venerdì 16 gennaio 2015

Occidente vs Russia, chi comanda in Europa?

Occidente vs Russia, chi comanda in Europa?

NATO e UE sono alla ricerca di una cooperazione con la Russia. Almeno così risulta dalle dichiarazioni del cancelliere tedesco, del segretario generale della NATO e di alcuni alti funzionari di Bruxelles. Ciononostante finora le parole dei politici europei divergono dalla realtà: le sanzioni contro Mosca continuano a rimanere in vigore e addirittura sono venute fuori proposte per inasprirle. L'Occidente sta trasformando gradualmente l'Ucraina in un avamposto della sua politica antirussa, offrendo forniture di armi e finanziando l'esercito. Chi vincerà la battaglia politica in Europa tra falchi e colombe?
 
L'Alleanza Atlantica non costruisce una propria politica di confronto con la Russia, ma al contrario è disposta a collaborare con Mosca. Questa dichiarazione piuttosto inattesa è stata fatta dal cancelliere tedesco. Angela Merkel, come è emerso, è favorevole ad una rigorosa osservanza dell'accordo NATO-Russia, che vieta un dislocamento consistente di forze militari sul territorio delle ex Repubbliche sovietiche. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg è pienamente d'accordo con il cancelliere tedesco. Più tardi si è unito al coro dei moderati il presidente del Consiglio d'Europa Donald Tusk. Secondo quest'ultimo, la politica estera dell'Unione Europea non è diretta contro Mosca.

Tutti questi discorsi inaspettatamente concilianti non coincidono però con le azioni dei membri della NATO e della UE. Tuttavia le stesse dichiarazioni contenevano un lapsus: la Merkel e Stoltenberg e Tusk hanno sottolineato che la priorità per la NATO e l'Unione Europea è "sostenere i Paesi vicini orientali sulla strada verso l'istituzione di Stati democratici." Apparentemente per proteggere gli "alleati orientali", la NATO sta formando a ritmo sostenuto un'unità di reazione rapida. Nel frattempo il Parlamento europeo sembra far finta di non sentire le parole di Tusk ed ha raccomandato sanzioni più dure contro Mosca. Non ci sono segni di pace in Ucraina. Navi canadesi sono sbarcate ad Odessa con un carico militare. Assistenza militare e aiuti economici per l'esercito ucraino non sono stati promessi solo dagli Stati Uniti, ma anche da Francia e Polonia.

A Mosca da tempo sono abituati a questo tipo di diplomazia da parte dei partner occidentali, ha sottolineato di recente il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.
"A settembre il pacchetto di sanzioni della UE è stato adottato la mattina dopo la firma degli accordi di Minsk. Una decisione abbastanza singolare. Dopodichè la leadership di Bruxelles ha violato i termini concordati: è un riflesso della strategia dei nostri partner occidentali. Tra l'altro le sanzioni settoriali occidentali erano state annunciate sotto il pretesto del disastro aereo del Boeing malese. Ora i nostri colleghi occidentali hanno completamente dimenticato questo argomento e solo la Russia ci ricorda che sarebbe bello mostrare almeno i risultati parziali dell'inchiesta.”
I politici europei chiedono alla Russia di rispettare gli accordi di Minsk. Tuttavia Mosca ha ripetutamente affermato di non essere coinvolta nel conflitto interno ucraino e di essere interessata affinchè venga superata la crisi politica ed economica del Paese vicino. E' stato il sostegno dell'Occidente a permettere a Kiev di intensificare l'azione militare nel Donbass. Nonostante da diverso tempo non ci sia unità sull'operazione militare nel Donbass tra le autorità ucraine, rileva l'esperto del Centro di Ricerca per la difesa e gli Studi euroatlantici Igor Nikolaychuk:
"La questione è capire chi è il padrone a Kiev ora. Il partito della guerra, che cerca di risolvere i suoi problemi interni con la forza e acceso sostenitore della via militare nel Donbass, o il partito della pace, che vuole preservare l'integrità territoriale ucraina e continuare a far conservare al Paese il posto di membro a pieno titolo della comunità internazionale? Guardate gli sviluppi, come si dice, ora la palla sta nella metà campo di Kiev.”
Piuttosto il problema è che il vero "padrone" responsabile di questo caos, non si trova né a Kiev e nemmeno a Bruxelles. Se ci fossero dubbi in proposito, i recenti eventi possono aiutare a schiarirsi le idee. L'altro giorno a Kiev si è fatto vedere il miliardario americano George Soros. Il celebre finanziatore di "rivoluzioni colorate" ha deciso, a quanto pare, di verificare come l'Ucraina "protegge l'Europa dalla Russia." Tra l'altro proprio Soros bussa alla porta del FMI, dalla Banca europea per lo sviluppo e di altre istituzioni finanziarie per chiedere prestiti a beneficio dell'Ucraina. Oggi la ciliegina sulla torta l'hanno messa il primo ministro britannico e il presidente degli Stati Uniti. In una lettera aperta congiunta sul Times, David Cameron e Barack Obama hanno promesso che avrebbero continuato a fare pressione sulla Russia per risolvere la crisi ucraina. Tuttavia gli autori della lettera hanno taciuto su come la pressione nei confronti di Mosca possa rafforzare la democrazia a Kiev.

Ciononostante, a quanto pare, l'Europa sembra essere più incline a sé stessa e meno assogettata ai diktat di Washington nei confronti di Mosca. Il capo della diplomazia europea Federica Mogherini ha invitato la UE a riprendere la cooperazione con la Russia. Come riportato, il prossimo 19 gennaio a Bruxelles i ministri degli Esteri dei Paesi dell'Unione "possono discutere il ripristino degli sforzi congiunti con la Russia per risolvere i problemi in Siria, Iraq, Libia, Iran, Corea del Nord, la diffusione di Ebola e la questione palestinese". Si fa inoltre riferimento a linee guida generali sull'istituzione di una zona di libero scambio "da Lisbona a Vladivostok" e si propone anche di espandere le relazioni commerciali tra Russia e Unione Economica Eurasiatica.

 
Igor Siletskij   




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