L'Alleanza Atlantica non costruisce una propria
politica di confronto con la Russia, ma al contrario è disposta a
collaborare con Mosca. Questa dichiarazione piuttosto inattesa è stata
fatta dal cancelliere tedesco. Angela Merkel, come è emerso, è
favorevole ad una rigorosa osservanza dell'accordo NATO-Russia, che
vieta un dislocamento consistente di forze militari sul territorio delle
ex Repubbliche sovietiche. Il segretario generale della NATO Jens
Stoltenberg è pienamente d'accordo con il cancelliere tedesco. Più tardi
si è unito al coro dei moderati il presidente del Consiglio d'Europa
Donald Tusk. Secondo quest'ultimo, la politica estera dell'Unione
Europea non è diretta contro Mosca.
Tutti questi
discorsi inaspettatamente concilianti non coincidono però con le azioni
dei membri della NATO e della UE. Tuttavia le stesse dichiarazioni
contenevano un lapsus: la Merkel e Stoltenberg e Tusk hanno sottolineato
che la priorità per la NATO e l'Unione Europea è "sostenere i Paesi
vicini orientali sulla strada verso l'istituzione di Stati democratici."
Apparentemente per proteggere gli "alleati orientali", la NATO sta
formando a ritmo sostenuto un'unità di reazione rapida. Nel frattempo il
Parlamento europeo sembra far finta di non sentire le parole di Tusk ed
ha raccomandato sanzioni più dure contro Mosca. Non ci sono segni di
pace in Ucraina. Navi canadesi sono sbarcate ad Odessa con un carico
militare. Assistenza militare e aiuti economici per l'esercito ucraino
non sono stati promessi solo dagli Stati Uniti, ma anche da Francia e
Polonia.
A Mosca da tempo sono abituati a questo tipo di
diplomazia da parte dei partner occidentali, ha sottolineato di recente
il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.
"A settembre il pacchetto di sanzioni della UE è stato adottato la mattina dopo la firma degli accordi di Minsk. Una decisione abbastanza singolare. Dopodichè la leadership di Bruxelles ha violato i termini concordati: è un riflesso della strategia dei nostri partner occidentali. Tra l'altro le sanzioni settoriali occidentali erano state annunciate sotto il pretesto del disastro aereo del Boeing malese. Ora i nostri colleghi occidentali hanno completamente dimenticato questo argomento e solo la Russia ci ricorda che sarebbe bello mostrare almeno i risultati parziali dell'inchiesta.”
I politici
europei chiedono alla Russia di rispettare gli accordi di Minsk.
Tuttavia Mosca ha ripetutamente affermato di non essere coinvolta nel
conflitto interno ucraino e di essere interessata affinchè venga
superata la crisi politica ed economica del Paese vicino. E' stato il
sostegno dell'Occidente a permettere a Kiev di intensificare l'azione
militare nel Donbass. Nonostante da diverso tempo non ci sia unità
sull'operazione militare nel Donbass tra le autorità ucraine, rileva
l'esperto del Centro di Ricerca per la difesa e gli Studi euroatlantici
Igor Nikolaychuk:
"La questione è capire chi è il padrone a Kiev ora. Il partito della guerra, che cerca di risolvere i suoi problemi interni con la forza e acceso sostenitore della via militare nel Donbass, o il partito della pace, che vuole preservare l'integrità territoriale ucraina e continuare a far conservare al Paese il posto di membro a pieno titolo della comunità internazionale? Guardate gli sviluppi, come si dice, ora la palla sta nella metà campo di Kiev.”
Piuttosto il problema è
che il vero "padrone" responsabile di questo caos, non si trova né a
Kiev e nemmeno a Bruxelles. Se ci fossero dubbi in proposito, i recenti
eventi possono aiutare a schiarirsi le idee. L'altro giorno a Kiev si è
fatto vedere il miliardario americano George Soros. Il celebre
finanziatore di "rivoluzioni colorate" ha deciso, a quanto pare, di
verificare come l'Ucraina "protegge l'Europa dalla Russia." Tra l'altro
proprio Soros bussa alla porta del FMI, dalla Banca europea per lo
sviluppo e di altre istituzioni finanziarie per chiedere prestiti a
beneficio dell'Ucraina. Oggi la ciliegina sulla torta l'hanno messa il
primo ministro britannico e il presidente degli Stati Uniti. In una
lettera aperta congiunta sul Times,
David Cameron e Barack Obama hanno promesso che avrebbero continuato a
fare pressione sulla Russia per risolvere la crisi ucraina. Tuttavia gli
autori della lettera hanno taciuto su come la pressione nei confronti
di Mosca possa rafforzare la democrazia a Kiev.
Ciononostante,
a quanto pare, l'Europa sembra essere più incline a sé stessa e meno
assogettata ai diktat di Washington nei confronti di Mosca. Il capo
della diplomazia europea Federica Mogherini ha invitato la UE a
riprendere la cooperazione con la Russia. Come riportato, il prossimo 19
gennaio a Bruxelles i ministri degli Esteri dei Paesi dell'Unione
"possono discutere il ripristino degli sforzi congiunti con la Russia
per risolvere i problemi in Siria, Iraq, Libia, Iran, Corea del Nord, la
diffusione di Ebola e la questione palestinese". Si fa inoltre
riferimento a linee guida generali sull'istituzione di una zona di
libero scambio "da Lisbona a Vladivostok" e si propone anche di
espandere le relazioni commerciali tra Russia e Unione Economica
Eurasiatica.
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