“Nulla l’uomo teme di più che essere
toccato dall’ignoto.”
(Elias Canetti)
“Massa
e potere” è l’opera a cui Elias Canetti dedicò tutta la vita, infatti
vi lavorò 38 anni. L'opera, pubblicata nel 1960, esamina i fenomeni
della massa e la struttura del potere. Canetti racconta che l’opera gli
fu ispirata nel 1922 quando aveva 17 anni, mentre era a Francoforte e
venne coinvolto nelle manifestazioni di protesta per l’assassinio di
Walter Rathenau. L'importante uomo politico di origine ebrea aveva avuto
un ruolo di primo piano nell'Impero tedesco e nella Repubblica di
Weimar.
Rathenau
fu assassinato da simpatizzanti dell’estrema destra tedesca ostili alla
sua politica estera e alle sue origini ebraiche. Ai suoi funerali
parteciparono 2 milioni di persone e, nei giorni seguenti, ci furono
molte manifestazioni di protesta. Canetti racconta che si trovò dentro
l’enorme massa che protestava e sentì l’enorme potere magnetico
posseduto dalla massa. Nel 1927 partecipò alla manifestazione di
protesta che si concluse con l'incendio del Palazzo di Giustizia di
Vienna.
La
folla dei manifestanti venne dispersa dalla polizia a colpi di fucile, e
con il bilancio di 70 morti. In quel momento Canetti conobbe la potenza
distruttiva che possiede una massa furiosa e ebbe il riscontro della
reazione violenta del potere. Dalle esperienze che ebbe nacque
l’interesse per i fenomeni di massa che esaminò in chiave sociologica,
storica, psicopatologica e etnologica producendo un’opera veramente
unica nel suo genere.
Canetti
afferma che la paura più grande dell’uomo è quella di essere toccato da
cose sconosciute o inaspettate, infatti tutto quello che ci avvicina lo
studiamo per classificarlo e conoscerlo. Tutte le distanze che poniamo
tra noi e gli altri vengono dalla paura. Chiudendoci in casa cerchiamo
di sfuggire le minacce e le aggressioni, ma rifuggiamo anche dalla
ripugnanza di essere toccati. Questo timore non ci lascia neppure quando
camminiamo per la strada, andiamo al cinema o saliamo in tram.
In
tutti questi contesti sociali, ci viene imposto di essere molto vicini
agli altri, però noi evitiamo di toccare gli estranei. E, se veniamo
toccati da loro, ci affrettiamo a controllare se non ci abbiano rubato
il borsellino. L’aggressività è spontanea nelle persone se si sentono
serrate e vengono spinte perché, nel profondo, esse si aspettano
qualcosa di minaccioso o insidioso. Il contatto viene percepito come un
qualcosa che invade i confini che abbiamo definito per il nostro corpo,
che lede la nostra persona.
Anche
durante il sonno siamo disturbati se accade un contatto inaspettato.
Solo la permanenza nelmassa libera l’uomo dal timore di essere toccato,
afferma Canetti, perciò la massa diventa il contesto in cui la paura si
capovolge nel senso opposto. Ma, per superare questa paura di essere
toccati, è necessario entrare in una massa densa di corpi accalcati ad
altri corpi. Ma, dal momento in cui entriamo nella massa non temiamo più
nulla perché ci sentiamo tutti uguali.
Chiunque
ci spinge e ci viene addosso diventa come il nostro corpo. Nella massa
tutto diventa un unico corpo perché tutte le differenze non esistono
più. Questo è il motivo principale per cui si entra nella massa. Quanto
più gli uomini si addensano uno all'altro e tanto più si sentono sicuri,
perciò non sentono più paura uno dell’altro. Il capovolgimento della
paura in sicurezza è primario nell'aderire alla massa.
Il
fenomeno enigmatico e universale della massa è imprevedibile, perché
una massa si forma improvvisamente dove prima non c’era nulla. Ma,
all’improvviso, da ogni luogo affluiscono molte persone che creano
l'assembramento che non c’era. Si direbbe che ognuno sia in contatto con
l’altro ma, in realtà, tutti agiscono come se avessero una stessa meta.
E la meta è posta dove il nero è più nero, cioè nel luogo dove è
raccolta la maggioranza.
Ma
molto ci sarebbe da dire sulle masse di tipo spontaneo, perché una
massa molto raramente è di questo genere. Se osserviamo il fenomeno in
forma spontanea vediamo che, a prescindere dal gruppo delle prime 10-20
persone originarie, la massa resta raramente spontanea perché essa vuole
crescere sempre più. La spinta a crescere sempre è la prima tendenza
del fenomeno, infatti la massa cerca di prendere, afferrare e
coinvolgere chiunque passa accanto.
Chiunque
può unirsi alla massa, perché essa è aperta finché non cessa di
crescere, ma allora rischia di disgregarsi. Nella forma spontanea, essa è
molto vulnerabile perché la sua stessa apertura la mette in pericolo.
In contrasto con quella aperta c’è una massa chiusa che, in nome della
durata rinuncia alla sua crescita perché vuole avere una vita più lunga.
E la massa chiusa fissa i confini, perché gli accessi ai suoi spazi
vengono misurati e fissati.
Quei
confini vanno rispettati, siano fatti con le muraglie oppure con le
usanze. Non è difficile vedere che viene fissata una tassa di accesso
per concedere di far parte della massa chiusa. Anche se lo spazio fosse
chiuso e limitato fino a traboccare, l’importante è restare dentro
perché chi è fuori è l'escluso. La massa guadagna in durata ciò che
sacrifica in possibilità di incremento, ma deve difendesi dalle
influenze esterne.
Il
fenomeno più temibile è lo scarico della sua forza, ma la massa esiste
solo se può scaricare la sua forza. E quando accade la scarica di
potenza tutti si sentono uguali, perché cadono tutte le differenze di
rango, di condizione e di proprietà. L'uomo soffre queste differenze che
lo spingono a tenersi lontano dai suoi simili e distaccarsi sempre più
dagli altri. Tutta la vita si basa sulle distanze, perciò ognuno tende a
rinchiudersi in se stesso e isolarsi nel suo mondo e nella sua casa.
Anche
la libertà di movimento e relazioni si riduce a causa di questo
meccanismo. Nessuno può avvicinarsi all'altro se le società crea un
posto diverso per le persone. Quando accade questo le persone sanno che
non possono toccare chi sta più in alto, o non possono scendere verso
quelli che stanno molto più in basso nella scala sociale ma, nella
massa, queste distanze non esistono perché esse si annullano.
Nella
scarica della massa tutti si sentono uguali perciò il sollievo che si
prova è enorme. Spesso si sente del potere distruttivo delle masse,
perché questo è l'aspetto più evidente. E questo aspetto distruttivo è
il motivo principale per cui le persone vogliono diventare una massa,
dice Canetti. Il suono degli oggetti che vengono distrutti accresce il
loro piacere, perché tutto quello che viene distrutto è diventato il
simbolo del potere che si vuole cancellare.
La
distruzione non è altro che l'attacco portato su tutti i fronti, perciò
nulla più si frappone tra ai confini che furono imposti e la persona li
ha subiti. Il singolo si sente felice perché vengono abolite tutte le
limitazioni che lo opprimevano. Il peso delle differenze è eliminato e
ognuno si sente liberato.
Canetti
dice che, alla “massa nuda tutto appare come la Pastiglia” perché
l’annientamento delle prigioni assume sempre un valore simbolico. La
massa vera e propria è quella massa che si immagina di diventare sempre
più grande perciò si può dire che anela a diventare infinita. E anche
l’enorme incremento delle metropoli che è così tipico della nostra epoca
moderna segue questi stessi schemi.
Le
masse chiuse dei tempi passate avevano un ruolo particolare. Allora si
radunavano le masse per adempiere a scopi religiosi, festivi o
guerreschi, perciò un fine comune serviva a consacrare l’atto di
associarsi. Tutte le regole e le cerimonie che regolavano le istituzioni
del passato tendevano a catturare una massa, perciò frequentare la
chiesa, partecipare alle riunioni e così via diventava una ripetizione
rassicurante con cui si assicurava, alla massa, un’esperienza
addomesticata.
Tutte
le ribellioni contro i cerimoniali di cui narra la storia delle
religioni sono rivolte alle limitazioni della massa. Queste rivolte
avvenivano quando i tempi, le caste oppure le chiese diventavano troppo
opprimenti. Infatti lo scoppio accade quando una massa chiusa vuole
diventare una massa aperta.
E
fra i tasti più sensibili della massa che vengono più usati c’è
qualcosa che si può indicare come forte senso di persecuzione, come
irosa suscettibilità oppure come eccitabilità che si scatena contro dei
nemici indicati come tali. Perciò tutte le azioni dei nemici vengono
indicate come malvagie, come il frutto di una mentalità negativa che si
rivolta contro la massa, oppure come l'intenzione preconcetta di voler
distruggere la massa.
Per
capire questo senso di inimicizia e di persecuzione che viene usato, si
deve tener conto che la massa vuole sempre aumentare. Perciò la
percezione dell'aggressione esterna tende a rinforzarla. L’aggressione
esterna la rende più forte mentre, invece, l’aggressione interna è
veramente pericolosa. L’aggressione che viene dall’interno si fonda
sulle voglie personali, perciò è percepita come il gesto del traditore.
Ogni
volta che viene usato un senso di persecuzione si offre un nutrimento
alla massa. Infatti si cerca di allontanare la Quaresima di una massa
che non riesce a crescere, e le religioni sanno usare il metodo con
molta maestria. Le religioni che hanno pretese di universalismo
modificano molto spesso il tono della propaganda, perché devono cercare
di raggiungere e convincere tutti.
Ogni
singola anima va conquistata, però si sa che è molto difficile durare,
infatti si creano istituzioni che garantiscono la stabilità. Ma quelle
istituzioni diventano un peso se acquistano una vita autonoma e
addomesticano l’impeto della propaganda originaria. Nelle religioni si
sente la necessità di raggruppare i fedeli in unità separate per ridurre
la loro tendenza a disgregarsi oppure a crescere troppo. Queste
religioni desiderano avere dei fedeli obbedienti come pecore perciò
lodano la loro obbedienza.
Così
accade che i fedeli vengano spinti rinunciare alla tendenza essenziale
della massa ossia ad avere una crescita. Si limitano a dare la finzione
di un’uguaglianza che non verrà mai ottenuta sul serio. Ma i fedeli si
mantengono nei moderati confini imposti, e nella direzione che gli viene
indicata. Quei fedeli fissano volentieri la meta della loro
gratificazione a lunga distanza. La pongono nell'aldilà che sarà a
venire, e che dovranno meritare con molto sforzo e molta sottomissione.
Ma
converrà riassumere le caratteristiche salienti del fenomeno per
tentarne una classificazione. E il primo tratto è quello che la massa
vuole crescere perciò non ama limitazioni alla sua estensione. Laddove
vengono posti dei limiti artificiali, le istituzioni che tendono a usare
delle masse chiuse, devono mettere in conto che uno scoppio distruttivo
divenga possibile, infatti spesso avviene.
All’interno
della massa regna l’uguaglianza, perciò ogni volta che si enfatizza
troppo l’uguaglianza si sappia che si vuole creare una massa. Il fattore
ulteriore del fenomeno è che la massa non può essere concentrata in
modo eccessivo, perché se essa ha consapevolezza del potere della sua
concentrazione, è quello l’istante in cui è facile possa avvenire lo
scoppio.
L’altro
fattore primario è che la massa ha bisogno di una direzione comune.
Quel fine comune serve per rinforzare la sensazione di essere tutti
uguali. La meta comune verrà posta oltre il fine del singolo, e serve
perché le mete private e personali sono la morte per una massa. Per la
durata della massa avere una meta condivisa è un fattore indispensabile,
e orientare l'obiettivo sempre più lontano nel tempo è importante.
Si
fa in modo che la meta sia difficile da raggiungere perché questo è
essenziale per la sopravvivenza della massa. Ognuna di queste cose può
essere presente in misura maggiore o minore, a seconda che l’istituzione
metta a fuoco una caratteristica piuttosto che l’altra. Questi
meccanismi non vengono usati solo dalle religioni ma anche dalla
società, dai partiti, e in tutti i contesti in cui vogliono controllare
le persone.
Buona erranza
Sharatan
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