Premessa: il dna è un sistema biologico ricetrasmittente.
Il male invisibile è sempre più visibile: la
nocività ambientale come strategia globale di dominio.
Nel 1978, uno studioso italiano, Franco Sarto, realizza
un’indagine scientifica.
E nel 1981, pubblica sulla rivista di Medicina del
Lavoro, una prima conclusione sui danni provocati dai radar militari. L’anno
successivo, per conto dell’Istituto di Medicina del lavoro dell’Università di
Padova, Sarto dà alle stampe sempre sulle pagine del Giornale Italiano di Medicina del
Lavoro, lo studio “Aberrazioni cromosomiche nel lavoratori dei radar”.
Il dottor Sarto ha documentato rotture dei
cromosomi (anticamera del cancro) con una frequenza superiore alla norma su 41
sottufficiali preposti alla manutenzione di potenti radar contraerei Hawk nelle
basi militari tra Mestre e Rovigo. Le sue ricerche hanno
inequivocabilmente documentato che
l’elettrosmog bellico scompagina il dna umano. Non a caso, la legge
quadro sull'elettrosmog (36/2001) fa una deroga proprio sui radar, che
hanno licenza di uccidere impunemente.
Sul sito dell’ambasciata United States of America
in Italia, il 13 febbraio 2013 è apparso il seguente messaggio: «Il MUOS è il
programma di comunicazione satellitare a banda stretta di nuova generazione del
Dipartimento della Difesa creato per sostenere le operazioni militari USA e
NATO in tutto il mondo». In altri termini, una macchina per fare la guerra
installata abusivamente in Sicilia, oltretutto pericolosa poiché sprigiona
radiazioni elettromagnetiche che si riverberano sul territorio italiano, e quindi, a danno della popolazione italiana, in primis, siciliana.
Il
17 maggio 2013 una delegazione di onorevoli del movimento 5 stelle si è
aggiudicata una gita premio nella struttura bellica a Niscemi. A
tutt'oggi, i pentastelluti non hanno presentato un solo atto
parlamentare in materia di guerra ambientale.
Eppure, l’articolo 11 della Costituzione repubblicana
italiana stabilisce inequivocabilmente:
«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Gianni Lannes
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