Sono
tempi duri per l’industria della “rivoluzione colorata” degli USA.
Perfezionato in Europa orientale dopo la caduta dell’Unione Sovietica e
affinato durante la cosiddetta “primavera araba”, il processo di
sovversione di un Paese per rovesciarne il governo con la copertura di
proteste di massa inscenate sembra essere finalmente alla fine. Ecco
perché negli Stati Uniti non è più possibile nascondere il fatto che
dietro a tali proteste, che spesso anche nascondono il ruolo di elementi
armati infiltrati segretamente, si dia l’ultima spinta ai governi presi
di mira.
La nazioni hanno imparato ad identificare, denunciare ed
opporsi a tale tattica, e come con Adolf Hitler e la tattica del regime
nazista della Blitzkrieg, una volta individuate le contromisure
appropriate, l’efficacia dell’assalto travolgente, militare o politico,
viene neutralizzata. Ciò s’è recentemente visto in Armenia durante le
cosiddette proteste “Erevan Elettrica”.
Erevan è la capitale
dell’Armenia ed “elettrica” è in riferimento alla presunta motivazione
dei manifestanti, l’aumento dei prezzi della luce. Le “rivoluzioni
colorate” sono sempre iniziate con una motivazione apparentemente
legittima, che rapidamente diventava politica scartando molte richieste
legittime, le precedenti richieste pratiche, per concentrarsi quasi
esclusivamente sul “cambio di regime”. Gli agitatori armeni che guidano
Erevan “elettrica” neanche se ne rendono conto, usando la maggior parte
del loro slancio iniziale nel tentativo di convincere il mondo che non
sono un’altra sommossa appoggiata dagli USA.
Il colpo di Stato furtivo
Nikol Pashinjan e il suo partito “Contratto civico” sono nettamente appoggiati dagli USA. Così molti trovato sospetto che ne sia la voce prominente, insistendo sul fatto che il movimento “Erevan elettrica” non sia politico e appoggiato dagli USA. Verelq, sito armeno che inspiegabilmente si collega al sito armeno di Radio Free Europe/Radio Liberty del dipartimento di Stato, avrebbe indicato nell’articolo, “Nikol Pashinyan: le proteste a Erevan sono di natura esclusivamente sociale” che:
Nikol Pashinjan e il suo partito “Contratto civico” sono nettamente appoggiati dagli USA. Così molti trovato sospetto che ne sia la voce prominente, insistendo sul fatto che il movimento “Erevan elettrica” non sia politico e appoggiato dagli USA. Verelq, sito armeno che inspiegabilmente si collega al sito armeno di Radio Free Europe/Radio Liberty del dipartimento di Stato, avrebbe indicato nell’articolo, “Nikol Pashinyan: le proteste a Erevan sono di natura esclusivamente sociale” che:
“Anche se si guardano ai processi con il microscopio, è possibile visualizzare componenti politiche e politici, nazionali e stranieri, nelle dimostrazioni. La gente non vuole che cresca il prezzo della luce. Questo è tutto“,
dice Pashinjan, secondo cui l’energia elettrica è
prima di tutto un prodotto: la vendono le reti elettriche e i cittadini
la comprano. “Le azioni di protesta dovrebbero essere considerate come protezione dei diritti dei consumatori. La politica non c’entra nulla“,
ha detto. Ma la politica c’entra. Come i politici come lo stesso
Pashinjan, che ha visitato i manifestanti incarcerati nella fallita
rivolta, e che a un certo punto ha invocato la costruzione di un “muro
umano” di prominenti personalità armene tra manifestanti e polizia. Armenia Now,
finanziato dal dipartimento di Stato, (nuovo centro di formazione dei
giornalisti) riporta, “La politica in mezzo: legislatori, figure
pubbliche formano un “muro umano” tra la polizia e i manifestanti”:
“L’appello per creare un muro umano è stato fatto dal deputato di opposizione Nikol Pashinyan, esortando tutti i parlamentari, ex e attuali, studiosi, rappresentanti del mondo dello spettacolo, avvocati, giornalisti, rappresentanti religiosi e altre figure pubbliche a visitare il sito della protesta per garantire che la forza venisse usata sui manifestanti”.
Altri legami evidenti tra proteste, Pashinjan e ONG appoggiate dagli
USA sono state indicate dall’analista geopolitico Andrew Korybko
nell’articolo, “‘Erevan Elettrica’ va fuori controllo“.
Nonostante questi legami, alcuni hanno tentato di affermare che
Pashinjan sia semplicemente un opportunista e che il suo sostegno dagli
USA e i tentativi delle ONG degli USA di manipolare le proteste avevano
poco a che fare con le proteste. Ma niente potrebbe essere più lontano
dalla verità.
L’azione furtiva degli agitatori
La prossima generazione di “rivoluzioni colorate” degli USA tenterà di
offuscare i legami tra essa e i loro agitatori, nel tentativo di
riprendere l’iniziativa strategica mantenendo la massima negazione
plausibile. Ma se si osserva bene, scopriranno che per quanto ricorrano a
offuscamento e sotterfugi, non potranno nascondere i collegamenti tra
il dipartimento di Stato USA e la sua mafia.
Le proteste sono opera del
gruppo “No al saccheggio”, guidato da avvocati e attivisti organizzati
da National Endowment for Democracy (NED) e USAID del dipartimento di
Stato degli USA, dall’Associazione dei giovani avvocati armeni (AYLA)
finanziata dall’Open Society e dell’Helsinki Citizens’ Assembly Vanadzor Office
che apertamente coordinava gli sforzi di “No al saccheggio” per fare
pressione sul governo su numerosi problemi. Almeno 2 membri di AYLA, Ara
Gharagjozjan e Arthur Kocharjan, sono stati identificati membri del
nucleo di “No al saccheggio”. Il sito di AYLA, “Iravaban“,
elenca vari giovani avvocati e attivisti che avevano frequentato uno dei
programmi di tirocinio nel 2014.
Iravaban ha anche seguito le contorte
vicende delle proteste dall’inizio alla fine, così come le attività di
AYLA ed ‘Helsinki Citizens’ Assembly Vanadzor Office per sostenere le proteste. Numerosi altri “siti notiziari” pro-proteste, incluso Hetq, se ammettono di essere finanziati dall’Open Society Foundation del criminale finanziario George Soros, non indicano la NED come sponsor, ma la NED tuttavia elenca Hetq.
C’è anche Media.am,
finanziata dall’USAID e dal Fondo europeo per la democrazia. Tutto ciò
si aggiunge alla vasta rete di media locali finanziati da ONG straniere,
per diffondere l’illusione del consenso alla disinformazione spacciata
sulle proteste. Insieme ai programmi di formazione finanziati per
indottrinare gli studenti e creare avvocati e attivisti nelle arti più
fini della sedizione, permettendogli di poter gestire per conto proprio
le sommosse, gli Stati Uniti ritengono che ci sia sufficiente negazione
plausibile per nascondere i legami tra essi e i capi della protesta.
Sforzi simili furono fatti a Hong Kong e più recentemente Thailandia,
dove le sommosse apertamente appoggiate dagli USA furono aizzate da
elementi addestrati e scatenati dagli agenti degli USA. Nonostante
questa attenta disposizione, le proteste di “Erevan Elettrica” non hanno
mai avuto un peso decisivo. La ragione è semplice: era sospettata di
essere appoggiata dagli USA e i loro agenti più evidenti, che alla fine
avrebbero dovuto guidare le proteste, non poterono farlo poiché
confermarono il sospetto minando il proprio tentativo. Senza che simili
agenti agiscano e diano ulteriore sostegno, proteste maggiori sono
logisticamente e politicamente impossibili.
Come abbattere un colpo di Stato furtivo
I media della Russia influenzano sempre più la scena mondiale, avendo un ruolo essenziale nel smascherare e sventare la destabilizzazione e il rovesciamento del governo in Armenia da parte degli USA. La capacità di essere un passo avanti alla narrazione occidentale e denunciarne gli attori prima che siano sul palco, comporta che la gente sappia già cosa cercare. Quando i manifestanti scesero in piazza e le proteste si trascinavano, ONG e media occidentali le sostenevano confermando gli avvertimenti dei russi.
I media della Russia influenzano sempre più la scena mondiale, avendo un ruolo essenziale nel smascherare e sventare la destabilizzazione e il rovesciamento del governo in Armenia da parte degli USA. La capacità di essere un passo avanti alla narrazione occidentale e denunciarne gli attori prima che siano sul palco, comporta che la gente sappia già cosa cercare. Quando i manifestanti scesero in piazza e le proteste si trascinavano, ONG e media occidentali le sostenevano confermando gli avvertimenti dei russi.
Quando il goffo ed evidente agente Pashinjan si
presentò, non ci furono dubbi che il prezzo della luce, da vero punto di
contesa, veniva utilizzato per creare un più grande, dirompente e in
definitiva pericoloso tentativo di cambio di regime eterodiretto. In
futuro, il governo dell’Armenia dovrà essere attento nel concedere ad
interessi stranieri lo sfruttamento di contese; la dedizione al
progresso economico e sociale non va ignorato, con la fiducia che ciò
possa ridurre potenziali proteste. Altre nazioni hanno molto da imparare
da come la Russia ha sventato questo ultimo tentativo degli USA di
proiettare potenza all’estero disturbando la vita di un popolo sovrano a
migliaia di miglia di distanza.
Grazie a persone semplicemente
informate di ciò che davvero succede, seguendo il denaro e denunciando
gli attori coinvolti, il popolo dell’Armenia ha deciso da solo se
sostenere o meno la sommossa, scegliendo saggiamente di no. Quando
l’Armenia adotterà leggi simili a quella della Russia sulle ONG, come
mandato di dichiarare apertamente e quanto spesso di ricevere
finanziamenti esteri, il popolo valuterà se o meno le sommosse che tali
ONG sostengono siano veramente a favore dei loro interessi, o di quelli
di Wall Street e Washington.
Tony Cartalucci New Eastern Outlook 31/07/2015
Tony Cartalucci, ricercatore e scrittore di geopolitica di Bangkok, per la rivista online New Eastern Outlook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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