venerdì 22 luglio 2016

L’intervista del Presidente Assad alla NBC News


Giornalista: Signor Presidente, grazie di averci ricevuto e permesso alla NBC News di porle delle domande su alcune questioni importanti.
Presidente Assad: Siete i benvenuti a Damasco.
Domanda 1: Qualche settimana fa, lei ha detto ai parlamentari che avrebbe ripreso ogni centimetro di Siria. Il Dipartimento di Stato statunitense ha chiamato “delirante” questa affermazione. Lei è lontano dal vincere la guerra, non è vero? Per non parlare di riprendere ogni centimetro di Siria.
Presidente Assad: Recentemente, l’esercito siriano è avanzato davvero di molto, e questo è l’obiettivo di ogni esercito o di ogni governo. Io non credo che sia rilevante la dichiarazione degli Stati Uniti. Essa non riflette nessun rispetto per la legge internazionale e per lo statuto delle Nazioni Unite. Non riflette nessun rispetto per la sovranità di una nazione che ha il diritto di riprendere il controllo di tutta la sua terra.
Domanda 2: Ma quanto tempo le ci vorrà per vincere questa guerra?
Presidente Assad: Lei sta parlando di una cosa che dipende da molti fattori. Il fattore più importante è per quanto tempo i sostenitori di questi terroristi continueranno a sostenerli, specialmente la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita con il beneplacito di alcune nazioni occidentali inclusi gli Stati Uniti. Se questo sostegno viene a mancare, non ci vorrà che qualche mese.
Domanda 3: Qualche mese. Vede, io sono stato qui per dieci volte, ed ho sentito i suoi governatori dire “ci vorrà un mese per riprendere Homs, ci vorrà sei mesi per riprendere un qualche altro posto”. Ci vuole sempre più tempo di quanto dichiarato. Quindi, realisticamente, ciò richiederà anni, giusto?
 
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Presidente Assad: È per questo che ho detto che dipende da quanto supporto finiranno per avere i terroristi, da quanto reclutamento ci sarà in Turchia con i soldi dei Sauditi, al fine di mandare più terroristi in Siria. Il loro scopo è quello di prolungare la guerra, perciò, se vogliono, possono prolungarla e finora hanno avuto successo in questo. Quindi, il tempo dipende dalla domanda. Se si sta parlando di quanto tempo ci vuole a terminare solo il conflitto siriano, un conflitto isolato, è qui che ci vuole non più di qualche mese. Ma se non è isolato, come è il caso odierno, con le interferenza di molte potenze regionali ed internazionali, ci vorrà tanto tempo e nessuno ha la risposta alla sua domanda. Nessuno sa come si svilupperà la guerra.
Domanda 4: Un anno fa, la guerra stava andando in modo molto diverso. Lei fece un discorso in cui disse che eravate a corto di truppe, che stavate abbandonando con riluttanza alcune aree. Cos’è cambiato dopo di allora? È stato l’ingresso in guerra della Russia? Quello è il vero motivo per il cambio di direzione nelle ostilità, giusto? Che la Russia sia vostra alleata.
Presidente Assad: Decisamente, il sostegno russo all’esercito siriano ha fatto pendere la bilancia contro i terroristi.
Domanda 5: È il fattore cruciale?
Presidente Assad: Lo è, lo è, decisamente. Allo stesso tempo, la Turchia e l’Arabia Saudita hanno mandato più truppe da quando è iniziato, legalmente, l’intervento russo, ma, nonostante ciò, è stato il fattore cruciale, proprio come ha detto lei.
Domanda 6: Quindi, lei deve molto al Presidente Putin.
Presidente Assad: A tutti quelli che ci sostengono, Russi, Iraniani e perfino Cinesi ci sostengono, ma ognuno nel suo modo specifico, sia esso politico, militare o economico, perché non c’è un solo fattore, non si può parlare soltanto di potenza di fuoco o di risorse umane. È un problema multi-fattoriale. Tutte quelle nazioni sostengono la Siria, oltre ad altre che ci sostengono in grado minore.
Domanda 7: Il Presidente Putin vi ha chiesto qualcosa? Qual’è l’accordo?
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Presidente Assad: Quando è voluto intervenire? Lui non ha chiesto niente.
Domanda 8: Niente?
Presidente Assad: Per una ragione semplice: prima di tutto, la loro politica è basata sui valori. Questo è molto importante. La seconda cosa è che adesso i loro interessi coincidono con i nostri, perché loro stanno combattendo gli stessi terroristi che dovrebbero combattere in Russia. Noi stiamo combattendo i terroristi che potrebbero combattere in Europa, negli Stati Uniti, da qualunque altra parte del mondo. Ma la differenza fra il Presidente Putin e gli altri funzionari occidentali è che lui riesce a vedere chiaramente questo, mentre gli altri funzionari in Europa o nell’Occidente in generale non riescono a vederlo. È per questo che il suo intervento è basato sui valori, e allo stesso tempo serve gli interessi del popolo russo.
Domanda 9: Parla spesso con lui?
Presidente Assad: Quando c’è qualcosa di cui parlare, naturalmente ci parliamo, oppure attraverso i canali ufficiali.
Domanda 10: Per esempio, quest’anno quante volte ha parlato con lui?
Presidente Assad: Non le ho contate, ma sono molte. Abbiamo parlato molte volte.
Domanda 11: E come descriverebbe la sua relazione con lui?
Presidente Assad: Molto franca, molto onesta, con mutuo rispetto.
Domanda 12: Ma non ha chiesto niente da lei, è così?
Presidente Assad: Niente, niente di niente.
Domanda 13: No, perché il sospetto è che la Russia potrebbe lavorare di concerto con gli Stati Uniti, ed il Segretario di Stato Kerry sta per incontrare giovedì Vladimir Putin a Mosca. Si sospetta che possano arrivare ad un qualche accordo che potrebbe portare brutte notizie per lei.
Presidente Assad: Prima di tutto, riguardo la prima parte, se lui volesse chiedermi qualcosa mi chiederebbe di combattere i terroristi, perché è lì che giace il suo interesse come presidente e come nazione, voglio dire la Russia. Poi, riguardo quelle affermazioni che riaffiorano di tanto in tanto, secondo cui i Russi si incontrano con gli Americani e discutono insieme qualcosa sui problemi siriani, sono fatte per dare l’impressione che siano loro quelli che decidono su cosa deve accadere in Siria. Molte volte i funzionari russi, molte volte, mi hanno detto chiaramente che gli affari siriani devono essere decisi dal popolo siriano, e ieri l’ha detto chiaramente il Ministro degli Esteri Lavrov, ha detto che loro non possono sedersi con gli Americani per definire ciò che vogliono i Siriani. Questo è affare dei Siriani, solo il popolo siriano può decidere il futuro del suo paese e come risolvere i suoi problemi. Il ruolo della Russia e degli Stati Uniti è quello di offrire una atmosfera internazionale, per proteggere i Siriani da ogni intervento esterno. A questo proposito, il problema è che i Russi sono onesti, gli Americani sotto questo aspetto non sono affidabili. Ma questo non riguarda il prendere decisioni su ciò che noi dovremmo fare come Siriani.
Domanda 14: Dunque, giusto per essere chiari: né il Ministro degli Esteri Lavrov né il Presidente Putin le hanno mai parlato della transizione politica, del giorno in cui avrebbe lasciato il potere? L’argomento non è mai saltato fuori?
Presidente Assad: Mai, perché come ho detto, ciò dipende dal popolo siriano. Solo il popolo siriano decide chi deve fare il presidente, quando deve cominciare, quando deve smettere. Loro non hanno mai detto una singola parola al riguardo.
Domanda 15: E lei non è un po’ preoccupato che nell’incontro del Segretario Kerry con Vladimir Putin si arrivi ad un accordo che preveda la sua uscita dal potere?
Presidente Assad: No, per una ragione: perché la loro politica, intendo la politica russa, non è basata sul fare accordi, è basata sui valori. Ed è per questo che lei non vedrà nessun risultato utile fra loro e gli Americani, perché hanno princìpi diversi. I politici americani si basano sul fare accordi a prescindere dei valori, questo non è il caso dei Russi.
Domanda 16: Ma, naturalmente, non sono solo i Russi a bombardare i suoi nemici, ci sono anche gli Stati Uniti. Per lei sono benaccetti le incursioni americane contro l’ISIS?
President-al-AssadPresidente Assad: No, perché sono illegali. Innanzitutto, sono illegali.
Domanda 17: È illegale farle per la Russia, no?
Presidente Assad: No, loro sono stati invitati legalmente e formalmente dal governo siriano. Ogni governo ha il diritto di invitare qualsiasi altra nazione per aiutarlo in un qualunque problema. Quindi loro sono in Siria legalmente mentre gli Americani no, anche tutti i loro alleati ovviamente non sono legali. Questo per prima cosa. Poi, dall’inizio dell’intervento russo il terrorismo è andato, diciamo così, regredendo, mentre prima di questo e durante l’illegale intervento degli Americani e dei loro alleati, l’ISIS si stava espandendo ed il terrorismo aumentava e conquistava sempre nuove aree in Siria. Loro non sono seri. Perciò io non posso dire di accettare bene l’inaffidabilità e l’essere illegalmente in Siria.
Domanda 18: Migliaia di missioni, centinaia di incursioni aeree… gli Stati Uniti non sono seri in Siria?
Presidente Assad: Il punto non riguarda il numero di missioni. Quali sono i risultati? Questo è il punto. La realtà lo sta dicendo, la realtà lo sta dicendo che dall’inizio delle incursioni americane il terrorismo stava espandendosi e prevalendo, non viceversa. Ha iniziato a contrarsi quando sono intervenuti i Russi. Questa è la realtà. Noi dobbiamo parlare dei fatti, non solo delle azioni pro forma che essi hanno intrapreso.
Domanda 19: Quindi le incursioni aeree americane sono inefficaci e controproducenti?
Presidente Assad: Sì, esse sono in qualche modo controproducenti. Quando il terrorismo cresce, esse sono controproducenti. È corretto.
Domanda 20: Di quale colpa si tratta? È una debacle militare o è semplicemente il Presidente Obama che non è, per così dire, abbastanza spietato?
Presidente Assad: No, prima di tutto, non si tratta di essere spietati, si tratta di essere sinceri. Stiamo parlando di intenzioni reali, stiamo parlando di essere seri, stiamo parlando di avere la volontà. Gli Stati Uniti non hanno la volontà di sconfiggere i terroristi, hanno voluto controllarli ed usarli come una carta, come avevano già fatto in Afganistan. Questo si rifletterà sugli aspetti militari del problema. Se lei vuole paragonare più di  120 o 130 attacchi aerei russi su pochissime aree della Siria con 10 o 12 attacchi degli alleati degli Americani in Siria e in Iraq, da un punto di vista militare questo non significa nulla. Ma l’inefficienza militare è un riflesso della volontà politica.
Domanda 21: C’è stata la volontà politica, come ha detto, di rimuoverla dal potere. Questo era il desiderio di Washington. Ora sembra che le cose siano cambiate. Ha una qualche idea sul perché gli Stati Uniti, apparentemente, hanno cambiato opinione sul suo futuro?
Presidente Assad: No, perché il problema con i rappresentanti ufficiali Americani è che dicono qualcosa e poi camuffano le loro intenzioni e si comportano in modo differente. Dicono qualcosa, poi dicono il contrario. Dicono qualcosa e fanno qualcosa di diverso. Perciò non si può capire quali siano le loro reali intenzioni. Quello di cui sono sicuro è che non hanno buone intenzioni verso la Siria. Magari questa è una tattica, una manovra, ma credo che non abbiano cambiato le loro intenzioni.
Domanda 22: Il Presidente Obama voleva che lei se ne andasse. Lui presto lascerà la carica e lei rimane. Ha vinto?
Presidente Assad: No, non è una questione fra me e lui. È fra me e chiunque voglia distruggere questa nazione, in modo particolare i terroristi che ora sono all’interno della Siria. Qui è dove noi, come Siriani, possiamo vincere; se riusciamo a liberarci di quei terroristi, se riusciamo a riportare la stabilità in Siria, qui è dove vinceremo. Altrimenti non potremo parlare di vittoria. Questo è vero, non hanno vinto, ma se i loro piani non hanno successo, se si trasformano in un fiasco, questo non significa che noi abbiamo vinto la guerra. Perciò, a questo proposito, devo essere realistico e preciso nella scelta dei termini.
Domanda 23: Ma una delle priorità chiave del presidente, che era poi quella di rimuoverla dal potere, è veramente fallita, o è lei a credere che sia fallita?
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Presidente Assad: Certo, ho detto che è fallita, ma ciò non significa che io abbia vinto, perché per lui la guerra era rimuovermi (dal potere), per me la guerra non è rimanere nella mia posizione, per me la guerra è salvare la Siria. Perciò lei sta parlando di due guerra differenti, dal mio punto di vista, io non sto combattendo la mia guerra, non sto combattendo la guerra di un presidente che deve rimanere. La mia guerra è proteggere la Siria. Per me non ha importanza il fatto di rimanere o no, fino a quando saranno i Siriani a non volermi in questa carica. Per quanto mi riguarda, non mi importa di quello che vogliono gli altri presidenti, mi importa di quello che vogliono i Siriani. Se vogliono che io rimanga, allora rimarrò, se vogliono che me ne vada, allora me ne andrò. Perciò è differente, è una cosa completamente diversa.
Domanda 24: Crede che gli Stati Uniti abbiano completamente frainteso la sua guerra all’ISIS, contro quello che lei potrebbe chiamare un comune nemico?
Presidente Assad: Lo ripeto, non si tratta di un nemico comune perché noi siamo sinceri nel combattere non solo l’ISIS, ma anche al-Nusra e tutte le organizzazioni affiliate ad Al Qaeda all’interno della Siria. Sono tutti quanti terroristi. Perciò, se lei vuole parlare non dell’ISIS ma degli altri gruppi terroristici, noi vogliamo liberarci di tutti i terroristi, noi quei terroristi vogliamo sconfiggerli, mentre gli Stati Uniti vogliono usare quelle formazioni per abbattere il governo in Siria. Perciò non si può parlare di interesse comune, a meno che loro non vogliano veramente combattere quei terroristi e sconfiggerli, e loro non lo fanno. Erano in Iraq nel 2006, non hanno cercato di sconfiggerli.
Domanda 25: Ma l’America è molto sincera nel combattere l’ISIS. L’ISIS è una minaccia per lo stesso territorio americano. Come può dire che l’America non è sincera nel combattere l’ISIS?
Presidente Assad: Perché l’ISIS è stato costituito in Iraq nel 2006, mentre in Iraq c’erano gli Stati Uniti, perciò è cresciuto sotto il controllo delle autorità americane in Iraq, che non hanno fatto nulla a quell’epoca per combattere l’ISIS. E allora, perché combatterlo adesso? E adesso non lo combattono. Si è diffuso sotto la supervisione degli aerei americani e avrebbero potuto vedere l’ISIS che sfruttava i giacimenti petroliferi ed esportava il greggio in Turchia, e non hanno cercato di attaccare neanche un convoglio dell’ISIS. Come fanno ad essere contro l’ISIS? Sono ciechi, non vedono? Come hanno fatto i Russi a vederlo fin dal primo giorno, quando hanno iniziato ad attaccare quei convogli? In realtà, l’intervento russo ha smascherato le intenzioni americane riguardo all’ISIS, e gli altri gruppi terroristici, naturalmente.
Domanda 26: Tre anni fa, il Presidente Obama fece una minaccia nei suoi confronti. Le diede un ultimatum e poi fece un passo indietro e non la attaccò. Che cosa pensa di questo? E’ il segno di un presidente debole?
Presidente Assad: Questo è il problema con gli Stati Uniti. Sono anni che vanno dicendo che l’unico presidente buono è quello duro e spietato, quello che dovrebbe andare in guerra. Questa è la definizione. Altrimenti sarà un presidente debole, il che non è vero. Di fatto, le amministrazioni americane, fin dalla Seconda Guerra Mondiale, hanno, tutte quante, alimentato le fiamme della guerra in tutte le parti del mondo, E man mano che passa il tempo, quelle amministrazioni diventano sempre più piromani. La differenza, adesso, fra queste amministrazioni riguarda solo i modi, non gli obbiettivi. Una di essa mandava i propri uomini, come ha fatto Bush, un’altra sta usando dei mercenari raffazzonati, la terza usa dei delegati, e così via, ma sotto sotto è la stessa cosa, non è cambiato nulla.
Domanda 27: Ma, ritornando a quel momento di tre anni fa, è stato un segnale di debolezza degli Stati Uniti e del loro presidente?
Presidente Assad: No, perché se vogliamo parlare del nocciolo della questione, che è in definitiva la guerra di aggressione alla Siria, hanno poi attaccato la Siria per procura. Non hanno combattuto l’ISIS, non hanno fatto pressioni sulla Turchia o sull’Arabia Saudita per dire loro di “cessare di inviare denaro, personale e sostegno logistico a quei terroristi”. Potrebbero averlo fatto, ma non lo hanno fatto. Perciò, di fatto, stanno conducendo una guerra, ma in modo diverso. Non mandano truppe, non attaccano con missili, ma mandano mercenari. Ecco che cosa voglio dire. Voglio dire, è la stessa cosa.
Domanda 28: È rimasto sorpreso che non l’abbiano attaccata?
Presidente Assad: No, no. Non è stata una sorpresa, ma penso che quello che stanno facendo ora ha lo stesso effetto. Perciò, fra missili e mercenari, quest’ultimi, per loro, potrebbero essere più efficaci. Perciò, no, non posso dire di essere stato sorpreso.
Domanda 29: Lei è un capo. Dare un ultimatum e non farlo valere, ha danneggiato la credibilità dell’America, non solo in Medio Oriente, ma nel mondo?
Presidente Assad: Ma per noi questa credibilità non è mai esistita, per essere franco con lei, almeno fin dai primi anni ’70, fin da quando ripristinammo le relazioni con gli Stati Uniti nel 1974 non abbiamo visto nessuna amministrazione che avesse una reale credibilità in tutte le questioni che trattavamo. Non l’hanno mai avuta. Perciò non posso dire che sia danneggiata. Molti dei loro alleati non hanno fiducia in loro. Penso che la credibilità degli Americani, non per quello che lei ha detto, ma a causa della loro politica in generale, della loro politica tradizionale, sia al minimo storico. Così è come la vediamo noi.
Domanda 30: Un minimo storico in termini di credibilità mondiale?
Presidente Assad: In generale, sì. Riguardo alla politica in generale, non rispetto alla Siria. Certo.
Domanda 31: Vede con favore la fine del mandato del Presidente Obama?
Presidente Assad: Per noi non significa nulla, perché, se si cambia amministrazione, ma non si cambia politica, non significa nulla. Perciò, tutto riguarda la politica e in Siria non abbiamo mai scommesso su nessun presidente entrante o su nessun presidente uscente. Noi non scommettiamo mai. Perché ciò che dicono nella loro campagna elettorale è diverso da quello che faranno in pratica una volta eletti.
Domanda 32: Lei ha parlato del fatto che i presidenti siano sempre i soliti, mai che cambino la loro politica, ma l’anno prossimo, negli Stati Uniti ci sarà un nuovo presidente. Spera in relazioni nuove? Crede che qualcosa del genere sia possibile?
Presidente Assad: Certo, naturalmente. Noi speriamo sempre che il futuro presidente sia più saggio del precedente, meno piromane, come ho già detto. Un presidente meno militarista, meno avventuriero. Questo è ciò che speriamo, ma non lo abbiamo mai visto. Voglio dire che le differenze sono minime. Perciò, continuiamo a sperare, ma non facciamo scommesse su quella speranza.
Domanda 33: Così, ci sarà un muovo presidente. I candidati principali sono due: uno di loro è Donald Trump. Che cosa sa del signor Trump?
Presidente Assad: Nulla. Solo quello che ho sentito dai media e durante la campagna elettorale. Ciò che voglio dire è che noi non dobbiamo sprecare il nostro tempo ascoltando ciò che dicono in campagna elettorale; dopo essere stati eletti cambieranno ed è a questo punto che dovremmo iniziare a valutare il presidente, dopo la campagna, non durante.
Domanda 34: E lei si trova qui a Damasco, che cosa sa dai media sul signor Trump?
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Presidente Assad: Il conflitto è fra gli stessi Americani, ma noi non ci prestiamo troppa attenzione. Voglio dire, anche questa retorica fra i differenti, per così dire, candidati, cambia durante la campagna. Per cui, quello che si sente dire oggi, domani non avrà importanza. Pertanto non possiamo costruire la nostra politica su valutazioni giornaliere.
Domanda 35: Ma lei segue queste elezioni?
Presidente Assad: A dire il vero, no. Perché, come ho già detto, non si segue qualcosa che non si può ancora considerare collegata alla realtà. Sarà collegata alla realtà solo quando entreranno in carica. Fino ad allora è solo retorica. Noi non abbiamo tempo da perdere con la retorica.
Domanda 36: Semplicemente retorica. Allora, per esempio, parlando del signor Trump, qualunque cosa dica il signor Trump, lei, di conseguenza, non crederà che questa potrebbe essere la politica del Presidente Trump?
Presidente Assad: No, non possiamo. Che sia Trump, Clinton, o chicchessia, sto parlando in generale, non è una questione di nome. È una questione di principio per ogni presidente americano, in ogni campagna elettorale.
Domanda 37:  [Trump] ha fatto pochi commenti sulla Siria o sul Medio Oriente, ma l’ha descritta come uno dei “cattivi”. La cosa la preoccupa?
Presidente Assad: Quella è la sua opinione. No, è un’opinione personale. Non mi deve vedere come uno dei “buoni”. La domanda per me è se i Siriani mi vedono come buono o cattivo, non come [mi vede] una persona americana, candidato o presidente che sia. Non me ne importa. Non fa parte della mia agenda politica, per così dire.
Domanda 38: Una delle cose che [Trump] ha detto, e su cui è stato anche molto chiaro, è che sarà molto più duro nei confronti dell’ISIS. Questa per lei è una buona notizia, non è vero? Perché lei ha appena detto che il Presidente Obama non è serio.
Presidente Assad: Non bisogna essere più duri. Questa parola non ha alcun senso nella realtà, nella vita reale, in questa regione. Bisogna combattere l’ISIS in modi diversi. L’ISIS non sono solo combattenti che bisogna attaccare con i missili o con le bombe più grosse. Non è così. La problematica del terrorismo è molto complicata, è correlata all’ideologia. Come si può essere duri contro l’ideologia dell’ISIS? Questa è la domanda.Come si può essere duri nei confronti della loro economia, come fanno ad avere soldi e donazioni? Che cosa si può fare a questo proposito?
Domanda 39: Penso che il signor Trump stia parlando di fermezza militare. Lui vuole…-
Presidente Assad: Non basta, non basta. Bisogna essere astuti. Non basta essere duri. Prima di tutto, bisogna avere la volontà, bisogna essere puri, poi bisogna essere furbi, solo allora si può essere duri, duri e attivi militarmente, questo è importante, ma questa è l’ultima opzione, che si deve utilizzare per ultima , dopo tutte le altre.
Domanda 40: Per quello che lei sa del signor Trump, le sembra abbastanza scaltro?
Presidente Assad: Io non lo conosco. Quando sarò seduto faccia a faccia con lui, potrò giudicarlo, ma quella persona la vedo solo in TV e lei sa che in televisione si può manipolare tutto, quello che si fa, quello che si dice, si possono fare le prove, ci si può preparare, perciò non è questo il problema.
Domanda 41: Le piace quello che vede in TV del signor Trump?
Presidente Assad: Come ho già detto, non seguo le elezioni americane perché non scommettiamo su di loro. Non le seguiamo.
Domanda 42: Sembra che [Trump] rispetti il Presidente Putin. La cosa vi fa sperare che possa essere un uomo con cui trattare?
Presidente Assad: Se è sincero, penso che stia dicendo la cosa giusta, perché ogni persona sulla Terra, che sia in accordo o in disaccordo con il Presidente Putin, dovrebbe rispettarlo, perché va rispettato. Egli rispetta sé stesso e rispetta gli altri, rispetta i suoi valori, rispetta gli interessi della sua stessa gente ed è onesto e sincero. Perciò, come si può non rispettare qualcuno con queste caratteristiche? Se è sincero, penso che abbia ragione. Questo è ciò che posso dire.
Domanda 43: Il signor Trump ha fatto anche dei commenti riguardo ai musulmani, e sul fatto che non bisognerebbe ammettere i musulmani negli Stati Uniti. Questo vi fa arrabbiare, vi irrita?
Presidente Assad: Certamente, dal momento che in Siria, nazione crogiolo costituita da molte, molte religioni, sette ed etnie, noi pensiamo che la diversità sia una ricchezza, non l’opposto. È l’azione del governo e l’azione delle varie forze che influenzano la società che lo rendono un problema o un conflitto. Se si riesce a fare in modo che tutte queste persone vivano in un’unica società, con una reale integrazione, in armonia, questa è una ricchezza, questo è nell’interesse di ogni società, Stati Uniti compresi.
Domanda 44: Allora il signor Trump non avrebbe dovuto fare quei commenti riguardo ai musulmani?
Presidente Assad: Nessuno dovrebbe fare della retorica discriminatoria, in nessuna società. Io non credo in questo tipo di retorica, naturalmente.
Domanda 45: Il signor Trump non ha esperienza in politica estera. La cosa la preoccupa?
Presidente Assad: Chi aveva già questa esperienza? Obama o George Bush o, ancora prima, Clinton? Nessuno di loro aveva una qualsiasi esperienza. Questo è il problema degli Stati Uniti. Dovete cercare uno statista che si sia fatto, per anni,  una vera esperienza politica, non per aver avuto una carica al Congresso per qualche anno, o essere stato Ministro degli Esteri, per esempio. Questo non significa avere esperienza. L’esperienza, negli Stati Uniti, dovrebbe essere molto più lunga. Perciò non pensiamo che la maggior parte dei Presidenti degli Stati Uniti siano esperti di politica.
Domanda 46: Perciò, una persona alla Casa Bianca senza esperienza di politica estera, secondo la sua opinione non è necessariamente pericoloso?
Presidente Assad: In generale, chiunque non abbia esperienza, in qualunque posizione, alla Casa Bianca, o nel Palazzo Presidenziale in Siria o in qualunque altra nazione è, naturalmente, pericoloso per la nazione stessa. Ovviamente, gli Stati Uniti, essendo una grande potenza, potrebbero avere un impatto maggiore sul resto del mondo. Ma non si tratta solo di esperienza. Alla fine, quando ci sono le istituzioni, queste possono essere d’aiuto. Si tratta delle intenzioni. Avrà una buona esperienza ma con intenti militaristici? Intenzioni distruttive e via discorrendo? Perciò bisogna considerare diversi fattori. Non basta parlare solo di esperienza.
Domanda 47: Qualcuno con più esperienza negli affari esteri è Hillary Clinton. Lei la conosce, in un certo senso. Quali sarebbero le conseguenze se Hillary Clinton vincesse le elezioni?
Presidente Assad: Di nuovo, lo stesso, devo ridare la stessa risposta. Dipenderà dalla sua politica. Che tipo di politica adotterà? Vorrà dimostrare di essere dura e porterà gli Stati Uniti dentro un’altra guerra o ad una acutizzazione? Qui è dove le cose diventeranno brutte per tutti, compresi gli Stati Uniti. Se andrà nell’altra direzione, allora questo sarà un bene. E, ancora una volta, noi ci concentriamo più sulle intenzioni prima di parlare dell’esperienza. L’esperienza è molto importante, ma l’intenzione è la cosa più importante per ogni presidente. Per cui, la domanda la può rivolgere a loro: possono dire in tutta franchezza al popolo americano e al resto del mondo quali sono le loro reali intenzioni in politica? Hanno intenzione di andare verso la acutizzazione o vedremo nel mondo un maggior numero di accordi?
Domanda 48: Beh, una differenza fra loro è chiaramente che la signora Clinton è determinata a liberarsi di lei e sembra che lo sia tutt’ora. Almeno questa è la sua posizione dichiarata. Il signor Trump dice di essere più concentrato sull’ISIS e che intende lasciarla in pace. Questa è una netta differenza fra i due. Hillary Clinton, beh, vi faccio la domanda: Hillary Clinton è per lei una minaccia maggiore di Donald Trump?
Presidente Assad: No, perché fin dall’inizio di questa crisi abbiamo udito lo stesso slogan “Assad se ne deve andare” molte volte, da praticamente tutti i rappresentanti ufficiali occidentali a vari livelli, fossero leader, autorità estere o di qualunque altro tipo. Non ce ne siamo mai interessati. Perciò lei non può parlare di questo come se fosse una minaccia, questa è un’ingerenza nei nostri problemi interni a cui non abbiamo intenzione di rispondere. Fintanto che avrò il sostegno del popolo siriano, per me non avrà importanza chi sta parlando, fosse anche il Presidente degli Stati Uniti in persona. Chiunque. La stessa cosa vale per noi. Ecco perché io dico che ciò che affermano la Clinton, Trump ed anche Obama per me non rappresenta nulla. Non lo mettiamo sulla mappa politica, non sprechiamo il nostro tempo con quella retorica o quelle richieste.
Domanda 49: Ma se Hillary Clinton, come presidente, stabilisse una no-fly zone sul suo territorio, sul nord della Siria, per esempio, questo farebbe una grossa differenza.
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Presidente Assad: Naturalmente. Qui è dove lei può parlare di minaccia, questo è il motivo per cui ho detto come per noi la politica sia di importanza fondamentale. Quando hanno incominciato a sostenere i terroristi con tali progetti, piani o mosse, è così che si aumenta il caos nel mondo. C’è poi un’altra domanda: gli Stati Uniti hanno interesse ad avere più caos nel mondo o gli Stati Uniti hanno più interesse nella stabilità del mondo? Questa è un’altra domanda. Naturalmente, gli Stati Uniti sono in grado di creare caos. Negli ultimi 50-60 anni hanno creato caos in tutto il mondo. Questa non è una novità. E lo renderanno ancora peggiore, ancora più predominante? Questa è un’altra domanda. Ma non riguarda me. Non riguarda il presidente. Riguarda la situazione mondiale, perché non si può separare la situazione della Siria da quella del Medio Oriente e se non c’è stabilità nel Medio Oriente non ci può essere stabilità nel mondo.
Domanda 50: Mi faccia capire, quanto in là sarebbe disposto ad andare pur di avere un rapporto di tipo nuovo con gli Stati Uniti. L’ISIS ha il suo quartier generale nella sua nazione, a Raqqa. Se lei venisse a conoscenza che l’ISIS ha intenzione di attaccare gli Stati Uniti, avviserebbe l’America?
Presidente Assad: In linea di principio, sì, perché potrebbero attaccare dei civili e io non posso incolpare degli innocenti negli Stati Uniti per le cattive intenzioni dei loro rappresentanti. Questo non è corretto. Come ho già detto molte volte, non considero gli Stati Uniti come un nemico diretto, dal momento che non occupano la mia terra. Ma allo stesso tempo, questo è, per così dire, irrealistico, per una ragione: perché non ci sono relazioni fra noi e gli Stati Uniti. Questo tipo di scambio di informazioni o di cooperazione richiede [anche] la cooperazione delle forze di sicurezza, basata sulla collaborazione politica. Non abbiamo nessuna delle due. In ogni caso non è possibile.
Domanda 51: Ho parlato molte volte con il suo Vice Ministro degli Esteri dottor Fayssal Mikdad ed egli mi ha descritto il pericolo che corra la Siria e come la sua crisi possa propagarsi non solo in tutto il Medio Oriente, ma nel mondo intero, e questo è chiaramente già successo. Dal momento che l’ISIS è in ritirata o è battuta, c’è il rischio che i suoi combattenti si possano sparpagliare? C’è il pericolo che, una volta che voi avrete sconfitto l’ISIS, gli Stati Uniti possano diventare più vulnerabili al terrorismo?
Presidente Assad: No. Se noi sconfiggiamo l’ISIS qui, noi aiutiamo il resto del mondo, perché quei terroristi provengono da più di cento nazioni in tutto il mondo, comprese quelle occidentali, se non saranno sconfitti torneranno indietro con più esperienza, più fanatismo e più estremismo e in quelle nazioni andranno all’attacco. Per cui, se li sconfiggiamo qui, noi diamo una mano a tutte le altre nazioni, compresi gli Stati Uniti.
Domanda 52: Ma i combattenti dell’ISIS possono lasciare Raqqa e, come abbiamo visto con gli attacchi terroristici in Europa, possono arrivare in Francia, possono arrivare in Belgio. Possono anche arrivare negli Stati Uniti ed attaccare. Questo è un rischio reale, non è così?
Presidente Assad: Certo. Questo è ciò di cui sto parlando. Ho detto che se noi li sconfiggiamo qui, se sconfiggiamo il terrorismo nel senso che non li lasciamo tornare indietro, allora noi saremo d’aiuto. Se questi se ne vanno, se fuggono via, continuerete ad avere questo terrorismo, questo è il modo in cui si inizia ad esportare questi terroristi in Europa, come ciò che è successo in Francia recentemente. Per cui, quello che lei dice è corretto, ecco ciò che intendo. Se noi li sconfiggiamo qui, e non possono tornare indietro, così è come possiamo aiutare gli altri. Se ritornano, saranno un pericolo per il resto del mondo.
Domanda 53: Come in tutte le guerre, ci sono due schieramenti. Le sue truppe sono state accusate di aver commesso azioni terribili, sono stato qui molte volte e ho visto alcune di queste cose terribili causate da bombardamenti, attacchi aerei, eccetera, delle vostre forze. Crede che un giorno si troverà a dover affrontare un tribunale internazionale?
Presidente Assad: Prima di tutto, bisogna che io faccia il mio dovere di Presidente. Quando si è attaccati dai terroristi, intendo come nazione, bisogna difendere la propria nazione e quello, secondo la costituzione, è il mio lavoro. Per cui, io sto facendo il mio lavoro e continuerò a farlo, indipendentemente da ciò che dovrò affrontare. Su questo dobbiamo essere chiari. La difesa della nazione non può essere messa in dubbio dal futuro personale del presidente, sia che debba affrontare un tribunale penale, o qualcosa del genere, o la morte. Non ha importanza. Se non si vogliono affrontare tutte queste cose, ci si dimette e si lascia la carica a qualcun altro.
Domanda 54: Ma la ragione per cui la gente sostiene che lei dovrebbe affrontare un processo per crimini di guerra è che lei sta chiaramente usando qualunque tipo di mezzo. Voglio dire, so che lei non è d’accordo sul fatto che ci siano cose come le bombe a barile. Non importa il contenitore, l’esplosivo che utilizzate, la forza indiscriminata, le armi indifferenziate in aree civili. Questo è vero, no?
Presidente Assad: Prima di tutto, quelle persone hanno una qualche idea di che mezzi bisogna usare contro i terroristi? Non ce l’hanno. Perciò questo è irrilevante. Non ha nessun senso da un punto di vista legale e da un punto di vista realistico. Secondo, se lei mi parla di armi indiscriminate, nessun esercito userebbe armamenti indiscriminati in una tale situazione, dove le due parti quasi si mescolano.
Domanda 55: Con tutto il rispetto, signor Presidente, ho visto una bomba lanciata da un elicottero. Quella è stata [un’azione] indiscriminata.
Presidente Assad: Diciamo che, tecnicamente, il punto non è nel lanciarla da un elicottero o da un aereo. Perciò questo non è il problema. La cosa più importante da dire, se lei vuole parlare di precisione, è che noi utilizziamo gli armamenti di precisione come gli Stati Uniti usano i droni e i missili guidati in Afganistan, quanti terroristi hanno ucciso fino ad ora? Hanno ucciso molti, molti più civili ed innocenti.
Domanda 56: Anche se ciò fosse vero, non significa che quello che lei sta facendo sia giusto.
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Presidente Assad: No, no, no. Voglio dire, prima di tutto, il tipo di armamento che si utilizza non è correlato a quello che ha menzionato. Non si tratta di usare armi di maggiore o minore precisione. Non esiste un criterio del genere. Questo fa solo parte della recente campagna mediatica. Sto parlando dal punto di vista legale. Perciò abbiamo il diritto…-
Domanda 57: Con tutto il rispetto, non si tratta solo di una campagna mediatica. Le Nazioni Unite, come lei ben sa, ne hanno parlato. Ne hanno parlato le organizzazione per i diritti umani, non solo riguardo all’uso di armi indiscriminate contro i civili, ma alle Nazioni Unite questa settimana si è discusso sui problemi che esistono ad Aleppo, a Darayya, molto vicino a qui, sull’assedio e sull’utilizzo della carestia come arma di guerra. Sta succedendo proprio adesso vicino a noi, non è così?
Presidente Assad: Parleremo anche dell’assedio. Ora, riguardo agli armamenti, l’unica cosa che il governo non può usare, in ogni tipo di guerra, sono le armi proibite dalle leggi internazionali. Ogni altro tipo di armamento utilizzato contro il terrorismo è legale. Perciò, è nostro diritto usare qualunque tipo di armamento per sconfiggere i terroristi.
Domanda 58: E lei sa che esiste l’accusa che lei abbia usato armi chimiche, cosa che lei nega.
Presidente Assad: Non lo abbiamo fatto. Da allora sono passati tre anni e nessuno ha mai portato una prova di questo, solo illazioni.
Domanda 59: Ci sono molte prove, ma lei le rifiuta.
Presidente Assad: No, no. Non ci sono prove, in realtà, solo foto su Internet che chiunque può…-
Domanda 60: Prove fotografiche, scientifiche, testimonianze…
Presidente Assad: Nulla. C’è stata una delegazione dell’Organizzazione Internazionale per le Armi Chimiche. Sono venuti in Siria e non hanno trovato nessuna prova. Sono arrivati ed hanno raccolto di tutto, campioni e tutto quello che potesse fornire delle prove, ma non hanno trovato nulla. Non esistono prove. Per cui, non non le abbiamo usate, e non c’è nessun razionale per il loro utilizzo.
Domanda 61: Parliamo dei metodi che le sue forze usano qui vicino, ovvero isolare un’area e assediarla, e ci sono migliaia di civili molto vicino a qui che stanno morendo di fame. Riconosce questo fatto?
Presidente Assad: Presumiamo che quello che stia dicendo sia corretto, presumiamolo. Ora lei sta parlando di persone accerchiate o assediate dall’esercito per anni, non per mesi, per anni. Non hanno cibo e tutte le cose più essenziali perché il governo non glielo permette, ma allo stesso tempo ci hanno combattuto per due anni, e ci hanno bombardato con mortai e hanno ucciso civili delle loro zone. Vuol dire, secondo questo racconto, che stiamo permettendo loro di avere armi, ma non gli stiamo permettendo di avere cibo, è realistico?
Domanda 62: Questo è quello che dice l’ONU. L’ONU dice, per esempio, che a Madaya in tutti questi anni è riuscita a far arrivare solo quattro convogli umanitari.
Presidente Assad: Come facciamo a impedirgli di avere del cibo e a non impedirgli di ottenere armi per ucciderci? Che logica è questa? Questa è una contraddizione. O noi assediamo tutti o lasciamo andare tutti. Questa è la prima cosa. Secondo, la prova che questo non sia corretto è che avete qualsiasi video sui convogli provenienti dalle Nazioni Unite che raggiungono quelle aree. Altrimenti come potrebbero sopravvivere per anni se sono sotto assedio? Sono passati anni, hanno parlato della stessa storia, ripetendola, raccontandola di nuovo per anni, ma le persone sono ancora vive, come potrebbero vivere senza cibo?
Domanda 63: Come sa, prendere di mira i civili in guerra è un crimine di guerra e proprio di recente la famiglia di Marie Colvin, una giornalista americana, ha iniziato una causa negli Stati Uniti accusando lei e il suo governo di averla deliberatamente attaccata e uccisa. Lei conosce Marie Colvin, era una mia amica.
Presidente Assad: Sì, una giornalista, sì.
Domanda 64: Le sue forze hanno attaccato Marie Colvin e i suoi colleghi con l’intenzione di ucciderla?
Presidente Assad: Molto semplicemente, no. Prima di tutto, l’esercito non sapeva che Marie Colvin fosse da qualche parte, perché prima non sapevamo niente di Marie Colvin. Quindi, è una guerra ed è venuta illegalmente in Siria, ha lavorato con i terroristi, e poiché è arrivata illegalmente, lei è responsabile di tutto quello che le è accaduto, questa è la prima cosa. Seconda,…-
Domanda 65: Lei è responsabile della sua stessa morte?
Presidente Assad: Ovviamente, lei è arrivata illegalmente in Siria. Noi possiamo prenderci la responsabilità di tutti coloro che sono nel nostro paese quando entrano legalmente. Lei è entrata illegalmente ed è andata con i terroristi. Noi non l’abbiamo mandata da nessuna parte, noi non sapevamo nulla di lei.
Domanda 66: Come sa, questo non spiega perché dei missili hanno colpito la casa di Homs nella quale si trovava?
Presidente Assad: No, no, nessuno sa se è stata colpita da un missile o che missile o da dove è arrivato il missile o come. Nessuno ha qualche prova. Queste sono solo accuse, perché è un’area di conflitto, è una guerra. Lei sa del fuoco incrociato, quando finisci da qualche parte nel fuoco incrociato non riesci a dire chi ha ucciso chi. Perciò, queste sono asserzioni. Secondo, abbiamo avuto centinaia di giornalisti che sono arrivati in Siria legalmente e illegalmente, e hanno offerto copertura mediatica ai terroristi, non al governo, e non li abbiamo uccisi. E quindi, perché scegliere questa persona per ucciderla? Non c’è alcun motivo. Questa è la seconda cosa. Terzo, decine di giornalisti che lavoravano per il governo e sostenevano il governo sono stati uccisi, ha mai sentito parlare di una guerra buona? È una guerra. Hai sempre delle perdite, c’è sempre della gente innocente che viene uccisa con qualsiasi mezzo, e nessuno può dire come.
Domanda 67: L’impressione che dà, signor Presidente, è quella di un uomo che non sente di avere alcuna responsabilità per le cose terribili compiute in suo nome contro il popolo siriano. Ha l’aria di dire “oh, beh, davvero non importa”.
Presidente Assad: Si prende la responsabilità solo per le decisioni che si prendono. Non si assumono responsabilità per decisioni non prese.
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Domanda 68: Ma alcune delle decisioni che Lei ha preso hanno provocato la morte di centinaia di migliaia di persone.
President Assad: Per esempio?
Domanda 69: Attaccare certe aree, lanciare sortite di attacchi aerei, l’uso di certe armi.
Presidente Assad: Le uniche due decisioni che abbiamo preso fin dall’inizio della crisi sono: la prima, quella di difendere la nostra patria contro i terroristi, e questa è una decisione corretta. La seconda è quella di aprire il dialogo con tutti. Abbiamo aperto il dialogo con tutti, anche con alcuni gruppi terroristici che hanno rinunciato alle loro armi, e questo lo abbiamo fatto. Siamo molto flessibili. Non abbiamo mai deciso di attaccare aree che non includessero terroristi, o da dove i terroristi non bombardassero altre città adiacenti.
Domanda 70: Avete mai visto immagini, fotografie, video dei bambini, per esempio, in aree sotto controllo dei ribelli? E se avete visto queste foto, mi domando cosa provate? Dolore, rimpianto, niente?
Presidente Assad: La mia domanda è, come ha potuto verificare che quei bambini da lei visti su internet siano nell’area che lei descrive?
Domanda 71: Vede, signor Presidente, ancora queste parole. Una risposta del genere semplicemente rafforza la convinzione di coloro che pensano che lei voglia eludere le proprie responsabilità.
President Assad: No, no, no.
Domanda 72: Uno che in realtà non si preoccupa delle persone dall’altra parte, le persone che le sue forze uccidono.
Presidente Assad: La questione potrebbe essere risolta, se lei rispondesse a questa domanda: come si può, adesso, dare la colpa a Bush per un milione di Iracheni morti dopo la guerra in Iraq nel 2003?
Domanda 73: Non sto parlando del Presidente Bush, io sono qui per chiederlo a lei.
Presidente Assad: No, no. Sto parlando di una questione di principio adesso, è una questione di principio. Bush ha attaccato un paese sovrano, mentre io difendo il mio paese. Se si desidera adottare uno standard, è una cosa, ma se si vuole adottare un doppio standard, allora è un’altra cosa.
Domanda 74: Lei sta ancora dando l’impressione che in realtà la cosa non le stia molto a cuore.
President Assad: No, no. Parlo a un pubblico americano, quindi ci deve essere un rapporto di analogia tra le due cose, perché si usa la logica per spiegare qualcosa. Non è solo questione della mia risposta. (Bush) ha attaccato un paese sovrano, mentre noi stiamo difendendo il nostro paese. (Bush) ha ammazzato il popolo iracheno sulla loro terra, noi ci stiamo difendendo soprattutto contro i terroristi che vengono da diverse parti del mondo. Quindi questo è nostro diritto, e non si può parlare di una guerra “pulita” dove non ci sono vittime tra i civili, dove gente innocente non venga uccisa – una guerra così non esiste. Nessuno potrebbe farla. Nessuna guerra nel mondo.
Domanda 75: È così che spiega la guerra, per esempio, ai suoi figli al tavolo della colazione, sono sicuro che sono molto…-
Presidente Assad: Naturalmente, io parlo della realtà, dei fatti, parlo dei bambini che vengono uccisi, figli di chi, dove e come? Voi parlate di propaganda e campagne mediatiche, e, a volte, di alcune foto false su internet. Noi non possiamo parlare che dei fatti. Noi dobbiamo parlare dei fatti. Io non posso parlare delle accuse.
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Domanda 76: Ha mai pianto per quello che è successo in Siria?
Presidente Assad: Piangere non significa che sei un uomo buono, e non vuol dire che hai molta passione; si tratta della passione che è nel tuo cuore, non riguarda i tuoi occhi, non riguarda le lacrime. Questa è la prima cosa. Secondo, in qualità di presidente, riguarda quello che stai per fare, non come ti sentirai. Come proteggerai i Siriani? Quando hai un incidente, un brutto incidente, e ce l’hai per tutto il giorno, continui a piangere per tutto il giorno, o continui a lavorare? La domanda che mi faccio è come posso aiutare ogni volta che ho un evento negativo o un incidente. Chiedo a me stesso come posso impedire che altri Siriani abbiano lo stesso problema.
Domanda 77: Cosa ha intenzione di fare? Andrà semplicemente avanti ancora e ancora e ancora? Lei e suo padre siete stati al potere per quarantasei anni, giusto?
Presidente Assad: No, non è esatto, perché lui è stato un presidente e io sono un altro presidente. Perciò, non è esatto. La descrizione non è per niente esatta. Lui è stato eletto dal popolo siriano, e io sono stato eletto dopo la sua morte. Non mi ha nominato in alcuna posizione, e quindi non c’è alcuna connessione tra me e lui. Io sono un presidente e lui era un altro presidente. Io sono stato al potere per sedici anni, non per quarantacinque.
Domanda 78: Lei è stato al potere per sedici anni, la mia domanda è: continuerà ad andare avanti e avanti e avanti?
Presidente Assad: Ah, nella mia posizione? Per la mia posizione deve chiedere alla gente siriana. Se loro non mi vogliono, io lascio subito, oggi. Se loro mi vogliono, io devo rimanere. Dipende tutto da loro, voglio dire, se volessi rimanere contro il loro volere, io non potrei produrre niente né avere successo, ed io non credo di avere l’intenzione di non avere successo.
Domanda 79: Come crede che la storia si ricorderà di lei?
Presidente Assad: Spero che la storia si ricorderà di me. Io non posso prevedere, non sono un chiromante. Spero che la storia mi vedrà come l’uomo che ha protetto il suo paese dal terrorismo e dalla invasione e che ha salvato la sua sovranità e l’integrità della sua terra.
Domanda 80: Perché lo sa quello che la prima stesura della storia sta dicendo, che lei è un dittatore brutale, che è un uomo con le mani insanguinate, perfino più insanguinate di quelle di suo padre.
Presidente Assad: No, ancora, le porterò quell’esempio del dottore che taglia la mano a causa della cancrena per salvare il paziente, lei non direbbe che lui sia un dottore brutale. Lui sta facendo il suo lavoro allo scopo di salvare il resto del corpo. Così, quando stai proteggendo la tua nazione dai terroristi e uccidi i terroristi e sconfiggi i terroristi, non sei brutale, sei un patriota. Questo è ciò che vedi in te stesso e ciò è quello che la gente vuole vedere in te.
Domanda 81: E questo è ciò che vede in lei stesso, un patriota?
Presidente Assad: Io non posso essere obiettivo quando guardo me stesso. La cosa più importante è come mi vedono i Siriani, questa è la vera opinione obiettiva, non la mia opinione. Io non posso essere obiettivo con me stesso.
Giornalista: Signor Presidente, molte grazie per aver risposto alle domande della NBC e per il tempo che ha preso per parlare con me. Grazie davvero.
Presidente Assad: Grazie a lei.


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Trascrizione di Gordon Duff apparsa su Veterans Today il 14 luglio 2016
Traduzione in italiano di Fabio_San, Raffaele Ucci, Voltaire1964, Mario per SakerItalia.it

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