragion d’essere dell’impegno degli Stati Uniti con l’Iran. I sauditi credevano che il presidente Barack Obama sarebbe stato costretto a fare marcia indietro di fronte l’enorme assalto dei loro lobbisti negli Stati Uniti, in tandem con la formidabile lobby israeliana, negli ultimi mesi. Invece, 

Obama si è mosso, ma in forza della convinzione che la cooperazione dell’Iran avrà un effetto moltiplicatore sulle strategie statunitensi nel moderare il Medio Oriente e ripristinare il prestigio e l’influenza statunitensi nella regione, mentre gli consentirà di concentrarsi maggiormente sul pieno recupero dell’economia statunitense e avere maggiore attenzione per le strategie globali degli Stati Uniti. Obama ha candidamente parlato di tutto ciò in una recente intervista a NPR News. Ha insultato i suoi critici interni, 
Ci sono momenti in cui a Washington, gli esperti… credono basti muovere i pezzi degli scacchi intorno al tavolo. E ogni volta che abbiamo tale arroganza, ne usciamo scottati“. 
Ha rifiutato l’idea di “dedicare un altro trilione di dollari” per inviare truppe a combattere lo SI in Iraq. “Dobbiamo spendere un trilione di dollari per ricostruire le nostre scuole, le nostre strade, la nostra scienza e la ricerca, qui negli Stati Uniti“, ha detto Obama. Con Obama i sauditi hanno sbagliato tutto. Sono ancora impantanti nella precedente diplomazia delle cannoniere e dell”intervento umanitario’ degli Stati Uniti in Medio Oriente. Significativamente, Obama nell’intervista ha anche ammesso che l’Iran diverrà una “potenza regionale di grande successo” se coglie la “possibilità di accordarsi con il mondo” e ha concluso che l’accordo nucleare è “possibile”. Ha detto: 
Perché, se (gli iraniani), hanno incredibile talento e l’Iran risorse e capacità, potrebbe divenire una potenza regionale di grande successo anche attenendosi alle norme internazionali, e sarebbe un bene per tutti“.
Ancora una volta Obama fa un passo straordinario nel riconoscere che l’Iran ha “problemi legittimi nella difesa” dopo “aver subito la terribile guerra con l’Iraq” negli anni ’80. 
Alla domanda se gli Stati Uniti ripristineranno le relazioni con l’Iran, ha risposto, “Mai dire mai“.

Iran Daily, l’influente giornale che riflette il pensiero della leadership di Teheran ha risposto con un editoriale intitolato “suggerimenti necessari ad Obama per uno studio più approfondito“. L’editoriale apprezza il riconoscimento di Obama che la stabilità in Medio Oriente richiede la cooperazione dell’Iran. Ritiene che un riavvicinamento con gli Stati Uniti “non solo stimolerà l’attività degli investitori statunitensi, ma attirerà anche gli investitori europei” rilanciando l’economia iraniana, e questo a sua volta “darà importanza alle relazioni diplomatiche bilaterali (con noi)”.

L’editoriale conclude che “relazioni amichevoli” con Teheran permetteranno a Washington di “far avanzare le politiche volte ad allentare le tensioni in Medio Oriente” e aiuteranno gli Stati Uniti “a mitigare le sfide nella regione“. I sauditi sono disposti a capirlo? I sauditi sono più o meno isolati oggi. 

Né l’Egitto del Presidente Abdalfatah al-Sisi (che si oppone all’ascesa dell’islamismo in Siria o in qualsiasi parte della regione), né la Turchia (che sostiene il ‘cambio di regime’ in Siria, ma attraverso il prisma della primavera araba difendendo i Fratelli musulmani, naturalmente un anatema per i regimi arabi del Golfo) sostengono il piano saudita in Siria. 

L’occidente teme l’instabilità in Siria. Mentre i negoziati di pace in Siria su iniziativa russa si avvicinano, i sauditi sono costretti a vedere la loro politica regionale finire in un vicolo cieco. Un buon punto di partenza per i sauditi sarebbe finirla con le ultime spacconate usando il petrolio come arma per piegare l’Iran.


 MK Bhadrakumar, Indian Punchline 

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/03/liran-trionfa-sul-progetto-saudita-in-siria-iraq/ 

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