martedì 26 luglio 2016

Quel grande esperimento di contagio psichico


La prima centrale per la creazione ‘scientifica’ di stati d’animo collettivi, e di suggestioni di massa attraverso cui esercitare un controllo sulle menti, fu una gemmazione della Scuola di Francoforte.

Questi filosofi ebrei, marxisti critici imbevuti di freudismo, riparati negli Usa dove occuparono cattedre prestigiose, si posero il problema: come stroncare fin nelle anime ogni risorgere di “fascismo e antisemitismo”?

Perché, come dovettero riconoscere Theodor Adorno e Max Horkeimer nel saggio-inchiesta “The authoritarian personality”, fascismo e antisemitismo sono dati quasi ‘naturali’ in una società come quella europea di allora, tradizionale, borghese, “repressa”, ‘patriarcale’, basata sulla famiglia, sull’ordine gerarchico, e moralista.

Gli ebrei non sarebbero mai stati sicuri in simili società; bisognava dunque (come sancì Kurt Lewin, lo psichiatra che sarebbe stato poi una delle menti del Tavistock Institute di Londra) intraprendere una rieducazione delle masse, preparare il mondo a diventare una società mondiale multietnica e senza frontiere, iniettare una rivoluzione sessuale nelle anime, che avrebbe fatto nascere un Uomo Nuovo, l’uomo anti-autoritario; il quale si sarebbe opposto alla nascita della “personalità autoritaria” per “auto-regolazione”: i sessualmente ‘liberati’ (anche dalla razza e dalla famiglia, dalla nazione e dalla religione) sarebbero stati la spontanea psico-polizia antifascista.


A questo scopo, nell’immediato dopoguerra lo American Jewish Committee finanziò le Conferenze Macy’’s, dove furono mobilitate le energie di psichiatri, pubblicitari e studiosi di scienze cognitive, filosofi neo-marxisti e studiosi dei costumi di massa, e di fatto l’intera Scuola di Francoforte: Max Horkheimer, Henryk Grossmann, Leo Löwenthal, Siegfried Kracauer, Erich Fromm, Friedrich Pollock, Franz Leopold Neumann, e Jürgen Habermas, il solo non ebreo dell’eletta schiera. Ma lascio la parola ad un fondamentale studio s ul tema condotto anni fa’ dallo EIR (Executive Intelligence Review):  http://www.members.tripod.com/american_almanac/steinb.htm
Nel maggio 1944 l’American Jewish Committee istituì un dipartimento di ricerca scientifica, guidata dal direttore della Scuola di Francoforte Max Horkheimer. Horkheimer lanciò un progetto, chiamato “Studies in Prejudice(Studi sul pregiudizio), con i generosi finanziamenti, oltre che della AJC, anche della Fondazione Rockefeller. Qui Horkheimer impiegò (e stipendiò) molti degli elementi della Scuola di Francoforte che non erano a quel tempo impiegati direttamente nello sforzo bellico antinazista; perché (per esempio) Herbert Marcuse e Franz Neumann erano a quel tempo addetti della Sezione ricerca e analisi dell’OSS (Office for Strategic Services), il servizio di spionaggio precursore della CIA. Sotto Horkheimer invece lavoravano Heide Volumetrie (che poi si rivelò una spia sovietica), Marie Jahoda, Morris Janowitz, e Theodor W. Adorno; di fatto fu così ricostituito l’Istituto di Ricerca Sociale di Francoforte”.
Questi gruppo approfittava dei lavori di un precedente team, “un gruppo di tre psicologi della Università di Califonia (Berkeley) Else Frenkel-Brunswik (membro fondatore della Scuola di Francoforte) Daniel J. Levinson, e R. Nevitt Sanford [non-ebreo], che nel 1943 avevano indagato “le radici dell’antisemitismo” (sic) con un modesto finanziamento di 500 dollari.

Da qui nacque
il più grande progetto di profilazione sociale di massa mai creato in America”, ossia nel mondo. L’opera di Adorno sulla personalità autoritaria fu appunto il primo frutto degli “Studi sul Pregiudizio”; 
Adorno si avvalse della collaborazione di migliaia di interviste condotte su americani, concepite ed effettuate dai coautori (Frenkel – Brunswik, Levinson e Sanford) per identificare le presunte tendenze profonde degli intervistati all’antisemitismo e “fascismo”. La radice del ‘male’ antisemita fu identificato da costoro nel “carattere autoritario della famiglia americana”; il “problema” nella credenza fortemente inserita nel popolo americano, in un Dio trascendente e monoteista; da lì nasceva “patriottismo” americano, oltre che il suo “etnocentrismo”, forma continuamente riformante il fascismo.


Adorno concludeva:
Sembra ovvio che la modifica della struttura mentale potenzialmente fascista non può essere ottenuta con mezzi soltanto psicologici; è un compito paragonabile alla eliminazione della neurosi, o della delinquenza, o del nazionalismo (sic!): questi sono prodotti dell’organizzazione totale della società, e vengono cambiati soltanto se viene cambiata la società “. 
Dunque, bisognava cambiare la società intera, rivoluzionare la sua “cultura” collettiva. Come?

Siccome “il fascismo” fa’ leva su potenti emozioni, “la propaganda democratica non deve limitarsi alla ragione. L’eros appartiene alla democrazia”. Dunque, non più convincere la società a preferire la democrazia (antifascista) con argomenti razionali, bensì erotizzarla, affrancarla di “tabù”.
Negli ulteriori cinquant’anni – commenta lo EIR – la Scuola di Francoforte coi suoi compagni di strada s’è applicata a distruggere il paradigma cosiddetto ‘autoritario’ che considera l’uomo immagine di Dio (imago viva Dei), e dunque la santità del nucleo familiare, la superiorità della forma repubblicana di stato-nazione (…) Hanno trasformato la cultura americana secondo una matrice perversamente erotica, con l’attuale tolleranza “politicamente corretta” di comportamenti de-umanizzanti, l’abuso di droghe, la perversione sessuale, la glorificazione dell’obbedienza agli impulsi”.
Non è una esagerazione moralistica. Theodor Adorno, da insigne musicologo, propugnò una musica nuova, la cui funzione fosse di rendere la gente “insane”, pazza. Dove
l’individuo provoca da sé la propria disintegrazione”. 

Egli volle “rivendicare la pazzia come la vera salute”; la sola salute in una società malata (di “fascismo”) è nella necrofilia, aggiunse. Con ciò, non faceva che riecheggiare l’ossessione di un altro esponente della Scuola, Erich Fromm: sessuomane figlio di rabbino (ma tutto il gruppo aveva alle spalle studi talmudici) che nella sua Anatomy of Human Destructiveness aveva diagnosticato da par suo: necrofilia è la perversione tipica della mente fascista. E’ una malattia che si deve curare con sesso, droga e rock-n-roll.

La rivoluzione culturale, il mito della liberazione sessuale e relativo contagio psichico delle menti deboli, il Sessantotto – nato non a caso a Berkeley – vengono da lì. E’ questo gruppo umano che dopo la guerra prese in custodia il poeta Ezra Pound, e ne raccomandò l’eliminazione fisica, perché inguaribile ‘personalità autoritaria’; nel frattempo detenendolo per 13 anni in manicomio criminale come pazzo-colpevole irrecuperabile.

E’ necessario dire che i risultati e le tecniche escogitate dalla Scuola contro il Pregiudizio sono state felicemente adottate per scopi psico-politici dalle maggiori organizzazioni di spionaggio, controspionaggio – vasta attività che comprende anche la influenza, la propaganda, la disinformazione, la “intossicazione” (intox) psichica, la creazione di stati d’animo collettivi per indurre popolazioni intere ad adottare o abbandonare certo “valori”? O a spaventarsi di ciò di cui non deve spaventarsi, o fidarsi di chi non deve fidarsi? Sarà strano che queste centrali siano oggi quelle americane-anglosassoni, che durante la guerra impiegarono tanti esponenti della Scuola di Francoforte in funzione anti-nazista?

Qui bisognerebbe parlare del lato londinese della grande impresa che ha prodotto nella masse occidentali il noto “cambio di paradigma” e la dissoluzione. Si dovrebbero evocare le Conferenze Macys, che nell’immediato dopoguerra si dedicarono a creare una tecnica scientifica capace di “prevedere, organizzare e determinare i comportamenti individuali e collettivi”.

Ad esse parteciparono un buon numero di studiosi giudaici, determinati come i loro colleghi in Usa a stroncare “la personalità autoritaria”: Arturo Rosenblueth, Norbert Wiener, Paul Lazarsfled, Kurt Lewin, Roman Jakobson. Per dire l’importanza dei loro risultati, basterà dire che Noam Chomsky li utilizza nelle sue teoria sulla linguistica: chi è padrone del linguaggio, chi si fa padrone del discorso pubblico, domina le società intere. Come avviene oggi col “politicamente corretto”, sorvegliato dalla fitta schiera delle mezze calzette tipo Boldrini e Mogherini, ma bisognerebbe dire tutta la “sinistra intelligente”.


Fra gli esponenti delle Conferenze Macys spiccava Kurt Zadok Lewin: cofondatore della psicologia della Gestalt, inventore delle “dinamiche di gruppo” e studioso del “cambiamento” di mentalità collettiva sotto stress (unfreezing of mindset), egli aveva lasciato un segno indelebile all’Istituto Tavistock di Londra.

Questo interessante istituto, metà clinica psichiatrica e metà corpo delle forze armate britanniche, fu fondato e diretto a lungo dal dr. John Rawling Rees, psichiatra e insieme generale di brigata. Lì si sono sempre studiati gli aspetti della guerra psicologica.

Nel 1945, il generale Rees, nel suo libro “The shaping of psichiatry by war”, propose che metodi analoghi a quelli sperimentati in guerra, potevano attuare anche il controllo sociale in intere società o gruppi, in tempo di pace.

Dal 1947 il generale Rees fece carriera nell’apparato dell’Onu, dove creò la Federazione Mondiale della Salute Mentale; collaborò con sir Julian Huxley, allora capo dell’Unesco; e, secondo l’analista e storico Joseph Brewda, entrambi elaborarono un progetto per “la selezione dei quadri” nelle colonie dell’impero britannico, da addestrare alla futura “indipendenza”.

In Africa e in Asia, però, sorsero movimenti di liberazione incontrollabili da Londra. Gli specialisti del Tavistock perciò cominciarono da allora a creare movimenti “rivali”: il primo esperimento avvenne in Kenia. Nei campi di prigionia, taluni detenuti sarebbero selezionati e “preparati con metodi psicologici traumatici a formare frazioni della rivolta Mau Mau. L’idea era di infiltrare il movimento di liberazione keniota con “gruppi rivali”, che li penetrassero e frazionassero, creando lotte intestine. I “rivali” dovevano usare metodi terroristici feroci, per screditare i movimenti. Ciò ricorderà a qualcuno, spero, il “Progetto Kivunim”, ossia il piano israeliano, reso pubblico fin dal 1988, per spaccare i paesi islamici circostanti Israele “per linee di frattura etnico-religiose”: una strategia di cui vediamo oggi il completo successo.


Non stupirà di trovare a Gerusalemme la Società per l’Igiene Mentale, guidata dal dottor Abraham Weinberg, un uomo del Tavistock, di cui è praticamente una filiale. Oggi (scriveva Weinberg nel 1948) per la prima volta in millenni, “è possibile creare una vera personalità ebraica, fondata sulla sofferenza del genocidio e sull’ambiente controllato di Israele”: e si adoperò a crearla – un altro grande successo di questa branca della socio-psicologia. Ma la Società non s’è occupata solo degli ebrei. Ha rivolto le sue attenzioni anche ai palestinesi di Gaza traumatizzati dalle brutalità dell’occupante.
Almeno centomila palestinesi di Gaza, il 10% della popolazione, è stato prima o poi detenuto nelle carceri israeliane e sottoposto all’una o all’altra tortura; molte di queste vittime sono bambini, dato che la legge israeliana considera adulto chi abbia più di 12 anni. Secondo uno studio condotto dallo stesso “Gaza Mental Health Program”, l’85% dei 1300 bambini intervistati hanno assistito a irruzioni della polizia o dei soldati nelle loro case, il 42% è stato picchiato, il 55% ha visto picchiare il proprio padre. Il 19% di questi bambini sono stati essi stessi detenuti. Di conseguenza, molti di loro manifestano segni di deterioramento mentale: mutismo, insonnia, scoppi d’ira e di violenza immotivati verso i propri familiari”. 
Il citato Gaza Community Mental Health Program (GCMHP), che è di fatto l’unico presidio psichiatrico nella zona occupata dagli israeliani, è stato creato da un ramo del Tavistock in collaborazione con la Israel Psychoanalitic Association, ed è finanziato dai governi americano e britannico.

Ufficialmente, ha lo scopo di “affrontare i problemi mentali dei bambini traumatizzati nell’Intifada (del 1987) e riabilitare i prigionieri politici palestinesi vittime di torture”. Non per guarirli però.

Come ha scritto il dottor Jerrold Post, lo psichiatra americano del Bulletin of Political Psychology, questi traumi possono essere “usefully mined”, ossia sfruttati utilmente come si scava in una miniera di materiali grezzi, ma preziosi. Per che scopo?

Ho già descritto, in un mio antico pezzo, come la psichiatria israeliana “creò Hamas”, come movimento “folle”, irrazionalmente estremista, per indebolire l’OLP di Arafat, che stava accedendo troppo al processo di pace – e a cui Israele non poteva rifiutarsi se non perdendo la faccia. Il ”terrorista suicida” di stampo ‘islamico’’ nacque allora, formato dai degenti psichiatrici di Gaza curati dalla psichiatria israeliana, dando la scusa per rompere le trattative e stringere la gabbia attorno a Gaza. Rimando a quel mio pezzo:. http://www.nexusedizioni.it/it/CT/hamas-psichiatrico-di-maurizio-blondet-533b2bc81cd9a

Non resta che evocare in breve il programma segreto e illegale di controllo mentale (e formazione di ‘assassini solitari’?) della CIA, chiamato col suggestivo nome in codice MK-Ultra: per dire che esso fu proposto dal numero 2 della Cia di allora, James Angleton (il numero 1, Allen Dulles, lo approvò senza autorizzazione del Congresso) che fece sua una idea di Sidney Gottlieb.

Per una volta, questo ebreo ungherese non era uno psichiatra, bensì un chimico-farmacologo. Come capo dell’apparato chimico della Agenzia, si guadagnò presto la fama di Stregone Nero e Dottore dei Trucchi Sporchi (“Black Sorcerer” “Dirty Trickster.”): in breve, preparava veleni e sperimentava sostanze psicotrope potenti per il “controllo mentale” e per “fare ammettere ai soggetti qualunque cosa”: a questo scopo trattò con LSD a loro insaputa reduci di guerra americani con disturbi psichici; sperimentò anche su cavie inconsapevoli funghi allucinogeni del Sudamerica.

Negli anni ’60 propose ad Eisenhower di trovare qualcuno che avvicinasse Fidel Castro e spruzzasse l’interno delle sue scarpe con Tallio, ciò che gli avrebbe fatto cadere la barba….

Fatto notevole, dopo essersi pensionato dalla CIA nel ’72, Gottlieb e sua moglie passarono un anno e mezzo in India, a curare i malati di un lebbrosario; tornato a casa, l’ex Black Sorcerer trascorse gli ultimi anni della sua esistenza assistendo i morenti in una casa per vecchi malati. Abitava, come scoprì un suo ex collega che lo visitò a Culpeper in Virginia, in una casa “ecologica” ante litteram, allevava capre, mangiava solo yogurt e predicava pacifismo e ambientalismo.

Il progetto MK Ultra fu scoperto, ne nacque uno scandalo pubblico, in seguito al quale fu (apparentemente) terminato. Se si vuol creder che un insieme di competenze così preziose, di tecniche di condizionamento psichico e sostanze psicotrope, e di procedure di interrogatorio, siamo davvero state lasciate cadere. La comparsa di periodici assassini solitari, e da ultimo di spostati, invertiti, marginali che diventano di colpo kamikaze islamici e stragisti, ha fatto dubitare qualche esperto del problema.



Maurizio Blondet


fonte: http://www.maurizioblondet.it/quel-grande-esperimento-contagio-psichico/

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